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Libri e politica

Post n°56 pubblicato il 22 Agosto 2009 da appestato.am

Orrore_blog copia

A Milano dal 23 al 27 agosto si svolge il congresso internazionale delle grandi biblioteche. Nell'età di Internet, anche l'idea di biblioteca è cambiata. Il lettore non è costretto a lunghi viaggi per consultare un libro. La navigazione sul web glielo porta a casa. Questo fatto implica che si cerchi un futuro diverso per la biblioteca tradizionale, quella di un certo luogo e con certe raccolte.

Da Antonella Agnoli, divenuta famosa per la nuova Biblioteca San Giovanni di Pesaro da lei progettata, viene un utile suggerimento: le biblioteche pubbliche, a lungo ignorate dalla politica, possono trasformarsi in centri "di riflessione e di condivisione dei saperi" (dal "CorSera" di oggi).

Antonella Agnoli mette il dito nella piaga, il rapporto fra libri (ovvero la cultura) e la politica. Da oltre mezzo secolo in Italia trionfa un'unica ipotesi, valida a destra ed a sinistra, quella dell'intellettuale organico. Che tradotto nella lingua semplice significa dell'intellettuale asservito alle direttive del partito o dei partiti che lo avevano collocato in quel posto.
E siccome siamo in Italia, e tutti i politici sono stati sempre fraterni sodali con i pari grado, non sono mai mancati reciproci favori tra "avversari" e scambi di attenzioni. Che preludevano a doverosi ringraziamenti con altri appoggi a chi militava in campo avverso.

La commedia dei guelfi e dei ghibellini è sempre stata recitata con la massima attenzione a non danneggiare nessuno delle stanze alte del potere, qualunque fosse il colore delle pareti e nonostante le diversità dei ritratti appesi dietro le scrivanie, qui un papa, là un De Gasperi, altrove un Togliatti non sempre separato dal ripudiato Stalin. Oppure, di recente, un Silvio Padre della Patria.

Ecco perché non abbiamo nessuna fiducia nel nostro avvenire "culturale", e nel fatto che le biblioteche possano diventare luoghi "di riflessione e di condivisione dei saperi". A nessun politico odierno, nonostante le apparenze, frega che i saperi siano condivisi. Preme soltanto che non siano ammesse al circolo vizioso del potere le persone estranee ai loro interessi.

Per cui nella tristezza di questa corruzione morale dei nostri politici, di tutti i nostri politici, non resta che ringraziare Google che mette in circolazione le idee garantendo una vera, rivoluzionaria partecipazione alla cultura con la consultazione di testi che altrimenti non sarebbero accessibili.

Questo sia detto in linea di massima. Per particolari piccanti di esperienze personali, già raccontate sul web in modo sparso (un esempio), rinvio a qualche prossimo intervento.

Post scriptum n. 1. Vale per intellettuali e politici questo brano di Erica Jong ("CorSera" di oggi), tradotto da Maria Sepa, in ricordo di Ferdinanda Pivano: "Non ha mai perso la fiducia che l'umorismo e l'onestà potessero salvare il mondo".
Se vivessimo tra persone dotate di umorismo vero e di un minimo di onestà, potremmo bene sperare sulla salvezza del nostro piccolo mondo.

Post scriptum n. 2. I politici berlusconiani di oggi non differiscono, dal punto di vista comportamentale, dai comunisti più duri di ieri. Sono fanatici allo stesso modo. Incapaci di rapporti personali corretti aldilà della valutazione ideologica del "prossimo".

Ad un senatore che da giovine ebbi compagno in un circolo di frati francescani, inviai una nostra foto d'allora. Non mi ha risposto. Si vergogna del passato? O del presente ("Dio mio come sono caduto in basso")?

Allora, negli anni Sessanta gli "amici" di sinistra coi in quali si frequentavano le stesse scuole, falsificavano le cose pur di attaccare chi non li seguiva nella loro arrogante pretesa di essere depositari di assolute verità rivelate e scriveva in città sull'unico giornale libero del tempo, "il Resto del Carlino".

[22.08.2009, anno IV, post n. 242 (962), © by Antonio Montanari 2009. Mail.]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA

 
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Certe ronde

Post n°55 pubblicato il 01 Marzo 2009 da appestato.am

Fumo_blog Certe ronde ci sono sempre state. Un esempio. Controllori dell’ordine pubblico sotto la specie di quanto si scrive sui giornali. C’è sempre qualcuno che si ritiene un sapientone, mentre i fatti dimostrano che è un perfetto cretino. Perché soltanto un cretino può sostenere che non esiste una certa realtà, attestata da mezzo millennio di documenti, libri e studi.
Soltanto un cretino prezzolato può avere accesso in un quotidiano dove altri suoi pari grado possono poi scrivere che è uscito un volume dove si dichiarano inesistenti i fatti attestati da mezzo millennio di documenti, libri e studi.

