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Asilo nel bosco: finalmente anche in Italia

Post n°68 pubblicato il 11 Settembre 2014 da ilribelle2012


 E' nato il primo "asilo nel bosco" italiano, avevamo già parlato di questo tipo di scuola in "Fare scuola nel bosco: una realtà sempre più diffusa" ed oggi possiamo dire che è una realtà diffusa anche in Italia.
Fare scuola a contatto con la natura, usando pigne, sassi, foglie e bastoni al posto dei giochi che si prestano a trasformarsi in oggetti che riempiono la mente con la fantasia, che stimolano l'immaginazione e l'esperienza.
Questo modello di educazione alternativaentra a far parte della realtà italiana grazie alla collaborazione con l'associazione Manes (www.associazionemanes.it). Il progetto è nato da un'idea di Ella Flatau, che realizzò il primo asilo in Danimarca, a Søllerød, negli anni '50 e si è sviluppato in tutta Europa, tanto che in Germania ad oggi ci sono più di 1000 asili nel bosco.
La tribù dell'asilo nel bosco ha fatto la sua prima danza intorno al fuoco!
I bambini dai 2 ai 6 anni hanno bisogno di vivere all'aria aperta, di rimanere in contatto con la natura di esplorare, di sentirsi dei piccoli avventurieri che "imparano facendo". Chi è cresciuto in città più di altri capisce l'importanza che ricopre un tipo di educazione di questo tipo, senza mura, senza banchi senza cemento e senza tappeti, sporcandosi nella terra, toccando con mano l'erba le foglie e creando giochi diversi, a contatto con gli alberi, assaporando i profumi delle stagioni che cambiano, dal profumo di sottobosco ricco di funghi in autunno, ai prati in fiore in primavera.
Ovviamente esiste uno spazio coperto dove "rifugiarsi" in caso di maltempo, dove si ripongono i materiali e i vestiti. Ma sostanzialmente la grande innovazione di questa scuola è l'ascoltare le esigenze dei bambini, i loro bisogni, sradicandoli dal quel banco e quel foglio sul quale la fantasia può essere solo immaginata.
L'asilo nel bosco costa molto meno di un asilo normale, e questi soldi possono essere utilizzati per incrementare il numero di educatori in modo che essi siano più presenti, in grado di ascoltare maggiormente i bambini e le loro esigenze,soprattutto perché un bambino trascorre molto tempo a contatto con gli educatori, spesso è maggiore questo tempo che quello trascorso tra le mura di casa.
Inoltre da alcuni studi effettuati dal prof. Peter Hafner dell'università di Heidelberg e da Lena Gruener e dalla professoressa Michela Schenetti dell'università di Bologna, mettono in evidenza come i bambini che frequentano l'asilo nel bosco sono molto creativi e curiosi, prestano una maggiore attenzione e si concentrano di più, rispettando di più le regole e risolvendo i conflitti in modo pacifico, inoltre sembra che si esprimano in maniera più precisa e argomentino meglio le proprie opinioni.
Questa realtà è nata ad Ostia

 
 
 

Mosca: «Sanzioni? Reagiremo»

Post n°67 pubblicato il 07 Settembre 2014 da ilribelle2012

-  Fabrizio Poggi, 6.9.2014
Ucraina. Regge, per ora, il cessate il fuoco, primi scambi di prigionieri. Tymoshenko insiste: «Referendum per decidere l'adesione all'Alleanza». Il Cremlino: «La minaccia di nuove misure economiche favorisce il partito della guerra»

Non ci sono state signi­fi­ca­tive prese di posi­zione, ieri, da parte di Mosca, alla tre­gua nel sudest dell'Ucraina, dopo l'accordo sul piano di pace sot­to­scritto a Minsk. Almeno, non quante sono state le rea­zioni alle deci­sioni sca­tu­rite dal ver­tice Nato nel Gal­les e all'annuncio, da parte Ue, della pos­si­bi­lità di nuove sanzioni.

