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DISINCRONIA DEL SINCRONICO

Post n°137 pubblicato il 03 Gennaio 2007 da arielasterisco

Era il 30 novembre 1786 quando il Granducato di Toscana abolì la pena di morte e la tortura.

Nel 1889 venne abolità in tutto il Regno d'Italia.

Poi venne reintrodotta da Mussolini nel 1926 per punire coloro che avessero attentato alla vita o alla libertà della famiglia reale o del capo del governo e per vari reati contro lo stato.
Il codice Rocco, 1931,
aumentò il numero dei reati contro lo stato punibili con la
morte e reintrodusse la pena di morte per alcuni gravi reati comuni.


2007: la pena di morte va in diretta.
"Show must go on"

Era solo per chiedermi qual è il significato di "civilizazion" e di "esportazione della democrazia". Ovviamente l'alibi del tribunale irakeno non regge, la sentenza è made in USA.

God bless America

 
 
 

LA VENDETTA DEI VINCITORI

Post n°136 pubblicato il 31 Dicembre 2006 da arielasterisco

Come era previsto, Saddam Hussein è stato condannato a morte assieme a tre dei suoi più diretti collaboratori. La sentenza è stata emessa dal Tribunale speciale iracheno, varato nel dicembre 2003 dalle forze angloamericane occupanti. I giudici erano stati in maggioranza designati dal Governo provvisorio dell'Iraq agli ordini del «proconsole» americano Paul Bremer. Lo Statuto del tribunale era stato redatto da giuristi statunitensi.
L'ex-presidente iracheno è stato ritenuto colpevole di crimini contro l'umanità. Verrà perciò giustiziato entro qualche mese se, come è molto probabile, la corte d'appello confermerà la sentenza. Il solo elemento di incertezza era costituito dall'alternativa fra l'impiccagione e la fucilazione. Ora sappiamo che Saddam finirà sulla forca come un criminale comune e non sarà invece fucilato come egli orgogliosamente richiede.
Sono in molti, non solo in Occidente (vedi l'Iran) ad applaudire alla condanna esemplare a partire ovviamente da George W. Bush, pronto ad esibirla nelle elezioni. Giustizia è fatta, si proclama, grazie a un nuovo «Tribunale di Norimberga» che sta rivelando al mondo i crimini di un dittatore spietato e intende sanzionarli. E sarà - si sostiene - anche un passo avanti verso la «pacificazione e la ricostruzione democratica di un paese che le armate angloamericane hanno liberato da un regime dispotico e sanguinario». L'Occidente, spettatore del tramonto della sua civiltà giuridica, si divide. Naturalmente, ed è buona cosa, l'Unione europea - perfino con Tony Blair - si dice contraria alla pena di morte. Ma è silenziosa, quando non partecipe, sulla natura «sovrana» del processo, come sfacciatamente fa il presidente russo Putin. Fra coloro che sembrano partecipare, pur ricordando nettamente «la contrarietà degli italiani alla pena di morte» e il disastro che ne verrà in Iraq, c'è il ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema. Che in un comunicato diffuso dalla Farnesina ha infatti dichiarato sul processo che si è trattato di «una decisione assunta da un organo giudiziario in un Paese che ha un governo e un parlamento eletti democraticamente, e che quindi decide in modo autonomo anche sulla propria legislazione in materia penale». E aggiunge che «la condanna per chi si è macchiato di orrendi crimini contro l'umanità deve essere netta, severa e inflessibile».
Certo, non si può negare che l'ex-dittatore iracheno e i suoi principali collaboratori meritassero di essere processati dal popolo iracheno e giudicati severamente. E per farlo era necessario un tribunale speciale. Ma questo tribunale, voluto, organizzato e finanziato dagli Stati Uniti, va molto oltre l'anormalità giuridica di qualsiasi corte speciale. Il tribunale esercita la sua giurisdizione sulla base di figure di reato che non erano previste dal diritto iracheno e che sono state introdotte nello Statuto solo per consentire l'incriminazione e la condanna a morte dell'ex-dittatore. I diritti della difesa sono stati gravemente limitati ed è stato violato anche il principio nulla culpa sine judicio, che esige una rigorosa presunzione di innocenza a favore degli imputati. L'ex presidente è tutt'ora tenuto prigioniero in un luogo segreto dalle milizie statunitensi che lo hanno catturato e sottoposto a pesanti interrogatori. Queste gravi distorsioni dipendono dalla volontà degli Stati Uniti di rifiutare la giurisdizione penale internazionale e di servirsi di un tribunale iracheno operante sotto il loro stretto controllo. Ci sono dunque molte ragioni per mettere in dubbio la legalità internazionale,  la legittimità politica e l'indipendenza di questo Tribunale, istituito nel contesto di una occupazione militare e per volontà delle potenze occupanti in violazione della quarta Convenzione di Ginevra. Non a caso per Amnesty la sentenza è «un affare losco».
È naturale che il popolo iracheno - non solo la componente sunnita - percepisca questa condanna non come un'espressione della propria sovranità, ma come una farsa giudiziaria voluta dagli Stati Uniti. Le straordinarie misure di sicurezza decise dal governo di Baghdad ne sono un indice eloquente. E gli Stati Uniti non hanno certo le carte in regola per erigersi a paladini della causa dei diritti umani. Basterebbe ricordare le infamie di Guantánamo, Abu Graib e Fallujah, e non dimenticare che gli Stati Uniti sono stati complici di Saddam Hussein nella guerra contro l'Iran e che ne hanno sottaciuto i gravissimi crimini, incluso il massacro dei kurdi con l'uso del gas ad Halabja, nel 1988. Questo processo è una farsa giudiziaria tanto più grottesca se si tiene presente che gli Stati Uniti rifiutano di riconoscere la Corte penale internazionale di fronte alla quale gli attuali leader repubblicani dovrebbero rispondere dei crimini commessi scatenando la «guerra preventiva» contro l'Iraq.
Anche stavolta - e assai più gravemente che a Norimberga e a Tokyo - la giustizia è stata stravolta. È stata in realtà una resa dei conti, il regolamento delle pendenze, la vendetta dei vincitori sui vinti. È stata una teatralizzazione propagandistica della giustizia con il solo scopo di coprire i misfatti dei vincitori. Ma lo spargimento rituale del sangue di Saddam Hussein non offrirà alcun contributo alla pacificazione dell'Iraq e alla legittimazione del nuovo ordine «democratico»: alimenterà l'odio, la violenza e il terrore in una guerra sempre più spietata e cruenta

