IPERBOLE

MENEURS DES FOULES


                         
E’ scritto: “ la Verità vi renderà liberi”, principio evangelico fra i più conosciuti, più controversi e meno praticati da quanti, soprattutto in politica, si professano cristiani, senza naturalmente esserlo, i quali,  non casualmente, preferiscono definirsi anche “cattolici”.Un’astuzia semantica e di comodo, più che storica e religiosa che, con buona pace del Cristo, di Lutero, di Concili, di Riforme e Controriforme varie, rivela il lato più oscuro e insieme il più “luminoso” e redditizio del cattolicesimo applicato in politica e nella vita reale: l’universale ipocrisia, come forma mentis e scuola di pensiero, una maschera (come da etimo greco) spesso indossata a permanenza da protagonisti e comprimari nello scenario politico, per dissimulare e nascondere comportamenti umanamente riprovevoli fatti abilmente passare per discutibilissime virtù la cui portata viene semplicemente enfatizzata dalla massificazione di un messaggio filtrato dalla “psicologia delle folle” che lo falsifica percependolo come “cosa buona e giusta”.   Un’ infingarda e utilitaristica rappresentazione della realtà, anche metafisica, nella quale ciò che si è e ciò che si rappresenta, perde scientemente la vera essenza per dare di sé l’immagine richiesta e assume la meschina caratteristica della finzione, una recita a soggetto dove l’aspetto pragmatico e grottesco di una religione praticata solo a parole, quindi semplicemente incoerente con la fede proclamata, spinge il clericalume imperante e il fariseume trionfante a celebrare ogni giorno l’arte dell’inganno, della menzogna e ad attuare, di conseguenza, un modus vivendi e operandi eminentemente ipocrita, tale da porre gli “attori” in totale antitesi con il concetto stesso di Verità. Già, ma che cos’è la verità, potremmo chiederci al pari di quel Ponzio Pilato che forse conosceva Socrate e l’arte della maieutica, interrogativo lasciato cadere nel vuoto da parte di Chi ben sapeva che la risposta, qualunque fosse stata, non avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi né dimostrare la falsità di una sentenza scritta a furor di popolo, una condanna capitale che ha garantito ad altri di lucrare grandemente su quella morte.Sarebbe interessante rivolgere la stessa domanda a chi si ritiene il depositario assoluto di verità rivelate: risponderebbe facendo sfoggio di certezze relative quanto mai, a dispetto di quella logica relativistica avversata e combattuta come se fosse la peste del secolo. Sarebbe ugualmente interessante rivolgere il medesimo quesito a quanti, oggi in un clima a rischio di deriva democratica, fanno di tutto per rendere verosimile una realtà avvolta dalla nebbia delle falsità propalate ad arte, fatte puntualmente passare per realistiche certezze in cui le suggestioni, gli annunci ad effetto incrinano e deformano uno specchio che riflette solo e soltanto ciò che il demiurgo vuole che sia percepito come reale, grazie alla applicazione di un metodo ampiamente descritto da Gustave Le Bon nel saggio “Psicologia delle folle” (pubblicato nel 1895). E, aggiungo io, alla pratica attuazione di quella virtù simulata, chiamata solitamente ipocrisia: un tratto caratteristico del popolo italiota, bue per antonomasia, una tara ereditaria e antropologica derivante dalla pervasiva presenza di una religione in cui Dio è solo un pretesto, una comparsa, ammesso che Gli si conceda ancora la libertà di comparire. I protagonisti sono ben altri e si avvalgono della complicità di comprimari, di laide eminenze laiche e clericali che hanno ben compreso e attuato l’arte di infinocchiare il prossimo, meglio se quel “prossimo” ha l’informe fattezza di una folla, di un’assemblea ecclesiastica, di un corpo elettorale, di una platea televisiva virtualmente lobotomizzata, esposta al pensiero dominante e dominato, quindi incapace di opinare e obiettare; una folla amorfa da plasmare emotivamente a seconda delle “momentanee” contingenze emergenziali, vettore essa stessa, la folla intendo, di “un contagio delle emozioni” che spiega la subitanea “diffusione del panico”.Tanto per