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Post n°105 pubblicato il 10 Marzo 2008 da anzan1
 

Che destra sarà!?

meglio Antonio la trippa: vota antonio, vota antonio!

Un simpatico libro di éric Brunet : “Il tabù della destra” recita come sottotitolo: “La Francia ha Sarkozy. E l’Italia?”

Bella domanda risponderei io…

Ma prima di ogni considerazione vorrei riportare una frase di Stefano Zecchi che mi sembra quanto mai opportuna :

C’è sempre un momento nella storia degli uomini in cui la difesa della propria tradizione culturale vuol significare che tutto ciò che è accaduto non è stato vano, che il tormento, la gioia, l’odio, l’amore folle e smisurato per affermare la realtà di una passione continuano a vivere e ad avere un senso

A me sembra che la Destra italiana, che oggi pare aver gettato la spugna per seguire le derive berlusconiane, abbia dimenticato questi insegnamenti. Meglio marchettari ed al governo che onesti difensori della propria cultura e delle proprie tradizioni?

Questo vuol significare lo sdoganamento della destra?

Ma doveva poi sdoganarsi davvero?

Gianfranco Fini, questo novello colonnello che sembrava aver avuto una folgorazione sulla via di Damasco, passato col capo cosparso di cenere per Gerusalemme, apostolo de “La mia destra”, è oramai alla frutta, è “svampato” per dirla alla maniera di un comico oggi in auge. Ossessionato dal morbo di una destra moderna, che non si capisce ancora bene cosa sia, è finito a lustrare le scarpe ad uno di politici più imbecilli di tutta la storia politica italiana.

Io non so davvero quanto possa pagare il suo agire, ma concordo con tutti coloro che oggi a destra ne vedono deluse prospettive ed aspettative. Certo il panorama politico italiano non è dei più felici; tantomeno si riesce a comprendere e farsi una ragione del perché bisogna sempre trovarsi a votare per il meno peggio!

Forse in Italia non abbiamo diritto al meglio…

Forse ci meritiamo tutto questo…

Forse… ma state attenti perché così cominciano le rivoluzioni!

 
 
 

FIDEL: ADESSO IL MERITATO RIPOSO!

Post n°104 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da anzan1
 

LASCIO L'EREDITA' DELLA RIVOLUZIONE E TUTTO QUELLO CHE HO FATTO PER CUBA NELLE MANI DEL MIO SUCCESSORE!

 
 
 

ADDIO FIDEL... MA SE CAMBIASSE IN PEGGIO!?

Post n°103 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da anzan1
 

Con un sorriso amaro, quello stesso che si vede sulle labbra del popolo cubano, quando lontano dalle telecamere dei turisti e dai servizi di Gianni Minà, fa i conti con la propria triste esistenza, scandita da quasi mezzo secolo, dalla miopia del “leader maximo”, leggo oggi queste impressioni spedite da Cuba dallo scrittore e musicista  Alejandro Torreguitart Ruiz. La sua non è una Cuba per turisti, non è il paradiso che molti immaginano, non è certo quello finto che la propaganda castrista e le agenzie di viaggio ostentano… è la Cuba vera, quella che la gente dovrebbe conoscere. In Italia Alejandro Torreguitart è tradotto e rappresentato da Gordiano Lupi. Se amate Cuba leggete quello che hanno da dire i cubani…

Nazareno Anniballo

ADIÓS FIDEL! (di  Alejandro Torreguitart)

(cronaca ironica di un autore cubano sull'addio di Fidel alla politica attiva)

Mio padre porta in casa il Granma come ogni mattina, non so perché lo compri, forse un’abitudine, forse è amico di quel mulatto all’angolo della panetteria di Toyo che lo vende, forse pensa a mia madre che di tanto in tanto ci rincarta roba. Non lo so. Fatto sta che lo compra. Oggi lo sventola a mo’ di bandiera, rosso in volto, emozionato come un ragazzino che racconta una prodezza, sputa fuori una notizia bomba, una cosa sensazionale che farà il giro del mondo.

“Fidel si è dimesso” dice.

“Dimesso da cosa?” domando.

“Non vuol più fare il Presidente del Consiglio di Stato e neppure il Comandante in Capo. Dice che non è attaccato al potere…”

In fin dei conti ha governato soltanto per quarantanove anni, penso.

“E adesso cosa succederà?” chiedo.

“Il Granma riporta una lettera di Fidel a Randy Alonso. Pare che stasera alla Mesa Redonda spiegheranno meglio”.

Sì, alla Mesa Retonta spiegheranno tutto. Non c’è alcun dubbio…

Mio padre è costernato. Legge attentamente i quattro fogli sgualciti del Granma. Non lo avevo mai visto tanto assorto nella lettura di un giornale così inutile. Di solito dà un’occhiata ai risultati di baseball, scorre i programmi televisivi, legge i titoli e scuote la testa, non c’è niente di nuovo, pare che dica, gli imperialisti sono lontani, stanno a casa loro, proprio non la vogliono questa fantastica rivoluzione. Oggi no, invece. Oggi si divora il Granma, non perde una frase, sottolinea, annota, rilegge, non crede ai suoi occhi.