Danilo Zolo

 
 
 

PROPOSTA PER UN NUOVO USO PUBBLICO DELL'AREA BANTI-LUZZI

Post n°135 pubblicato il 27 Dicembre 2006 da arielasterisco
 

1) Assistenza sociale, Sanità e Istruzione.

- centri per anziani e diversamente abili (Residenze Sociali, centri diurni)
- centro post-degenza e riabilitazione
- centro per malati terminali - terapia del dolore
- centro di primo soccorso e distretto sanitario (data la carenza di quello attuale di pratolino)

Il territorio è carente di strutture per l' assistenza agli anziani e di vicini punti di primo soccorso. La Regione Toscana non ha una struttura per i malati terminali come ha, per esempio, l' Emilia Romagna. L' area Banti-Luzzi è sparita da decenni dai piani sanitari regionali.

2) Turismo

Ostello Comunale

La proposta prende le mosse dalla posizione geografica dell' area limitrofa a Firenze e Fiesole già conosciuti a livello internazionale e dal fatto che le nostre amministrazioni non riescono a fare investimenti concreti sul turismo. Il progetto potrebbe essere realizzato mediante la creazione di una società pubblica e in tal caso non sarebbe neanche necessaria la variante urbanistica.
Ciò significherebbe creare una nuova economia locale, nuovi posti di lavoro, e marketing per i prodotti locali in perfetta sintonia con progetti in cantiere come "La strada dell' olio" che però, lasciati a sé stessi, morirebbero sul nascere.
Inoltre la gestione tariffaria di un futuro Ostello permetterebbe di foraggiare ogni anno le casse comunali con soldi da destinare a cose di cui la nostra gente ha bisogno al giorno d' oggi come la lotta alla precarietà, l' assistenza agli anziani, gli asili nido ecc ecc ...
Il tutto potrebbe essere affiancato da un campeggio, valorizzando gli ettari di parco annessi, e da altre attività pedagogico-formative come visite culturali (gli stabili infatti verrebbero così conservati e valorizzati per il loro prestigio storico), turismo responsabile, punti di vendita di prodotti locali, mostre, soggiorni scolastici ecc ecc..
Precisiamo che per la definizione e la rielaborazione di questo progetto sono stati analizzati a tal fine altre esperienze in Italia tra cui: l' Ostello Comunale dei Tasso (Milano), l' Ostello del Comune di Montese (Modena), il futuro Ostello del Comune di Ceccano a Frosinone che si propone di divenire una meta di turismo sociale e culturale, l' Ostello Comunale di Gambassi Terme sulla Via Volterrana, l' Ostello Comunale di Costamezzana (Noceto) che è stato realizzato nel 1999 recuperando un ex scuola della frazione e l' Ostello Villa Borgognoni (Jesi-AN). Quest' ultimo è un caso particolarmente interessante perché prima di essere convertita ad Ostello nel 2000 era una scuola di italiano per stranieri patrocinata, per assurdo, dalla città di Firenze.

Sottolineiamo inoltre il fatto che sia quasi imprenscindibile l' intervento della Regione sia in ordine di fattibilità tecnica sia in ordine di importanza dell' area. Questo potrebbe avvenire in svariati modi tra cui (ne riportiamo due):
1) La Regione acquista gli immobili alla ASL e li cede in comodato d' uso ai Comuni come è stato fatto a Luco di Mugello per l' ex ospedale che diverrà un polo di ricerca scientifica
2) La Regione modifica la legge di assegnazione degli immobili con la quale sono transitati alla ASL e li conferisce nuovamente ai Comuni o alla Provincia

PRC Vaglia, Cinzia Campani e Laura Nencini
PRC Sesto Fiorentino, Alessandro Corrieri

 
 
 

Theodor Adorno

Post n°134 pubblicato il 22 Dicembre 2006 da arielasterisco

La decadenza del dono si specchia nella penosa invenzione degli articoli da regalo, che presuppongono già che non si sappia che cosa regalare, perché, in realtà, non si ha nessuna voglia di farlo.

