Creato da Quietedimontagna il 01/11/2008

In cammino

un passo davanti all'altro

 

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Atto III Da Heddon on the wall a Wall

Post n°5 pubblicato il 02 Novembre 2008 da Quietedimontagna

Sull'Inghilterra si prepara un'altra giornata di sole (strano), ci alziamo devastati dai dolori, sembriamo i due vecchietti del Muppet Show, uno zoppica, l'altro cammina piegato in due, mi avvicino alla finestra per fare un po' di luce e subito un'oca gigantesca zompa verso di me ringhiando come un leone africano, come allungo la mano fuori della finestra cerca di beccarmi, la faccio incavolare fino a quando il mister non è operativo per la colazione.
Ci fiondiamo nella sala da pranzo e traumatizziamo il cuoco per quanto pane tostato mangiamo, i figlioli albionici non sono abituati a vedere gli italici figlioli mangiare pane; mangio e bevo l'impossibile, funghi alla Stroganoff, bacon fritto, salsicce, uova, muesli, burro, marmellate, tea, latte, cereali, yogurt; scofano l'impossibile, ho la glicemia sotto ai piedi (nemmeno una vescica però...), faccio bis, ter, poker di tutto, il socio essendo di dimensioni ridotte, mi segue a distanza, ma si difende bene, non ama i sanguinacci, che baratta con i miei funghi e giù a mandibolare come scippatori.
Salutiamo, infiliamo le coperture da gara, gli zaini da cow boy gay e partiamo, scricchiolando come vecchie porte, Luca arranca e fuma, tra me e me mi auguro che l'enfisema polmonare che cerca con tanta abnegazione si manifesti solo a fine viaggio. Ho un sonno incredibile.
Una volta a casa scoprirò l'entita delle occhiaie che avevo quel mattino.

Siamo già cotti prima di partire, davanti al secondo dei 500000 cancelli che dovremo superare nei prossimi giorni, ce ne sono di vari tipi e fogge, al primo credevo lo avessero sprangato poi capii che non andave aperto ma scavalcato con tecnica celtica, questo invece si apriva in modo umano e si richiudeva a molla, tutti questi cancelli, a molla, con meccanismo meccanico, a sbalzo, kissing gate servono semlicemente per evitare che gli animali fuggano dai pascoli o che i greggi si mescolino tra loro.

Si cammina per tutta la mattina lungo un sentiero che costeggia la strada che unisce Newcastle e Carlisle che a sua volte segue il tracciato del vallo, si marcia su di un morbido tappeto di erba, c'è silenzio, stranamente il mio socio sprizza buon umore e si chiacchera amabilmente per alcune ore, ci fermiamo a bere un po' di acqua, Luca assume un po' di nicotina, facciamo due parole con i due nuovi amici che si fiondano in un capanno in riva ad un laghetto per fare un po' di bird wacthing, noi si riparte.
Il cuoco del B&B ci aveva detto che avremmo incontrato molti posti dove mangiare bene e a poco, lo speriamo intensamente, non abbiamo che un litro di acqua a testa e tanta speranza.
Del vallo non è rimasto molto se non la traccia di uno dei due fossati e qualche cartello che indica il cammino, fa caldo.



In cielo le nuvole si rincorrono, non credevo che il cielo fosse così bello come qualcuno mi aveva accennato, ma i venti dell'oceano fanno magie, siamo circondati dal frumento, scateno tutta la mia arte fotografica, nonostante viva a fianco ad un campo dove spesso seminano grano, non avevo mai apprezzato questo cereale per le sue doti estetiche, mentre l'altro fuma mi godo il vento che accarezza le spighe.
Si riprende a camminare, i muscoli si sono sciolti e si va avanti bene, tranquilli e sudati per fortuna non fa caldo come da noi, verso le 14 usciamo dai campi, il sentiero costeggia la carrozzabile e poi svanisce ad un incrocio e dietro ad una macchia di alberi ecco materializzarsi un pub, ho già le bave alla bocca per la fame, Luca rantola qualcosa e ci teletrasportiamo ad un tavolo.
Esordisco con un panozzo roast beef e marmellata di mirtillo, poi vado a scegliere le birre, il socio attende al tavolo, la mia ha un colore strano ed un gusto dolce, non capisco, Luca assaggia, per lui è vino bianco, lo stronco con un'occhiataccia, assaggio ancora una volta è sidro, al ragazzo piace e decidiamo di reidratarci col vino di mele, dopo un litro e mezzo a cranio cerco di far capire all'altro che è ora di partire ma mi sembra in coma vigile, capisco dalla brace della sua sigaretta che si fa più brillante, che un lobo del suo cervello funziona dopo un po' di insistenze riesce a scrostarsi dalla panca, il cielo è plumbeo, i campi di grano sono finiti ci aspettano quei 100 kilometri di pascoli.

