In cammino

Atto II Il Vallo di Adriano (Newcastle - Heddon)


La sveglia del cellulare di Luca inizia a suonare, ma noi siamo già potentemente operativi sul territorio, o almeno sull'odiosa moquette che infesta tutte le abitazioni britanniche, stiamo smadonnando come assassini nel tentativo di infilare il basto metallico nello zaino, la stanza è un casino, l'attrezzatura copre tutte le superfici disponibili; per le missioni Apollo hanno usato meno roba di noi due che dobbiamo solo passeggiare tra i prati, finalmente gli zaini sono affardellati le borse chiuse. Scendo a fare colazione in infradito, ma dopo la cena della sera precedente non ho molta voglia di mangiare roba fritta, l'odore per le scale mi nausea un po', poi penso che ci dobbiamo smazzare quei 25 km e mi covinco che sia meglio mangiare. Mangiamo come porcelli tutto quello che riusciamo e un po' di roba me la infilo in tasca... meglio risparmiare no?... tanto per parafrasare l'albergatrice anoressica. Salutiamo l'albergatore che rivedremo tra una settimana, ci dice di inviargli una cartolina e la porta si chiude alle nostre spalle, come attraversiamo la strada siamo sul lungomare e mi sento particolarmente mostro, sono in braghe di panno marrone lunghe sino al ginocchio, maglietta tecno antisudore, ammazza acari grigio topo, camicia hi tech, a quadretti bianchi e celesti, zaino madeinchina (maidinciaina) arancio, nero, bianco catarifrangente e grigio (2 tonalità) con svariati taschini amovibili lungo la fascia addominale, scarponi in gore-tex modello Tibet in dicembre, con calzettoni hi-performance blu e bianchi arrotolati alla caviglia, testa pelata e trippa che deborda dalla maglietta, Homer Simpson è più bello di me. Il socio indossa: Scarponi modello Annapurna durante una bufera di neve, calzettoni da calcio in cotone bianco, pantaloncini della Juve campionato 1855/56 in nylon nero con stella giallo canarino, maglietta dell'Inghilterra degli europei del 1916, occhiali da vista e vasta stempiatura da intellettuale di sinistra, zaino: vedi il mio. Sembravamo la versione Franco e Ciccio dei cowboy gay di Brokeback mountain, ci mancavano i pony con la scogliosi e saremmo stati a posto. Luca si accende una cicca tanto per ossigenarsi i polmoni, guardo il mare, respiro a fondo, non ci credo ancora, poi sospiro e guardo se nicotina Joe ha finito di pippare, non ancora, poco dopo con movimenti studiati e lenti spegne il mozzicone e lo infila in un cassonetto, partiamo verso il centro del paese, mi sento un po' a disagio, ma poi mi accorgo che il paese è vuoto o quasi e la gente non ci degna di uno sguardo a meno che non gli si passi sui piedi, iniziamo a fare le foto di rito e siamo alla stazione della metro, destinazione Wallsend, ovviamente paesino nel circondario di Newcastle dove finisce o inizia il Vallo. In metro attiriamo un po' l'attenzione con nonchalenche afferro una copia di un quotidiano gratuito e mi metto a leggere la cronaca locale. Siamo arrivati al punto di partenza, il forte di Segedunum sulla foce del Tyne, qui si fa il primo timbro sulla credenziale del trekking, visitiamo il museo romano, mettiamo in crisi le hostess quando riveliamo la nostra nazionalità, hanno guide in tutte le lingue del mondo, eccetto l'italiano, ci dicono che siamo i primi che vedono, mi sento un po' come Armstrong quando posò i piedi sulla luna. Una madama ci accompagna all'uscita e ci indica la via del cammino, sembrà Mosè e noi docili agnellini pronti per essere immolati sull'altare del sacrificio. Il primo passo è fatto, circa 70 cm, ne mancano appena 19286 alla fine, sempre se si azzecca la strada giusta. APPUNTO! Fa abbastanza caldo sono un po' rigido, ho sete e non ho acqua, arriviamo in un quartiere tranquillo dove in un drugstore scopro che l'acqua in bottiglia costa il doppio della Barbera di Alba, la cosa non mi delizia molto, mi viene una paranoia, da 36 ore non bevo un caffè sono in crisi di astinenza, per distrami chiedo a Luca la mappa, non trovo la via in cui siamo, mi dice che va bene lo stesso, proseguiamo, solo che mi sembra che