dire, herr ratzinger parla, anzi, sparla di pace e intanto stringe la mano ad un guerrafondaio il quale, si dice, starebbe per abbracciare la fede della chiesa dei papi: un ritorno di immagine (è questo il messaggio) che però esplode e va in frantumi insieme alle famigerate cluster bomb di cui ratzinger ha chiesto la messa al bando, ma che lo sceriffo planetario si è guardato bene dal ratificare lasciando nei suoi arsenali un’arma che uccide anche a guerra finita. Ancor prima il papa re aveva accolto in pompa magna, il presidente del consilvio italiano, tale berlusconi silvio, un losco figuro, protagonista squallido e assoluto del politicume italiota che in quell’ambiente così intriso di farisaico perbenismo, ha trovato legittimazione e credito.Degno epigono di benito, silvio-camicia quasi nera e doppiopetto scuro (per non dare nell’occhio) si avvia a rinverdirne i fasti e i fasci con la benedizione del papa re: sarà bene aggiornare il lessico e nominarlo seduta stante duce e presidente del gran consiglio. A maggior ragione bisogna farlo se si legge un libro scritto più di cento anni fa da Gustave Le Bon: Psicologia delle Folle.Vi si ritroveranno molti tratti comuni ai due, di certo mussolini ha applicato per sua stessa ammissione le linee guida descritte nel saggio per capire e influenzare la psicologia delle masse, soggiogarle e piegarle al proprio volere: il populismo e la demagogia hanno fatto il resto. Anche il demagogo silvio ogni giorno dimostra di aver letto il saggio di Le Bon il quale aveva sostenuto che le folle si fanno influenzare non dalla ragione ma dalle immagini suggestive, così che un oratore, per trascinarle, deve interpretarne i sentimenti (silvio per questo si avvale dei suoi infallibili aruspici) e saper variare il proprio discorso e comportamento in rapporto all’effetto prodotto.  E in questi giorni avvelenati dalla luna di fiele berlusconiana, assistiamo impotenti (grazie Walter!) alle prove di regime avviate con la fattiva collaborazione dei gerarchi del cavalier menzogna, espressione massima di inarrivabile ipocrisia chiesastica applicata alla politica italiota, il quale ha gettato la maschera rivelando le sue vere fattezze di inguardabile "statista", un affarista senza scrupoli che se fossimo in un Paese normale, sarebbe un avanzo di galera, ma siccome il nostro non lo è, ecco che anche un potenziale avanzo di galera può dettar legge e impedire che la Verità brilli di luce propria e illumini, i lati più oscuri, seppure i più noti e risaputi, della "inindagabile" avventura umana dell'innominato presidente del consilvio. Il quale è sceso in campo per salire i vertici del comando con il solo scopo di servirsi dello Stato per coltivare i suoi molteplici interessi, potenziare il proprio impero mediatico e risolvere a suo favore pendenze giudiziarie e quant'altro, privatizzando la Res Publica come se fosse res privata ovvero "cosa loro".In tal modo fa un uso privatistico e mafioso di quel potere conferito, meglio, estorto ad un popolo dispensato finanche dall’obbligo di pensare, poiché è stato scientificamente ammansito e ammaestrato da una lunga esposizione alle immaginifiche onde hertziane del padrone, rafforzate da un uso sapiente, ripetitivo e contagioso di annunci, di messaggi, non solo subliminali, che “suscitano immagini grandiose e vaghe” ma, paradossalmente, scrive Le Bon nel saggio Psicologia delle folle, è proprio quella “stessa vaghezza che ne sfuma i contorni e ne accresce il misterioso potere” coercitivo.