Morte Di Gambini

IL SENSO CARNESCIALESCO DELL'ESISTENZA


Il Carnevale nel Medioevo: il contributo di Bachtin.Lo studioso russo Michail Bachtin (1895-1975), nel libro “L'opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale efesta nella tradizione medievale e rinascimentale” uscito nel 1965, dà particolare rilievo al capovolgimento di valori(il materiale al posto dello spirituale, il basso al posto dell'alto, il ventre e il sesso al posto della testa, il comico al posto delserio, il popolo al posto dei potenti) che si realizza durante il Carnevale medievale e rinascimentale. Tale capovolgimentoera proprio delle feste popolari non ufficiali, e dalla tradizione popolare passerà alla "letteratura carnevalizzata ", a quel tipo diletteratura, cioè, che assume la prospettiva "altra" del Carnevale dando vita così a un mondo "alla rovescia " rispetto a quellotradizionale che è invece rispettoso delle consuete autorità e dei valori "normali".I divertimenti di tipo carnevalesco e le azioni o i riti comici ad essi collegati avevano un ruolo enormenella vita dell' uomo del Medioevo. Oltre al carnevale propriamente detto, con tutte le sue azioni eprocessioni complicate che occupavano per giorni interi le piaz ze e le strade, si celebrava la «festa deifolli» (festa stultorum) e la «festa dell'asino»; ed esisteva anc he uno speciale «riso pasquale» (risuspaschalis ) libero, consacrato dalla tra dizione. Inoltre, quasi tutte le feste religiose avevano un loro aspettocomico, pubblico e popolare, anch'esso consacrato dalla tradizione. Questo era il caso, per esempio, del le«feste del tempio», accompagnate di solito da fiere, con il loro apparato ricco e vario di divertimentipubblici (vi si esibivano giganti, nani, mostri, bestie «sapienti»). L'atmosfera carnevalesca dominavaanche la rappresentazione dei misteri e delle sotie 1s. E regnava egualmente in alcune feste agricole, comela vendemmia (vendange), che era celebrata anche in città. Il riso accompagnava anche le cerimonie e i riticivili della vita di ogni gior no: buffoni e stolti vi partecipavano sempre e parodiava no tutti i diversimomenti del ce rimoniale serio (proclamazione dei nomi dei vincitori di un torneo, cerimonie per la con -cessione di diritti feudali, vestizione di cavalieri, ecc.). E nessuna festa aveva luogo senza che vimancassero elementi dell'organizzazione comica come, per esempio, l'elezione, per il periodo della festa,di re e regine «per burla» (roi p uor rire2).Tutte queste forme di riti e spettacoli organizzati in modo comico erano molto diffu se in tutti i paesidell'Europa medievale, ma si di stinguevano per la loro ricchezza e la lo ro complessità nei paesi di culturaromanza, e in particolare in Francia. [...]Tutte queste forme, organizzate sul principio del riso, presentavano una differenza estremamente netta, diprincipio si potrebbe dire, rispetto alle forme di culto e alle ceri monie ufficiali serie della chiesa e dellostato feudale. Esse rivelavano un aspetto comple tamente diverso del mondo, dell'uomo e dei rapportiumani, marcatamente non ufficiale, esterno alla chiesa e allo stato; s embravano aver edificato accanto almondo ufficiale un secondo mondo e una seconda vita, di cui erano partecipi, in misura più o menogrande, tutti gli uomini del Medioevo, e in cui essi vivevano in corrispondenza con alcune date par ticolari.Tutto ciò aveva creato un particolare dualismo del mondo 3 e non sarebbe possi bile comprendere né lacoscienza culturale del Medioevo, né la cultura del Rinascimento senza tenere in considerazione questodualismo. L'ignorare o il sottovalutare il riso popo lare del Me dioevo porta a snaturare il quadro di tuttal'evoluzione storica della cultura europea nei secoli seguenti. [...]Il carnevale, in opposizione alla festa ufficiale, era il trionfo di una sorta di liberazione temporanea dallaverità dominante e dal reg ime esistente, l'abolizione provvisoria di tutti i rapporti gerarchici, dei privilegi,delle regole e dei tabù. Era l'autentica festa del tempo, del divenire, degli avvicendamenti e delrinnovamento. Si opponeva ad ogni perpetuazione, ad ogni carattere def initivo e ad ogni fine. Volgeva ilsuo sguardo all'avvenire incompiuto. Un significato del tutto particolare aveva l'abolizione di tutti irapporti gerarchici. In effetti durante le feste ufficiali le differenze gerarchiche erano mostrate in modoevidente: in esse bisognava apparire con tutte le insegne del proprio titolo, grado e stato, e oc cupare il postoassegnato al proprio rango. La festa consacrava l'ineguaglianza. Al contra rio, nel carnevale tutti eranoconsiderati uguali, e nella piazza carnevalesc a regnava la for ma particolare del contatto familiare e liberofra le persone, separate nella vita normale — non carnevalesca — dalle barriere insormontabili della lorocondizione, dei loro beni, del loro lavoro, della loro età e della loro situazione fam iliare.(Michail Bactin, L’opera di Rabelais e la cultura popolare. Riso, carnevale e festa nella tradizionemedievale e rinascimentali)_________1 Soties: satira dialogata del teatro francese del XV-XVI secolo i cui personaggi appartengono ad unimmaginario popolo degli stolti, allegoria del mondo reale.2 “re per ridere”3 Due concezioni del mondo opposte: quella ufficiale da un lato e quella carnevalesca dall’altro.