IPERBOLE

SILVIO E DINTORNI


                               
Tutto potevo immaginare, meno che l'ex presidente del consilvio arrivasse a definirsi "un uomo di sinistra" un'affermazione certamente paradossale, la sua, ma che lascia per così dire sorpresi, non fosse altro per la manifesta avversione con la quale il cavalier menzogna tratta quello schieramento politico che a lui si contrappone, un evidente calembour "ideologico" degno comunque del personaggio non nuovo a cotanta verbale villania, una boutade di spirito, certo, una delle tante, che va ad arricchire la già ricca collezione di un miserando giocoliere della politica che ancora si illude, forte degli immancabili sondaggi e di una non trascurabile quanto "inindagabile ricchezza" di poter ancor fare e disfare "pro domo sua" in un Paese nel quale il regime mediatico continua ad invocare e ad evocare un altro "uomo della provvidenza". "Ho 70 anni, un vecchietto, ma non mollo: il 73% degli italiani, la pensa come noi. L'Italia tornerà ad essere governata da un uomo di sinistra, come me: un paradosso, ma la vera politica sociale l'abbiamo fatta noi".Da notare quel "non mollo" ideale reminiscenza di quel "boia chi molla" uno slogan tanto caro ad un certo lessico di una destra che, ultimamente, fra saluti romani e croci celtiche, si sta ritagliando un posto importante fra i cosiddetti "moderati" di stampo berlusconiano. Parla di "politica sociale" ma il poveretto evidentemente soffre di amnesia, se è vero, come è vero che i plebei e i servi della gleba, da che mondo e mondo, non sono mai stati nel cuore dei patrizi, né di un governo a forte impronta borghese e capitalista,  figuriamoci di uno come lui che nei cinque anni in cui ha mal governato quest'italietta di stampo feudale, ha solo fatto gli interessi di pochi, i suoi in primis con le famigerate "plurimae leges ad personam" penalizzando di conseguenza il "bene comune" e l'interesse generale: una vera macelleria sociale, una bancarotta morale e finanziaria che si ripercuote ancor oggi pesantemente, proprio su quelle fasce più deboli che silvio afferma di aver difeso. E alle quali fasce deboli, un altro, magari un certo romano, sta tentando di dare il colpo di grazia, completando l'opera magna del suo sciagurato predecessore, ma così facendo non fa altro che spianare il campo per far tornare in auge il grande mistificatore col suo "partito della libertà" una versione riveduta e corretta del "partito unico del fronte liberale" che a più di qualcuno dei suoi "condomini" ha fatto storcere il naso e le budella. Straparlano di liberalismo, ma in cima ai loro pensieri c'è il più sciatto e volgare liberismo, in altre parole la politica come sopraffazione del più debole e il potere come coercizione del meno tutelato. Lo stesso rapporto Ispes reso noto qualche giorno fa, dovrebbe far riflettere quanti si lasciano infinocchiare da una classe politica spesso inadeguata, sovente ben ammanigliata con "potenti consorterie" e lontanissima da quella base, della quale fanno fatica a raccoglierne le inascoltate istanze. "Una politica arroccata nel proprio castello, finisce per consegnarsi ad un'esistenza virtuale fatta di inutili talk show, di annunci e smetite". Ma la voce del padrone è suadente e gli basta anche un peto emesso col solito fragore mediatico fra quattro telegatti per  annunciare "ad asum delphini"  la lotta per le investiture, designando suo erede in pectore quell'aennino che già provvide a sdoganare, salvo poi smentire a stretto giro di festa, quella organizzata per festeggiare il compleanno di mamma rosa che, no, lui non è tipo da abdicare e resterà sulla breccia vita natural durante per difendere la sua telelibertà minacciata "dal piano criminale" di un ministro che vorrebbe riformare un sistema nel quale "mister conflitto d'interessi" spadroneggia e impera indisturbato.Ormai è diventato materia di studio, il berlusconismo come dottrina e scienza politica e nessuno meglio del sedicente taumaturgo poteva chiudere il convegno organizzato dall'area cosiddetta "liberal" del casato casaliberista per celebrare il berlusconi-pensiero e il partito-azienda, un triduo nel quale gli esegeti del regime mediatico hanno sbudellato il "fenomeno" elevando al telecomandante silvio e alla sua corte dei miracoli, un peana degno del peggior leccaculismo di maniera. Basta leggere alcuni titoli delle relazioni per tacciarli di culto della personalità, basta scorrere i titoli delle "meditazioni" proposte dagli agiografi del "santo subito" per vedere accendersi quell'aureola di santità che circonda ormai il loro padrone e signore, prossimo ad essere elevato "motu proprio" alla gloria degli altarini.Secondo i suoi ermeneuti, la discesa in campo del gaudente tricofilo minor, ha segnato "il ritorno della sovranità popolare" con lui il Belpaese ha scoperto il "liberalismo" e "la Berlusconomics" contribuendo a scrivere da par suo "una nuova storia italiana" sulla quale è meglio stendere il classico velo pietoso. Nessun accenno alle disavventure giudiziarie del loro nume tutelare e alla sistematica opera di delegittimazione della Magistratura avviata con il valido e interessatissimo apporto di un esercito di legulei prezzolati che hanno legiferato per la sua buona causa. Ultima in ordine di tempo la sua uscita sui pacs, secondo l'integerrimo difensore della famiglia tradizionale, quello che ha divorziato dalla prima moglie per sposarne un'altra, il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, sarebbe "un attacco alla famiglia tradizionale".Non è certo il solo a vantare un curriculum del genere, un altro campione di amor coniugale e marito di primo letto e secondo letto, è un certo pierfurby, anch'egli divorziato, apparentemente lontano dal suo mentore, ma  a lui vicinissimo quando si tratta di difendere la patria e la famiglia. Dovrei metterci anche dio, per completare il trittico ideologico destrorso, ma preferisco non farlo perché Dio non è certo contento né di loro, né di quanti usano il suo santo nome per "proibire" e legiferare secondo i "desiderata" dei clericali. Già, i clericali così veloci nel giudicare e proibire, preoccupati "dall'eccessiva esposizione mediatica" del caso, hanno vietato non senza polemiche, le esequie di Welby applicando l'articolo 1184 del codice di diritto canonico, quello che parla dei "peccatori manifesti". Lo stesso articolo, mi si consenta, dovrebbero per coerenza applicarlo anche nel caso di eventuali funerali dei suddetti silvio e pierfurby, anche loro per la chiesa cattolica e per la religione che professano sono "peccatori manifesti" proprio perché hanno sciolto il "sacro vincolo" del primo matrimonio. A loro e ai loro accoliti dedico una strofa tratta da "Preghiera in gennaio" di Fabrizio De Andrè, un non cattolico "credente" nelle cui canzoni trovo ci sia molto più Vangelo, che in tanti bigotti custodi dell'integrità cattolica e del "sacro" clericale parolaio che ogni giorno ammorba il pollaio delle "libertà".                                    "...Signori benpensanti, spero non vi dispiaccia                   se in cielo in mezzo ai santi, Dio tra le sue braccia                   soffocherà il singhiozzo di quelle labbra smorte che                     all'odio e all'ignoranza preferirono la morte..."