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Metz Yeghérn - IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI


Parte I: Breve storia del genocidio degli armeni (tratto dall’omonimo libro “Metz Yeghérn” di Claude Mutafian – editore Guerini e associati) Anzitutto occorre creare i presupposti per un sommario chiaro ed efficace su fatti, luoghi, date, oggetti e soggetti del Metz Yeghérn (“Il Grande Male” come viene denominato il genocidio degli armeni).Le zona abitata dagli armeni è quella compresa tra il fiume Eufrate ed il Caucaso, attorno ai laghi di Van, di Sevan e Urmià.Dall’inizio del XIX secolo, quando le armate russe oltrepassarono il Caucaso conquistando gran parte dell’Armenia persiana, la popolazione armena si divise tra la Russia e l’Impero Ottomano (dove risiedeva la maggior parte degli armeni). In seguito alla dichiarazione di indipendenza della Grecia nel 1821, incominciò lo smembramento dell’Impero Ottomano. La divisione dell’Impero portò in un primo momento un risveglio culturale della popolazione armena che, forte del principio di rispetto e convivenza delle culture rivendicava maggiori garanzie da parte dello Stato, pur sbilanciandosi con il programma di autonomia ed indipendenza del partito Dashnak. Nel 1876 salì al trono il sultano Abdul-Hamid. Due anni dopo, il sultano subì una sconfitta contro i Russi. Nel frattempo incominciò la rivolta del popolo curdo che si accompagnò con la nascita di diversi partiti di stampo armeno. Per tenere sotto controllo e l’uno e l’altro popolo, Abdul-Hamid organizzò delle armate curde (hamidiés) che divennero organo di repressione nei confronti degli armeni.  Quella che gli storici armeni definiscono come la prima fase dello sterminio della loro popolazione si può racchiudere tra il 1894 ed il 1896, anche se i massacri di questo periodo non hanno lo stesso carattere di sistematicità che invece ha la fase successiva del Metz Yeghérn; quella sotto riportata, quindi, rappresenta una tra i differenti punti di vista, in particolare quello di Mutafian che è, appunto, uno storico armeno.In questi anni, il massacro fu attuato con un consuntivo compreso tra le 200.000 e le 300.000 vittime, senza contare le conversioni forzate all’Islam e la fuga di migliaia di armeni dall’Impero. A fomentare l’odio nella regione del Sassun (nella quale avvenne il massacro) contribuirono le false dicerie su un complotto da parte degli armeni (di religione cristiana) che aumentò il fanatismo della maggioranza musulmana. Altro motivo di accanimento fu il presunto ostacolo del popolo armeno nella realizzazione del panturchismo (dottrina che considerava la razza turca superiore ed aveva la pretesa di unire tutti i turchi dal Bosforo alla Cina). La seconda fase dello sterminio passa attraverso due date. Nel 1908 vi fu una rivoluzione per opera del Comitato Unione e Progresso (Ittihad), nominalmente mosso dal principio di uguaglianza tra i popoli e che concesse a tutte le minoranze dell’impero lo statuto di cittadini a tutti gli effetti. Nel 1909, per contro, vi furono due ondate di massacri in Cilicia. Nella seconda ondata fu evidente la responsabilità dell’Ittiahad. Un’altra data importante è quella del 1913. In questo anno i Giovani Turchi alla testa dell’Ittihad instaurarono una dittatura a capo della quale vi furono tre uomini: Djemal, Enver e Talaat.  Dopo la fine del XIX secolo Berlino divenne più influente nei confronti della dittatura turca, a scapito di Londra e Parigi. Fu durante lo scoppio della I Guerra Mondiale che Enver (uno dei tre dittatori turchi) riuscì a convincere gli altri dirigenti turchi ad entrare in guerra con la Germania, contro le potenze centrali (Inghilterra, Francia e Russia). Enver sfuttò la situazione per lanciare un’offensiva contro la Russia (durata sino all’inverno del 1914) che si rivelò un disastro. Nell’Impero ottomano erano presenti a quel tempo circa due milioni di armeni e un milione in Russia. La guerra contrappose gli armeni ottomani da un lato e quelli russi dall’altro. Furono rari gli episodi di cambio di schieramento, ma i Giovani Turchi sfruttarono l’esempio per affibbiare ulteriori colpe al popolo armeno presente sul territorio ottomano.  