 
 
 

AL DI LA' DEL BENE E DEL MALE

Post n°133 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da arielasterisco

Un filosofo: un filosofo è un uomo che costantemente vive, vede, sente, intuisce, spera, sogna cose straordinarie; che viene colpito dai suoi propri pensieri come se venissero dall'esterno, da sopra e da sotto, come dalla sua specie di avvenimenti e di fulmini; che forse è lui stesso un temporale gravido di nuovi fulmini; un uomo fatale, intorno al quale sempre rimbomba e rumoreggia e si spalancano abissi e aleggia un'aria sinistra. Un filosofo: ahimè, un essere che spesso fugge da se stesso, ha paura di se stesso - ma che è troppo curioso per non "tornare a se stesso" ogni volta.

 
 
 

INTERVENTI URGANTI PER VIALE ARIOSTO

Post n°132 pubblicato il 21 Dicembre 2006 da arielasterisco

Il nuovo spartitraffico di viale Ariosto rappresenta un pericolo per i cittadini che percorrono tale fondamentale arteria (in particolar modo per i conducenti di moto, motorini e scooter), ed un ostacolo per i mezzi di soccorso, come le ambulanze, che restano inevitabilmente imbottigliati fra le auto impossibilitate a far spazio.
Sollecitiamo pertanto l’amministrazione comunale nella persona dell’assessore al traffico Ivan Moscardi dei Comunisti Italiani affinché intervenga nell’immediato rendendo almeno più visibile lo spartitraffico, che di notte o in caso di pioggia risulta praticamente invisibile, con segnalatori luminosi o bande catarifrangenti. A breve termine inoltre auspichiamo che si decida di intervenire, in modo strutturale, rimediando alla confusione che ha generato in viale Ariosto.

Partito della Rifondazione Comunista,
Circolo A.Gramsci di Sesto Fiorentino

 
 
 

SOSPENDERE TUTTO E VARARE LE ALTERNATIVE

Post n°131 pubblicato il 12 Dicembre 2006 da arielasterisco
 

dati forniti dall' assemblea dei comuni soci di Quadrifoglio SPA stabiliscono che:

- la potenzialità complessiva della sezione termica dell' inceneritore che hanno in mente sarà, come minimo, di 35/65 milioni kcal/h
- ammonteranno a 140.000 le tonnellate annue di rifiuti bruciati, come soglia minima
- l' impianto dovrà funzionare, come minimo e di media, 20 ore al giorno lavorando all' 89% delle sue potenzialità

Da notare che:
- ancora non viene indicato dove sorgerà la costosa discarica speciale necessaria a stoccare, come minimo, ben 21.000 tonnellate di scorie post-combustione
- dai dati si deduce che il forno (o i forni se l' impianto ne avrà più di uno) verranno spenti ciclicamente nel corso dell' anno. Le fasi di manutenzione di tali impianti sono molto inquinanti rispetto al funzionamento ordinario, cioè quando un inceneritore viene spento e riacceso è il momento nel quale si sprigionano più fumi. Le valutazioni sanitarie dovranno essere aggiornate per considerare e simulare anche questo aspetto
- la VIS è datata poiché non tiene conto né della nuova ed esatta collocazione né dei cittadini che non sono residenti ma che lavorano sul territorio

Da notare poi il rigore e l' enfasi posta sui limiti minimi. Precedenti avvenuti in varie parti d' Italia dimostrano che le dimensioni di un inceneritore sono cruciali affinché esso possa garantire un ritorno finanziario. Un inceneritore non può essere piccolo. O è grande oppure le società di smaltimento dei rifiuti preferiscono non farlo perché serve a stabilizzare gli enormi costi di investimento dell' impianto e quindi ad aumentarne il rendimento, altrimenti inesistente, con economie di scala sovvenzionate da un 8% di tasse che noi paghiamo in bolletta. L' emergenza rifiuti è questa se è vero come è vero che la Campania è la regione con il maggior numero di inceneritori e con il peggior dato di raccolta differenziata. La questione della dimensione dell' impianto avrà ripercussioni grosse sulla politica dei rifiuti dell' area fiorentina per i prossimi vent' anni.
La percentuale di raccolta differenziata media a Sesto Fiorentino, dopo le sperimentazioni volute da Rifondazione, è schizzata al 47% mentre Firenze non rispetta neanche la percentuale minima fissata dal Decreto Ronchi. Purtroppo le sperimentazioni sono state prontamente sospese e boicottate. Basterebbe estendere questo risultato negli altri comuni per cambiare politica dei rifiuti. Ma i Sindaci della Piana si comportano come Assessori del Sindaco di Firenze e Amministratori Delegati di Quadrifoglio SPA.

A rigor di logica l' inceneritore di Case Passerini è pensato per i rifiuti prodotti nelle aree servite da Quadrifoglio (Campi, Calenzano, Signa, Sesto F. no e Firenze)
Considerando i dati sulla mole dei rifiuti di questa zona possono dedursi già importanti scenari, tutti possibili:

Ipotesi 1
Se la costruzione dell' inceneritore sarà accompagnata da una politica di raccolta differenziata questa servirà a produrre CDR (Combustibile Da Rifiuti) da destinare all' inceneritore. I rifiuti verranno quindi differenziati e poi mixati in modo tale da fornire maggiore calore all' inceneritore. Non verranno riciclati i materiali riciclabili ad alto potere calorifico (carta, plastica).