Soltanto un cronista mafiosamente rondista può accreditare con tanto di firma l’esistenza di quel volume che non c’è, non è mai apparso e non sarà mai pubblicato. Ma è soltanto un’invenzione perfida per colpire qualcuno che non frequenta certi circoli, letti, salotti, paraventi e sagrestie.
Vedete che bel frullato di corruzione esce dalle ronde e dai loro messaggi. Trasformano in libro una mail ricevuta, e spacciata confidenzialmente per anonima. Sì col cavolo che era anonima, vi figurate un quotidiano che pubblica come verità teologica una mail di uno sconosciuto?

No, il cronista del quotidiano doveva conoscere bene il delatore-autore della mail, sacro inventore di balle e di lettere anonime come ricambio a certi favori professionali. Sui quali incombe il fantasma di liason erotiche benedette a livello di pubblica teologia ecclesiastica in quella città lontana e forse financo sconosciuta.
Dove tutto accade senza accadere, perché l’idiozia delle connivenza genera un’immoralità che soltanto gli sprovveduti possono scambiare per innocenza perduta, è invece soltanto perfidia acquisita, ben pagata e ricambiata.

Certe ronde ci sono sempre state, dunque. Ed il magistrato di turno in quello strano paese non ha voluto accertare chi fosse il mandante, chi avesse scritto la mail, perché nella notte nera tutte le vacche nere non possono diventare bianche, perché in quel luogo non ci s’accorge di nulla, ed il capo di tutti i magistrati di turno lo definisce corrotto, dopo vent’anni di permanenza nel suo alto ufficio mentre se ne va in pensione. Incolpando quasi i cittadini di non aver denunciato quella corruzione che lui, per dovere d’ufficio, avrebbe dovuto perseguire.

Ed allora davanti a tutto ciò in quella strana, lontana, corrotta città, le ronde ci sono sempre state con il beneplacito "delli superiori”" ad maiorem gloriam delle perversioni intellettuali di pochi detentori dei cordoni della borsa da cui escono i trenta danari della corruzione e del tradimenti. L’Italia è grande, e non so dove collocare quelle ronde di cui ho detto.

L’Italia è troppo grande per capire le piccole cose locali. E le città sono troppo ingranate negli affari occulti di gruppi di potere e corruzione per cercare di individuare, semplicemente da quale numero telefonico era partita la mail trasformata fantasiosamente in libro, per distruggere una realtà storicamente attesta da mezzo millennio e la reputazione di chi ne aveva tranquillamente parlato sopra un giornale.

Certe ronde ci sono sempre state. Ed hanno salito anche le scale vescovili per insegnare in istituti teologici grazie chissà a quali meriti, dato che ignorano persino le cose contro le quali parlano. Ma così va il mondo, così vanno i giornali, così vanno le istituzioni che corrompono acquistando spazi pubblicitari ai quali beatamente si concede un cronista mafiosamente rondista.

[01.03.2009, anno IV, post n. 64 (784), © by Antonio Montanari 2009. Mail]

Sorriso
Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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Se il buffone non è il comico

Post n°54 pubblicato il 14 Luglio 2008 da appestato.am
Foto di appestato.am

Non c'è nulla di più divertente di un arguto conservatore che vuole insegnare alla nuova sinistra come comportarsi, e la invita con grazia ad imitare addirittura i vecchi modelli della vecchia sinistra rivoluzionaria.

E' successo con Enzo Bettiza nell'editoriale che stamani ha pubblicato "La Stampa". Bettiza parla della "brutta e pericolosa" manifestazione organizzata da Antonio Di Pietro a piazza Navona che è stata caratterizzata da un antiberlusconismo "mescolato a volgarità da talamo".

A Bettiza si può rispondere con quanto argomenta, sempre oggi, su "Repubblica, Alexander Stille il quale in un lungo saggio documenta che "introdurre la propria vita sessuale nella sfera pubblica è una caratteristica saliente del politico Berlusconi".
Per cui, aggiungiamo noi, Sabina Guzzanti non ha fatto altro che sottolineare per deridere, esponendo quelle "volgarità da talamo".

Bettiza sostiene che a piazza Navona c'è stata una emergenza democratica perché si è svillaneggiato anche il capo dello Stato.
Lì "nani e ballerine sono saliti sul podio". Lì la satira si è confusa con la politica. Lì sono avvenute "certe deviazioni del buon galateo di sinistra".
Si ricordi Antonio Di Pietro: per parlare di Berlusconi, si deve usare il "buon galateo di sinistra". Di che si tratti non lo abbiamo compreso (ovviamente per colpa nostra). Berlusconi ha sempre detto e ripetuto che i comunisti mangiano i bambini. Bettiza ora commenta che questo era appunto il "buon galateo di sinistra".