“Cazzo, Alejandro. Siamo senza Fidel. Ti rendi conto?”

Povero papà, lui non è abituato ad alzarsi la mattina e sapere che non c’è babbo Fidel che provvede, non è facile metabolizzare l’idea, pure se dicono che siamo anestetizzati da cinquant’anni di regime.

“Ci resta Raúl, papà. Non ti basta?”.

“Non mi basta no, Alejandro. Vuoi mettere?”

Non ha tutti i torti. Fidel è invecchiato, non è mica lo stesso che prese a scapaccioni Batista, il meglio dei suoi rivoluzionari sono diventati controrivoluzionari e chi ce l’ha fatta è scappato a Miami, lui è rimasto sempre più solo, ma si è fatto nuovi amici. I tempi cambiano, i russi vanno a braccetto con gli statunitensi e i venezuelani governano Cuba a colpi di petrolio. Meo Porcello, detto Chávez, scopre complotti, libera prigionieri dai terroristi e a tempo perso attinge preziosi consigli per costruire il socialismo tropicale. Fidel non ce la fa più, povero vecchio, non c’ha il fisico per tenere in mano le sorti d’una rivoluzione sempre più solida e forte, ci vogliono i giovani. Meno male che  Raúl è ancora un ragazzino, frequenta combattimenti di galli, scommette, qualche volta vince, s’è fatto amico dei cinesi, vuole il socialismo di mercato, c’ha pure qualche vizietto nascosto, un vero scavezzacollo. Siamo davvero in buone mani. Se poi non dovesse bastare c’è Roberto Alarcón, che non s’intende di economia, ma è un rivoluzionario duro e puro, tutto teoria e politica marxista, sacrifici a colpi di machete, zafra e canna da zucchero come se piovesse. Non gli parlate di pesos e dollari ché non se ne intende, mica può sapere tutto lui, che da piccolo nemmeno andava a Varadero, non viaggiava e non frequentava il Tropicana. Povero Alarcón, che a tempo debito gli è mancato un bel culo di mulatta e adesso parla coi giovani e non sa che dire. Per ora è Presidente del Parlamento, sostiene il voto unico, ché bisogna votare senza sapere chi si vota, tanto va sempre bene. Resta Abel Prieto, ministro della cultura per meriti letterari, ché tra lui e la letteratura c’è stata una bella lotta, ma alla fine ha perso la letteratura, poverina, finita nelle sue mani dopo aver frequentato Cabrera Infante e Virgilio Piñeira, non è un bel morire, credo. Abel Prieto dice che a Cuba si può dire e scrivere quello che vogliamo, magari anche pubblicarlo, dirlo in televisione, sostenere che c’è la censura è da stupidi reazionari. E allora la prossima volta, invece di pubblicare in Italia, mando un romanzo inedito a Letras Cubanas, anzi glielo porto a mano, così mi vedono bene in faccia, mi schedano e fanno prima a mettermi dentro.

“Babbo, mi sa che hai ragione” concludo.

“Ho ragione sì. Sono più vecchio di te. Lo so che ho ragione”.

La rivoluzione cubana in mano ai ragazzini mi fa un po’ paura, lo so che si metteranno a giocare con questa cosa messa su da Fidel in quarantanove anni di duro lavoro e la faranno a pezzi. Mi sembra già di vederli. Raúl che perde tempo con galli da combattimento e creoli dagli occhi castani, Alarcón che prende lezioni di economia e Abel Prieto riscrive Il volo del gatto e prova a fare il verso a Lezama. Tanto pure per loro ci sarà un Paradiso, credo. Ecco il grande cambiamento della nostra storia, che tutto cambi perché niente cambi, come ha già detto qualcuno. Adiós Fidel. Ci mancherai.

 Alejandro Torreguitart Ruiz

L’Avana, 19 febbraio 2008

(Traduzione di Gordiano Lupi)

Alejandro Torreguitart Ruiz (L’Avana, 1979) esordisce in Italia con Machi di carta - confessioni di un omosessuale (Stampa Alternativa, 2003). Pubblica in seguito: La Marina del mio passato (Nonsoloparole, 2004), Vita da jinetera (Il Foglio, 2005) e Cuba particular - Sesso all’Avana (Stampa Alternativa, 2007). Sono in cerca di editore la raccolta di racconti All’Avana senza un cazzo da fare – Cronache del dopomuro, il romanzo fantapolitico Mr. Hyde all’Avana e la biografia romanzata Un uomo di nome Che Guevara. Alcuni racconti di impronta politico-esistenziale sono stati pubblicati in rivista e su internet. Gordiano Lupi è il traduttore e il titolare per lo sfruttamento dei diritti sulle sue opere in Italia e per l’Europa.