Sul fronte del Don­bass, ieri, in un col­lo­quio tele­fo­nico, Putin e Poro­shenko «hanno espresso sod­di­sfa­zione per il fatto che nel com­plesso il ces­sate il fuoco viene rispet­tato dalle parti in con­flitto» e hanno «sot­to­li­neato l'importanza del moni­to­rag­gio della situa­zione da parte dell'Osce». Le prin­ci­pali agen­zie di infor­ma­zione russe si sono limi­tate a regi­strare le dichia­ra­zioni delle parti circa lo scam­bio di pri­gio­nieri (uno dei prin­ci­pali punti del piano sul ces­sate il fuoco), senza dare rilievo alle noti­zie circa spo­ra­di­che inos­ser­vanze della tre­gua, da ambo le parti. Nel primo pome­rig­gio Itar-Tass ripor­tava una dichia­ra­zione dalla Repub­blica di Done­tsk, secondo cui i pri­gio­nieri ucraini (un paio di cen­ti­naia) veni­vano rila­sciati già ieri, men­tre Kiev dovrebbe libe­rare i mili­ziani cat­tu­rati solo lunedì. Nel com­plesso, sem­bra che il patto, almeno per il primo giorno, abbia tenuto, anche se non manca lo scet­ti­ci­smo sulla sua durata.

Novo­ros­sija ripor­tava le opi­nioni della poli­to­loga mili­tare Alek­san­dra Peren­d­z­hieva e del capo del Cen­tro ucraino di ricer­che Mikhail Pogre­bin­skij. La prima ritiene «che il ces­sate il fuoco non durerà molto. Con­cedo non più di 5 giorni». Il secondo, pur più otti­mi­sta sulla durata, avanza dubbi sul fatto che alla tre­gua «pos­sano far seguito col­lo­qui pro­dut­tivi che sfo­cino in un refe­ren­dum sulla strut­tura sta­tale». E, però, si sot­to­li­nea come, per la prima volta in un pro­to­collo uffi­ciale, si garan­ti­sca al Don­bass la difesa della lin­gua russa e una certa decen­tra­liz­za­zione. D'altra parte, pur se Poro­shenko sot­to­li­nea che, con il ces­sate il fuoco, non è in discus­sione l'integrità ter­ri­to­riale ucraina, l'elité poli­tica di Kiev lo cri­tica aspra­mente per la tre­gua: il pre­mier Jatse­n­juk dà il via al pro­getto «Mura­glia» dichia­rando che «i soldi li chie­diamo alla Ue, per­ché noi costruiamo un muro per tutta l'Europa»; Timo­shenko riba­di­sce la richie­sta di refe­ren­dum per l'ingresso dell'Ucraina nella Nato. Lo spea­ker del Con­si­glio nazio­nale di difesa Andrej Lysenko dichiara che le truppe ucraine non abban­do­ne­ranno le pro­prie posizioni.