Ipotesi 2
Se la quota di raccolta differenziata fosse destinata al circuito del riciclo, riutilizzo e recupero dei materiali, e quindi parallela e non complementare all' incenerimento dei rifiuti, allora non supererebbe il 23% dato dalla differenza tra la quantità di rifiuti prodotti nella zona ( 183.998 t) meno quelli destinati all' inceneritore (140.000 t) = 43.998 t (23%). Sarebbero quindi disattese le percentuali minime stabilite dalla legge e dal piano provinciale dei rifiuti.

Ipotesi 3
Ammettiamo che le percentuali del piano provinciale di raccolta differenziata siano rispettate e si arrivi al 50%.
Se la quota di raccolta differenziata fosse destinata al circuito del riciclo, riutilizzo e recupero dei materiali e se quindi fosse parallela e non complementare all' incenerimento dei rifiuti allora la differenza tra la quantità di rifiuti prodotti nella zona ( 183.998 t) meno quelli differenziati per essere riciclati, riusati e recuperati (90.000 t circa) determinerebbe la percentuale da bruciare: 90.000 t
.

Ma l' inceneritore, come minimo, ne dovrà bruciare 140.000! …quindi…
- la quantità di rifiuti prodotti aumenterà di 50.000 tonnellate annue
- saranno importate da fuori zona 50.000 tonnellate di rifiuti

Con certezza per ora si può dire che:
- la stragrande maggioranza della raccolta differenziata, se verrà incentivata in modo serio ed esteso, sarà funzione dell' inceneritore di Case Passerini. Si differenzierà carta e plastica per poi bruciarle
- le percentuali di raccolta differenziata non aumenteranno
- la quantità di rifiuti prodotta nella zona aumenterà anziché diminuire (anche per via dell' espansione delle città della zona)

 
 
 

«Brogli? Un falso». Deaglio indagato

Post n°130 pubblicato il 01 Dicembre 2006 da arielasterisco
 

Ha «turbato l'ordine pubblico» dice la procura di Roma. Pisanu esulta, Berlusconi: «Ricontare tutto»

Una contravvenzione da trecento euro pescata in fondo al codice penale: «Diffusione di notizie false, esagerate e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico», articolo 656. Finisce così l'inchiesta della procura di Roma sui presunti brogli delle scorse elezioni, denunciati da Enrico Deaglio nel suo film «Uccidete la democrazia!». Il direttore di Diario e Beppe Cremagani, l'altro autore del documentario, sono passati ieri pomeriggio da testimoni ad indagati. Rischiano poco, l'arresto fino a tre mesi o una ammenda fino a 309 euro.
I due, gli hanno spiegato i pm Salvatore Vitello e Francesca Loy, sostenendo che durante la notte tra il 9 e il 10 aprile i dati elettorali potrebbero essere stati truccati tramite un software piazzato nei computer del Viminale, hanno allarmato inutilmente l'opinione pubblica, perché quei dati sono solo «ufficiosi», visto che la proclamazione degli eletti avviene sulla base dei verbali inviati alle Corti di appello e quindi alla Cassazione e non su quelli che compaiono ancora adesso sul sito del ministero dell'Interno. Il direttore di Diario ha provato ad argomentare che se l'imbroglio fosse riuscito e Silvio Berlusconi si fosse davvero proclamato eletto in quella nottata, i dati della Cassazione inviati due settimane dopo non avrebbero potuto cambiare granché. Al massimo si sarebbe andati ad elezioni anticipate. Niente da fare, dopo neppure due ore di interrogatorio, l'indagine era avviata e con lei la decisione di cestinare tutto il resto dell'inchiesta.
Eppure gli elementi sospetti, c'erano, si stringeva nelle spalle ieri sera Deaglio: «Mi sembra una accusa da anni '60. Mi aspettavo che la procura proseguisse l'indagine su tutti gli elementi sospetti, dovevano ricostruire quel che è accaduto. Ci sono cento interventi di esperti che pongono interrogativi, loro sono gli unici che non hanno domande. E' uno sbarramento al giornalismo d'inchiesta».
In effetti l'accusa di aver diffuso notizie che turbano l'opinione pubblica è brutta e non solo perché all'indomani dalle elezioni Silvio Berlusconi disse anche di peggio senza che un qualunque pm di piazzale Clodio battesse ciglio. Deaglio e Cremagnani hanno predecessori da medaglia a cominciare dagli studenti del Liceo Parini che nel '68 pubblicarono sul giornalino La Zanzara una inchiesta sui comportamenti sessuali dei giovani per finire con un giornalista che nell'81 scrisse sul Corriere della sera che il procuratore capo di Roma avocava a se l'inchiesta sulla loggia P2 (in entrambi i casi gli imputati furono assolti).
E poi rimane il dato noto a tutti i sondaggisti: durante le elezioni dell'aprile scorso le schede bianche sono crollate in modo incredibile. Solo nel 1948 ce ne sono state di meno, si legge sul sito Clandestinoweb del sondaggista Lugi Crespi. Allora erano 164.392, nel '53 erano più o meno quelle di ora (all'epoca 436.534 ad aprile scorso 445.497). Ma per il resto le bianche hanno sempre avuto valori molto alti. Persino alle elezioni del 1992, le ultime con sistema proporzionale, furono 872.025.
E sul perchè di questo crollo clamoroso nessuno - di certo non Deaglio ma neppure la procura di Roma - ha saputo dare una spiegazione chiara.
Il direttore di Diario dice di avere ancora qualche carta da giocare in una partita che al momento lo vede conciato maluccio. «Ricordate le 48.000 schede contestate di cui parlava Berlusconi che poi crollarono a 2000 perché frutto di un "errore" riconosciuto dal ministro degli Interni Pisanu?» apostrofava ieri i cronisti di piazzale Clodio: «Ho scoperto da dove le avevano prese: erano le bianche di cinque province italiane. E la cosa strana è che se si riportano quelle schede bianche nelle legittime province, almeno in quei cinque casi le non votate tornano ad avere valori simili a quelli del 2001». Una delle incriminate è la provincia di Catania, da dove i rappresentanti dei Comunisti italiani hanno inviato varie interrogazioni parlamentari. Per conoscere le altre bisognerà aspettare il Diario di venerdì prossimo. Ma certo non basterà per trovare l'autore del delitto perfetto.
Silvio Berlusconi ieri sera è tornato a chiedere di ricontare tutto: «Bisogna essere determinati nel richiedere il riconteggio di tutte le schede, ci sarebbero 150 mila schede che non tornano tra votanti e voti». Ma il più raggiante era l'ex ministro dell'interno Giuseppe Pisanu, accusato sia di aver favorito l'ex premier nell'imbroglio sia di aver assegnato al figlio l'appalto per una sperimentazione telematica i cui contorni non sono mai stati troppo chiari: «Spero che tutti coloro che hanno dato credito a questa ignobile iniziativa, compresi purtroppo alcuni avversari politici, trovino il tempo e il modo di vergognarsene».