“Le folle si lasciano impressionare soprattutto delle immagini…Il potere di una parola non dipende dal suo significato, ma dall’immagine che essa suscita”.Può sembrare un assunto banale, una tesi suggestiva, eppure “le folle hanno sempre avuto nella storia (e nelle religioni) una parte importante e oggi più considerevole che in qualsiasi altra epoca. L’azione inconscia delle folle, sostituendosi all’attività cosciente degli individui rappresenta una delle caratteristiche del nostro tempo” e c’è sempre un meneur des foules (si chiami egli benito, silvio o benedetto) che sa come approfittare, come coglierne gli umori e vellicarne i più intimi istinti, trasformare il proprio ascendente, il “prestigio” (lo chiama Le Bon) in consenso da impiegare attraverso l’affermazione, la ripetizione, il contagio delle rapide suggestioni evocate ad arte per giustificare poi ogni atto, anche il più contrario ai bisogni che quella “folla” aveva un tempo manifestato come primari, grazie alla forza di persuasione che l’influenza delle illusioni esercita sulla pubblica opinione opportunamente manipolata. “La caratteristica del prestigio è quella di impedirci di vedere le cose quali sono, di paralizzare i nostri giudizi. Le folle sempre, e gli individui molto spesso, hanno bisogno di opinioni già fatte. Il successo delle opinioni è indipendente dalla parte di verità o di errore che contengono; poggia unicamente sul loro prestigio…Quando un’affermazione è stata ripetuta a sufficienza, e sempre allo stesso modo…si forma ciò che viene chiamata una corrente di opinione e interviene il potente meccanismo del contagio”. Si pensi a quanto è avvenuto nella recente campagna elettorale in cui a furia di reiterare slogan triti e ritriti il belusconi-messia ha ingenerato paura, panico e “ha liberato l’Italia dai comunisti”.  Si pensi a quanto sta avvenendo sul fronte dell’ordine pubblico con la militarizzazione delle città: a furia di far passare un certo messaggio, si finirà col sospendere le garanzie costituzionali e quelle giuridiche, habeas corpus compreso; già siamo al conflitto fra poteri istituzionali, alla violazione dell’obbligatorietà dell’azione penale e dell’indipendenza della Magistratura. Qualcuno ha evocato la Bolivia e l’Argentina e, se si legge la storia recente di quelle Nazioni, si comprende come si sia ad un passo dal baratro.  A furia di reiterare slogan razzisti quanto mai, si è prodotto nella pubblica opinione la paura del diverso, tanto che non passa giorno senza apprendere del disprezzo che si aggiunge al biasimo per come nella civilissima e cattolicissima Italia si trattano quelli che hanno un pelle più scura, i clandestini, i Rom, gli extracomunitari: neologismo fra i più perfidi e razzisti. A furia di invocare l’uomo della provvidenza, eccolo giungere nelle sembianze di un meneur des foules che l’altro giorno a Parma ha concesso ad un capotreno delle ferrovie dello stato di offendere e insultare una ragazza africana provvista di regolare biglietto di viaggio con degli epiteti rivelatori di un clima inquinato dalla xenofobia: “Sporca negra, schifosi, adesso ci pensa il governo berlusconi con quelli come voi”.Un affondo razzista inqualificabile, così come indubitabile risulta essere il riferimento ad un omuncolo della provvidenza che ci tiene a mostrare i muscoli e ad esibire un autoritarismo che nell’immaginario collettivo si impone solo grazie al teledispotismo. Così come dovrebbe scuotere le coscienze e scatenare rabbia e indignazione quanto è successo ieri nel Senato della Repubblica dove, durante il minuto di silenzio in memoria dell’ultima tragedia di migranti del Canale di Sicilia, dai banchi della cattolicissima lega nord si è levato un urlo che grida vendetta: “e non si capisce per quale motivo i nostri militari li devono andare a salvare”. Non c’è più niente di cristiano o di cattolico in tutto ciò, meno ancora vi è traccia di quella Umana Solidarietà o di quella Pietas che spinse il Buon Samaritano a soccorrere e curare a sue spese un Uomo ferito e derubato che “scendeva da Gerusalemme a Gerico”. VERGOGNATEVI!!!Il saggio di Le Bon offre una chiave di lettura anche per quanto sta avvenendo sul versante legaiolo, laddove, riprendendo la sanguinosa rivoluzione spagnola del 1873, riporta il giudizio di un osservatore dell’epoca e così apprendiamo che il decentramento amministrativo, il federalismo, fu“l’inizio della grande liquidazione sociale…Anche il più meschino sobborgo voleva fare da sé. Il federalismo aveva ceduto il posto ad un campanilismo brutale, incendiario e massacratore e dovunque si celebravano cruenti saturnali”. L’analisi di Le Bon lascia qualche speranza, ma è implacabile nello sviluppo dei corsi e ricorsi storici: “L’individuo può ancora sviluppare la sua personalità e la sua intelligenza, ma all’egoismo collettivo della razza subentra uno sviluppo eccessivo dell’egoismo individuale…La civiltà può sembrare ancora splendente, poiché conserva la facciata esteriore, ereditata da un lungo passato, ma in realtà è un edificio eroso dai tarli che non è più sostenuto da nulla e che crollerà al suolo alla prima tempesta. Passare dalla barbarie alla civiltà inseguendo un sogno, poi declinare e morire quando il sogno è finito, tale è il ciclo della vita di un popolo”.   