Sito internet: www.infol.it/lupi.

 Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Direttore Editoriale delle Edizioni Il Foglio. Ha tradotto i romanzi del cubano Alejandro Torreguitart Ruiz: Machi di carta (Stampa Alternativa, 2003), La Marina del mio passato (Nonsoloparole, 2003), Vita da jinetera (Il Foglio, 2005), Cuba particular – Sesso all’Avana (Stampa Alternativa, 2007). I suoi lavori più recenti di argomneto cubano sono: Nero Tropicale (Terzo Millennio, 2003), Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son - viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Orrori tropicali – storie di vudu, santeria e palo mayombe (Il Foglio, 2006) e Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006). Nel corso del 2008 usciranno il taccuino di viaggio Dimenticare L’Avana (Il Foglio) e un libro fotografico su Cuba per Mediane Edizioni di Milano.

 

 
 
 

Post n°102 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da anzan1
 

10 FEBBRAIO:

GIORNO DEL RICORDO

Finalmente dopo troppi decenni di oblio il Parlamento italiano ha approvato, anche se solo nel  2004, la legge di istituzione della “Giornata del ricordo”, restituendo così dignità alla memoria delle migliaia di italiani trucidati barbaramente sul confine orientale e dei 350.000 connazionali costretti all'esilio dalle terre natie di Istria, Fiume e Dalmazia per sfuggire alla repressione dei partigiani del Maresciallo Tito e alla sistematica pulizia etnica attuata nei confronti dei cittadini italiani. Ma le cattive abitudini sono dure a morire e così salvo qualche sparuta celebrazione sono ancora pochi quegli italiani a sapere e voler ricordare….

  • Ricordo le migliaia e migliaia di uomini, donne, anziani e bambini, lasciati morire nel buio di una foiba, seppelliti vivi tra i morti. Perché si risparmiassero le pallottole.
  • Ricordo maestri, preti, soldati, operai, studenti seviziati e uccisi dalle milizie comuniste jugoslave nelle scuole, in strada, in chiesa, in casa propria. Cadaveri disseminati senza pietà lungo tutto il confine nord-orientale d'Italia.
  • Ricordo giovani donne torturate con tenaglie roventi, rinchiuse in gabbie di ferro, stuprate ed esposte al ludibrio degli uomini di Tito.
  • Ricordo quei carnefici ancora impuniti, prosciolti dall'accusa di sterminio per aver operato in territorio "extranazionale" o mai neanche processati.
  • Ricordo la disperazione dei 350 mila esuli italiani di Fiume, dell'Istria, della Dalmazia. Costretti ad abbandonare le loro case, le loro terre, i loro ricordi radicati nei secoli.
  • Ricordo migliaia di persone scomparse nel nulla che l'Italia, l'Europa ed il mondo hanno fatto finta di dimenticare.
  • Ricordo il silenzio degli storici di partito e l'omissione complice della scuola pubblica italiana, perché le giovani generazioni non sapessero, perché non ricordassero. Il 10 febbraio di ogni anno, nel "Giorno del ricordo in memoria delle vittime delle foibe, dell'esodo giuliano - dalmata e delle vicende del confine orientale" io indosso il fiocco tricolore per tributare il mio riconoscimento a questi Figli d'Italia troppo a lungo dimenticati.

IO RICORDO. E TU?

 
 
 

GIORNATA DEL RICORDO

Post n°101 pubblicato il 10 Febbraio 2008 da anzan1
 

FOIBE ED ESODO DEI 350.000 ITALIANI D'ISTRIA, FIUME E DALMAZIA

PREMESSO CHE:

 

n     Con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 il Parlamento italiano ha istituito il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale;

 

n     nella stessa giornata sono previste, per legge, iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado ed è altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende;

 

n     l’occupazione jugoslava, che a Trieste durò quarantacinque giorni, fu causa non solo del fenomeno delle foibe, ma anche delle deportazioni nei campi di concentramento jugoslavi di popolazioni inermi; in Istria, a Fiume e in Dalmazia, invece, questa la repressione jugoslava  costrinse oltre 300 mila persone ad abbandonare le loro case per fuggire dai massacri e poter mantenere la propria identità italiana;

 

vorrei invitare tutti a riflettere su quello che è stata la vergogna perpetrata per oltre mezzo secolo durante il quale “una certa sinistra” s’è preoccupata di nascondere le sue implicazione con le stragi commesse tra l’Istria e la Dalmazia. Ma come se niente fosse quella stessa “certa sinistra”ancora oggi si impegna a giustificare e mistificare i fatti…

Leggete, leggete ed informatevi, POI POTRETE ANCHE VOI COME ME, sapere quello che significa: quando la  morte arriva cantando bandiera rossa!!