Il ragazzo è in preda ad euforia etilica e si fa una parrucca di paglia, addirittura sorride, sto chiamando il 412 per avere il numero della'anonima alcolisti, Luca che sorride mi spaventa, non l'ho mai visto così. La camminata procede in armonia ogni 300 metri dobbiamo sparire dietro ad un albero, per eliminare i liquidi in eccesso, scherzi del sidro.



Siamo sotto ad un cielo plumbeo ma sopra ad un tappeto verde da non credere, pian piano il prato, in lontananza, si riempie di macchie bianche e dopo pochi passo siamo in mezzo ad una miriade di pecore e resteremo con questa compagnia timida e riservata per tutto il viaggio, ogni 100 o 200 metri finisce un appezzamento delimitato da lunghi muri a secco che segnano quei dolci rilievi per kilometri e kilometri, per passare queste barriere ci sono apposite scale.

Mano mano che procediamo da dolci declivi da superare arriviamo al livello di salitine, siamo sempre più vicini al confine con la Scozia, un gruppo di giovani fighetti locali ci supera di prepotenza, poco dopo li becchiamo a mangiare e a bere sul cofano di alcuni fuoristrada, comodi!
Non hanno bagagli e i genitori li aspettano ogni 2 kilometri, ci sentiamo offesi nel nostro orgoglio di camminatori puri e impettiti continuiamo per la nostra strada.
Facciamo pausa in una chiesa molto bella con annesso cimitero, approfitto di una lapide per appoggiare la macchina foto per immortalarci insieme con l'autoscatto.
Di nuovo la stanchezza si fa sentire, i piedi iniziano a fare male, per fortuna ho le mie bacchette da trekking, ma una la cedo a Luca che sino al giorno prima mi sbeffeggiava per averle portate, dicendo che per camminare pianura erano solo di ingombro, infatti...
L'hotel è a un paio di km fuori del cammino, i 2 km più lunghi del giorno, arriviamo in stato semicomatoso, la ragazza della reception non trova la prenotazione, mi viene malissimo, poi mi viene in mente che il mio cognome per gli inglesi suona come una bestemmia e provo a dare il nome di battesimo: "Alessandro?"..... attesa, controlla sul terminale, alza lo sguardo e apre la bocca per parlare: "... and Luka?", "iesss!!!" rispondo e mi riprendo dal panico, 2 secondi e siamo in camera, squallidina.
Il socio smadonna in bagno, non c'è il tappo della vasca e nemmeno la doccia, mi lancio nella vasca e brevetto la doccia orizzontale, l'altro è in catalessi sul letto che finge di leggere le parole crociate.
Dopo 500 epiteti mandati al mondo riesce ad uscire dalla vasca e crolla nel letto, leggo e traduco ad alta voce gli orari dei pasti, mi da l'impressione che abbia capito, usciamo a fare due passi (sembra strano ma dopo che cammini per 15 ore in due giorni e nonostante la stanchezza, non smetteresti di muovere le gambe), il villaggio è bellissimo, poche case attorno una piazza con un monumento ed un albero secolare circondato da una panchina di legno e dalle bacheche della pro loco e della parrocchia, in giro, nessuno, sono curioso di capire come vivono, dalla panca sbircio nelle ampie finestre illuminate, una cucina deserta, al piano di sopra una bambino alla scrivania della sua stanza, mi viene voglia di andare a bussare e fare 4 chiacchere, è tutto così ordinato che sembra irreale, Luca si sta devastando di cicche, ha l'occhio trigliato, mi alzo e saltellando (al rallentatore) gli dico di alzarsi che ho fame, mi guarda disgustato e imitando Fonzie di Happy days mi fa segno di sedere, non lo ascolto, cerco di partire, ma lui resta immobile e accende una cicca, dice infastidito, "ancora una", lo prendo in giro, gli dico che chiudono ma lui scuote la testa, dieci minuti dopo partiamo, entriamo nel pub dell'albergo e ovviamente vado dall'oste a chiedere se possiamo mangiare mi dice di no che hanno chiuso la cucina e indica una lavagna con l'orario, chiudono la cucina alle 20.45, sono le 20. 51, mi viene un sano raptus omicida, ma sorrido perchè vedo la faccia del mio socio vizioso, poi se la prende con la precisione degli isolani.
Ci nutriamo con un paio di pinte di birra e a nanna, con l'altro che bofonchia in giargianese.

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Commenti al Post:
chiaracarboni90
chiaracarboni90 il 22/09/11 alle 12:41 via WEB
Spero che poi l'enfisema polmonare non sia saltato fuori!
 
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