IPERBOLE

UN CALCIO CHIAMA L'ALTRO


                  
Una volta tanto la penso come Pierfurby, almeno con quello raffigurato nella vignetta pubblicata sul Corsera di oggi. La pungente matita del Giannelli lo immortala nell'atto di prendere a calci l'ex presidente del consilvio che, evidentemente, vede di malocchio la riforma del sistema elettorale alla "tedesca" proposto dall'uddiccino brizzolato. Per sbarazzarsi del cavaliere non basta prenderlo idealmente a calci, così come mi pregio fare io anche con i preti (ma questa è già un'altra storia) non è sufficiente cambiare l'attuale legge elettorale, la calderolistica "porcata" così fortemente sponsorizzata nella precedente legislatura dal casato delle libertà; per cancellare il vulnus berlusconiano bisognerebbe approvare una vera legge sul conflitto di interessi che preveda l'ineleggibilità, come d'altronde suggerito dal compianto prof. Sylos Labini, per i soggetti titolari di un impero i cui molteplici interessi privati confliggono apertamente con la Res Publica. I guasti di cinque anni di malgoverno berlusconiano sono sotto gli occhi di tutti, le plurimae leges ad personam, le leggi vergogna, sono ancora lì e malgrado le promesse elettorali dell'attuale esecutivo che cazzeggia con balocchi vari,  tardano ad essere cassate; gli effetti deleteri di una bancarotta morale e materiale continuano a manifestarsi nella vita di una società edonista ed egoista che sembra aver perso di vista il Bene comune. Purtroppo anche a sinistra c'è ancora chi lo vede come il salvatore della patria, l'uomo della provvidenza di mussoliniana memoria, che per vie traverse giunge con il peso del suo impero a riscattare l'inviolabilità di un sistema a rischio "saccheggio" da multinazionali e cordate bancarie vogliose solo di far cassa continuando a spennare i soliti polli di razza italiota.Il Pierfurby che medita di prendere a calci il cavaliere e la lettura del recente intervento tenuto dal tricofilo minor ad una riunione di camerati vecchi e nuovi stretti attorno alla nipote del duce per una conferenza programmatica, mi hanno riportato alla mente una vecchia copertina che l'Espresso dedicò a silvio: un felice e indovinato fotomontaggio lo ritraeva in camicia nera e con il fez, il caratteristico copricapo della milizia fascista. Il cavaliere nero, non ha deluso la platea, nel suo intervento, dicono le cronache, non ha mancato di attaccare il comunismo definendolo "l'impresa più disumana e criminale nella storia dell'uomo". Giacché c'era, per par condicio, doveva dire altrettanto del nazismo e del fascismo, ma si è guardato bene dal mettere sullo stesso piano le tragedie e le immani sciagure provocate dai regimi dispotici e dittatoriali di ogni colore o latitudine privi del benché minimo concetto di democrazia e libertà. Principi e valori solo a parole rivendicati da un falso liberale, un vero e tristo liberista, che nel momento in cui si rivolge alla nipote del duce e pubblicamente riconosce di non avere mai avuto con lei "un contrasto né sui principi, né sui valori" getta finalmente la maschera facendo vedere il suo vero volto di nemico dichiarato di una Libertà che mal si concilia con tutti gli scellerati "ismi" di questo mondo. Non a caso fascismo è anche sinonimo di imperialismo e in questa accezione, non solo lessicale, rientra anche il comunismo. Ergo: fascismo e comunismo sono più simili di quanto qualcuno non vorrebbe che fossero.  Ammettendo di riconoscersi in quei principi e in quei valori che hanno drammaticamente segnato la Storia della nostra povera Italia, mister B. non ha fatto altro che confermare di essere quello che la vecchia copertina dell'Espresso adombrava: un fascista.  Musica per le orecchie dei camerati "sansepolcristi" che sognano di rivivere con la nipote i fasti e i fasci del nonno e vedono in silvio il novello "fuehrer". Un brivido corre nella schiena nel leggere che questi nostalgici, seguaci della dottrina di Julius Evola, senza pudore alcuno sono arrivati pubblicamente ad affermare: "Benito e Silvio sono due grandi"."Un popolo che ha dimenticato la sua storia, è condannato a riviverla" ha scritto qualcuno, forse è proprio quello che vogliono certi sciagurati nostalgici di un passato che vedono nel cavaliere nero l'erede ideale di un sogno che per la stragrande maggioranza continua ad essere un incubo. Liberarsi da quest'incubo dovrebbe essere prioritario soprattutto per quei moderati del cosiddetto "grande centro" il cui...baricentro tende sempre più pericolosamente a spostarsi verso destra e allora anche un Pierfurby che nella vignetta del Corsera immagina di prendere a calci il cavaliere, deve far riflettere e meditare quanti hanno a cuore le sorti della nostra povera Italia.