Stille elenca tutte le buoni ragioni per cui all'estero un leader come il cavaliere non potrebbe governare, tra cui la legge elettorale da lui fatta approvare e per la quale parlamento e governo sono "un'estensione del suo potere personale".

Il governo degli Usa, per quanto amico, lo ha pubblicamente definito "un politico dilettante" in un "paese noto per la corruzione". A Berlusconi sono state presentate le scuse ufficiali.
Resta l'episodio, di per sé sintomatico. All'estero, aggiunge Stille, egli "è considerato pressoché universalmente un buffone", mentre da noi le sue gaffe sono minimizzate o celate grazie ad una "stampa ampiamente controllata e accomodante". (Ovvero, se il "buffone" non è il comico...)

Dunque, Stille racconta un cavaliere "macchietta" presso la più quotata opinione politica internazionale. Bettiza, lo presenta invece come una vittima della stupidità della nuova sinistra che non usa più il "buon galateo" dei rivoluzionari comunisti di un tempo, ma la terribile arma impropria della satira.
A Bettiza si può contrapporre anche un lucido parere di Ilvo Diamanti (su "Repubblica" di ieri): "La buona satira non è riformista, ma rivoluzionaria".

Il dramma italiano è che, satira o non satira, questa sinistra fa ridere perché non va da nessuna parte. La satira non basta, come conclude Diamanti: "C'è bisogno d'altro. Presenza nella società, organizzazione. Identità. Speranza".
Questa sinistra, divisa "fra dialogo senza opposizione e opposizione senza dialogo", rischia "di rimanere solo senza speranza".
Ma tuttavia con molti posti nei ponti di comando, ed è soltanto quello che conta per molti, purtroppo.

 
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Strada facendo

Post n°53 pubblicato il 29 Maggio 2008 da appestato.am



Riccionemussolini
A Roma si pensa alla intitolazione di strade a Craxi, Almirante e Berlinguer, dopo il primo tentativo di proporre soltanto quella del segretario dell'Msi.

Per
contrapposizione mi torna in mente la notizia che mi ha dato tempo fa
uno studioso di Riccione. Dove è stata cancellata la "via Jan Palach", il martire politico del 1969, uccisosi per protestare contro i sovietici.

In cambio a Riccione non si dimenticano di un suo illustre villeggiante del passato, il cavaliere Benito Mussolini che nella Perla Verde si fece costruire una villa, alla quale è adesso dedicato un libro, "Una finestra su Riccione".

Di
questo volume non posso parlare spassionatamente perché sono molto
amico di una delle autrici, Nives Concolino; del presentatore ufficiale
alla manifestazione organizzata dal Comune, il prof. Giorgio Tonelli;
dell'assessore alla Cultura ed alla Pace del Comune di Riccione
Francesco Cavalli; e dell'editore del testo, Mario Guaraldi (che in
passato ha pubblicato anche un mio piccolo libro, "Anni Cinquanta").

Tonelli
è docente di "Teorie e tecniche del linguaggio radiotelevisivo"
all'università del Molise", e giornalista Rai della sede di Bologna, da
dove di solito intervistava Romano Prodi.
L'ho conosciuto nel 1982
presso la redazione del settimanale diocesano riminese "il Ponte", del
quale suo fratello don Giovanni Tonelli era redattore capo, prima di
diventare direttore, carica che conserva tuttora. Nives Concolino è
redattrice dello stesso settimanale.
Alla curia riminese fa capo
anche un'emittente radiofonica e televisiva, che era 'governata'
dall'assessore Francesco Cavalli, e che fino a poco tempo fa è stata
diretta da una gentile signora figlia di miei 'vecchi' colleghi, fresca
deputata nel Parlamento italiano.
Marioguaraldi
L'editore del volume "Una finestra su Riccione", Mario Guaraldi,
è un personaggio famoso nel mondo della cultura italiana, soprattutto
per i suoi antichi trascorsi imprenditoriali nel settore dei libri a
partire dal 1971. Ora anche lui è docente universitario ad Urbino.
Oltre che componente del consiglio di amministrazione del settimanale
della Curia di Rimini, "il Ponte". E fans di Rosy Bindi.
Come si vede sono tutte persone importanti e note. Per cui merita la segnalazione della loro iniziativa editoriale.


Forse
Francesco Cavalli potrebbe spiegarmi le motivazioni che hanno spinto il
Comune di Riccione a cancellare Jan Palach dalla toponomastica locale.
Se ne ha voglia (e se glielo fanno sapere) può scriverne anche in un commento al mio post.