 
 
 

Il diario di Amira Hass

Post n°129 pubblicato il 28 Novembre 2006 da arielasterisco

È la corrispondente da Ramallah del quotidiano israeliano Ha'aretz. Nata a Gerusalemme nel 1956, è l'unica giornalista israeliana ad avere mai vissuto nei Territori palestinesi. È l'autrice di Domani andrà peggio, pubblicato da Fusi orari.
Scrive la rubrica Il diario per Internazionale.

APARTHEID
Lunedì scorso sono stata presa da una sensazione di sconforto. Due sassi sono piombati di prima mattina nello stagno della mia attenzione, provocando rabbia, stanchezza e saturazione; una breve notizia su Ha'aretz
* e un messaggio di posta elettronica.
Ha'aretz rendeva noto che il comando centrale militare ha emesso un nuovo ordine: i cittadini israeliani non potranno più portare in auto dei passeggeri palestinesi in Cisgiordania.
L'e-mail informava che 105 coniugi e bambini con carta di identità palestinese e residenti in Cisgiordania hanno di recente ricevuto dalle autorità israeliane un "ultimo permesso di soggiorno": entro la fine dell'anno dovranno lasciare casa, lavoro, parenti e amici, oppure trasferirsi con l'intera famigli a. Malgrado il risalto dato alla politica israeliana dell'"ingresso negato" e le proteste di diplomatici statunitensi ed europei contro le discriminazioni di cui sono vittime alcuni loro concittadini, Israele porta avanti la sua silenziosa politica di espulsione.
Il nuovo divieto militare mi colpisce di persona. Vivo in Cisgiordania e spesso do un passaggio a dei palestinesi : amici o conoscenti, o persone -perlopiù anziani e donne- che incontro in strade dove passano poche automobili palestinesi. Ma la severità di questo divieto va oltre la mia angoscia personale, perché colpisce centinaia di attivisti israeliani contrari all'occupazione e tutte quelle persone che qui hanno qualche amico.

Il divieto aggiunge un ulteriore elemento al "doppio sistema stradale" che le autorità di sicurezza israeliane stanno realizzando da sei anni a questa parte: una rete di strade e infrastrutture per gli ebrei e un'altra per i palestinesi della Cisgiordania. Le prime sono ben curate, ampie, illuminate e scorrevoli; le seconde strette, piene di curve, trafficate e pericolose. Ordini militari e ostacoli fisici impediscono ai palestinesi di usare le "strade ebraiche". Il doppio sistema stradale è stato criticato anche dalla comunità internazionale, ma le proteste, come in altri casi, non hanno avuto alcun effetto.
Il doppio sistema stradale è strettamente collegato alla versione israeliana aggiornata dello "sviluppo separato" : colonie spaziose, ben tenute e in continua espansione, costruite su terreni (privati o pubblici) sottratti ai palestinesi, vere enclave del sistema legale, educativo e sanitario israeliano. E accanto a queste enclave che formano una catena solida e ben collegata, ci sono le comunità palestinesi, separate e impoverite. Un popolo con diritti individuali e nazionali domina un popolo privato dei suoi diritti. Esistono due insiemi di leggi per un solo territorio: uno discrimina la maggioranza, l'altro conserva i privilegi della minoranza.
Separazione, in lingua afrikaans, si dice apartheid. E chi cerca di mettere in guardia contro il suo consolidamento e inasprimento, lunedì scorso ha ricevuto l'ennesimo duro colpo.


