IPERBOLE

UN DESIDERIO, UNA RIFLESSIONE


      
Almeno per un momento vorrei che gli sciacalli fossero rondini e volassero alti nell'azzurro cielo d'aprile come quelle rondini che per lungo tempo oggi pomeriggio garrivano in volo, disegnando mille acrobazie e ghirigori. Ho preferito seguire le loro evoluzioni piuttosto che continuare a leggere i quotidiani di questi giorni nei quali il disprezzo per la vita degli ultimi e dei più indifesi, è assurto al ruolo che meglio caratterizza la malvagità, l'imbecillità e le scelte di uomini che fatico a definire tali, ai quali sembra difettare il lume della Ragione, i quali "uomini" dovrebbero provare perlomeno a vergognarsi non solo di essere nati, ma anche di sentirsi parte di un genere il cui istinto bestiale ritorna a periodicamente manifestarsi in tutta la sua ancestrale barbarie con i clamori di una guerra o di una cieca violenza che non conosce limiti e confini. Dopo l'ennesimo turno lavorativo, cerco sempre di rimettermi al passo con l'attualità e sfoglio i giornali in una specie di frettolosa rassegna stampa che diventa un riassunto delle puntate precedenti, spesso non riesco ad approfondire certi argomenti o a leggere giornali di orientamento diverso dal mio. Pur volendo sentire anche l'altra campana, rinuncio subito a farlo fermandomi ai primi rintocchi, ai titoli "stonati" di un'informazione faziosa e schierata, abituata a gettare fango, ad avvelenare l'aria e a screditare l'avversario di turno, sia esso il governo o un'organizzazione umanitaria, come Emergency, che ha solo avuto il torto di mediare per cercare di salvare qualche vita umana. Ma, si sa, in un teatro di guerra non c'è posto per i sentimenti, la filantropia e la gratitudine fanno a pugni con lo spirito guerrafondaio di chi guarda con rancore quanti vorrebbero che la risoluzione delle contese passasse per qualcosa che non sia sempre e solo la guerra. La pace sembra essere un termine obsoleto, difficile perfino da pronunciare senza passare per ingenui idealisti, il pacifismo è un valore che taluni hanno svuotato e svalutato, stante l'impossibilità di coniugarlo con altri supposti principi, che non siano quelli propagandati e svenduti come tali, al foro boario delle coscienze a stelle e strisce o imposti come veri e giusti dalla legge di una giungla nella quale di forte c'è solo l'acre odore dell'odio e della morte. Quelle rondini, oggi pomeriggio, volavano e sembravano felici d'esser nate solo per annunciare una stagione che qui in campagna è già esplosa da tempo in tutto il suo splendore con l'inebriante profumo dei gelsomini e degli agrumi, il verde argenteo degli ulivi e quello intenso del grano che già sa di pane, con il vocio di una natura impaziente di sbocciare a nuova vita nella quale tutto è musica e sonorità, dall'improvviso frullar d'ali al cinguettio continuo e sommesso di mille piume sospese nel vento, fino alle vibrazioni di una rosa in boccio che si schiude quasi per incanto.Una rosa rossa che ho colto e dedicato ad Adjmal e a Sayed, i due collaboratori afgani, compagni di lavoro e di prigionia del giornalista italiano liberato in un contesto fonte di infinite polemiche, ai quali purtroppo è toccata una ben altra, tragica, sorte: sgozzati come agnelli portati al macello da un fanatismo religioso che come tutti gli integralismi dottrinari è in grado di compiere nel nome di dio, le atrocità più grandi e i misfatti più inenarrabili.Per un po' ho immaginato di essere anch'io in fila fra le polverose strade di Kabul con una rosa in mano, come ho visto fare in televisione dagli amici e colleghi di Adjmal, per rendere omaggio sia alle vittime delle quali ho imparato il nome, sia a quanti ogni giorno muoiono senza avere l'onore della cronaca, uccisi da guerre dimenticate, vittime anch'esse dimenticate, cancellate dal genocidio, dalla pulizia etnica e dall'obbrobrio di mille guerre combattute nell'indifferenza generale. Intanto le solite coppie di passeri hanno iniziato a nidificare nel posto più improbabile di quest'angolo di mondo, con tutti gli alberi e gli anfratti che ci sono in giro, stanno costruendo di nuovo il loro nido fra la zanzariera e la persiana di una finestra di casa mia che guarda verso il mare. Ospiti pigolanti della mia solitudine non si mostrano per niente turbati dalla mia presenza, né sembra infastidirli il mio discreto accostare le tende o l'aprire e chiudere gli scuri di una finestra sul cui davanzale lascio loro qualcosa da mangiare. Forse sono gli stessi dell'anno scorso, forse sono nati qui dove ora costruiscono il loro nido e conservano, innato, l'imprinting di un luogo e di una presenza, la mia, che a loro risulta familiare, probabilmente mi considerano uno di...casa, parte di una fauna stanziale che ogni giorno di più prova un senso di vuoto e di smarrimento dinanzi al lento, inesorabile scorrere di un tempo che scivola via senza poter far niente per cambiare una realtà nella quale anche le rondini o le colombe si lasciano docilmente ghermire dalla cieca violenza di predatori che l'odore del sangue rende più feroci e aggressivi. Fuor di metafora, è difficile chiudere gli occhi o voltarsi dall'altra parte distogliendo lo sguardo da uno scenario dal quale giungono, lugubri, i richiami e le atrocità di una guerra che ogni giorno di più allunga la sua ombra minacciosa cancellando quel residuo di speranza che ancora alberga nel cuore degli uomini di buona volontà.   Chi ha spalancato le porte dell'inferno mettendo in moto questa sciagura planetaria forse non pensava che la situazione potesse sfuggirgli di mano e ora che l'irreparabile si manifesta nel quotidiano stillicidio di vite umane, mostra tutto il suo cinismo trincerandosi dietro un silenzio complice e assordante  e senza muovere un dito lascia che le vittime vengano scannate dai loro aguzzini. Ancora una volta si ripropone la più falsa e pericolosa delle strategie guerrafondaie per "legittimare" la disfatta della ragione e del buon senso e si spiana la strada alla follia di una guerra che da preventiva è diventata permanente e asimmetrica, fomentando paradossalmente quel terrorismo che si voleva combattere, negli obiettivi del quale, secondo informative dei servizi circolate in giornata, potrebbero rientrare purtroppo anche le forze armate italiane impegnate nelle cosiddette "missioni di pace" e lo stesso Belpaese, mai come ora in balia di se stesso e di una classe politica ingrata, incapace e irriconoscente.Qualcuno continua ad associare il pacifismo all'antiamericanismo, rinfacciando al fondatore di Emergency, al quale va tutta la mia solidarietà, un impegno umanitario e professionale disinteressato che non conosce fedi politiche o religiose. E' questo che dà più fastidio ai burattinai e ai burattini, ad una certa diplomazia complottarda, alla malafede dialettica di certi organi di stampa e all'imbroglio politicante di una destra da sempre schierata con il dio degli eserciti.L'incombente malum mundi sembra ingigantito dalla rassegnata incapacità di mutare il corso degli eventi e c'è chi soffia sul fuoco alimentando un incendio che i vari piromani cercano di espandere incuranti del danno che hanno già fatto e di quello che di certo verrà.Gli avvoltoi non diventeranno mai rondini, né i falchi colombe...