Creato da Quietedimontagna il 01/11/2008

In cammino

un passo davanti all'altro

 

Atto II Il Vallo di Adriano (Newcastle - Heddon)

Post n°4 pubblicato il 01 Novembre 2008 da Quietedimontagna

La sveglia del cellulare di Luca inizia a suonare, ma noi siamo già potentemente operativi sul territorio, o almeno sull'odiosa moquette che infesta tutte le abitazioni britanniche, stiamo smadonnando come assassini nel tentativo di infilare il basto metallico nello zaino, la stanza è un casino, l'attrezzatura copre tutte le superfici disponibili; per le missioni Apollo hanno usato meno roba di noi due che dobbiamo solo passeggiare tra i prati, finalmente gli zaini sono affardellati le borse chiuse. Scendo a fare colazione in infradito, ma dopo la cena della sera precedente non ho molta voglia di mangiare roba fritta, l'odore per le scale mi nausea un po', poi penso che ci dobbiamo smazzare quei 25 km e mi covinco che sia meglio mangiare.
Mangiamo come porcelli tutto quello che riusciamo e un po' di roba me la infilo in tasca... meglio risparmiare no?... tanto per parafrasare l'albergatrice anoressica.



Salutiamo l'albergatore che rivedremo tra una settimana, ci dice di inviargli una cartolina e la porta si chiude alle nostre spalle, come attraversiamo la strada siamo sul lungomare e mi sento particolarmente mostro, sono in braghe di panno marrone lunghe sino al ginocchio, maglietta tecno antisudore, ammazza acari grigio topo, camicia hi tech, a quadretti bianchi e celesti, zaino madeinchina (maidinciaina) arancio, nero, bianco catarifrangente e grigio (2 tonalità) con svariati taschini amovibili lungo la fascia addominale, scarponi in gore-tex modello Tibet in dicembre, con calzettoni hi-performance blu e bianchi arrotolati alla caviglia, testa pelata e trippa che deborda dalla maglietta, Homer Simpson è più bello di me.



Il socio indossa: Scarponi modello Annapurna durante una bufera di neve, calzettoni da calcio in cotone bianco, pantaloncini della Juve campionato 1855/56 in nylon nero con stella giallo canarino, maglietta dell'Inghilterra degli europei del 1916, occhiali da vista e vasta stempiatura da intellettuale di sinistra, zaino: vedi il mio. Sembravamo la versione Franco e Ciccio dei cowboy gay di Brokeback mountain, ci mancavano i pony con la scogliosi e saremmo stati a posto.



Luca si accende una cicca tanto per ossigenarsi i polmoni, guardo il mare, respiro a fondo, non ci credo ancora, poi sospiro e guardo se nicotina Joe ha finito di pippare, non ancora, poco dopo con movimenti studiati e lenti spegne il mozzicone e lo infila in un cassonetto, partiamo verso il centro del paese, mi sento un po' a disagio, ma poi mi accorgo che il paese è vuoto o quasi e la gente non ci degna di uno sguardo a meno che non gli si passi sui piedi, iniziamo a fare le foto di rito e siamo alla stazione della metro, destinazione Wallsend, ovviamente paesino nel circondario di Newcastle dove finisce o inizia il Vallo.

In metro attiriamo un po' l'attenzione con nonchalenche afferro una copia di un quotidiano gratuito e mi metto a leggere la cronaca locale.

Siamo arrivati al punto di partenza, il forte di Segedunum sulla foce del Tyne, qui si fa il primo timbro sulla credenziale del trekking, visitiamo il museo romano, mettiamo in crisi le hostess quando riveliamo la nostra nazionalità, hanno guide in tutte le lingue del mondo, eccetto l'italiano, ci dicono che siamo i primi che vedono, mi sento un po' come Armstrong quando posò i piedi sulla luna.
Una madama ci accompagna all'uscita e ci indica la via del cammino, sembrà Mosè e noi docili agnellini pronti per essere immolati sull'altare del sacrificio.

Il primo passo è fatto, circa 70 cm, ne mancano appena 19286 alla fine, sempre se si azzecca la strada giusta.

APPUNTO!

