IPERBOLE

QUALE NATALE


              
Giorni di festa i prossimi a venire, giorni nei quali si celebra, almeno così dicono, la festa più bella dell'anno. In tali frangenti temporali mi domando qual è l'idea che hanno del Festeggiato coloro i quali lo prendono a pretesto per  esibire pro tempore un pio buonismo pari alla cialtronesca empientà festaiola che rende così incredibilmente vacua e scontata la congerie parolaia e bacchettona in cui ognuno recita una parte per costruire l'assurdo, illusorio nonsenso di un evento, forse religioso, ma ormai privo di qualsivoglia connotazione "divina". In Piazza S. Pietro accanto all'artistico presepe che tenta di ricreare l'umilissimo ambiente nel quale nacque il loro dio, svetta maestoso un grande abete bianco illuminato da ben ventimila luci. Trenta abeti più piccoli addobbati per la bisogna "arredano" altrettanti ambienti dei cosiddetti palazzi apostolici, dove conoscendo l'ambiente, dubito fortemente che ci sia un egual numero di natività che faccia da pendant con il simbolo più laico e, se vogliamo, iconoclasta del natale della tradizione cristiana. Se in quella che dovrebbe essere la sede della cristianità c'è una foresta di alberi di natale, di abeti in particolare, varietà peraltro non presente nella flora che cresce a Betlemme e dintorni, mi chiedo perché i soliti fondamentalisti catto-cristianisti si sono "inalberati" così tanto al pensiero che le statuine del presepe, sono state bandite e ritirate, in quanto invendute, da alcuni supermercati del Nord. Dubito che costoro sappiano cosa sia veramente il Natale, ancora una volta ci si ferma alle apparenze e si preferisce l'idolatria del tangibile e del relativismo etico all'adorazione dell'Immanente e dell'Assoluto.Ancora una volta ci si illude che basta accendere le luci di un albero o di un presepe per spegnere le ingiustizie e le disuguaglianze che la stessa simbologia natalizia contribuisce ad alimentare col suo crescente consumismo, fino ad inquinare l'intimo cielo di ognuno nel quale nessuna stella cometa sorge più ad indicare un cammino verso una società più giusta e solidale.  Anzi, sembra che proprio in concomitanza di certe ricorrenze si accentui maggiormente il divario fra l'occidente opulento e un terzo e quarto mondo ai quali il ricco Epulone di sempre ruba le loro risorse naturali lasciando cadere solo le briciole.   Fino a quando il 20% della popolazione mondiale sfrutterà l'80% delle risorse del pianeta, non sarà mai Natale, finché il restante 80% della popolazione mondiale rimarrà ai margini di uno sviluppo che, di fatto, impedisce ai più deboli il riscatto sociale, nessuna religione, nessuna chiesa, nessun papa, nessun dio può permettersi il lusso di nascere e di essere deposto prima in una mangiatoia e poi ai piedi di una croce aspettando inutilmente che con lui risorgano anche i negletti, i diseredati e gli ultimi di questa terra. Si succedono i riti, triti e ritriti, di una liturgia dell'effimero nella quale nessun "canto di Natale" nessun "Gloria" risuonano così intensamente da far vibrare davvero le intime corde dei festevoli festanti fino a depurarle dei detriti di una ritualità che il falso perbenismo borghese e la profittevole clericale idolatria hanno incancrenito fino a svilire del tutto il significato più antico e profondo di una festa che si perde in una grotta dove molto prima del bambino Gesù nacque Mitra, anch'egli generato dal grembo virginale di una donna e, al pari del Nazareno, leggenda vuole che sia vissuto 33 anni prima di ascendere al cielo, così come la tradizione assegna al Messia dei cristiani. Il cristianesimo delle origini ha usurpato molte delle festività pagane riportate nel calendario di Roma Antica e ha soppiantato il ricordo degli antichi riti misterici adattandoli alla nascente religione predicata da Paolo di Tarso, l'interessato e coltissimo apostolo delle genti e dei "gentili" forse il primo in assoluto a fare di una religione un seguitissimo movimento, anche e