E il par­tito della guerra a Kiev, secondo Mosca, non è certo sco­rag­giato né dai passi Usa, né dalle nuove san­zioni Ue con­tro le imprese petro­li­fere e mili­tari russe. Men­tre Washing­ton si appre­sta a stan­ziare 60 milioni di dol­lari per mate­riale mili­tare all'Ucraina, Kiev par­te­ci­perà già in set­tem­bre alle mano­vre con­giunte navali Sea Breeze e ter­re­stri Rapid Tri­dent. L'attenzione di Mosca si è ieri appun­tata soprat­tutto sull'eventualità di nuove san­zioni Ue che, se adot­tate, lunedì pros­simo, «rice­ve­ranno senz'altro ade­guata rispo­sta», dichia­rano al Mini­stero degli esteri. La diri­genza Ue, «al solito si perde in uno spec­chio poli­tico defor­mante» e «di fatto, invia segnali di soste­gno diretto al par­tito della guerra a Kiev». In sostanza, dice Mosca, «la dichia­ra­zione sull'allargamento delle san­zioni anti­russe è stata la prima rea­zione Ue all'incontro a Minsk del gruppo di con­tatto» sull'Ucraina. Il Pre­si­dente del Comi­tato della Duma per gli affari esteri Alek­sej Push­kov, ha dichia­rato che l'Occidente non ha avan­zato nes­suna pro­po­sta, tranne san­zioni e minacce. E anche il pre­si­dente bie­lo­russo Alek­sandr Luka­shenko, in un'intervista al canale tv Ros­sija 1, i ha dichia­rato che la «desta­bi­liz­za­zione ucraina su ordine Usa crea una minac­cia per Rus­sia e Bie­lo­rus­sia: in Ucraina molti poli­tici ese­guono alla let­tera quell'ordine. Gli ame­ri­cani vogliono annien­tare le nostre genti con le nostre mani» e i lea­der euro­pei agi­scono da por­ta­voce del corso poli­tico Usa. Mosca ha annun­ciato ieri l'inizio delle prove del nuovo mis­sile per i cac­cia T-50, la cui pro­du­zione è pre­vi­sta per il 2016. Per parte sua, la flotta disporrà entro l'anno di una nuova base per­ma­nente presso le isole Novo­si­birsk nell'Artico, secondo quanto dichia­rato dall'ammiraglio Vla­di­mir Korolev.

 

 
 
 

