IPERBOLE

LA QUIETE (O QUASI) DOPO LA TEMPESTA


Ho sperato che piovesse, ma non che diluviasse fino ad allagare questo angolo di mondo solitamente risparmiato dalla furia degli elementi.Sono qui a leccarmi le ferite di una mezza giornata (quella dell'altro ieri) di pioggia torrenziale e di un vento fortissimo che ha superato gli 80 nodi e forse più, perchè perfino l'anemometro del vicino aeroporto militare è andato in tilt superando l'indice del fondo scala per il quale era stato tarato.  Probabile quindi che il vento abbia superato i 150 km orari, toccando i fatidici 200, valori degni dei Tropici ma non certo del Tacco d'Italia abituato a scandire il suo tempo con la regolarità climatica delle classiche quattro stagioni. Tutto è cominciato con il grecale, poi improvvisamente il vento ha cambiato direzione diventando scirocco, per finire a libeccio, vento che ha letteralmente "frustato" tutto ciò che incontrava sul suo vorticoso cammino. A memoria d'uomo qui non si ricorda un fortunale così violento che purtroppo ha provocato qualche ferito, anche grave, ingenti danni alle colture e alle cose del Salento. Perfino alcuni tralicci metallici dei ripetitori radiotelevisivi dei vari network nazionali e locali, ubicati sulla vicina collina sono stati piegati dalla forza del vento, proprio come se fossero stati di plastica.Abitando in campagna ho vissuto in presa diretta il passaggio di quello che un esperto meteo di Gallipoli ha definito "un uragano di categoria 1". Un fenomeno degno per la trama di un film genere catastrofico.Gli effetti al suolo sono stati sconvolgenti soprattutto per gli alberi. Nel mio piccolo podere si è verificato lo sradicamento di  una decina di "ornamentali" di alto fusto, alberi di 30 metri strappati alla terra con tutta la zolla, un secolare e gigantesco albero di carrubo spezzato come un legnetto di gelato, alcuni alberi di ulivo mostrano i segni delle ferite inferte dalla "amputazione"  eolica e traumatica dei grossi rami.Le uniche che hanno resistito alle raffiche di vento sono state le palme, martedi scorso sembravano delle donne altere dai lunghi capelli spettinati, ma già ieri la loro chioma era perfetta.La raccolta delle olive, in fase di maturazione, è stata compromessa dalle fortissime raffiche di vento che ha fatto cadere al suolo le preziosissime drupacee, stesso discorso per gli agrumi.Ce n'erano già pochi e quei pochi non giungeranno a maturazione.Confesso di aver avuto paura, mi sono sentito come l'uomo delle caverne alle prese con un fenomeno di Madre Natura che atterrisce e sconvolge, un'ancestrale sensazione di impotenza che porta solo a raccomandarsi l'anima affidandola al Buon Dio. Penso di aver provato le stesse emozioni dell'uomo preistorico che deificò le manifestazioni violente della Natura e le idolatrò fino a farne il Pantheon dei cento dei, l'eco del quale ancora giunge attraverso il rombo del tuono o l'accecante fragore del fulmine di Giove Pluvio.Un uragano, quello dell'altro ieri mattina, che nel breve volgere di un'ora ha sconvolto con la sua ira quella che per me doveva essere, dopo il turno di notte, una tranquilla giornata di riposo.Inutile dire che così non è stato anche perchè ad un certo punto per rendere più drammatico il tutto, è caduto un vecchio palo del telefono tranciando il cavo che porta la linea qui in casa e come se tutto ciò non bastasse, è andata via temporaneamente anche l'energia elettrica.Niente luce, niente telefono, solo il cellulare che funzionava a intervalli.Ora sono alle prese con una manutenzione straordinaria che comunque mi permetterà di avere sufficiente legna da ardere per il prossimo inverno, ma la cosa non mi entusiasma più di tanto al pensiero che solo pochi giorni fa quegli alberi svettavano in tutta la loro maestosa bellezza, invece adesso sono stesi per terra, giganti feriti mortalmente dalla furia distruttrice di una vera e propria bomba meteorologica.  Spero tanto che "Telecom-Infrastrutture&q uot; come da sollecito, ripristini quanto prima la linea telefonica e invece di un palo di legno ne metta uno di metallo, forse più resistente. Ma soprattutto spero che non si verifichino mai più eventi meteo così violenti e sconvolgenti, che il solo pensiero rinnova la paura. Per entrare in rete sto usando il cellulare, una lentezza esasperante.Mi sembra di andare a piedi, ma una "passeggiata" anche con questo tempo che dovrebbe volgere al bello, può servire ad allentare la tensione accumulata in un 26 settembre che di certo non dimenticherò mai.