L'ultima
volta che ci siamo incontrati, l'anno scorso in centro a Rimini, era
una giornata talmente buia che mi faceva apparire più invecchiato di
quanto non lo sia nelle giornate di sole, per cui non mi ha
riconosciuto, né io ho voluto disturbarlo essendo lui in compagnia
della signora.
Così è successo anche con la neo-deputata, però in
giornate di sole, ma lei correva in bici verso il Comune dove allora
era assessore.
Con gli altri che ho nominato, i fratelli Giovanni e
Giorgio Tonelli, l'editore Mario Guaraldi e la scrittrice Nives
Concolino, le cose sono andate meglio ed abbiamo avuto sempre cordiali
incontri. A tutti complimenti ed auguri.



[Anno III, post n. 156 (533), © by Antonio Montanari 2008]





 
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Non siamo scemi

Post n°52 pubblicato il 12 Maggio 2008 da appestato.am

Grecia
Scusate il plurale. Se avessi scritto che "non sono scemo", avrebbero potuto obiettare: "Ma chi si crede di essere, da parlare in prima persona?".

Usando il plurale, non mi attribuisco una funzione sociale e pedagogica (ipotesi che dalle mie parti un tempo avrebbe scatenato ondate di pernacchie dette "sordini").
Semplicemente mi mescolo fra la folla. Uno come gli altri, uno dei tanti che in queste ore si sentono presi per i fondelli.


Prescindo da fatti e persone realmente esistenti, come dicono i titoli di coda dei film. Se una cosa è scritta in un libro va in giro indisturbata per il mondo. Se l'autore di quel libro poi la racconta nella televisione di Stato italiana, succede il finimondo.
Perché? Il presidente del Senato ha garbatamente detto alla nazione: "La verità è che qualcuno probabilmente vuole minare il clima di dialogo e confronto costruttivo che ha caratterizzato questo inizio di legislatura".

Obiettivamente, credo che nelle parole della seconda carica dello Stato ci sia un profondo senso di verità.

Siccome io sono rustico, traduco quel "profondo senso di verità" con un'altra frase: "Ragazzi, non fate scherzi sennò vi facciamo neri".
Nel senso che i "ragazzi" dell'opposizione, già acciaccati dalla sconfitta elettorale, potrebbero avere altre sorprese negative che li farebbero scomparire dalla scena politica italiana. Quella scena che "dialogo e confronto costruttivo" possono invece garantire, per sollevare il loro morale.

Siccome io sono testardo, sottolineo che il gran chiasso che si solleva per i potenti diffamati o proclamatisi diffamati, non risponde al principio di uguaglianza della legge.
Se un cittadino è diffamato da un giornale che inventa la pubblicazione di un libro che non è mai stato stampato contro di lui, se quel giornale inventa che uno ha plagiato un testo del 2004 in un suo volume uscito SEI ANNI PRIMA (con quella preveggenza che sarebbe utile per una futura beatificazione), se questo cittadino diffamato da una congrega di cui si omettono altre qualifiche facilmente immaginabili, se questo cittadino non trova ascolto nelle sacre aule di giustizia per difendere la propria onorabilità, allora questo cittadino, preso da totale scoramento, non inneggia al coraggio di Travaglio, ma si arrende alla "ragion di Stato" che "dialogo e confronto costruttivo" impongono al centro ed alla periferia, perché tanto poi tutti "tengono famiglia": magistrati avvocati e giornalisti. E chi è orfano di protezione può essere offeso impunemente.

Davanti a questa evidente violenza di quanti "tengono famiglia", si abbassa umilmente la testa, invocando per ladri puttane e spie una sorte migliore rispetto a chi ha evitato di sottostare agli ordini di queste (per altri aspetti) benemerite categorie che gestiscono il potere sin dai tempi dei tempi.
Certe professioni (non una sola) "le più antiche del mondo" non sono ovviamente un'invenzione di oggi. Per questo meritano rispetto, e magari qualche illustrazione pedagogica nella nuova società italiana, per non lasciar soffrire anime ingenue ed illuse come chi crede che la "Giustizia sia uguale per tutti".
E' uguale per tutti gli uguali, cioè per i pochi fortunati che incontrandosi al bar, in loggia (dei mercanti, che cosa avevate capito?) in banca od in spiaggia decidono con grande coraggio e dignità per i destini di tutti. Alla loro salute.

 

A noi resta soltanto la soddisfazione di dichiarare che "non siamo scemi". Soddisfazione di poco conto in questo Paese di furbi che sotto tale etichetta inseriscono un po' di tutto, le predette e benemerite categorie di ladri puttane e spie.

 
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