Fa abbastanza caldo sono un po' rigido, ho sete e non ho acqua, arriviamo in un quartiere tranquillo dove in un drugstore scopro che l'acqua in bottiglia costa il doppio della Barbera di Alba, la cosa non mi delizia molto, mi viene una paranoia, da 36 ore non bevo un caffè sono in crisi di astinenza, per distrami chiedo a Luca la mappa, non trovo la via in cui siamo, mi dice che va bene lo stesso, proseguiamo, solo che mi sembra che il fiume sia dal lato sbagliato, controllo nuovamente la mappa, infatti è così. Secondo il socio, la cartina, è fatta male, io provo ad abbozzare che forse stiamo andando nella direzione sbagliata, cerco di capire da che parte scorre il fiume ma il vento inganna, guardo se vedo il mare, niente, non mi piace la situazione, Luca va come un cammello, io continuo a leggere la carta in cerca di un punto di riferimento, nulla.
Due ore dopo ecco un bel cartello stradale che indica il porto, cioè il mare, quindi o abbiamo attraversato l'Inghilterra a piedi in 2 ore o abbiamo cannato alla grande la direzione, io entro in fase zen e taccio, il socio smadonna come un serial killer, ma non è ancora convinto, magari hanno sbagliato a segnalare il porto pensa, mi fermo alla fermata del bus e chiedo ad un ragazzo, ci da dei mostri quando capisce la nostra meta e poi dei tonti quando ci spiega che abbiamo fatto 7 o 8 km nella direzione opposta.
Luca è in tilt, ha tirato giù gli dei di almeno 12 religioni e i santi di tutte le altre, in qualche modo ci si accorda di prendere la metro sino alla stazione centrale e di lì riprendere il cammino a piedi.
Di nuovo in metro, il ragazzo è livido, mi chiedo perchè ci si debba incazzare così tanto, non è morto nessuno, per tutto il tragitto fissa il vuoto con cattiveria, in confronto Freddie Kruger sembra un volontario dell'esercito della salvezza, mi godo il panorama che scorre lungo i vetri del treno e ogni tanto mi delizio a guardare le generose forme delle figliole britanniche; siamo in centro e ci dirigiamo verso il fiume, Newcastle è una cittadina bella, ordinata, nonostante i luoghi comuni la gente è gentile e ospitale.
Arriviamo al fiume, incontriamo anche 2 italiani, che spariscono subito in una viuzza, ecco il fiume e troviamo l'indicazione del cammino, siamo un po' più tranquilli ma metà della giornata è andata, dobbiamo ancora macinare tanti kilometri, sul lungofiume molti impiegati consumano un veloce pasto, inizio ad avere appetito, ma Luca decide di mettersi a dieta. Mezz'ora dopo siamo fuori della città in mezzo ai prati più verdi che abbia mai visto, ho fame, mi siedo nell'erba e cerco qualcosa di commestibile nello zaino ho 3 blister di marmellata di agrumi, delle tavolette di cereali pressati e una scatola di cereali da mettere nel latte, ma non ho latte, trovo anche una banana, mangiamo con avidità il tutto pulendo minuziosamente i contenitori, poi un sorso di acqua, il sole si avvia al tramonto o quasi, riprendiamoa camminare.


La stanchezza si fa sentire ma Luca ha parzialmente assorbito l'incazzatura mattutina, ha ancora l'occhio da triglia malinconica, di nuovo un piede avanti all'altro, attraversiamo un parco giochi, una quartiere popolare dove due bambini ci salutano e ci guardano sparire all'orizzonte, non parliamo, viaggiamo ad una decina di metri uno dall'altro, ogni tanto vado avanti io, ogni tanto Luca, arriviamo ad una campo da golf, dove rischio di essere lapidato da una pallina vagante, che in seguito cerco in vano di recuperare come souvenir, saliamo un dolce declivio tra le piante e sul colmo ci giriamo a guardarci indietrola città è un bel po' indietro, non ci pare vero di avere camminato tanto.

Cammina, cammina siamo in mezzo agli alberi su di una ciclabile usata dai locali per far scaricare i loro cani, facciamo degli slalom da far impallidire la Karbon, ad un certo punto scopriamo di avere delle allucinazioni, vediamo dei villici dal faccione rubicondo con in mano invitanti boccali di birra, seduti su panche, c'è un pub in riva al fiume, allunghiamo il passo e in men che non si dica siamo seduti al bancone, che cerchiamo di tradurre il menu, con la giovane cameriera riesco a capire che cos'è un wrap imbottito (una piadina fredda ripiena di salse, verdure e pollo), lo prendo, Luca da buon intenditore decide di chiedere un panino alla veneta, pancetta e formaio (formaggio), 10 minuti per fargli capire che cos'era il bacon:

L:"Pliis, I uont a senduic uit becon end ciis"
Cameriera e padre:" Non sappiamo cosa sia il becon:"
L:"Becon!!,Becon, mona.!"
C&P:"Non capiamo."
Nel frattempo stavo annegando per le risate in un boccale di birra.

Silenzio.

P:"ahhh beeicon!"
F:"ah il beicon, mona!"
P:"Ci dispiace lo abbiamo finito."
A questo punto mi sono venute le convulsioni per il gran ridere, la faccia di Luca sembrava quella del cane che fa la pubblicità contro gli abbandoni estivi in autostrada.
Con le lacrime agli occhi mi lascio cadere su un divanetto nella sala attigua, arriva l'uomo sotto choc e si siede scuotendo il testone, non mi ero ancora ripreso dalla spassosissima scena che arriva una signora con fare preoccupato e chiede se siamo noi i " 2 german boy", grazie alla nostra accento di Norimberga canavese ci avevano scambiato per tedeschi, a quel punto hanno dovuto recuperarmi sotto al tavolo, non avevo mai riso così tanto, Luca rimane immobile come una statua, non ha retto la cosa, temo che tenti di suicidarsi con il tovagliolo di carta, poi scuote la testa e riprende a mangiare.
La signora era la cuoca che voleva scusarsi perchè non avevano il cibo che avevamo ordinato, ci commuoviamo come vitelli, una cosa così da noi te la sogni, ma quando mai?!?!