 

 

Il Rumore del Silenzio (a cura del comitato 10febbraio)

 

PREFAZIONE

 

Il silenzio a volte è più doloroso di qualsiasi indignazione urlata, di qualunque dichiarazione, di qualunque verità. Il silenzio sulla tragedia delle Foibe, le cavità carsiche nelle quali furono sotterrati vivi dai partigiani del Maresciallo Tito decine di migliaia di italiani, il silenzio sull’esodo dei nostri connazionali di Istria, Fiume e Dalmazia, costretti a fuggire dalla ferocia e dalla pulizia etnica. Pagine tristi della nostra storia mai scritte, mai completamente metabolizzate da una Nazione che ha preferito dimenticare.

Grazie a chi non ha dimenticato, però, a chi per anni ha condotto una battaglia per riportare alla luce squarci di verità, nomi, cognomi, volti, lapidi, testimonianze raccolte dal vento che ha aperto le porte sbarrate dall’omertà e dai colpevoli silenzi.

Grazie a chi non ha dimenticato e grazie al Parlamento italiano, che nel 2004 ha istituito una Giornata della Memoria per la tragedia delle foibe e dell’esodo degli Italiani di Istria, Fiume e Dalmazia che si celebrerà ogni anno il 10 Febbraio. Una data che non servirà ad alimentare odi, perché la storia non è strumento di lotta politica; il 10 Febbraio sarà il momento per raccogliere i sussurri e le voci di quel pezzo di Italia che non c’è più, eppure così viva nella memoria dei sopravvissuti.

Grazie a chi non ha dimenticato, e qualche anno fa ha scritto un libro che raccoglieva quelle voci e quei sussurri, per cominciare a raccontare nelle scuole che cosa accadde in quegli anni: quel libro si chiamava “Il Rumore del Silenzio” e sembrò un sasso lanciato nello stagno di una scuola italiana immobile e troppo innamorata delle proprie certezze. Andò subito esaurito e se ne parlò molto.

Oggi viene ripubblicato, a cura del “Comitato 10 Febbraio”, per celebrare nel migliore dei modi questo primo appuntamento, raccontando fatti, elencando numeri, facendo parlare i protagonisti.

Nessuno restituirà la vita a quelle voci, nessuno ripagherà con un pezzo di terra italiana, istriana, fiumana o dalmata i nostri fratelli cacciati dalle loro case. Noi proveremo a restituire loro la dignità del ricordo, perché non debbano mai più sentire attorno a loro il silenzio

 

GENOCIDIO

Molti in Italia, troppi certamente, ancora non sanno cosa sono state le foibe e cosa sia accaduto nella zona del confine orientale italiano.

Foibe, campi di sterminio, fosse comuni, tombe senza nomi e senza fiori, dove regna il silenzio dei vivi ed il silenzio dei morti.

Migliaia di scomparsi… dalla storia che attendono giustizia e verità. Scomparvero dalle loro case, dall'affetto dei loro cari, dalla loro terra, dalla Patria che tutti amavano al di là delle diverse ideologie politiche.

Insieme vittime di un disegno criminale basato sull'odio etnico e sull'ideologia marxista-leninista, che saldarono il IX Corpus e le armate titine in un'unica fratellanza con i collaborazionisti italiani, rei di essersi macchiati del sangue dei fratelli, sacrificati sull'altare di un sogno utopistico di internazionalismo emancipatore dei popoli.

Tra il 25 luglio 1943 (caduta del Regime fascista) e l'8 Settembre 1943 (data della comunicazione dell'Armistizio, in effetti firmato il 3.9.1943) nelle zone del confine orientale (Friuli, Area giulianagoriziana, Trieste, Istria e Dalmazia) i tedeschi (slavi alleati dei tedeschi e partigiani slavo- comunisti) preparano le contromosse alla prevista modifica di posizione dell’Italia nei confronti della alleanze. In quel tempo nelle aree suddette, erano presenti, con i loro interessi nazionali o internazionali marxisti, le seguenti fazioni: i rappresentanti del Regio esercito italiano (che controllavano non solo le provincie italiane di Pola, Fiume e Zara, Spalato, ma anche l’acquisita provincia slovena di Lubiana e l'intera Dalmazia), i tedeschi (che ritenevano essenziale il controllo delle vie di comunicazione con i Balcani sia dal punto di vista strategico che per il transito delle materie prime), gli sloveni (divisi tra filo-tedeschi e filo-comunisti con sfumature nazionaliste), i croati (il regno di Croazia, più o meno affiliato alla Corona d'Italia, aveva in Ante Pavelic l'espressione nazionalista, filo-tedesca, antiebrea e anti-italiana), i croati filo-comunisti (inquadrati nelle forze della Resistenza, presenti in Istria e a contatto con italiani comunisti), i serbi cetnici, le formazioni volontarie slave inquadrate nelle SS (Bosniaci, Croati, ecc.).