*
Ha'aretz (da www.internazionale.it)  Primo giornale pubblicato in ebraico sotto il mandato britannico, nel 1919, è il quotidiano di riferimento per i politici e gli intellettuali israeliani. Ha da sempre posizioni coraggiose sulla pace e i rapporti con i palestinesi.
Ha una versione in inglese: www.haaretz.com

 
 
 

COMUNICATO STAMPA:

Post n°128 pubblicato il 13 Novembre 2006 da arielasterisco

Il Partito della Rifondazione Comunista è allibito
dall’incapacità dimostrata dal sindaco e dalla giunta
intera per come ha gestito la questione del canile del Termine,
limitandosi allo sfratto di una realtà operante sul territorio
senza dare alcuna alternativa al collocamento degli animali.


Oltre a questo che è il problema più recente
affrontato dall'amministrazione, ricordiamo alcuni nodi ancora
irrisolti: la costruzione dell’inceneritore mai posta in dubbio
davanti al dissenso della popolazione e dei medici e dei tecnici che ne
denunciano la pericolosità e danno sia per la nostra salute che
per l’ambiente e sia per la nostra economia; viabilità di
viale Ariosto, che presenta una situazione di disagio, in continua
revisione a spese dei cittadini; la confusa e statica
problematicità del Luzzi, sia ciarca la sua futura destinazione
d’uso, sia sullo stato precario dei migranti che lo occupano; il
grave episodio di salmonellosi nelle mense scolastiche per il quale
ancora non sono state individuate responsabilità e nulla
è stato fatto per metterle in sicurezza; la crisi della Ginori e
la sua dubbia ricollocazione in un nuovo stabile.


A due anni dall’insediamento dell’amministrazione questi
errori sono lo specchio di una gestione politica inefficiente. I ruoli
istituzionali richiedono responsabilità che i nostri
amministratori non si stanno assumendo. Il sindaco e la giunta, per
giusto senso civico, dovrebbero prendere atto della loro
incapacità. L’amministratore di un comune non può
avere il diritto di accumulare un simile totale di errori, dannosi tra
l’altro per i cittadini che l’hanno votato, senza neanche
porsi il dubbio di essere, oggi, ancora rappresentativi.


Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Circolo A.Gramsci Sesto Fiorentino

 
 
 

La vendetta dei vincitori

Post n°127 pubblicato il 12 Novembre 2006 da arielasterisco

Come era previsto, Saddam Hussein è stato condannato a morte assieme a tre dei suoi più diretti collaboratori. La sentenza è stata emessa dal Tribunale speciale iracheno, varato nel dicembre 2003 dalle forze angloamericane occupanti. I giudici erano stati in maggioranza designati dal Governo provvisorio dell'Iraq agli ordini del «proconsole» americano Paul Bremer. Lo Statuto del tribunale era stato redatto da giuristi statunitensi.
L'ex-presidente iracheno è stato ritenuto colpevole di crimini contro l'umanità. Verrà perciò giustiziato entro qualche mese se, come è molto probabile, la corte d'appello confermerà la sentenza. Il solo elemento di incertezza era costituito dall'alternativa fra l'impiccagione e la fucilazione. Ora sappiamo che Saddam finirà sulla forca come un criminale comune e non sarà invece fucilato come egli orgogliosamente richiede.
Sono in molti, non solo in Occidente (vedi l'Iran) ad applaudire alla condanna esemplare a partire ovviamente da George W. Bush, pronto ad esibirla nelle elezioni. Giustizia è fatta, si proclama, grazie a un nuovo «Tribunale di Norimberga» che sta rivelando al mondo i crimini di un dittatore spietato e intende sanzionarli. E sarà - si sostiene - anche un passo avanti verso la «pacificazione e la ricostruzione democratica di un paese che le armate angloamericane hanno liberato da un regime dispotico e sanguinario». L'Occidente, spettatore del tramonto della sua civiltà giuridica, si divide. Naturalmente, ed è buona cosa, l'Unione europea - perfino con Tony Blair - si dice contraria alla pena di morte. Ma è silenziosa, quando non partecipe, sulla natura «sovrana» del processo, come sfacciatamente fa il presidente russo Putin. Fra coloro che sembrano partecipare, pur ricordando nettamente «la contrarietà degli italiani alla pena di morte» e il disastro che ne verrà in Iraq, c'è il ministro degli esteri italiano, Massimo D'Alema. Che in un comunicato diffuso dalla Farnesina ha infatti dichiarato sul processo che si è trattato di «una decisione assunta da un organo giudiziario in un Paese che ha un governo e un parlamento eletti democraticamente, e che quindi decide in modo autonomo anche sulla propria legislazione in materia penale». E aggiunge che «la condanna per chi si è macchiato di orrendi crimini contro l'umanità deve essere netta, severa e inflessibile».
Certo, non si può negare che l'ex-dittatore iracheno e i suoi principali collaboratori meritassero di essere processati dal popolo iracheno e giudicati severamente. E per farlo era necessario un tribunale speciale. Ma questo tribunale, voluto, organizzato e finanziato dagli Stati Uniti, va molto oltre l'anormalità giuridica di qualsiasi corte speciale. Il tribunale esercita la sua giurisdizione sulla base di figure di reato che non erano previste dal diritto iracheno e che sono state introdotte nello Statuto solo per consentire l'incriminazione e la condanna a morte dell'ex-dittatore. I diritti della difesa sono stati gravemente limitati ed è stato violato anche il principio nulla culpa sine judicio, che esige una rigorosa presunzione di innocenza a favore degli imputati. L'ex presidente è tutt'ora tenuto prigioniero in un luogo segreto dalle milizie statunitensi che lo hanno catturato e sottoposto a pesanti interrogatori. Queste gravi distorsioni dipendono dalla volontà degli Stati Uniti di rifiutare la giurisdizione penale internazionale e di servirsi di un tribunale iracheno operante sotto il loro stretto controllo. Ci sono dunque molte ragioni per mettere in dubbio la legalità internazionale, la legittimità politica e l'indipendenza di questo Tribunale, istituito nel contesto di una occupazione militare e per volontà delle potenze occupanti in violazione della quarta Convenzione di Ginevra. Non a caso per Amnesty la sentenza è «un affare losco».
È naturale che il popolo iracheno - non solo la componente sunnita - percepisca questa condanna non come un'espressione della propria sovranità, ma come una farsa giudiziaria voluta dagli Stati Uniti. Le straordinarie misure di sicurezza decise dal governo di Baghdad ne sono un indice eloquente. E gli Stati Uniti non hanno certo le carte in regola per erigersi a paladini della causa dei diritti umani. Basterebbe ricordare le infamie di Guantánamo, Abu Graib e Fallujah, e non dimenticare che gli Stati Uniti sono stati complici di Saddam Hussein nella guerra contro l'Iran e che ne hanno sottaciuto i gravissimi crimini, incluso il massacro dei kurdi con l'uso del gas ad Halabja, nel 1988. Questo processo è una farsa giudiziaria tanto più grottesca se si tiene presente che gli Stati Uniti rifiutano di riconoscere la Corte penale internazionale di fronte alla quale gli attuali leader repubblicani dovrebbero rispondere dei crimini commessi scatenando la «guerra preventiva» contro l'Iraq.
Anche stavolta - e assai più gravemente che a Norimberga e a Tokyo - la giustizia è stata stravolta. È stata in realtà una resa dei conti, il regolamento delle pendenze, la vendetta dei vincitori sui vinti. È stata una teatralizzazione propagandistica della giustizia con il solo scopo di coprire i misfatti dei vincitori. Ma lo spargimento rituale del sangue di Saddam Hussein non offrirà alcun contributo alla pacificazione dell'Iraq e alla legittimazione del nuovo ordine «democratico»: alimenterà l'odio, la violenza e il terrore in una guerra sempre più spietata e cruenta