Siamo ad agosto, i prati sono ancora verdi e il grano è ancora da mietere, per un figliolo del sud Europa come me fa un po' strano, una dolce brezza accarezza le spighe, il socio è concentrato a fare una foto e a fumare una bionda americana, col sole che scende le tinte si fanno vivide e calde, mi sento bene, continuo a guardarmi intorno, ho persino paura di sapere che tutto ciò che vivo in quel momento un giorno sarà un lontano ricordo.
Intimamente penso che sarebbe meglio essere abbracciato ad una figliola a fare di questi pensieri ma rio fu il mio destino e mi ritrovo con la versione depressa di Del Piero dopo un allenamento sotto la pioggia, lascio spaziare la mia fantasia tra l'oro del frumento e i miei pensieri si perdono nella foschia dell'orizzonte, si riparte non vedo l'ora di farmi una doccia.

Saliamo sul colmo di una collina ed entriamo nel villaggio di Heddon on the Wall, peccato che del wall non ci sia molto, ma è meglio di niente, abbiamo raggiunto la fine della tappa?
ILLUSI!


Luca su Vallo di Adriano 9 agosto 2007




Controluce sul fiume Tyne



Vallo di Adriano sotto Sandrin

Il B&B non è sulla collina ma lungo la military road che è lunga come la quaresima, se non altro le foto che scatto sono belle, siamo al tramonto, i campi di grano lasciano il posto ai pascoli e incontriamo i veri abitanti dell'isola, le pecore, abbiamo fame è qualche porzione di abbacchio non ci dispiacerebbe.
Le case sono poche, le indicazioni, di meno; Luca stranamente esce dal suo cronico torpore e nonostante la stanchezza viaggia come un'antilope braccata da un giaguaro, entriamo dentro un complesso, ma è tutto chiuso, il socio sembra in preda al ballo si San Vito, mi strappa la carta di mano e corre nel giardino di una casa, vuole un bagno.
Siamo di fronte ad un albergo di lusso dove, nel prato, un'auto di lusso tedesca traina uno stranno rullo che alza erba in aria, ci resto di legno, voglio una Ferrari al posto del tagliaerba!
Suono e una matrona di notevole importanza fisica ci accoglie, gentile ma mi ricorda la signora Rottenmayer di Heidi, ci fa levare le gli scarponi e ci conduce alla nostra stanza, chiede se vogliamo da bere, farfuglio in esperanto qualcosa, poco dopo torna con due bottiglie di acqua e ci da la buona notte. Il socio mi chiede preoccupato: "Buonanotte? e la cena?", serafico ricordo che ci troviamo in un B&B e non danno cena, C. Colombo aveva un'espressione meno sorpresa quando vide per la prima volta il continente americano.
Mentre il ragazzo si fa la doccia cerco in tutti i cassetti e in poco tempo faccio con l'immancabile teiera elettrica, un beverone a base di panna, caffè, tea, anti tarme e tutto ciò che trovo nei cassetti, ci sono anche 2 biscottini a testa.
Ho tutti i muscoli che fumano, piedi che urlano, fame e sete.
Ci addormentiamo mentre come due disperati cerchiamo di completare una schema di parole crociate.
Finisce coì il primo giorno di trekking, il primo di sei.

 
 
 

Atto III Da Heddon on the wall a Wall

Post n°5 pubblicato il 02 Novembre 2008 da Quietedimontagna

Sull'Inghilterra si prepara un'altra giornata di sole (strano), ci alziamo devastati dai dolori, sembriamo i due vecchietti del Muppet Show, uno zoppica, l'altro cammina piegato in due, mi avvicino alla finestra per fare un po' di luce e subito un'oca gigantesca zompa verso di me ringhiando come un leone africano, come allungo la mano fuori della finestra cerca di beccarmi, la faccio incavolare fino a quando il mister non è operativo per la colazione.
Ci fiondiamo nella sala da pranzo e traumatizziamo il cuoco per quanto pane tostato mangiamo, i figlioli albionici non sono abituati a vedere gli italici figlioli mangiare pane; mangio e bevo l'impossibile, funghi alla Stroganoff, bacon fritto, salsicce, uova, muesli, burro, marmellate, tea, latte, cereali, yogurt; scofano l'impossibile, ho la glicemia sotto ai piedi (nemmeno una vescica però...), faccio bis, ter, poker di tutto, il socio essendo di dimensioni ridotte, mi segue a distanza, ma si difende bene, non ama i sanguinacci, che baratta con i miei funghi e giù a mandibolare come scippatori.
Salutiamo, infiliamo le coperture da gara, gli zaini da cow boy gay e partiamo, scricchiolando come vecchie porte, Luca arranca e fuma, tra me e me mi auguro che l'enfisema polmonare che cerca con tanta abnegazione si manifesti solo a fine viaggio. Ho un sonno incredibile.
Una volta a casa scoprirò l'entita delle occhiaie che avevo quel mattino.