Il berlusconismo ha contagiato i gangli vitali delle Istituzioni, il suo disprezzo per le Leggi e le Norme stanno mettendo a dura prova lo Stato di Diritto, c’è chi prova ancora meraviglia per questo, come se del personaggio non fosse già nota la propensione a “delinquere” pro domo sua. Cos’altro è la privatizzazione dello Stato, l’asservimento delle Istituzioni se non un atto di banditismo, uno strisciante golpe portato a termine grazie alla complicità di un’opposizione inesistente, incapace di proferir parola dinanzi ad uno sfascio di così immane portata.   Non desti stupore la riproposizione del lodo-schifani, una legge già bocciata dalla Corte Costituzionale perché, fra l’altro, viola il principio dell’Uguaglianza. Ma cosa volete che importi ad uno come silvio berlusconi dell’Uguaglianza, del Diritto o della Libertà, giacché sua impunità pensa di essere al di sopra della Legge e pretende di essere più libero di ogni altro comune mortale!Nel “paese dei papi e dei cachi” un lodo, un caco, in più o in meno non fa differenza e anche quello andrà ad aggiungersi alla montagna di cacca costituita dalle plurimae leges ad personam: le famigerate leggi-vergogna promosse in nome e per conto del capo da una torma di legulei  i quali, se avessero un minimo di coscienza dovrebbero quantomeno arrossire  ma, come diceva Paolo Sylos Labini, “si guardano bene dal farlo poiché il rosso è un colore che dà fastidio al padrone”.Non meravigli la reiterazione del patteggiamento allargato, la delegittimazione della Magistratura, la sospensione dei processi per decreto, quali processi è facile immaginarlo: fa tutto parte del copione. E’ un dejà vu!Così come fanno parte della “dottrina antisovversiva” già sperimentata nei regimi sudamericani, l’eliminazione dell’opposizione e del dissenso, la censura, le leggi-bavaglio, il controllo della stampa e della Magistratura. Aspettando l’eliminazione fisica o l’internamento degli avversari politici fatti passare per terroristi! Con l’alibi (falso) di proteggere la privacy dei cittadini si “regolamentano” - si limitano - le intercettazioni telefoniche, togliendo al Magistrato la facoltà di indagare su tutta una serie di reati che suscitano comprensibile allarme sociale (come i furti e le rapine) e tutto perché i sudditi non devono sapere che il “re è nudo”, non devono sapere delle sue malefatte; ma finché ad essere intercettato è stato un qualunque pinco pallino, nessuno ha avuto nulla da ridire, nel momento in cui dall’altro capo del filo c’era l’esimio presidente del consilvio già in odore di corruzione che cazzeggiava amabilmente con uno dei suoi laudatores, ecco che il medesimo si straccia le vesti e invoca il diritto alla riservatezza. E magari con la scusa della riservatezza, venuto meno uno dei più importanti strumenti di indagine, ognuno può impunemente violare il codice, tanto niente e nessuno verrà mai a sapere quanto è buono il formaggio con le pere.    Un personaggio pubblico non dovrebbe avere privacy, proprio perché pubblico, proprio perché la sua carica, la Magistratura che riveste, si diceva un tempo, dovrebbe renderlo così irreprensibile da obbligarlo ad improntare ogni suo atto alla massima onestà, lealtà e trasparenza. Se silvio o altri per suo conto reclamano per una violazione della privacy allora significa che l’esimio presidente del consilvio ha la coscienza sporca e ciò, invero, non è certo una novità.Sulla Giustizia berlusconi pensa alle Leggi in misura dei suoi processi, il riscontro sta nelle citate leggi ad personam già approvate nella XIV legislatura, ma