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Metz Yeghérn - IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI


Parte II: Ucciso il giornalista turco-armeno Hrant Dink Il 19 gennaio ad Istanbul viene ucciso il giornalista turco di origine armena Hrant Dink. Freddato da tre colpi a distanza ravvicinata davanti alla sede del settimanale Agos, di cui ne era il direttore, la vittima era stata da tempo oggetto di pericolose minacce da parte degli ultranazionalisti turchi (Lupi grigi) per aver portato alla luce la questione del genocidio degli armeni (cosa che costò al giornalista la detenzione a 6 mesi, ai sensi dell’articolo 301 sopra citato).La scrittrice turca Elif Shafak –autrice del libro “Il bastardo di Istanbul” e processata per aver offeso con questo l’identità turca- parla della vittima, suo personale amico, come di un patriota, di un uomo che «Amava la Turchia di un amore profondo, intenso, assoluto» ed aggiunge che Dink «Era fiero delle sue origini armene, e fiero di sentirsi profondamente turco». All’indomani della tragedia, tra le prime pagine delle testate del Paese e gli slogan delle manifestazioni di solidarietà da parte del popolo turco compaiono asserzioni come «Il killer è un traditore di questo Paese», «Hrant Dink è la Turchia», «Siamo tutti Hrant» a manifestare il disprezzo della violenza e la volontà collettiva di non negare o mettere a tacere ciò che Dink denunciava. L’assassino, un ragazzo di 17 anni, Ogun Samast originario di Trebisonda, confessa -dopo la cattura nei pressi del Mar Nero grazie al riconoscimento da parte del padre tramite le foto divulgate dalla polizia- di aver compiuto l’efferato delitto perché Dink aveva offeso il popolo turco. A scatenare la follia omicida la frase “il sangue turco è sporco” scritta dal giornalista e letta dal suo assassino su internet. Samast –che era un assiduo frequentatore degli ambienti ultranazionalisti- aggiunge di non provare alcun rimorso per l’uccisione di Hrant Dink. Tutto ciò accade in vista dell’ingresso nella Comunità Europea della Turchia, la cui credibilità è profondamente minata, oltre che dal gravissimo episodio dell’assassinio di Hrnat Dink, anche dalle spinte ultranazionaliste di destra e dalla reticenza nell’affermare e discutere la questione del Metz Yeghérn, il genocidio degli armeni.