apg - Emilia Romagna

Ci sono!


Nel sottoscrivere con entusiasmo il programma di A.P.G, e nel constatare con gioia l’adesione di persone che stimo, pubblico qualche riga in risposta agli interventi fatti finora.A quanto pare, bisognerà selezionare alcune persone che saranno abilitate ad allenare nei campionati nazionali. Io suggerisco di farlo con principi di MERITOCRAZIA, TRASPARENZA e NON DISCRIMINAZIONE. Vedi, Maurizio, a mio modesto parere, fare prevalere il buon senso significa fare prevalere il merito, perché il mio buon senso vuole che sia premiato chi ha più meriti. LA TRASPARENZANelle companies all’avanguardia si è DA ANNI sviluppata la prassi di applicare il principio della trasparenza a qualsiasi forma di “recruiting” (si potrebbe tradurre con “reclutamento”, ma il senso in inglese è più ampio perché comprende anche quello che noi chiamiamo “selezione”): in pratica quando bisogna operare una scelta, soprattutto in campo di Risorse Umane, è moralmente obbligatorio rendere pubblica la lista dei criteri in base ai quali si seleziona, la lista dei selezionati, e i motivi per cui gli esclusi sono tali. Un manager ci mette firma e faccia. Cosa si gioca l’azienda? La reputazione! Sarà giudicata dall’opinione pubblica e dai potenziali futuri lavoratori. Negli altri Paesi questo concetto è “piaciuto” ed è stato esteso a cascata verso tutti i settori della vita pubblica. In Italia evidentemente no: voi sapete perché è stato scelto QUEL conduttore del telegiornale? Perché è stato nominato QUEL manager? Perché è stato promosso QUELL’arbitro? In Italia non si sa, si SUPPONE! E le supposizioni si prestano per loro natura alle strumentalizzazioni di chi non è contento delle scelte.Apro una parentesi e la metto sul personale, per fare un esempio: qualcuno avrebbe potuto supporre che gli incarichi che ho ricevuto dal mio Comitato Regionale e dal Settore Squadre Nazionali fossero il risultato del fatto che lavoro nella squadra dove allena anche il Responsabile Tecnico Regionale, nonché ex RTT. Rivendico fermamente il fatto che Maurizio Massari sia responsabile del mio settore giovanile, e prima di questo mio amico, ma Vi garantisco che se avessi avuto il minimo dubbio che questo potesse influenzare il processo della mia selezione (per la serietà e la professionalità delle persone che vi erano coinvolte) non avrei mai accettato quegli incarichi. Tuttavia, visto che ancora non so, ma solamente INTUISCO perché sono stato scelto (ci sono dei criteri di scelta per gli RTT, sono condivisibili, ma in quanti li conosciamo?) e poiché quello che ho scritto corrisponde a quello che penso, finchè non ci saranno segnali di cambiamento, credo che non accetterò più tali incarichi.Chi mi conosce sa che non sono un grande tifoso del Mercato, tanto meno di quello Globale così come è stato sviluppato, ma ammetto che a volte nel Mercato nascono buone idee.LA NON DISCRIMINAZIONELeggendo la lettera di Enzo Belloni, mi sono accorto di un grande problema: un corso allenatori strutturato con trasferte lunghe due settimane e a pagamento è fortemente discriminatorio! E’ discriminatorio nei confronti di chi lavora, di chi ha famiglia e anche di chi studia, perché in quel periodo ci sono gli esami e non è detto che mamma e papà vogliano/possano finanziare il soggiorno in Valtellina! Insomma, è discriminatorio nei confronti di tutti, tranne che i professionisti.Propongo quindi che, come per tutti gli esami di questo mondo, sia pubblicato un programma e siano consigliati dei materiali su cui studiare. Come giustamente dice Davide Castrianni, i programmi devono essere differenziati tra chi vuole allenare “senior” e chi “junior”. Devono essere pubblici anche i criteri di valutazione (ad es. le capacità interpersonali e di comunicazione, le esperienze fatte, le conoscenze acquisite durante il corso, ecc.). Infine, non devono essere discriminati coloro che tale corso non possono frequentare: rivendico imparzialità assoluta di giudizio per “frequentanti” e non.Questo, secondo me, è l’atteggiamento da tenere tra persone civili, in un Paese civile. Io e un mio amico parlavamo, a livello più macro, di queste cose in Finlandia. Una ragazza tedesca ci disse “Ma allora ha ragione chi dice che siete una Repubblica delle Banane”. La risposta è stata “E’ vero, a volte sembra sia così. Ma abbiamo la speranza di poter cambiare le cose. Qualcuno, come noi, ci crede…STILL…PROUD TO BE BANANEROS!”.Michele Bazzi