soprattutto politico. Nel caso del Natale il cristianesimo delle origini non ha fatto altro che cancellare un dio, Mitra per l'appunto, divinità benevola associata alla luce, la cui festa del "sol invictus" secondo il Calendario Filocaliano cadeva proprio il 25 dicembre, e d'ufficio decidere, secoli dopo che Cristo smise di camminare sulle acque del mare di Tiberiade, di farlo diventare il dies natalis del Gesù di Nazareth. Data chiaramente convenzionale e fortemente simbolica quella del 25 dicembre che si collega principalmente al solstizio d'inverno, le cui connotazioni astronomiche erano ben note fin dall'antichità, eppure c'è chi ancora chi vuol far credere e lo certifica con un presepe o con la solita benedizione ai "furbi e agli orbi" che Yehoshua ben Yoseph (Gesù figlio di Giuseppe) sia nato proprio il 25 dicembre. Non ne faccio certo una questione di date, anche se chi pretende di avere oltre la fede anche la Storia dalla sua, dovrebbe spiegare ai suoi fedeli perché nel Vangelo non vi è traccia di quel preciso giorno di nascita, anzi l'evangelista Luca sembra alludere ad un periodo diverso da quello contrabbandato laddove scrive: "C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al gregge".La pastorizia in Palestina veniva e viene esercitata in un periodo che va dalla primavera all'autunno, nel freddo dicembre le pecore restano negli ovili. Altro che veglie di pastori erranti in un freddo dicembre di duemila anni fa! Non ne faccio una questione di date, ma questi sono giorni che mi lascerebbero del tutto indifferente se non fosse per il modo col quale la paludata falsità del catto-fariseume imperante ha accompagnato l'agonia e la morte di un Uomo inchiodato dalla gerarchia ecclesiastica sulla croce di una morale dogmatica che non prevede il diritto all'autodeterminazione. L'inutilità delle cure quando tocca un papa polacco morto in odore di santità, diventa accanimento terapeutico, quando invece di mezzo c'è un comune mortale, che implora l'umana pietà, il discorso cambia: "la vita appartiene a dio" dicono, ma a quale dio? A quello che è nato in una mangiatoia o non piuttosto a quello che veste di porpora e bisso, che ha i gemelli d'oro ai polsini inamidati delle camicie e risiede onorato e riverito nel lusso sfrenato del vaticano?Karol Wojtyla, affetto da malattia incurabile e tracheostomizzato, rifiutò l'ennesimo ricovero in ospedale e forse anche la ventilazione assistita. "Lasciatemi andare" disse e lo accontentarono. La stessa volontà manifestata con parole diverse da Welby. Le ingerenti lobby clericali e le succursali opusdeiste incardinate nell'ordinamento di uno Stato a sovranità limitata, hanno tutto l'interesse a gestire come meglio credono un dio che per loro è insieme fonte di reddito e ideologia da spacciare, da vendere, per condizionare anche la vita di chi non professa la loro religione. Piergiorgio Welby dorme il sonno della pace, a quanto ne so era cattolico, nella sua stanzetta, fra i quadri c'era un crocefisso. Chissà quante preghiere avrà recitato ai piedi di quella croce!Con una decisione tipicamente da preti, e quando dico preti lo faccio con tutto il disprezzo di questo mondo, il vicariato gli ha rifiutato l'unzione degli infermi e i funerali religiosi: il suo calvario contrasta con la dottrina cattolica, bella motivazione! Ad un certo pinochet, despota sanguinario che ha ucciso o fatto uccidere decine di migliaia di oppositori cileni, la chiesa cattolica ha concesso il conforto religioso e la celebrazione di una messa solenne in suffragio officiata da un prelato. Il massimo dell'ipocrisia, vergognatevi!La fine dell'avventura terrena di Welby "contrasta con la dottrina cattolica" la vita di pinochet è stata invece ritenuta meritevole della più totale e falsa delle assoluzioni. Ergo, la chiesa cattolica premia chi vive nel peccato, tanto poi basta convertirsi in punto di morte e il biglietto per il paradiso è assicurato. Ma andate al diavolo, voi, la vostra dottrina e il vostro natale!