il fiume sia dal lato sbagliato, controllo nuovamente la mappa, infatti è così. Secondo il socio, la cartina, è fatta male, io provo ad abbozzare che forse stiamo andando nella direzione sbagliata, cerco di capire da che parte scorre il fiume ma il vento inganna, guardo se vedo il mare, niente, non mi piace la situazione, Luca va come un cammello, io continuo a leggere la carta in cerca di un punto di riferimento, nulla. Due ore dopo ecco un bel cartello stradale che indica il porto, cioè il mare, quindi o abbiamo attraversato l'Inghilterra a piedi in 2 ore o abbiamo cannato alla grande la direzione, io entro in fase zen e taccio, il socio smadonna come un serial killer, ma non è ancora convinto, magari hanno sbagliato a segnalare il porto pensa, mi fermo alla fermata del bus e chiedo ad un ragazzo, ci da dei mostri quando capisce la nostra meta e poi dei tonti quando ci spiega che abbiamo fatto 7 o 8 km nella direzione opposta. Luca è in tilt, ha tirato giù gli dei di almeno 12 religioni e i santi di tutte le altre, in qualche modo ci si accorda di prendere la metro sino alla stazione centrale e di lì riprendere il cammino a piedi. Di nuovo in metro, il ragazzo è livido, mi chiedo perchè ci si debba incazzare così tanto, non è morto nessuno, per tutto il tragitto fissa il vuoto con cattiveria, in confronto Freddie Kruger sembra un volontario dell'esercito della salvezza, mi godo il panorama che scorre lungo i vetri del treno e ogni tanto mi delizio a guardare le generose forme delle figliole britanniche; siamo in centro e ci dirigiamo verso il fiume, Newcastle è una cittadina bella, ordinata, nonostante i luoghi comuni la gente è gentile e ospitale. Arriviamo al fiume, incontriamo anche 2 italiani, che spariscono subito in una viuzza, ecco il fiume e troviamo l'indicazione del cammino, siamo un po' più tranquilli ma metà della giornata è andata, dobbiamo ancora macinare tanti kilometri, sul lungofiume molti impiegati consumano un veloce pasto, inizio ad avere appetito, ma Luca decide di mettersi a dieta. Mezz'ora dopo siamo fuori della città in mezzo ai prati più verdi che abbia mai visto, ho fame, mi siedo nell'erba e cerco qualcosa di commestibile nello zaino ho 3 blister di marmellata di agrumi, delle tavolette di cereali pressati e una scatola di cereali da mettere nel latte, ma non ho latte, trovo anche una banana, mangiamo con avidità il tutto pulendo minuziosamente i contenitori, poi un sorso di acqua, il sole si avvia al tramonto o quasi, riprendiamoa camminare. La stanchezza si fa sentire ma Luca ha parzialmente assorbito l'incazzatura mattutina, ha ancora l'occhio da triglia malinconica, di nuovo un piede avanti all'altro, attraversiamo un parco giochi, una quartiere popolare dove due bambini ci salutano e ci guardano sparire all'orizzonte, non parliamo, viaggiamo ad una decina di metri uno dall'altro, ogni tanto vado avanti io, ogni tanto Luca, arriviamo ad una campo da golf, dove rischio di essere lapidato da una pallina vagante, che in seguito cerco in vano di recuperare come souvenir, saliamo un dolce declivio tra le piante e sul colmo ci giriamo a guardarci indietrola città è un bel po' indietro, non ci pare vero di avere camminato tanto. Cammina, cammina siamo in mezzo agli alberi su di una ciclabile usata dai locali per far scaricare i loro cani, facciamo degli slalom da far impallidire la Karbon, ad un certo punto scopriamo di avere delle allucinazioni, vediamo dei villici dal faccione rubicondo con in mano invitanti boccali di birra, seduti su panche, c'è un pub in riva al fiume, allunghiamo il passo e in men che non si dica siamo seduti al bancone, che cerchiamo di tradurre il menu, con la giovane cameriera riesco a capire che cos'è un wrap imbottito (una piadina fredda ripiena di salse, verdure e pollo), lo prendo, Luca da buon intenditore decide di chiedere un panino alla veneta, pancetta e formaio (formaggio), 10 minuti per fargli capire che cos'era il bacon: L:"Pliis, I uont a senduic uit becon end ciis" Cameriera e padre:" Non sappiamo cosa sia il becon:" L:"Becon!!,Becon, mona.!" C&P:"Non