L'area, inoltre, da sempre considerata di influenza britannica, collegava le sue mosse a rapporti stretti sia con Londra che con Mosca, attraverso le variegate componenti etnico - politiche. Questo groviglio di gruppi non si fa trovare impreparato l'8 settembre, ad eccezione degli italiani, le cui Forze armate, abbandonate a se stesse, sono preda dei tedeschi e dei partigiani.

La creazione dell'Ozak (zona d’Operazioni del Litorale adriatico) da parte dei tedeschi e la nascita della RSI (Repubblica Sociale Italiana) che riprende in mano la guida delle istituzioni civili e di polizia (carabinieri, Guardia di Finanza, Pubblica sicurezza confinaria ecc.) contribuiscono ad allontanare dalla zona la presenza iugoslava, senza riuscire ad impedire prelevamenti di persone e sparizioni, rappresaglie, deportazioni di natura etnico-politica.

Le autorità del Reich (nell'ambito delle quali si distinguono due ali: quella tedesca e quella

austriaca, rappresentata dal commissario Rainer e dal comandante SS Globocnick) stringono nuove alleanze appoggiando le nuove fazioni che si sono create e rafforzate nell'area (in Slovenia: Bela Garda e Domobranci - milizie armate anti -comuniste e filotedesche; in Croazia: Ustascia – milizie filo-naziste, ultra nazionaliste e permeate di mito etnico) a discapito degli interessi italiani. Tuttavia il Governo repubblicano fascista riesce a far sopravvivere la struttura amministrativa e la presenza militare attraverso reparti come la Xª Mas, il Battaglione bersaglieri "Mussolini", il reggimento alpini "Tagliamento", la Mdt (Milizia difesa territoriale), naturalmente i corpi di Polizia (Carabinieri, Guardia di Finanza e Pubblica sicurezza) ed altri corpi militari e para-militari.

Si rafforza anche la Resistenza italiana che però si presenta divisa in partigiani garibaldini comunisti - che dal 1944 collaboreranno totalmente con la Resistenza jugoslava rappresentata dal IX Corpus rendendosi responsabili di collaborazione nei prelevamenti di italiani, come provato dalle testimonianze dei familiari dei deportati, e di eccidi di anticomunisti (Porzus 7.2.1945); sono cioè, la parte più dura nella guerra civile (Gap) - e in partigiani osovani. Dal 1944 sono presenti nell'area forti contingenti di cosacchi, caucasici e turkmeni, inquadrati in formazioni militari tedesche ai quali era stata promessa una terra ed una patria nelle zone dell'Ozak.

La presenza di numerosi militari paracadutati tra i partigiani (inglesi, americani, russi) e di incontri e missioni tra il Regno del Sud e reparti militari della RSI rendono sempre più complessa la situazione che esplode alla caduta del fronte ed al crollo della Germania.

È così che il primo maggio, truppe comuniste titine entrano a Trieste e Gorizia e, aiutate dai collaborazionisti italiani, fornite di liste di proscrizione, prelevano, deportano, infoibano e detengono in campi di sterminio circa 12.000 Italiani (secondo il Cln) A Zara, erano entrate il 30.10.1944 mentre a Fiume e Pola entreranno il 3.5.1945.

Il disegno di genocidio fu condotto senza distinzioni politiche razziali ed economiche o di sesso ed età; furono arrestati fascisti ed anti-fascisti (anche partigiani), cattolici ed ebrei, industriali, dipendenti privati ma anche agricoltori, pescatori, donne, vecchi, bambini, e soprattutto, i servitori dello Stato (carabinieri, poliziotti, finanzieri, militi della Guardia civica, ecc.).

 

 
 
 

DI PIETRO...NO GRAZIE!

Post n°100 pubblicato il 04 Febbraio 2008 da anzan1
 

Ma allora Mastella non è il peggio...
“FORSE” Di Pietro l’aveva già preceduto?!? 

Ma qualcuno di voi, cari amici lettori, si ricorda quando il Corriere della Sera pubblicò i nomi di 24 ministri e sottosegretari del governo Prodi, tra cui quello di Antonio Di Pietro, in conflitto di interessi?

“La Procura di Roma indaga su un società del ministro Di Pietro”

A tal proposito non tardò a tuonare contro le accuse il “leone di Montenero” tramite il suo legale Sergio Scicchitano, avvocato del ministro Antonio Di Pietro (nonché - si legge sulla carta intestata - “consigliere di amministrazione Anas spa”, “liquidatore giudiziale C.P. Federconsorzi”, “presidente Lazio Service spa” e “coadiutore giudiziario amministrazione straordinaria Gruppo Cirio”… Ma guarda un po’ quante cariche, ma da dove gli saranno venute?? Ci vien da pensare… ma che combinazione!!! Chissà che non sia stato lo stesso ministro a nominarlo… ). Certo Di Pietro non ha perso tempo ed a suo tempo ha cercato di intimorire, sino a quanto ne ha avuto il potere, chi  si è fatto latore dell’accusa NEI SUOI CONFRONTI, usando toni minacciosi e di pessimo gusto; ma niente di strano, come ha anche detto Elio Veltri pure i “pulici tenanu a tussa”. In Italia siamo oramai vaccinati nei confronti dei potenti di turno, e come diceva Sciascia:

"... e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, che mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini. E invece no, scende ancora più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più in giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere con le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre."

