IPERBOLE

NEO-FEMMINISMO CATTO-VATICANO


                  
Dal "Mallus Maleficarum" alla "Mulieris dignitatem" dalla caccia alle streghe, con i tragici annessi e connessi della santa inquisizione, alla ruffiana, santa riabilitazione della donna, passando per le "ponzanti" omelie proposte dai vari "cantalamessa" a corredo di una liturgia della parola, la cui meditazione non aveva certo bisogno della profonda conoscenza teologica ed esegetica di così insigni biblisti e predicatori papali per giungere ad affermare l'importanza del ruolo della donna, senza la quale, è pleonastico dirlo, ma visto il contesto è d'uopo ribadirlo, nessun disegno divino, meno ancora umano, può realizzarsi fattivamente.Il ruolo delle donne nel vangelo, quelle che una certa tradizione popolare con "una certa condiscendenza maschile" non a caso ha definito "pie" contrapponendole così all'empietà di uomini, apostoli e discepoli pavidi, traditori e vigliacchi, che nell'ora del bisogno abbandonano e rinnegano il loro amico e maestro (ad eccezione del "discepolo che egli amava") risulta ancor più grande se si pensa che proprio  loro, le donne che "erano venute con lui dalla Galilea" rimangono vicino al suo patibolo, non scappano, assistono alla sua morte, alla deposizione dalla croce e alla sua sepoltura; fino ad essere le prime testimoni di una "resurrezione"  sulla quale quegli stessi uomini di prima, apostoli e discepoli, traditori e vigliacchi, hanno poi fondato una chiesa nella quale le donne per ironia di una sorte altrettanto vigliacca, continuano ad essere emarginate.E' bene ricordare i nomi di alcune di loro "tra esse c'erano sua madre e la sorella di sua madre Maria di Cleofa, Maria Maddalena, Maria madre di Giacomo il Minore e di Giuseppe e Salome, le quali quando era in Galilea lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano venute a Gerusalemme insieme con lui". Secondo Luca furono "Maria Maddalena, Giovanna e Maria di Giacomo"  le prime annunciatrici di una resurrezione che nel vangelo di Giovanni trova per così dire lo scoop e l'esclusiva, nell'apparizione del Cristo alla Maddalena, la quale in tal modo diventa, secondo la definizione dell'Aquinate "Apostola Apostolorum".  Evidente il tentativo di riabilitare la Maddalena, peccatrice e penitente, e con lei, tutte le donne ritenute potenzialmente peccaminose e peccatrici come e più degli uomini, tenute rigorosamente in posizione defilata da una chiesa che, quando non le ha cancellate con i roghi o dileggiate con l'oblio della calunnia e del pregiudizio, le ha sempre relegate al ruolo di mogli e madri, devotamente sottomesse al marito e per questo, obbligate ad essere delle semplici "incubatrici" da ingravidare ad ogni copula, poiché per la chiesa cattolica l'atto sessuale deve solo tendere alla procreazione, ogni altro rapporto al di fuori della precettistica matrimoniale, è da considerarsi peccaminoso. Dopo duemila anni di persecuzione "morale" e materiale, in tempo di exPacs-neoDico e in attesa del "family day" la chiesa cattolica inaugura l'era della donna, se non li conoscessi potrei anche fingere di assecondare il loro miserevole tentativo di "liberare" l'altra metà del cielo così pervicacemente imprigionata dal lacci di una morale dogmatica che vede nei "valori non negoziabili" una nuova forma di oppressione sessuale. Bisogna diffidare di queste "aperture" proprio perché hanno il torto di essere tardivamente affermate, per partito preso, da una gerarchia ecclesiastica che di fatto pratica la discriminazione sessuale, stabilisce ciò che è bene e ciò che male, distinguendo il femminile "creato dalla natura" dal femminile "creato dalla cultura" e vieta il sacerdozio femminile, derubricando alla voce "pio desiderio" la parità dei sessi. Risulta pertanto spudorata la captatio benevolentiae così sfacciatamente esibita durante il triduo pasquale nella basilica pietrina e ancor oggi dal balcone di Castelgandolfo, l'insolente incensata di una chiesa cattolica da sempre misogina, sessuofobica, spudoratamente sessista e omofobica, che d'emblée, nella settimana santa dell'A. D. 2007, si scopre femminista, finendo per coprirsi di ridicolo dandismo e di clericale machismo. La stoccata finale va proprio in questo senso, laddove si afferma che: "l'esperienza quotidiana dimostra che la donna può sollevarci in alto, ma può anche precipitarci in basso".Come se le donne non possano dire altrettanto degli uomini!Mi ricorda un po' il senso di certe riflessioni che faceva un mio vecchio rettore: le donne, diceva "sono la pedana di lancio verso Dio" ma al contempo, riprendendo il notissimo proverbio aggiungeva "chi dice donna dice danno" demolendo subito quella pedana che, nonostante lui e i precetti della sua chiesa cattolica, per me resta l'unico modo per cogliere quella scintilla chiamata Amore che nel cielo "move il sole e l'altre stelle".