Renzi pronto a cancellare l’articolo 18

Post n°66 pubblicato il 06 Settembre 2014 da ilribelle2012


di Antonio Sciotto - http://ilmanifesto.info -
Jobs Act. Il premier al «Sole 24 Ore»: via la reintegra obbligatoria. No di Camusso (Cgil): «Basta slogan». Landini (Fiom) è pronto alla piazza: «Conflitto pesante». Sacconi (Ncd): «La delega sia ampia e senza inibizioni». Damiano (Pd): «Fino a tre anni di prova e poi la tutela piena»
i siamo. Mat­teo Renzi ha sve­lato i pro­grammi del governo sull'articolo 18, finora coperti da dichia­ra­zioni vaghe o con­trad­dit­to­rie sul Jobs Act. Un'altalena che dura da mesi, sul cosid­detto «con­tratto a tempo inde­ter­mi­nato a tutele cre­scenti»: una volta pare pre­do­mi­nare la "ver­sione Ichino" (dopo i 3 anni non si matura l'articolo 18 pieno, con la rein­te­gra, ma si ha diritto solo a un inden­nizzo eco­no­mico) e un'altra quella di Boeri-Garibaldi (il per­corso si con­clude con un 18 com­pleto). Il pre­si­dente del con­si­glio pro­pende per la prima ipo­tesi, che can­cella l'articolo 18 così come lo cono­sciamo, per sem­pre e per tutti: e lo ha rive­lato ieri nella "tana del lupo", in un'intervista al diret­tore del Sole 24 Ore, quo­ti­diano della Confindustria.
Ecco le parole di Renzi, pre­ce­dute dalla domanda del diret­tore Roberto Napo­le­tano (l'intervista era ieri in aper­tura del gior­nale, e occu­pava le intere pagine 2 e 3). Domanda: «Con­tratto a tempo inde­ter­mi­nato fles­si­bile vuol dire anche supe­ra­mento dell'articolo 18 e della rein­te­gra obbli­ga­to­ria?». La rispo­sta del pre­mier: «Quella è la dire­zione di mar­cia, mi sem­bra ovvio. Sarà pos­si­bile solo se si cam­bierà il sistema di tutele».
Se il ter­mine «supe­ra­mento» vuol dire tutto e niente, e non avrebbe in sé carat­te­riz­zato la domanda, è invece asso­lu­ta­mente indi­ca­tiva l'espressione «rein­te­gra obbli­ga­to­ria», che rap­pre­senta il "cuore" dell'articolo 18. A meno di una cat­tiva tra­scri­zione del diret­tore del Sole 24 Ore (ma lì Renzi dovrebbe pre­ten­dere una qual­che ret­ti­fica), le inten­zioni del governo sem­brano insomma chiare.
Senza stare ad appen­dersi alle sin­gole dichia­ra­zioni (che come inse­gna la neo­nata «annun­cite» pos­sono essere smen­tite dai fatti), emerge però chia­ra­mente che l'attuale ese­cu­tivo minac­cia molto pesan­te­mente la tutela con­tro i licen­zia­menti indi­scri­mi­nati: spinto dalla pres­sione dell'Ncd - certo - ma soste­nuto anche da una grossa fetta di "ren­ziani" a cui que­sta garan­zia non sta a cuore. Diver­sa­mente la vede il campo "ber­sa­niano" - più vicino alla Cgil - ma sap­piamo quanto facil­mente esso possa venire zit­tito dai timo­nieri del partito.
Lo stesso pre­mier nelle ultime set­ti­mane ha ripe­tuto che «l'articolo 18 non è il vero pro­blema», e lunedì scorso aveva aggiunto che riguarda «solo 3000 per­sone» in Ita­lia, quasi a fare inten­dere che non sarebbe stato toc­cato (a parte il met­terlo alla fine del nuovo con­tratto trien­nale, accet­tato ormai anche dai più "riot­tosi", come la Cgil e la Fiom). E lo stesso mini­stro del Lavoro Giu­liano Poletti, poco dopo Fer­ra­go­sto, aveva fatto capire che sì, l'intero Sta­tuto dei lavo­ra­tori sarebbe stato riscritto (come dice anche Renzi), ma senza andare a modi­fi­care in modo trau­ma­tico la "tutela delle tutele".
Ieri, invece, una bella doc­cia fredda, un Ice Buc­ket Chal­lenge rove­sciato sulla testa di Susanna Camusso. Che infatti ha rea­gito, inter­vi­stata dall'Unità on line: «Non è vero che riguarda 3 mila per­sone - ha detto la segre­ta­ria della Cgil - Que­sto è un modo di smi­nuire. Quell'articolo riguarda i diritti fon­da­men­tali dei cit­ta­dini, e dei lavo­ra­tori, diritti che non pos­sono essere sop­pressi». La lea­der sin­da­cale invita quindi Renzi ad «abban­do­nare gli slo­gan», e a pren­dere «dal modello tede­sco gli ele­menti che miglio­rano le con­di­zioni dei lavo­ra­tori, e non quello che precarizza».
Duris­sima anche la rea­zione del segre­ta­rio della Fiom Mau­ri­zio Lan­dini, che annun­cia un autunno rovente: se il governo pensa di can­cel­lare l'articolo 18, «si aprirà un con­flitto molto pesante non solo con la Fiom ma con tutti i lavo­ra­tori». «Come dicono a Napoli, accà nisciuno è fesso», ha poi aggiunto.
Intanto oggi pro­prio il Jobs Act approda in Senato, nella Com­mis­sione Lavoro pre­sie­duta da Mau­ri­zio Sac­coni, che da anni vor­rebbe abo­lirlo. Ieri Sac­coni ha chie­sto una «delega al governo ampia e senza ini­bi­zioni, tale da con­sen­tire di rifor­mare le tutele».
Tenta di fre­narlo Cesare Damiano (Pd), pre­si­dente della Com­mis­sione Lavoro della Camera: «Ser­vono obiet­tivi sele­zio­nati, dele­ghe in bianco non sareb­bero pos­si­bili. C'è una pro­po­sta di legge del Pd pre­sen­tata già nella pas­sata legi­sla­tura: periodo di prova non supe­riore a tre anni, minor costo rispetto a tutti gli altri con­tratti, e matu­ra­zione alla fine dell'articolo 18».