L’alba di sabato 24 aprile 1915 segna la data commemorativa del genocidio. Vennero, infatti, deportati ed uccisi sulla strada per l’Anatolia più di mille intellettuali armeni alla quale seguì lo sterminio del resto della popolazione (deportati con il pretesto di un allontanamento provvisorio dalle zone attigue al fronte). Alla fine di luglio del 1915 non restò praticamente nessun armeno nell’Anatolia orientale. Si passò quindi alla Cilicia. Gli armeni deportati in Siria, sulle rive dell’Eufrate furono sterminati in un luogo chiamato Deir ez Zor e alla fine del 1916 i soli sopravvissuti erano gli armeni di Costantinopoli e di Smirne. Nel 1918 verso la fine del mese di maggio, una mobilitazione popolare guidata dal partito armeno Dashnag sventa un tentativo di repressione turco e qualche giorno dopo nell’Armenia orientale nasce la prima “Repubblica d’Armenia”. La guerra volgeva al termine e dopo l’armistizio della Turchia con gli Alleati, nel 1920 si sanciva l’esistenza di uno stato armeno indipendente con il trattato di Sèvres.Dopo Abdul-Hamid fu Mustafà Kemal a prendere le parti del nazionalismo turco e, forte dell’appoggio degli alleati contro il pericolo bolscevico e di questi ultimi contro l’imperialismo franco-britannico, ignorò il trattato di Sèvres e fece attaccare il territorio della neonata Repubblica d’Armenia dalle truppe del generale Karabekir. In seguito a quest’attacco, che costrinse la Repubblica d’Armenia ad accettare la resa, Turchia e Russia si accordarono sulla frontiera di una piccola Armenia sovietica e la Conferenza di Losanna (successiva alle vittorie turche su la Grecia) annullò nel 1923 l’efficacia del trattato di Sèvres. In poche parole, la Repubblica d’Armenia e l’identità del popolo armeno furono cancellate. La Repubblica d’Armenia divenne, infatti, uno stato satellite dell’Unione Sovietica, i cui sforzi furono concentrati nell’eliminazione del sentimento di identità armena per sostituirla con quella sovietica.   Vi furono diversi processi allo scopo di risalire alla responsabilità del genocidio, ma l’unico responsabile ad essere punito fu di fatto Kemal. I verdetti decaddero a causa della fuga in Germania dei carnefici, alla quale non fece seguito la domanda di estradizione. Diversi i testimoni ed i dossier a riguardo, portati in sede di processo, come il Rapporto segreto sui massacri d’Armenia del sacerdote tedesco Johannes Lepsius, le Memorie dell’ambasciatore americano Morgenthau, il Libro Blu del diplomatico britannico James Bryce, che però non hanno portato alla giusta condanna dei colpevoli. Ciò nonostante, negli anni successivi al genocidio «Si formò un’associazione segreta armena che diede inizio alla cosiddetta “operazione Nemesis”, ovvero una vendetta nei confronti delle personalità più importanti del Comitato Unione e Progresso. Talaat venne infatti assassinato a Berlino da uno studente armeno (Salomon Teilirian) ed anche Enver venne ucciso in circostanze ambigue» (A.R.). Ai giorni nostri, dopo le prove schiaccianti del genocidio degli armeni, esiste, viva e attiva, la volontà di negare l’evidenza. Tanto che l’articolo 301 del codice turco, che punisce coloro che “offendono l’identità turca”, viene sistematicamente utilizzato per reprimere ogni tentativo da parte di intellettuali (come la scrittrice Elif Shafak, il giornalista Hrant Dink ed il premio Nobel per la letteratura Orhan Pamuk) di sollevare la discussione pubblica sull’olocausto degli armeni.