Siamo già cotti prima di partire, davanti al secondo dei 500000 cancelli che dovremo superare nei prossimi giorni, ce ne sono di vari tipi e fogge, al primo credevo lo avessero sprangato poi capii che non andave aperto ma scavalcato con tecnica celtica, questo invece si apriva in modo umano e si richiudeva a molla, tutti questi cancelli, a molla, con meccanismo meccanico, a sbalzo, kissing gate servono semlicemente per evitare che gli animali fuggano dai pascoli o che i greggi si mescolino tra loro.

Si cammina per tutta la mattina lungo un sentiero che costeggia la strada che unisce Newcastle e Carlisle che a sua volte segue il tracciato del vallo, si marcia su di un morbido tappeto di erba, c'è silenzio, stranamente il mio socio sprizza buon umore e si chiacchera amabilmente per alcune ore, ci fermiamo a bere un po' di acqua, Luca assume un po' di nicotina, facciamo due parole con i due nuovi amici che si fiondano in un capanno in riva ad un laghetto per fare un po' di bird wacthing, noi si riparte.
Il cuoco del B&B ci aveva detto che avremmo incontrato molti posti dove mangiare bene e a poco, lo speriamo intensamente, non abbiamo che un litro di acqua a testa e tanta speranza.
Del vallo non è rimasto molto se non la traccia di uno dei due fossati e qualche cartello che indica il cammino, fa caldo.



In cielo le nuvole si rincorrono, non credevo che il cielo fosse così bello come qualcuno mi aveva accennato, ma i venti dell'oceano fanno magie, siamo circondati dal frumento, scateno tutta la mia arte fotografica, nonostante viva a fianco ad un campo dove spesso seminano grano, non avevo mai apprezzato questo cereale per le sue doti estetiche, mentre l'altro fuma mi godo il vento che accarezza le spighe.
Si riprende a camminare, i muscoli si sono sciolti e si va avanti bene, tranquilli e sudati per fortuna non fa caldo come da noi, verso le 14 usciamo dai campi, il sentiero costeggia la carrozzabile e poi svanisce ad un incrocio e dietro ad una macchia di alberi ecco materializzarsi un pub, ho già le bave alla bocca per la fame, Luca rantola qualcosa e ci teletrasportiamo ad un tavolo.
Esordisco con un panozzo roast beef e marmellata di mirtillo, poi vado a scegliere le birre, il socio attende al tavolo, la mia ha un colore strano ed un gusto dolce, non capisco, Luca assaggia, per lui è vino bianco, lo stronco con un'occhiataccia, assaggio ancora una volta è sidro, al ragazzo piace e decidiamo di reidratarci col vino di mele, dopo un litro e mezzo a cranio cerco di far capire all'altro che è ora di partire ma mi sembra in coma vigile, capisco dalla brace della sua sigaretta che si fa più brillante, che un lobo del suo cervello funziona dopo un po' di insistenze riesce a scrostarsi dalla panca, il cielo è plumbeo, i campi di grano sono finiti ci aspettano quei 100 kilometri di pascoli.

Il ragazzo è in preda ad euforia etilica e si fa una parrucca di paglia, addirittura sorride, sto chiamando il 412 per avere il numero della'anonima alcolisti, Luca che sorride mi spaventa, non l'ho mai visto così. La camminata procede in armonia ogni 300 metri dobbiamo sparire dietro ad un albero, per eliminare i liquidi in eccesso, scherzi del sidro.



Siamo sotto ad un cielo plumbeo ma sopra ad un tappeto verde da non credere, pian piano il prato, in lontananza, si riempie di macchie bianche e dopo pochi passo siamo in mezzo ad una miriade di pecore e resteremo con questa compagnia timida e riservata per tutto il viaggio, ogni 100 o 200 metri finisce un appezzamento delimitato da lunghi muri a secco che segnano quei dolci rilievi per kilometri e kilometri, per passare queste barriere ci sono apposite scale.