Machiavelli, il quale più filosoficamente aveva una visione pessimistica degli uomini, nel Principe ha scritto: ” Li uomini si debbono o vezzeggiare (che sta anche per comprare) o spegnere”. Questo nostro italico stivale è diventato un paese popolato da una miriade di piccoli aspiranti Machiavelli; e tu bell’Antonio da Montenero di Bisaccia  non fai certo differenza!! Ricordiamoci poi delle dichiarazioni (non discuto sull’attendibilità tutta da stabilire) rilasciate da cesare Previti a proposito di:

”che rapporti ci sono stati tra Previti e Di Pietro?

"Di Pietro era dei nostri, era l'unico del pool con cui si potesse dialogare". Così Previti si è difeso dall'accusa di complotto per far dimettere l'ex pm di Mani pulite dalla magistratura. Quando depone al processo di Brescia sulle pressioni che avrebbero indotto Di Pietro a lasciare la toga, Previti racconta le trattative, durante la formazione del governo Berlusconi, per convincere Di Pietro a fare il ministro degli Interni. Però, secondo l'ispettrice di via Arenula Evelina Canale, fu proprio Cesare Previti a "ordinare" l'inchiesta ministeriale su Di Pietro. Quasi fosse il ministro della Giustizia "ombra" del governo Berlusconi. E comunque non è mai stata smentita la notizia che lo "storico" incontro tra Silvio Berlusconi e Antonio Di Pietro avvenne proprio nello studio di Previti. (la repubblica.it)

Chi è senza peccato scagli la prima pietra…  ops Di Pietro!

Altro che Italia dei valori…

 

Allego per dover di cronaca IL LINK ALL'ARTICOLO INCHIESTA condotta SULLA SOCIETA’ DEL MINISTRO DI PIETRO ANTOCRI dalla brava Rita Pennarola per la Voce della Campania

http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=9464

 
 
 

POCHE PAROLE

Post n°99 pubblicato il 11 Dicembre 2007 da anzan1
 

A VOI I COMMENTI, SE VOLETE, A ME BASTA DIRE

 
 
 

Post n°98 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da anzan1
 

CINA OGGI

UNA “PACATA” RIFLESSIONE

Cosa altro dire che non sia già stato detto delle persone che ci governano?

Cosa altro obiettare alle loro deprecabili azioni che non sia già stato obiettato?

Come altro stigmatizzare se non con 2 SOLE PAROLE il loro operato?

FATE SCHIFO!!

Ed adesso il motivo per l’asserto appena fatto...

Alcuni giorni fa venne annunciata la visita del DALAI LAMA in Italia, e in tanti si misero in moto per accogliere degnamente e con gli onori del caso una personalità che non è solo un uomo di grande dottrina ma soprattutto un uomo di pace che si è fatto da sempre portavoce di una più estesa comprensione tra i popoli e le religioni; per questo motivo ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali il più importante nel 1989 è il premio nobel per la pace.

Ricordiamo che se per la sua religione, “Sua Santità Tenzin Ghiatso”, il Dalai Lama, è considerato la XIV reincarnazione del capo spirituale del Buddismo, e quindi, praticamente il successore del Budda, e dunque una sorta di santo vivente. Ma mettendo da parte l’aspetto puramente religioso, il Dalai Lama è il capo di stato, oltre che la guida spirituale del Tibet... e qui casca l’asino!!

Nel 1959 il Tibet subì l'inizio dell'occupazione cinese, dopo che cinque anni prima la missione di pace del Dalai Lama in Cina era fallita per l'opposizione di Mao-Tse-Tung.
Il Dalai Lama inizialmente si rifiutò di abbandonare il paese in mano al nemico e decise di mettere la propria vita in pericolo per rincuorare i suoi fratelli con la sua presenza, mostrandogli così il suo modo di resistere in maniera non violenta contro gli invasori.
Solo successivamente, a causa del completo isolamento internazionale si è convinto a lasciare la città di Lhasa, per rifugiarsi in India, a Dharamsala da dove guida il suo governo in esilio, dopo la sua fuga egli si è rivolto a varie organizzazioni internazionali per denunciare la violazione dei diritti umani da parte dei Cinesi, e alle Nazioni Unite per sostenere la causa del suo paese. Nel 1963 ha presentato una proposta di costituzione democratica per il Tibet, e nel 1987 un Patto di Pace in cinque punti per avviare una soluzione pacifica della situazione, ma la Cina non ha mai risposto alle sue varie proposte.

