Antonio Montanari

La serva di Zofoli vien da Bologna


La "serva di Zofoli" richiamata anche nel nostro dialetto, ha origini bolognesi, come ha scritto il 22 novembre scorso Luigi Lepri che cura una rubrica sull'edizione felsinea di "Repubblica".Fare la figura della serva di Zoboli, dicono appunto a Bologna, per indicare chi è uno sprovveduto, o uno raggirato per farlo passare da sprovveduto.Gianni Quondamatteo nel suo "Dizionario Romagnolo" (ringrazio Maria Cristina Muccioli di avermi trascritto il passo) osserva: "Chi fosse costei, e come venisse trattata, non è dato sapere; si sa solo che quando uno non vuole essere trattato male e intende esprimere la sua ribellione dice: an so miga la serva ad Zofoli!, oppure: chi soi? la serva d'Zofoli?. Mio padre, nato nel 1880, dice che questo Zoffoli era un falegname, macchinista teatrale, e ne ricorda una stupenda figliola andata sposa ad un uomo molto più anziano di lei. Ma il nome di Zoffoli, ripetiamo, è largamente diffuso in tutta la Romagna, e risalire alle origini del modo di dire è letteralmente impossibile. L'Ercolani ricorda questo detto attribuendogli paternità forlivese".Lepri spiega invece: "Il signor Zoboli, che pare realmente esistito, prese a servizio un'ingenua ragazzotta che, oltre ai normali doveri, doveva giocare a carte con lui tutte le sere. Zoboli vinceva sempre e si riprendeva ogni volta la paga giornaliera della domestica che così lavorava gratis. La figura di quella donna, la serva ed Zoboli, divenne dunque sinonimo di minchioneria, di persona che vorrebbe guadagnare facilmente ed invece perde tutto".