Mano mano che procediamo da dolci declivi da superare arriviamo al livello di salitine, siamo sempre più vicini al confine con la Scozia, un gruppo di giovani fighetti locali ci supera di prepotenza, poco dopo li becchiamo a mangiare e a bere sul cofano di alcuni fuoristrada, comodi!
Non hanno bagagli e i genitori li aspettano ogni 2 kilometri, ci sentiamo offesi nel nostro orgoglio di camminatori puri e impettiti continuiamo per la nostra strada.
Facciamo pausa in una chiesa molto bella con annesso cimitero, approfitto di una lapide per appoggiare la macchina foto per immortalarci insieme con l'autoscatto.
Di nuovo la stanchezza si fa sentire, i piedi iniziano a fare male, per fortuna ho le mie bacchette da trekking, ma una la cedo a Luca che sino al giorno prima mi sbeffeggiava per averle portate, dicendo che per camminare pianura erano solo di ingombro, infatti...
L'hotel è a un paio di km fuori del cammino, i 2 km più lunghi del giorno, arriviamo in stato semicomatoso, la ragazza della reception non trova la prenotazione, mi viene malissimo, poi mi viene in mente che il mio cognome per gli inglesi suona come una bestemmia e provo a dare il nome di battesimo: "Alessandro?"..... attesa, controlla sul terminale, alza lo sguardo e apre la bocca per parlare: "... and Luka?", "iesss!!!" rispondo e mi riprendo dal panico, 2 secondi e siamo in camera, squallidina.
Il socio smadonna in bagno, non c'è il tappo della vasca e nemmeno la doccia, mi lancio nella vasca e brevetto la doccia orizzontale, l'altro è in catalessi sul letto che finge di leggere le parole crociate.
Dopo 500 epiteti mandati al mondo riesce ad uscire dalla vasca e crolla nel letto, leggo e traduco ad alta voce gli orari dei pasti, mi da l'impressione che abbia capito, usciamo a fare due passi (sembra strano ma dopo che cammini per 15 ore in due giorni e nonostante la stanchezza, non smetteresti di muovere le gambe), il villaggio è bellissimo, poche case attorno una piazza con un monumento ed un albero secolare circondato da una panchina di legno e dalle bacheche della pro loco e della parrocchia, in giro, nessuno, sono curioso di capire come vivono, dalla panca sbircio nelle ampie finestre illuminate, una cucina deserta, al piano di sopra una bambino alla scrivania della sua stanza, mi viene voglia di andare a bussare e fare 4 chiacchere, è tutto così ordinato che sembra irreale, Luca si sta devastando di cicche, ha l'occhio trigliato, mi alzo e saltellando (al rallentatore) gli dico di alzarsi che ho fame, mi guarda disgustato e imitando Fonzie di Happy days mi fa segno di sedere, non lo ascolto, cerco di partire, ma lui resta immobile e accende una cicca, dice infastidito, "ancora una", lo prendo in giro, gli dico che chiudono ma lui scuote la testa, dieci minuti dopo partiamo, entriamo nel pub dell'albergo e ovviamente vado dall'oste a chiedere se possiamo mangiare mi dice di no che hanno chiuso la cucina e indica una lavagna con l'orario, chiudono la cucina alle 20.45, sono le 20. 51, mi viene un sano raptus omicida, ma sorrido perchè vedo la faccia del mio socio vizioso, poi se la prende con la precisione degli isolani.
Ci nutriamo con un paio di pinte di birra e a nanna, con l'altro che bofonchia in giargianese.

 
 
 

Da Wall a Steel Rigg

Post n°6 pubblicato il 03 Novembre 2008 da Quietedimontagna

 
Stavo dormendo come un angioletto quando una voce simil suadente.... "Sandrinooo, Sandruccio bello.... San...." passo dal sonno alle lacrime, Luca si deve essere convinto di essere uno dei due cowboy gay, "Ciao!" penso - è finita....
Per fortuna è solo la fame che lo fa sragionare, vuole scendere a mangiare, ma sono le 6 e fino alle 7 e 1/2 non distribuiscono i vettovagliamenti, cerco di farglielo capire ma non ci sente, lo minaccio e si calma un po', ma subito riprende a sbavare.
Alle 7 siamo già pronti e questa volta riesce a vestirsi prima di me.
Scalpita come un capretto inseguito da una tigre, arriva come un razzo davanti alla sala da pranzo e viene placcato dalla ragazza che la sera precedente ci ha accolti che ci fa aspettare, il socio è pallido, per ingannare il tempo si nicotinifica un paio di polmoni e infine iniziano le danze.
Terence Hill e Bud Spencer in :"Lo chiamavano trinità", quando mangiano l'avvoltoio sembrano due anoressici.
Alla fine ingurgito: un litro di tea con latte e almeno 1 etto di zucchero più la solita "full british breakfast" 3 o 4 yogurt, un 1/2 litro di succo d'arancia, salsicce, bacon,  marmellata, pane, burro, e un paio di bambini che passavano di lì.
Quando ci alziamo: il socio assomiglia a  un barilotto, io all'omino Michelin.
Nonostante la sveglia all'alba riusciamo a partire, come al solito, dopo le 9, stiamo perdendo colpi.
Il cielo è scuro e non promette nulla di buono, ma con la pancia piena non ho problemi. Partiamo; muscoli, tendini e altro materiale organico scricchiolano e danno un po' di fastidio, ma passo dopo passo il sistema va in temperatura e ci si muove in scioltezza, incontriamo i nostri amici, scambiamo un paio di parole e un paio di foto e poi ci salutiamo e subito visitiamo il forte di Chollerford.
Il Vallo di Adriano era il confine più settentrionale dell'impero Romano e serviva a controllare le orde barbariche provenienti dalla Scozia, si estendeva da costa a costa per un'estensione di 135 km, ad ogni miglio romano (900mt ca) c'era un milecastle, una torre che faceva da casa per le pattuglie di guardia che lo presidiavano, normamelte c'era anche un cancello per permettere e a merci e persone di passare il confine, 4 forti con guarnigioni rifornivano i milecastle, il vallo attraversava 3 fiumi.
Una volta tramontato l'Impero romano, i milescstle furono usati come case dai pastori e il muro smontato per fare chiese, case e muri di confine tra i pascoli, uno dei forti fu trasformato in un paese ed è tuttora abitato.
Il vallo era formato da: lato nemico un fossato profondo 3 mt, il muro con un camminamento e un muretto merlato per proteggere le guardie, una strada militare e un altro fossato minore verso l'interno, la maggior parte delle pietre utilizzate vennero ricavate dagli scavi dei fossati.
I pascoli sono interotti, di tanto in tanto, da alberi spettacolari come questo, che ha più di trecento anni.
 
