IPERBOLE

ATTENTI AL LUPO


A Gubbio, città cara alla tradizione francescana per l'episodio del lupo che da feroce divenne mansueto, un altro "lupo" silvano di ben altre fattezze e dimensioni, ha trovato ieri il modo di perdere il pelo, ancorché trapiantato, ma non il vizio di ululare benitamente inferocito, dinanzi ad una estasiata, plaudente e servile platea che da giorni si parlava addosso invocando l'apparizione dell'homo homini lupus. Dal seminario eugubino forzitaliota i guaiti e i latrati arrochiti di un lupo mannaro briatorizzato passato dalle billionarie notti smeraldine al pulpito stellato di un ex convento di cappuccini, hanno avuto il merito di ripresentare sulla scena la "fabula" di un politicante riccastro, populista e demagogo, che pur continuando ad ammaliare i nani e le ballerine del suo circo mediatico, non riesce per fortuna a "spaventare" più nessuno.Nemmeno quel Pierfurby che da quando ha iniziato a ragionare con la sua brizzolata testolina, è diventato Pierferdy lasciando con un palmo di naso quanti, anche nell'ovile di sinistra, non si aspettavano una presa di posizione così netta, distinta e distante dal lupanare destrorso.  Perfino quell'altro dioscuro, l' aennino sdoganato dal lupo con il fez e in permanente crisi d'identità ideologica, è rimasto spiazzato dal decisionismo vaffanculista del centravanti casinista che si è dimostrato l'unico capace di affermare senza timori reverenziali che il re è nudo, infischiandosene altamente delle accuse di lesa maestà mosse dai mandriani e dagli stallieri del signore arcoriano. Il "lupus in fabula" novello uomo della provvidenza (da ricacciare provvidenzialmente quanto prima nella riserva protetta del suo parco mondo) in passato presentatosi come l'Unto del signore e il bisunto Napoleone, ieri ha pescato nella storia di Roma Antica, paragonandosi niente popò di meno che a Fabio Massimo "il temporeggiatore".Bisogna riconoscergli una buona dose di fantasia e una notevole capacità di attingere nel repertorio di una casistica più vicina alla patologia clinica che alla fisiologica retorica di un sedicente statista che si loda e si imbroda, vantandosi finanche di aver suggerito allo zio Sam la strategia da adottare per combattere il terrorismo mondiale. Da fine stratega, quale novello Quintus Fabius Maximus Verrucosus, detto Cunctator (il Temporeggiatore) forse pensa, al pari dell'originale, di farsi eleggere "dictator" e aspettare, temporeggiando pro domo sua col solito cazzeggio del paventato pericolo dei rossi comunisti, che il nemico si logori abbastanza per sferrare l'attacco finale e decisivo. Se i risultati sono quelli che tutti possono già valutare, si può senz'altro dire che il redivivo Fabio Massimo non ha la pazienza, la capacità e soprattutto la non più verde età per temporeggiare ancora, come da copione, visto che la sua opposizione "inflessibile ma costruttiva" invece di "raccogliere i cocci" futuribili sparsi dal governo delle sinistre, dovrà fare i conti con una incapacità già ampiamente manifestata in cinque anni di malgoverno in cui ha legiferato nell'esclusivo interesse della sua camarilla, frantumando un principio sacro come l'Uguaglianza, dinanzi al quale alla fine dei suoi giorni anche un allupato creso megalomane diventa una incidentale, comunissima, scoria da cestinare nella spazzatura di una cronaca che non sarà mai Storia.