capiamo." Nel frattempo stavo annegando per le risate in un boccale di birra. Silenzio. P:"ahhh beeicon!" F:"ah il beicon, mona!" P:"Ci dispiace lo abbiamo finito." A questo punto mi sono venute le convulsioni per il gran ridere, la faccia di Luca sembrava quella del cane che fa la pubblicità contro gli abbandoni estivi in autostrada. Con le lacrime agli occhi mi lascio cadere su un divanetto nella sala attigua, arriva l'uomo sotto choc e si siede scuotendo il testone, non mi ero ancora ripreso dalla spassosissima scena che arriva una signora con fare preoccupato e chiede se siamo noi i " 2 german boy", grazie alla nostra accento di Norimberga canavese ci avevano scambiato per tedeschi, a quel punto hanno dovuto recuperarmi sotto al tavolo, non avevo mai riso così tanto, Luca rimane immobile come una statua, non ha retto la cosa, temo che tenti di suicidarsi con il tovagliolo di carta, poi scuote la testa e riprende a mangiare. La signora era la cuoca che voleva scusarsi perchè non avevano il cibo che avevamo ordinato, ci commuoviamo come vitelli, una cosa così da noi te la sogni, ma quando mai?!?! Siamo ad agosto, i prati sono ancora verdi e il grano è ancora da mietere, per un figliolo del sud Europa come me fa un po' strano, una dolce brezza accarezza le spighe, il socio è concentrato a fare una foto e a fumare una bionda americana, col sole che scende le tinte si fanno vivide e calde, mi sento bene, continuo a guardarmi intorno, ho persino paura di sapere che tutto ciò che vivo in quel momento un giorno sarà un lontano ricordo. Intimamente penso che sarebbe meglio essere abbracciato ad una figliola a fare di questi pensieri ma rio fu il mio destino e mi ritrovo con la versione depressa di Del Piero dopo un allenamento sotto la pioggia, lascio spaziare la mia fantasia tra l'oro del frumento e i miei pensieri si perdono nella foschia dell'orizzonte, si riparte non vedo l'ora di farmi una doccia. Saliamo sul colmo di una collina ed entriamo nel villaggio di Heddon on the Wall, peccato che del wall non ci sia molto, ma è meglio di niente, abbiamo raggiunto la fine della tappa? ILLUSI! Luca su Vallo di Adriano 9 agosto 2007 Controluce sul fiume Tyne Vallo di Adriano sotto Sandrin Il B&B non è sulla collina ma lungo la military road che è lunga come la quaresima, se non altro le foto che scatto sono belle, siamo al tramonto, i campi di grano lasciano il posto ai pascoli e incontriamo i veri abitanti dell'isola, le pecore, abbiamo fame è qualche porzione di abbacchio non ci dispiacerebbe. Le case sono poche, le indicazioni, di meno; Luca stranamente esce dal suo cronico torpore e nonostante la stanchezza viaggia come un'antilope braccata da un giaguaro, entriamo dentro un complesso, ma è tutto chiuso, il socio sembra in preda al ballo si San Vito, mi strappa la carta di mano e corre nel giardino di una casa, vuole un bagno. Siamo di fronte ad un albergo di lusso dove, nel prato, un'auto di lusso tedesca traina uno stranno rullo che alza erba in aria, ci resto di legno, voglio una Ferrari al posto del tagliaerba! Suono e una matrona di notevole importanza fisica ci accoglie, gentile ma mi ricorda la signora Rottenmayer di Heidi, ci fa levare le gli scarponi e ci conduce alla nostra stanza, chiede se vogliamo da bere, farfuglio in esperanto qualcosa, poco dopo torna con due bottiglie di acqua e ci da la buona notte. Il socio mi chiede preoccupato: "Buonanotte? e la cena?", serafico ricordo che ci troviamo in un B&B e non danno cena, C. Colombo aveva un'espressione meno sorpresa quando vide per la prima volta il continente americano. Mentre il ragazzo si fa la doccia cerco in tutti i cassetti e in poco tempo faccio con l'immancabile teiera elettrica, un beverone a base di panna, caffè, tea, anti tarme e tutto ciò che trovo nei cassetti, ci sono anche 2 biscottini a testa. Ho tutti i muscoli che fumano, piedi che urlano, fame e sete. Ci addormentiamo mentre come due disperati cerchiamo di completare una schema di parole crociate. Finisce coì il primo giorno di trekking, il primo di sei.