 
La monotonia delle pecore invece
 
è interrotta da qualche bel rappresentante equino come dimostrato qui sotto, il ragazzo aveva deciso di fare il trekking con noi e ci ha accompagnato sino al muro di cinta.
Dopo tre giorni di cammino, gli argomenti di discussione scarseggiavano, la stanchezza si faceva sentire e si camminava per ore senza parlare, solo il rumore ovattato dei passi nell'erba mi accompagnava insieme a qualche migliaio di pensieri, in certi momenti avevo l'imressione che i passi che facevo non servissero a spostare il mo corpo sul mondo, ma che fosse il mondo a muoversi sotto di me spinto dai miei passi, una sensazione strana, persino bella, vengo poi distratto dai miei pensieri dal vento che si alza, questa sera avremo superato la metà del cammino.
Oggi oltre ai soliti 23 e km, dobbiamo aggiungere il fuori programma della visita ai resti del vallo sul fiume e un salto al forte, alle 11 siamo solo a 2 km dall'albergo di partenza, ma ci sediamo ad un chiosco e facciamo di nuovo il pieno, sulla cartina non sono segnati luoghi di ristoro e quindi ci premuniamo di calorie in anticipo.
Un cartello stradale.
 Non sono riuscito ad abituarmi alla circolazione a sinistra delle auto e tantomeno non mi orientavo con i cartelli messi dal "lato sbagliato" della carreggiata. Siamo andati su mezzi a motore ben 3 volte, il panico per me.
Resti del vallo sul fiume Tyne.
Per raggingere questo pilone siamo passati in mezzo ad uno sterminato recinto di rete strapieno dei miei amici ovini, al ritorno ho iniziato a belare con l'accento del Nothumberland.
Il ponte è stato abbattuto da alcune alluvioni. 
Restauro di uno dei forti principali, baraccamenti delle truppe.

Finita la visita riprendiamo il cammino, la glicemia sale in seguuito alla doppia colazione, ma inizia a salire anche la strada, arrivano due bus turistici carichi di figli del sol levante. Sì! Anche quassù.
Lasciamo la carrozzabile e attraversiamo una zona collinare di fattorie, le nuvole mi fanno venire sonno e sbadiglio in continuazione, Luca ha problemi ai piedi, continua a aprire e chiudere gli scarponi, io ho un leggero fastidio a un tendine di Achille, mi aiuto scaricando il peso sui bastoncini, se poi cammino nell'erba non me accorgo nemmeno (per adesso...).
Quella di oggi sarà la tappa più faticosa e lunga di tutto il trekking, entriamo nella zona delle colline per tutto il giorno saliremo e scenderamo da vari rilievi, è il pezzo più suggestivo e panoramico di tutto il viaggio, peccato che il tempo e il fatto che siamo indietro sul ruolino di marcia, non ci permetta di goderci a fondo la cosa.
Di domenica c'è molta gente che ne approffitta per fare una gita fuori porta, con tutta questa umanità, sento venire meno quell'intima solitudine che ci ha accompaganti fino a ieri, il socio non è in forma, è nervoso.
Arriviamo in mezzo ad una landa desolata, in fondo un'area pic-nic per gli automobilisti, ci sdraiamo nel prato e mangiamo un paio di biscotti (abbiamo solo quelli), attorno a noi i britannici, tutti belli rotondi mangiano ogni bene di dio, li invidio, si potrebbe fare una deviazione per vedere qualcosa, ma siamo esausti e preferiamo tirare diritto,  incappiamoo nel tempio dedicato alla dea Mitrya, ce n'è uno anche vicino a Brescia, il vaticano gli ha fatto sopra una chiesa, ma la zona è detta ancora oggi La mitria.
Luca entra in crisi come vede un gruppo di distratte vacche che presidiano l'entrata del tempio,  non le apprezza se non a pezzi  e sulla griglia.
Cinque minuti di sole e poi di nuovo grigio.
Appena lasciato il tempio, attraversiamo un prato coperto di fiori gialli, forse ranuncoli, non ricordo, di quel giorno faccio molta fatica a ricordare, verso sera mi viene un gusto strano in bocca, per la prima volta dopo tanti hanni ho l'acetone, è lungo camminare tutto il giorno senza mangiare, ma la cosa non dispiace come visto in foto godo di ricche riserve di adipe da sfruttare in questi frangenti, alla fine del trekking mi stupirò della mia resistenza, Luca perde i colpi è sempre più grigio e taciturno, manco fosse su di un 8000, il mondo scivola lento sotto ai nostri piedi.
Ogni giorno muovo più di 32000 passi, dopo una settiman avrò fatto 135 kilometri, mi sembra una cosa immensa, poi penso che per lavoro, certi giorni ne faccio anche 400 di kilometri.
La concezione spazio temporale, che avevo si sta frantumando, 6 giorni a piedi per fare ciò che in auto farei in poco più di un'ora e mezzo...
Sembra semplice ma la cosa mi da pensare.
Nei momenti di maggiore stanchezza, tendo ad abbassare la testa e camminare chino, guardo i piedi appoggiersi a terra e spingermi in avanti, un passo dopo l'altro, ogni tanto quando la schiena fuma mi fermo, bevo, faccio foto, Luca fa foto e fuma, è automatico, come si ferma si sente il rumore dell'accendino, due colpi sulla rotellina e poi si alza una nuvoletta di fumo.
Saliamo e scendiamo, scendiamo e saliamo, il vallo sembra un lungo e grigio serpente che taglia le colline.
 