 

La Cina maoista e post maiosta, la Cina dei massacri comunisti, la Cina delle repressioni studentesche sedate col sangue delle condanne a morte e la carcerazione di migliaia di dissidenti, la Cina chiusa e retrograda che non rispetta i diritti umani, la Cina insensibile a qualsiasi risoluzione internazionale, la Cina che ignora ogni proposta ecologista, La Cina del disagio culturale degli intellettuali... ebbene QUELLA Cina INDEGNA impone a distanza il suo volere ed ingiunge al Governo Italiano di ignorare istituzionalmente il Dalai Lama...

Ed il governo italiano, e quegli stessi uomini che alla precedente visita avevano fatto la fila per essere ricevuti dal Dalai Lama cosa fanno?
Si calano le braghe ed accettano il diktat comunista spaventati da possibili ripercussioni economiche legate agli scambi con la Cina!!

EBBENE SÌ I NOSTRI GOVERNANTI PREFERISCONO ESSER PRONI E SUBIRE LA SODOMIA IMPOSTAGLI DAGLI INTERESSI COMMERCIALI CON I CINESI CHE ESSER LIBERI ED ACCOGLIERE UN UOMO DI PACE!

Nessuna autorità istituzionale e politica dunque ad accogliere all’aeroporto Tenzin Ghiatso  che non terrà alcun discorso in sedi istituzionali...

Non voglio dire altro... se anche il Dalai Lama fosse stato il “signor nessuno”, non mi sarei mai aspettato che un paese dichiaratosi libero e civile come l’Italia subisse le vessazioni di un paese barbaro come la cina... sì cina con “c”  minuscola, questo paese non merita tanta considerazione, non da me almeno e farebbero bene a riflettere tutti!

Ma dimenticavo di ringraziare per il loro operato i nostri politici governanti, ex leninisti, ex stalinisti, ex maoisti, ex comunisti e poi ex post-comunisti... ed attualmente in una parola sola COGLIONI.

Forse qualcuno ha ragione: quella stella sul simbolo della Repubblica Italiana comincia a diventare inquietante...

 

 
 
 

ANARCHICI...

Post n°97 pubblicato il 30 Novembre 2007 da anzan1
 

MA MI FACCIA IL PIACERE!

L’Anarchia è  una dottrina  filosofica e di pensiero (nulla a che vedere con gli sbandati puzzolenti che si vedono con i loro cani agli angoli delle strade o nei parchi) che propugna l’abolizione dello stato e di ogni potere costituito in nome della libertà e dell’autonomia individuale e nei suoi caratteri generali appare come l’esasperata conseguenza logica dell‘ Egualitarismo, tanto di origine sensista, quanto razionalistica o volontaristica... questo per dirla in breve.  

Il “sensismo”è libertà dell’uomo di cercare il proprio individuale piacere sulla guida delle sensazioni.

Il “razionalismo”è essenziale capacità ed attività umana di darsi ciascun uomo le proprie leggi in base alla ragione.

Il “volontarismo”è libero svolgersi dell’attività umana in base agli impulsi istintivi o volontari.

Per i teorici dell’anarchia la conseguenza filosofica della ”irrevocabilità assoluta” del diritto primordiale dell’uomo ad una sua libertà individuale senza limiti e senza leggi (che non siano quelle date dall’individuo stesso, ed in politica il rifiuto di tutte le istituzioni che alienano all’uomo una parte di questa libertà), deriva dall’uguaglianza assoluta fra gli uomini. All’individuo è riconosciuto il diritto di sviluppare tutte le sue facoltà, i suoi istinti, i suoi desideri, senza che nessun potere esterno imponga limitazione. I principi fondamentali economici dei teorici dell’ anarchia sono uguaglianza economica assoluta fra le diverse attività umane; eversione violenta di ogni istituzione politica, economica e religiosa, in modo da fondere sulle rovine della società organizzata, l’assoluta libertà ed uguaglianza degli individui.

La dottrina anarchica è un “individualismo” assoluto, per il quale è negato tutto ciò che dall’esterno si pone come freno alla completa “estrinsecazione” di tutto l’individuo: istinti, sensazioni, tendenza al piacere, ragione. Per questo, non meno assoluta, è la negazione delle religioni positive, in quanto organizzate in chiese ed in principi etico-religiosi, fondamento della disuguaglianza fra gli uomini. L’unica religione per i teorici dell’anarchia è quella che ciascun individuo si può dare, creata interiormente.

Il padre dell’anarchia è il pensatore inglese William Godwin che nella sua opera fondamentale: “Ricerca sui principi della giustizia sociale e sulla sua influenza sulla virtù e la felicità generale” (1793) afferma che la libertà è libertà nel dovere. Libertà ed uguaglianza sociali, lotta contro ogni forma di società e  di Stato organizzati, universalismo, derivano al Godwin dal suo razionalismo portato alle estreme conseguenze logiche.