quelle, evidentemente, non bastano a garantire l’impunità: urge approntarne di nuove mettendo le mani sulle intercettazioni, sul patteggiamento allargato, sulla sospensione dei processi e se ciò non bastasse, si ricusi il giudice. La restrizione del range dei reati potrebbe avere un’immediata conseguenza sull’utilizzo delle intercettazioni che sono state già chieste, ma per reati che in futuro saranno esclusi da un provvidenziale colpo di spugna. Infatti, per il principio del tempus regit actum, in un eventuale processo si applicherebbe la legge in vigore al momento dell’atto, con il risultato che i Giudici si troverebbero impossibilitati ad usare le prove nel frattempo raccolte; né la libera stampa, mutilata dalla legge bavaglio, potrà più esercitare il diritto di cronaca rendendo di pubblico dominio, fatti e fattacci che vedono coinvolti personaggi più o meno noti, pregiudicati e spregiudicati, appartenenti a caste, chiese e camarille varie che di certo continueranno tranquillamente a violare il codice, con la certezza di non essere disturbati e intercettati. Se così fosse stato, niente avremmo saputo di decine di inchieste quali calciopoli, parmalat, e risiko bancari vari, per non dire dei furbetti del quartierino, di fassino e compagni e della clinica degli orrori di marca meneghina o della extraordinary rendition di marca cia, per non dire dei “pizzini” di provengano e di quelli di pio pompa. E chissà mai se i relativi processi si celebreranno.E se nel “decreto sicurezza” troviamo una norma salva-premier, nel ddl “intercettazioni” per par condicio troviamo una norma salva-preti. Sua impunità ha trovato il modo di salvare anche un branco di lupi famelici travestiti da agnelli, i preti inquisiti o in predicato di esserlo, e ha guardato benigno alla miseria del clericalume inquisito ed imperante approntando una norma ad hoc.Tantissimi i preti finiti sotto inchiesta, rinviati a giudizio e condannati per reati certo degni della loro pastorale funzione, ne cito qualcuno, i primi che mi vengono in mente: da frate bisceglie che violentava le suore a don gelmini che interpretava a modo suo il sinite parvulos ad me venire, da don cantini che violentava bambini e bambine, al vescovo ausiliare di Firenze, tale maniago con tendenze sadomaso, dal reverendo acampa, monsignore toscano economo e piromane: voleva distruggere col fuoco documenti compromettenti, al reverendo pregiudicato cesare lodeserto, pretacchione leccese che ha lucrato sul business dell’accoglienza il quale don era anche affetto da manie di persecuzione: si mandava da solo sms di minaccia, dal signor giordano ex cardinale partenopeo implicato in un giro di usura fino alle ultime intercettazioni sulla bisteccopoli genovese che hanno coinvolto  i signori bertone e bagnasco, di professione cardinali della chiesa dei papi.Forse sua ipocrisia e sua impunità avranno parlato anche di questo, nell’incontro che hanno avuto qualche giorno fa nel sinedrio d’oltretevere, della necessità cioè di tutelare i pretaioli della chiesa catto-vaticana, dal “rischio indagini giudiziarie e intercettazioni” tanto che nel testo del governo italiota, a estensione di quel pattizio leonino meglio noto come concordato, ci sono un paio di articoli che regolamentano in maniera certosina l’obbligo di informazione che i pubblici ministeri italiani hanno nei confronti della cosiddetta autorità ecclesiastica. Quando scatta un avviso di garanzia per un prete della chiesa dei papi, il pm deve informare il vescovo, diretto superiore del prete inquisito; quando ad essere indagato è un vescovo il pm ha l’obbligo di informare il cardinale segretario di stato del vaticano.Vizi incostituzionali per viziosi incalliti!Sarebbe vano infierire ulteriormente, ritorno a Le Bon per dire come la forza di persuasione, così magistralmente evidenziata dal potere che esercita il berlosko, sia proporzionale ai suoi interessi: più questi sono grandi, più quella viene esercitata in ragione di un potere che gli consente di suscitare bisogni opposti a quelli reali sino a farli apparire e renderli “legali” (la legge come instrumentum regni) e