Danilo Zolo

 
 
 

..... VISTO CHE....

Post n°126 pubblicato il 07 Novembre 2006 da arielasterisco

ho capito che ogni tanto passi di qui e leggi

Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;

proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto

d'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto

immagine

 
 
 

SIAMO SOLI

Post n°125 pubblicato il 06 Novembre 2006 da arielasterisco

Non so se sono cose che direi in certe occasioni perchè a volte sono cose che temo siano nella testa di qualcun'altro.... cmq grande vasco....

Eh, cosa vuoi rispondere
siamo qui
non mi senti
Eh noi parliamo spesso si, ma è così....
siamo soli
Eh!! Tu non puoi pretendere....siamo qui
.....e siamo vivi....

 
 
 

PROGRESSISTI?

Post n°123 pubblicato il 29 Ottobre 2006 da arielasterisco
 

immagineEsito odg "rivoluzione informatica"
 
La proposta è stata respinta da tutte le forze politiche.
La curiosità è che gli unici 2 voti a favore sono stati quelli di Rifondazione Comunista e del Sindaco Gianassi.
 
Eppure la proposta era inattaccabile perché:
- il Comune non doveva sborsare un centesimo, anzi avrebbe garantito un risparmio economico fin da subito
- avrebbe modernizzato il Comune
- è un obbligo di legge
 
 
Il problema quindi è molto banale: non si accettano proposte di Rifondazione Comunista. Poi c'è un motivo culturale: forse la classe politica sestese non comprende che l' introduzione di nuove tecnologie farebbe bene all' economia.
 
Ieri ha vinto il passato. Il Comune di Sesto continuerà ad inviare i messi a Monte Morello con la macchina a benzina anche quando nevica per notificare pacchi di carta ai politici. Correva l' anno 2006.

 
 
 

Post N° 121

Post n°121 pubblicato il 20 Ottobre 2006 da arielasterisco

immagineScuola, si taglia
La finanziaria prevede per il prossimo anno di eliminare 43.200 posti dall'organico e altri 6.800 negli anni successivi. ''Questi tagli - avverte il portale on line Tuttoscuola - potrebbero non consentire tutte le 150mila immissioni in ruolo nei prossimi tre anni, perché non vi potranno essere altrettanti posti vacanti da coprire. Al massimo si potrebbe arrivare a 75mila. Tutto ciò sempre che si realizzino effettivamente i tagli previsti, e che non si creino nuove disponibilità di posti per effetto di altre misure''.

Meno insegnanti, più alunni in classe
L'innalzamento del rapporto alunni/classe di 0,40 punti, previsto in finanziaria, dovrebbe portare sostiene Tuttoscuola ad una riduzione di 19.032 posti di docente e di 7.050 unità di personale dal prossimo settembre 2007.