 
 
 
 
Come si può vedere ad ogni collina il paesaggio cambia, solo il grigio del cielo ed il verde dei prati sono immutabili, le frequenti piogge hanno formato un lago, uno dei tanti, che fa da specchio alle nuvole minacciose, più avanti eccone un'altro, poi arriviamo affamati al forte di Vindolanda,  dal cielo iniziano a cadere gocce di pioggia, Luca si riprende dal torpore e parte a smadonnare, c'è un centro di accoglienza per i turisti, hanno un frigo con tramezzini, li prendiamo tutti; la coppia di gestori sta facendo la raccolta di cd rom con un corso di italiano e mi ritrovo a spiegare la pronucia delle parole, sono simpatici, ma sono coì rovinato che non so nemmemo che cosa vada dicendo.
Usciamo e ritorniamo sul cammino, entriamo in un boschetto al riparo da aria e acqua, addentiamo i tramezzini, roast beef e marmellata di mirtilli rossi, buonissimo, mentre mangio avidamente, ripenso ad una signora sui sessanta, che incurante del tempo era seduta nell'erba appoggiata al vallo che leggeva e noi che arrancavamo come Nobile e il suo equipaggio disperso al polo, saltare i  pasti in questi frangenti non è il massimo, infatti sembriamo degli zombies, si riprende il cammino, Luca è più grigio del solito ha il colore del fumo delle sue amate cicche.
Alla fine di una ripida discesa (che io decido di affrontare con le terga invece che con le suole),  comincia una nuova salita, il socio chino sul mondo rantola che è meglio passare da sotto, lo si accontenta e da qui mi posso gustare la scena di una bovina incavolata che muggendo a squarciagola corre verso un gruppo di tedeschi (foto sotto poco prima dell'incontro), poi una volta raggiunti, li affianca e con un atletico dietro-front su terreno  inclinato e riprende a muggire a fianco dei teutonici, che dopo un primo momento di sgomento se la ridono, ora hanno anche il picchetto d'onore bovino che li scorta lungo il cammino.
Il mio socio è verde, vedendo la scena inorridisce, ha il terrore per i bovini e teme che la cornuta possa venire a muggirci sul muso da un momento all'altro.
Non avviene.
Camminiamo ancora un po' e incrociamo la prima carrozzabile della giornata, avendo preso il sentiero inferiore dobbiamo risalire, mi viene da ridere quando penso al collega di suola che ha voluto stare a fondovalle per evitare la salite, ma se vogliamo raggiungere il B&B dobbiamo scollinare, lo aspetto, come passa l'ultimo cancello si siede e armeggia con uno scarpone, alza la testa e mi dice:"Tu va pure, io resto qui." il tono greve non ammette repliche, senza rispondere mi giro e prendo a salire lungo il nastro di asfalto, in cuor mio gli sto dicendo addio e scoppio a ridere, la situazione è grottesca, ma sono troppo stanco per pensare, arrivo in cima alla salita e trovo un parcheggio. Devo telefonare al B&B che ci vengano a prendere, ma mi prende il panico, io parlo inglese esclusivamente a gesti e come faccio a farmi capire per telefono?
Come un macigno, il secondo dubbio, sono in Gran Bretagna ma il mio cellulare è italico, ho bisogno del prefisso internazionale inglese che non conosco, sono nel panico, come faccio, le indicazioni che ho portano solo a questo parcheggio, non so dove sia il B&B.
Ad un tratto, dalla salita vedo spuntare un testone, penso al socio, poi un altro e un altro ancora, 4, un'intera famiglia albionica che viene verso di me che sono accanto all'unica auto del parcheggio, infine spunta Macchia grigia alias Luca, alias Il socio, alias Padre Ralph, alias Il capitano Kirk, gli spiego la cosa, in cambio ottengo un muggito, lo lascio fumare seduto sull'asfalto e punto diritto verso la famigliola, mi schiarisco la voce e chiedo alla signora il prefisso internazionale, la madama mi squadra e in italiano mi scandisce i numeri.
Penso, - Ho le allucinazioni e glielo dico, in italinano, la figlia ride, sono in mezzo ai campi al confine con la Scozia con 4 inglesi che parlano l'italico idioma e pure bene, allora ne approfitto per per fare 4 parole e scopro che hanno casa in Umbria, consiglio loro di venire in Piemonte che ha il vino migliore, poi le chiedo se mi fa la telefonata, è gentilissima e chiama.
Ci salutiamo.
Arriva un defender nero con un omone che ci carica e ci porta al B&B che sa molto di agriturismo, piove quei 10 minuti poi smette, la stanza è molto accogliente, tranquilla.
Si scende per la cena e incontriamo la solita coppia albionica, si fanno le solite due parole e poi se ne vanno a bere un aperitivo a base di birra; noi proseguiame verso la sala da pranzo, mi tremano le mani quando afferro il menù, abbiamo preso vento e umidità tutto il giorno, voglio una bella minestra di verdura, bollente, c'è! Poco dopo, mi portano un piatto fondo con dei cubetti di patata e un'altra verdura non identificata, il tutto affondato in un acquerugiola calda e giallastra, il socio ride poi gli faccio pena e mi da una forchettata del suo primo, recupero col secondo, i cow boy gay sono di nuovo in pista!
Finita la cena il Luca si accascia su una panca davanti all'entrata e fuma, io vado a vedere la caldaia a legna e i pannelli solari della fattoria.
Il giorno più lungo è finito, siamo stanchissimi.

