ArancioVitamina

Una stanza da sgombrare e restaurare (ovvero: sopravvivere alle storie finite male)


Stasera ho fatto una lunga chiacchierata con un amico che non vedevo da tempo (giusto una di quelle cose che danno "colore", di cui nel messaggio precedente...). Abbiamo parlato del più e del meno, certo, ma anche di storie che finiscono e che vanno male... di quelle storie che vanno tutte bene finchè... boh, succede qualcosa, non si sa cosa per la verità, ma succede qualcosa e allora cambia tutto... e tutto va improvvisamente a rotoli. Una biglia che precipita velocemente giù, sempre più veloce, sempre più veloce... come in Chiedimi se sono felice. Finchè ti accorgi che non c'è più niente da fare. Ci si può solo lasciare. Tristezza? Tanta, però anche tanta voglia di ricominciare. Scrivevo a questo mio amico, poco tempo fa, in una mail: "Immagina una stanza con vecchi mobili, pareti da rimbiancare, riparazioni da fare, polvere e sporco ovunque... quella è la stanza dei miei sentimenti, e i vecchi mobili sono i ricordi: preziosi, che piange il cuore a dover buttare tutto via... ma purtroppo bisogna farlo. Le riparazioni da fare sono le ferite ancora aperte da curare, mentre la polvere e lo sporco è tutta la noia che si è accumulata, i sensi di colpa, i rimpianti, i rimorsi, le cose non dette, quelle dette che si potevano invece evitare, i soliti -sempre i soliti - vecchi problemi contro cui si sbatte il naso a ripensare a quella storia... E le pareti da rimbiancare contengono tutto questo,  e hanno la funzione di tener separati il mondo esterno dal mio "dentro", e rappresentano quindi il mio modo di approcciarmi agli altri e ai miei sentimenti, oltre al modo in cui li concilio e cerco di farli entrare in comunicazione...""Bene, quando è finita la mia storia con xxx, questa stanza era un vero macello: aprivo la porta e trovavo pareti mezze crollate, ragnatele e bestie a otto zampe, un puzzo di muffa disgustoso e polvere ovunque (e io sono pure allergica alla polvere)... Mi veniva male a vedere quella stanza così, perciò tutte le volte chiudevo la porta per non pensarci, facendo finta che non esistesse. Ma poi ho preso il coraggio, me lo sono infilato addosso dalla testa come si indossa un vestito e ho aperto quella benedetta porta...La prima cosa che ho fatto è stato aprire le finestre e far entrare un po' di aria fresca e di sole caldo che asciughi l'umidità e riscaldi l'ambiente. Ora che c'è aria nuova e l'ambiente è più tiepido, ho iniziato a portar via tutti i mobili... ripeto, mi piange il cuore a portarli via, è una vera sofferenza, ma purtroppo quei ricordi non servono più, sono pesanti e ingombranti, e qui bisogna far spazio ai nuovi mobili...Per ora sto sgombrando, ma c'è ancora molto da fare: devo pulire tutto e ridipingere le mie pareti di un arancione vivo e caldo, un arancione-vitamina, un arancione-energia... Non dovrà rimanere più alcuna traccia del passato, della persona che è stata qui prima...Lavori in corso, dunque. Perciò non posso far entrare nessuno, non posso ospitare nessuno: non avrei nemmeno una sedia per farlo sedere, nemmeno un tè o un caffè da offrirgli...Questi lavori sono importantissimi, oltre che necessari, perchè preludono non solo a una nuova fase della mia vita, ma ti dirò di più: la prossima persona che entrerà sarà quella che non uscirà più di qui, e non perchè la ammazzerò e ne nasconderò il cadavere, ma perchè si sentirà talmente bene, nella mia nuova stanza calda e accogliente, che non vorrà più andar via..."