IPERBOLE

MORTI USATI DAI VIVI


    
Hanno sfruttato anche i morti per imbastire l'ennesima polemica politica e in questo nessuno meglio dei due dioscuri che occupano in comodato d'uso alcuni vani della casa delle cosiddette libertà, se non il loro signore e padrone, riesce ad essere più cinico di pierfurby e dello sdoganato aennino.  Rinfacciano al governo il basso profilo dato alla commemorazione della strage di Nassiriya del 12 novembre 2003. Forse lo fanno per tacitare la loro coscienza, una tardiva operazione di bassa cucina, considerando che furono proprio loro i mandanti, gli sponsor principali di una missione che ha prodotto solo lutti e immani tragedie. Come sciacalli piombano sul ricordo di quei 19 morti per dividersi le spoglie di una fallimentare missione di pace che non è riuscita nell'intento di pacificare un Paese, l'Iraq, dilaniato da una guerra civile nata dalle scintille di un conflitto che la mente bacata di qualcuno ha dichiarato vinto e concluso senza badare alla scia di sangue lasciata dalla follia guerrafondaia di chi quel conflitto lo ha strategicamente pianificato con la correità di una coalizione che non ha mai avuto lo sbandierato carattere di "peace keeping". Ancora ieri i parenti delle vittime toccati dal dolore più grande che una certa retorica da basso impero cerca di edulcorare con il concetto di "amor patrio" hanno giustamente reclamato l'attribuzione della Medaglia D'Oro al valor militare, onorificenza finora negata, nonostante le promesse e le lacrime di circostanza degli onorevoli coccodrilli,   perché quella missione è ipocritamente inquadrata come "missione umanitaria" (e di falsa pace) quindi gli "eroi-non eroi" con le stellette e i loro familiari non possono fregiarsi del massimo riconoscimento per un militare morto nell'adempimento delle sue funzioni. Peccato che il cinismo delle destre non sia lucido abbastanza per valutare con l'onestà intellettuale richiesta, quanto alcune inchieste giornalistiche di RaiNews24 hanno drammaticamente evidenziato anche in rapporto alle inadeguate condizioni di sicurezza in cui si trovò ad operare la base "Maestrale" a Nassiriya, sulla dinamica della strage  e a quel "fuoco amico" e assassino nato dall'esplosione della riservetta, un vero e proprio deposito di munizioni, erroneamente ubicato davanti alla base "Maestrale"."Nei corpi di alcuni dei soldati sono stati trovati proiettili appartenenti ai reparti italiani esplosi in seguito all'attentato terroristico".Soldati italiani uccisi non dall'autobomba dell'attentatore, ma dall'esplosione del deposito di munizioni dell'Esercito Italiano. La logistica militare per motivi facilmente intuibili pone questo tipo di casematte lontano dal casermaggio e al riparo da eventuali attacchi.  Un addetto ai lavori ha dichiarato che "se fossero state rispettate le norme di sicurezza probabilmente il numero dei morti non sarebbe stato così alto".   Alcuni di quei militari uccisi dal "fuoco amico" erano figli di questo Sud sempre prodigo nel fornire carne da macello ad uno Stato che più che ricordarsi delle condizioni e dei motivi che spingono un ragazzo ad arruolarsi nelle Forze Armate, non trova niente di meglio che "commemorare" una strage in cui quei morti vengono uccisi un'altra volta dalla paludata ipocrisia di una classe politica e dall'inettitudine di qualche generale che per il solo fatto di aver frequentato l'alta scuola di guerra pensa di essere quel fine stratega del quale il mondo intero farebbe volentieri a meno.  Alcune madri di quei militari uccisi aspettano di sapere la verità sulla morte dei loro figli e si consumano nell'attesa di un riconoscimento che forse non verrà mai. I loro padri aspettano che "si racconti anche la verità su come venivano accolti i nostri soldati quando lanciavano biscotti ai bambini...quello che ricevevano erano sassi, la popolazione locale li accoglieva con il lancio di sassi..."Perché sono morti, per una Bandiera, per un Ideale? Sono forse morti per il capriccio di qualcuno bramoso di assidersi alla destra dei presunti potenti? E' difficile trovare una risposta che non faccia talmente male da non desiderare di tirar via prima possibile il contingente italiano dall'Iraq.Un altro dei punti disattesi e inapplicati del governo Prodi che si perde dietro la follia delle parole pronunciate in libertà, ad uso di un'opposizione che con le parole ha venduto l'aria fritta, dimenticando che ciò che conta sono i fatti e quelli purtroppo tardano ad arrivare.