IPERBOLE

CRIMINI DI GUERRA


Nei giorni scorsi la comunità ebraica ha giustamente protestato per la pubblicazione su alcuni quotidiani italiani di un'aberrante inserzione a pagamento, volutamente provocatoria, con la quale l'Ucoi una delle maggiori sigle islamiche in Italia, equiparava le stragi di Israele a quelle naziste.Paragone storicamente ingiusto ed improponibile, un'offesa sia per chi è rimasto vittima dell'olocausto, sia per chi è sopravvissuto alla tragedia della Shoa.Spiace però constatare che proprio coloro i quali ieri furono vittime, oggi, quasi per la legge del contrappasso, si siano trasformati in carnefici se è vero che dalle stragi di Sabra e Chatila in poi, fino a  giungere all'ultimo conflitto con le milizie sciite libanesi, strage di Cana compresa, siano finiti inconsapevolmente, col prestare il fianco a critiche assurde certo, ma terribilmente supportate dalle crude immagini di guerra, morte e distruzione che giungevano dal Libano meridionale. Il diritto di Israele ad esistere come entità Stato e di difendersi rispondendo agli attacchi è più che legittimo, ma non si può certo giustificare come semplice autodifesa la deliberata distruzione di un terzo del Libano che, forse ha solo la colpa di confinare con chi a furia di applicare la legge dell'occhio per occhio alla fine, come ammoniva Gandhi "renderà tutti ciechi" israeliani compresi.Non bastavano i danni collaterali, i villaggi rasi al suolo, gran parte delle infrastrutture civili libanesi distrutte, i 250 mila sfollati, i 4.059 feriti, i 1.184 civili uccisi, moltissimi dei quali bambini, no non bastavano. Ora, giusto per rendere meglio la follia di tutto questo, viene fuori che l'Onu ha denunciato Israele per aver impropriamente usato nei 34 giorni di guerra le micidiali "cluster bombs" ovvero bombe a grappolo, ordigni a frammentazione, che ad una certa quota si aprono per far piovere "bomblets" simili a palline da tennis o a cilindretti dai colori vivaci, la cui potenza distruttrice è talmente "intelligente" ed efficace, da colpire anche a guerra finita e  preferibilmente i bambini che, scambiandole per innocue palle da tennis, o attirati dai piccoli paracadute che sostengono le caspsule esplosive, le raccolgono con conseguenze facilmente immaginabili.Ciò che sgomenta è la notizia che con questo tipo di armamento, in un mese di guerra, sono stati portati ben 249 attacchi, il 90% dei quali solo nelle ultime 72 ore del conflitto, cioè quando già si sapeva che la guerra, per effetto della tregua in precedenza concordata, sarebbe finita. 100.000 sono i proiettili non esplosi di quelle bombe a grappolo, altrettante le vittime potenziali, se una bonifica che si preannuncia lunga, 15 mesi, non le rende inoffensive. E' questo il vero pericolo che la forza "Unifil" si troverà ad affrontare, non tanto il disarmo degli hezbollah, quanto le immorali "bomblets" a frammentazione rimaste inesplose che all'occorrenza possono trasformarsi in vere e proprie mine antiuomo. Questo tipo di armamento non dovrebbe essere sganciato su zone abitate, eppure è stato fatto. Israele nega di aver usato armi non consentite, ma il loro rinvenimento al suolo non lascia adito a dubbi. Giusto per avere una "voce terza" rispetto all'Onu, sarà bene sapere che già l'11 agosto scorso, pochi giorni prima del cessate il fuoco, il New York Times, citando fonti del Pentagono, riportava che "Israele ha ordinato altre bombe a grappolo M-26 agli Stati Uniti per colpire le postazioni hezbollah in Libano". (Agr).Giusto indignarsi per l'inserzione antisemita dell'Ucoi, altrettanto giusto chiedersi se nel quasi silenzio con cui i mezzi di disinformazione di massa hanno trattato la denuncia Onu contro Israele, non ci sia quasi la volontà di tollerare o, peggio, di giustificare un comportamento che, per la strategia bellica adottata, non sia configurabile una qualche forma di reato che il diritto internazionale contempla e, conseguentemente, perseguire per crimini di guerra un Paese che, per le protezioni di cui gode, si sente così immune da colpe da permettersi di negare anche l'evidenza.