funzionali alla collettività (questo è il vero miracolo!) quando poi, in realtà, si rivelano deleteri per l’interesse generale e utili soltanto a risolvere i problemi suoi e quelli di una ristrettissima cerchia di oligarchi, da qui “la pesante tirannia delle caste”.Riporto di seguito alcuni brevissimi passi tratti da la Psicologia delle masse, anche estrapolati dal contesto e presi singolarmente, riflettono l’attualità politica dimostrando quanto a rischio sia la nostra vizza democrazia e quanto sbagliate siano le direttive imposte da una mente scellerata: “E’ spaventoso pensare al potere che una forte convinzione, unita ad un’estrema grettezza di spirito, può conferire all’uomo dotato di prestigio; ma si tratta di condizioni necessarie per ignorare gli ostacoli ed avere una volontà. Le folle con il loro istinto, riconoscono in mezzo a questi fanatici pieni di energia, il padrone di cui hanno bisogno…La folla è un gregge che non può fare a meno di un padrone…I popoli hanno sempre dei capi: ma non tutti dotati di forti convinzioni…spesso sono rétori sottili, che mirano all’interesse personale e cercano il consenso lusingando i bassi istinti. L’autorità dei capi è assai dispotica, ed anzi riesce a imporsi solo grazie al dispotismo…L’autoritarismo e l’intolleranza danno luogo ad atteggiamenti molto chiari che le folle tollerano o viceversa fanno propri con la stessa facilità. Le folle infatti rispettano la forza e si lasciano scarsamente impressionare dalla bontà, spesso considerata una forma di debolezza. Le loro simpatie non sono mai andate ai padroni troppo buoni, ma ai tiranni che le hanno dominate.”Siamo prigionieri di menzogne costruite a tavolino, spacciate e vendute per verità ad una piazza che un tempo era determinante per il meneur des foules, oggi quella “piazza” è costituita dai mass media, dalla televisione in particolare. Su questi mezzi di distrazione di massa, imperversa il triplice messaggio del teleimbonitore: affermazione, ripetizione e contagio. Si assiste così alla quotidiana manipolazione della realtà e dell’informazione, va in onda a reti unificate la” scomparsa dei fatti” e i megafoni della voce del padrone ripetono l’invito ad “abolire le notizie per non disturbare le opinioni” e l’impunità del conducator.“L’impunità è quel che consente alla folla di inferocirsi senza rischiar nulla” osserva Le Bon. Il berlosko ne ha compreso perfettamente la lezione e dalla teoria è passato alla pratica: caimano e camaleonte a seconda dell’habitat e del sottobosco, egli si mimetizza con essa, con la piazza, e molto freddamente aspetta il momento buono per sferrare l’attacco finale e ingoiare la preda. Grazie alla potenza mediatica dispiegata, il novello duce può virtualmente affacciarsi dal balcone di Piazza Venezia e comunicare alla platea osannante le sue “decisioni irrevocabili”.Forte del 68% di consensi (dacci oggi il nostro sondaggio quotidiano) il novello duce può permettersi strappi istituzionali senza precedenti che mettono in gravissimo rischio la democrazia, può concedesi il lusso di scatenare un conflitto fra poteri: abusando del Legislativo blocca il Giudiziario di modo che l’esecutivo-berlusconi silvio possa avere carta bianca nel fare e disfare pro domo sua. Così come ha sempre fatto e farà.“Il sonno della ragione genera mostri”, diceva Goya.E berlusconi silvio è un mostro illiberale e antidemocratico. Essere antiberlusconiani significa essere antifascisti. Finalmente la cosiddetta opposizione sembra si stia risvegliando dallo stupor berlusconis, anche se tardi, si stanno accorgendo che con la loro comatosa inanità hanno legittimato un mostro.Con i mostri non bisogna dialogare, bisogna solo combatterli, renderli inoffensivi ed evitare che violino la sacralità di un colle, il Quirinale, estremo baluardo eretto a difesa di una Costituzione nata dalla Resistenza, un capitolo della quale, lo si voglia o no, riguarda anche Piazzale Loreto; poiché se la piazza si ribella, così come repentinamente innalza i meneurs des foules, altrettanto velocemente li abbassa precipitandoli da un piedistallo costruito con l’inganno e la menzogna.