Il moderno movimento anarchico sembra cominciare con Pierre Proudhon (1809-65) la cui opera: “Qu’ est-ce que la propriété?“(1840) contiene il famoso aforisma . “La propriété c’est le vol“. Dal suo pensiero è  derivato l’Anarchismo Politico, propugnante l’assoluta uguaglianza  fra gli uomini, l’abolizione di ogni proprietà ed autorità, meno la familiare, la spartizione dei prodotti secondo i  bisogni dei singoli e le ore di lavoro compiute. Ciascuno governi se stesso.

Dopo Proudhon, Max Stirner, fin dal 1845, nel suo libro “L’Unico“, propugnò il trionfo dell’IO individuale da ottenersi mediante l’abolizione della religione, della morale, del diritto, della legge, della famiglia e dello Stato, considerati da lui come “gioghi gravanti“ sul collo dell’individuo.

Ma, il vero fondatore dell’Anarchismo come “Movimento politico“ è Michele Bakunin che, formatosi prima alla scuola dell’idealismo tedesco, passò, poi, alle dottrine  “positiviste“di August Comte. Dalla sua attività confusa e tumultuosa e dalle sue controversie con Karl Marx, risultò la netta distinzione fra anarchia e socialismo.

Ultimo fra i grandi teorici dell’anarchia  fu il principe Kropotkin.

Nel secolo XIX in seguito all’emigrazione politica russa, le dottrine anarchiche assunsero estrema violenza: nichilismo, totale distruzione di istituzioni, con tutti i mezzi violenti possibili, attentati, distruzioni, etc.

Nel primo novecento l’attività violenta degli anarchici fu particolarmente crudele e spesso rivolta contro personaggi politici o regnanti. Durante la guerra civile spagnola le efferatezze compiute soprattutto nei confronti del clero, suore, preti e cattolici sono inenarrabili. Hanno stuprato, violentato ed ucciso suore nei loro conventi ed incendiato chiese. In Italia il movimento anarchico ebbe i suoi centri principali nella Lunigiana, a Carrara ed in Romagna.

Ai nostri giorni, il carattere filosofico-dottrinale è andato via via scemando, ed in tempi molto più recenti, ritroviamo i neo sedicenti anarchici presenti ad ogni summit internazionale, dove puntualmente si impegnano a  scatenare la loro violenza su persone, forze dell’ordine, ed su  tutto ciò che incontrano.

La totale assenza di intenti di queste persone, il loro prevaricare gli altri e l’altrui proprietà mi ha fatto sorgere il dubbio , (e non credo d’esser l’unico a domandarselo…), che questi novelli Bakuniani, nulla sappiano della dottrina della quale si considerano apostoli. Questa pletora di puzzolenti individui che sovente cannati, ubriachi e sfatti (fatti già lo sono…), si aggregano nei parchi, vivono nella più becera promiscuità tra loro, con i loro cani  (oltre che con quelli che ne risultano i principali abitanti del loro pelo). Ignari ed incolti, all’oscuro dei principi filosofici dei loro ispiratori, ricordano e propugnano solo quello che è un minimal-anarcoide-pensiero: fanculo al mondo, mi faccio i cazzi miei! Così pretenderebbero di non dover sottostare alle leggi dello stato, ma dimenticano quella che è la legittima altrui libertà di pensiero e di intenti. Ed allora io vorrei che finalmente qualcuno si decidesse a liberarcene per sempre (e non solo sporadicamente) mandandoli finalmente fuori dai coglioni, a calci nel culo, con la forza e la violenza se necessario, quella stessa che loro predicano e profondono nelle loro proteste.

Liberateci da questi parassiti sociali, liberate gli edifici occupati illegalmente, liberate i parchi, liberate le strade e restituite il maltolto alla gente comune, ai bambini, agli anziani a quelle stesse persone che oggi si guardano bene dal passargli accanto per timore, ma anche per lo schifo.

E se proprio desiderano vivere alla loro maniera si pensasse ad un accordo internazionale che li metta tutti su un’isola lontana, dove possano fare quello che vogliono… ma lontano dalle palle!

In Toscana s’è cominciato, speriamo che duri!

 

 

 

 
 
 

NASCE UN NUOVO TAG

Post n°96 pubblicato il 28 Novembre 2007 da anzan1
 

Questa sezione è aperta  a tutti coloro che vorranno fornire segnalazioni e suggerimenti relativi al tema del tag.

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Speriamo che a qualcosa servano, questi dati di DiarioAperto: a capirne di più, a permettere di interpretare più approfonditamente quel cambiamento sociale in atto che passa anche tramite i blog in italiano linkati tra di loro, tra i loro autori e i loro lettori.


 

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