Nel buio...

LUDOVICO ARIOSTO


nel Cinquecento scrisse un lungo poema che racconta le vicende di coraggiosi cavalieri e di principesse in pericolo, di maghi e di orchi, di viaggi sulla Luna e di cavalli alati: è l’Orlando furioso, un capolavoro della letteratura italiana al quale, nei secoli, si sono ispirati scrittori, autori teatrali e musicisti. LA GIOVINEZZA E GLI STUDILudovico Ariosto nacque a Reggio Emilia l’8 settembre del 1474. Il padre, il conte Niccolò Ariosto, era il capitano della Rocca cittadina. A quel tempo Reggio Emilia faceva parte del Ducato di Ferrara, un piccolo stato dell’Italia settentrionale guidato dalla potente famiglia degli Estensi. Ludovico ricevette un’ottima educazione: secondo la tradizione umanistica, studiò il latino e in quella lingua compose i primi Carmina. Per volere del padre frequentò la facoltà di giurisprudenza all’Università di Ferrara, ma lo fece con esiti scarsi e soprattutto controvoglia: la sua passione più profonda era infatti la letteratura. Attorno ai 20 anni iniziò a frequentare la corte di Ercole I d’Este e a dedicarsi sempre di più agli studi letterari e alla composizione di versi poetici in latino e in volgare (che è la prima forma dell’italiano). AL SERVIZIO DEI DUCHI D’ESTELa spensieratezza di questa vita fu interrotta dall’improvvisa morte del padre, avvenuta nel 1500. Il patrimonio lasciato dal genitore era scarso e Ludovico dovette farsi carico da solo delle cinque sorelle e dei quattro fratelli; uno di loro, paralizzato dalla nascita, visse con lui per tutta la vita. Dopo diversi incarichi sia pubblici sia privati, nel 1502 Ludovico fu nominato capitano della Rocca di Canossa e nello stesso anno entrò al servizio del cardinale Ippolito d’Este, figlio di Ercole I. Il cardinale era un uomo avaro e insensibile alla cultura e alla poesia. Con lui Ludovico trascorse gli anni peggiori della sua vita, costretto a svolgere compiti ingrati, faticosi e malpagati. Oltre a curare le faccende amministrative e a organizzare missioni diplomatiche, doveva addirittura aiutare il cardinale a vestirsi e a spogliarsi. Lo scontento nei confronti della vita condotta alla corte degli Este si manifestò soprattutto nelle Satire, scritte a partire dal 1517, in cui il poeta riflette con amarezza sugli ambienti cortigiani e sulla sorte degli uomini di lettere. Nel 1517 Ippolito d’Este fu nominato vescovo di Buda, in Ungheria. Ludovico, rifiutatosi di seguirlo, passò al servizio di suo fratello, Alfonso d’Este. Dopo aver viaggiato per tutta l’Italia (si recò varie volte a Roma, presso il papa), nel 1522 fu nominato governatore della Garfagnana, una regione montuosa e selvatica sull’Appennino tosco-emiliano. Era un territorio infestato dai banditi, ma Ludovico dimostrò di avere senso pratico, energia e buone doti di amministratore. GLI ULTIMI ANNINel 1525, lasciata la Garfagnana e fatto ritorno a Ferrara, iniziò per Ludovico un periodo più sereno: gli furono affidati incarichi a lui più congeniali, come quello di sovrintendente agli spettacoli di corte, e poté dedicare più tempo al lavoro letterario. Ludovico amava moltissimo il teatro: nel corso della sua vita scrisse cinque commedie in volgare, che ebbero grande influenza sul teatro italiano del Cinquecento, e inoltre lavorò come organizzatore di rappresentazioni, come regista e persino come attore. Con i soldi guadagnati in una vita di incarichi al servizio degli Estensi, Ludovico comprò una casetta in Contrada Mirasole, sempre a Ferrara. Qui visse gli ultimi anni della sua vita in compagnia dell’amata moglie Alessandra Benucci e del figlio Virginio, lavorando alla terza e definitiva edizione dell’Orlando furioso, l’opera che gli avrebbe dato la fama eterna. Morì nel 1533.Prossimo:” GIOVANNI BOCCACCIO “