 
 
 

Marijuana per uso terapeutico. Via libera alla produzione di Stato, a coltivare la cannabis sarà l'esercito italiano

Post n°65 pubblicato il 06 Settembre 2014 da ilribelle2012

A prima vista potrà sembrare un paradosso: lo Stato italiano produrrà marijuana. Di più: a produrla sarà l'esercito italiano, nello stabilimento chimico militare di Firenze. A dare la notizia del via libera, questa mattina, è il quotidiano di Torino La Stampa.

Il via libera è stato dato dai ministri della Difesa e della Salute Roberta Pinotti e Beatrice Lorenzin, dopo varie polemiche e rallentamenti. Come spiega La Stampa:

Pinotti (Pd) aveva dato da tempo il suo ok. Lorenzin (Ncd) è stata più prudente, non solo per un approccio culturale diverso: soprattutto perchè le questioni che il suo ministero deve affrontare sono diverse e molto delicate dal punto di vista tecnico. Era stato istituito un tavolo di lavoro dove la questione è stata esaminata anche con l'istituto farmaceutico militare. Adesso, spiegano al dicastero della Salute, sono in via di stesura i protocolli attuativi. A questo punto, non è escluso che entro il 2015 i farmaci cannabinoidi saranno già disponibili nelle farmacie italiane.
Nei laboratori dello stabilimento fiorentino (che da tempo produce medicamenti non solo per i militari, ma anche per i civili) verranno quindi prodotti farmaci derivati dalla cannabis attualmente importati dall'estero a costi molto elevati. Chiaramente si tratta di marijuana solo ed esclusivamente a scopo terapeutico. Un utilizzo su cui il ministro Lorenzin non ha nulla da ridire: "Dal punto di vista farmacologico - ha affermato in passato - non ci sono problemi all'uso terapeutico della cannabis: nessuno mette in dubbio gli effetti benefici, ma va trattato come un farmaco".

I farmaci a base di marijuana - detti cannabinoidi - servono a lenire il dolore nei pazienti oncologici o affetti da HIV e nel trattamento dei sintomi di patologie come sclerosi multipla, sla e glaucoma. Finora a questi farmaci hanno avuto accesso pochissime persone attraverso le Asl: solo 60. A lungo, infatti, i cannabinoidi sono stati non solo difficili da reperire, ma anche estremamente costosi. Ora, finalmente, le cose sembrano cambiare. Anche in Italia.

 

 
 
 

Sel, sfidare Renzi sul suo terreno

Post n°64 pubblicato il 23 Agosto 2014 da ilribelle2012

Sel recu­pera visi­bi­lità. Ma non basta. L'obiettivo è tra­durre in con­senso la mag­giore visi­bi­lità media­tica otte­nuta con l'opposizione alla riforma del Senato. Un obiet­tivo non sem­pli­cis­simo per­ché la spinta sem­pli­fi­ca­to­ria caval­cata da Renzi è con­di­visa dalla mag­gio­ranza degli ita­liani, sen­si­bili ai temi popu­li­sti della ridu­zione dei costi della poli­tica (abo­li­zione Senato uguale meno costi..., forse) e alla velo­ciz­za­zione dell'attività legi­sla­tiva (ma sarà così e, soprat­tutto, è que­sto che serve?) molto meno a prin­cipi fon­da­men­tali come l'equilibrio dell'architettura isti­tu­zio­nale. Insomma, il pro­blema è spie­gar­gli che non è una bat­ta­glia sui tempi dell'approvazione, ma di sostanza e riguarda il futuro delle isti­tu­zioni ita­liane. La via è obbli­gata ma irta di insi­die: sfi­dare Renzi sul suo ter­reno, slo­gan e mes­saggi fic­canti. Si tratta di moder­niz­zare il lin­guag­gio e adat­tarlo al con­te­sto, ma riem­pien­dolo di con­te­nuti. Cin!
Andrea Alicandro

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: ilribelle2012
Data di creazione: 28/07/2012
 
 

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