 
 
 

Da Steel Rigg a Brampton

Post n°7 pubblicato il 06 Novembre 2008 da Quietedimontagna

 
 
 

Da Brampton a Carlisle

Post n°8 pubblicato il 09 Novembre 2008 da Quietedimontagna

Apro gli occhi e fisso il soffitto bianco, la stanza è accongliente, sento la pioggia battere contro ai vetri della finestra, sarà lunga oggi, penso ancora stordito dal sonno, cerco di stiracchiarmi ma il letto è un po' corto per me, mi giro verso la finestra e guardo l'acqua scivolare lungo il vetro, sospiro, nel frattempo rinviene anche il mio socio, non è bello trovarselo nel letto accanto appena svegli, una figliola, anche col rigor mortis sarebbe stata meglio, ma mi devo accontentare.
A fatico ripreparo zaino e borsa, capatina in bagno e giù a fare colazione, compilo il diario dei visitatori, come nei rifugi alpini e mi metto a mangiare, arriva Luca che assomiglia sempre ad uno zombie, mangiamo, Kat è in cucina che spaella per noi, a fine "full british breakfast", Luca si rotola fuori a fumare (guarda che novità), io chiacchero come posso con Kat, che sembra un po' intimidita, soprattutto quando c'è il mio socio che la guarda di storto (non è cattivo, è nato triste e tutti pensano che sia un serial killer, invece è solo cronicamente incazzato col mondo).
Mi racconta che a tempo perso dipinge e ama passeggiare sotto alla pioggia, io non più tanto dopo meno di una settimana in Gran Bretagna, però mi adeguo, mollerei tutto per stare con lei a parlare dei suoi dipinti, ha una cucina a legna e gas tutta in ceramica, che ha dipinto con scene di caccia, le pareti in legno, danno un calore alla stanza, il bacon che sfrigola, i pomodori verdi fritti appena messi nel piatto, mi sembra di essere in un film, fuori vento, pioggia e Luca che fuma, mi metterei a dipingere con lei, ma mi tocca il frankenstein delle camminate, infilo a mailicuore gli scarponi, sono freddi e umidi, tristezza!
Prima di partire, mentre il socio finisce di fare qualchecosa, chiedo a Kat se posso fare delle fotografie al suo giardino ed ecco il risultato.
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SI PARTE!!!

Luca da segni di vita quando saluta Kat, poi cristona un po' per la pioggia, per la prima volta invece di prendere il cammino andiamo a vedere una chiesa, l'immagine che è riportata sul sito del tour operator che ci ha organizzato la cosa, quando la vedo mi emoziono un po', sotto la pioggia la vista è suggestiva.fu quel mattino che scoprimmo come fece il clero inglese a fare scomparire il 75% delle pietre del Vallo di Adriano, la costruzione delle chiese, ecco chi inventò i Lego.

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