La preoccupazione dei sindacati
"Sono inaccettabili - afferma il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna - i tagli sulla scuola. E' sempre la stessa storia, i tecnici del ministero dell'Economia pensano di ridurre la spesa pubblica tagliando sul personale della scuola e su un settore che invece ha bisogno di investimenti". Di Menna annuncia quindi che "su questi aspetti contratto, manovra fiscale, interventi sulla scuola, insieme agli altri sindacati, se non ci saranno cambiamenti, prima che il testo vada al Senato, il sindacato attivera' forme di mobilitazione del personale della scuola".

Critico anche il segretario generale della Flc-Cgil, Enrico Panini, secondo il quale questa Finanziaria "non investe sulla conoscenza". Non solo. Un emendamento presentato oggi aumenterebbe da 100 a 150 mln di euro le risorse destinate alle scuole private. "Tagli e cicoria per la scuola pubblica, attenzione per quella privata" osserva il sindacalista per il quale "si tratta di una decisione sbagliata".

Anche la Cisl scuola reputa "inaccettabili" i tagli per la scuola. " Altrettanto inaccettabile - afferma il segretario generale, Francesco Scrima - è la mancata copertura finanziaria per il rinnovo del Contratto, scaduto ormai da 10 mesi. Sul finanziamento del contratto e su tutti gli altri tagli annunciati insistiamo a chiedere la modifica di queste disposizioni nel corso del dibattito parlamentare e l'attivazione dei 'tavoli concertativi. In assenza di riscontri positivi, risponderemo con la mobilitazione della categoria".

La reazione della sinistra
"Modificare le norme della finanziaria per quanto riguarda i tagli alla scuola e' una priorità assoluta", reagiscono le senatrici del Prc Giovanna Capelli, capogruppo in Commissione cultura, e Rina Gagliardi, che definiscono "l'incremento, previsto dall'articolo 66 della Finanziaria, dello 0,4% di alunni per classe del tutto inaccettabile".

"Equivarrebbe - sottolineano Capelli e Gagliardi - a tagliare decine di migliaia di posti nel personale insegnante e in quello tecnico. Altrettanto grave è il danno che la costituzione di classi, ancor più sovraffollate di quanto gia' non siano, comporterebbe per il livello qualitativo della pubblica istruzione".

Roberto Poletti e Anna Sanchi, dei Verdi, registrano "con amarezza che la scuola ed il mondo ad essa collegato sono il fanalino di coda tra le priorità di questa finanziaria", e che "prevedendo tagli ai docenti si pensa di risolvere i problemi economici del nostro paese". "L'aumento di bambini per classe ed il conseguente taglio previsto di 50.000 cattedre tra tutti i gradi scolastici può solo peggiorare - avvertono Poletti e Sanchi - la qualita' del nostro sistema scolastico e le modalità lavorative dei docenti", mentre nel programma dell'Unione si parlava del "ruolo centrale" degli insegnanti. 

Il ministero: tagliati solo gli sprechi
Getta acqua sul fuoco il viceministro dell'Istruzione Mariangela Bastico. "I dati che descriverebbero i tagli della Finanziaria sulla scuola sono del tutto infondati. Sommare mele con pere costituisce un errore macroscopico, particolarmente grave quando si riferisce alla scuola, cioe' a ragazzi, famiglie, insegnanti e dirigenti, Ata (ausiliari, tecnici, amministrativi) e precari che attendono l'assunzione in ruolo". Dopo aver spiegato punto per punto perché non si può parlare di tagli, Bastico osserva che " sono stati dati i numeri al lotto perche' non è stata colta la scelta fondamentale che sta alla base della finanziaria per la scuola: le razionalizzazioni di un sistema cosi' vasto e complesso sono possibili e doverose, ma intendiamo farle solamente in una prospettiva di innovazione e di riforma, in tempi medi (non meno di 3-5 anni). Abbiamo escluso quindi i tagli con la scure, perché li riteniamo ingiusti e inefficaci, ma nello stesso tempo siamo convinti di dover utilizzare, anche attraverso la valorizzazione dell'autonomia scolastica, al meglio, ogni euro, evitando ogni spreco". 

 
 
 

Bertinotti (reloaded)

Post n°120 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da arielasterisco

Versione rivista di “Certe notti” di Luciano LigabueTesti di Aleksej Grigoriyevich Stachanov (sulla traccia di “Bertinotti” dei Trotsky Beat)Musiche di Luciano Ligabue

Bertinotti incontra i militari

gli dice: «Miei cari, ho qualcosa da dir

c’era un tempo in cui ero nonviolento

ma qua al Parlamento mi tocca obbedir.

Le parate mi fanno un po’ senso

eppure ci vengo non mi oppongo più

dico sì alla mission militare

se chi va a sparare porta un casco blu.

Non vi lasceremo soli in quelle terre lì

per darvi il mio saluto sto per partir.

La spilletta di pace sulla giacca ho messo già

ci vediamo a Beirut prima o poi

con il Prodi bis, forse il Prodi tris…»

Bertinotti coltiva un amore

con tutto il suo cuore si vuole accoppiar.

Dichiarandosi a Sergio Marchionne:

«Non ti do più rogne ma fammi eccitar.

S’è tagliato già il cuneo fiscale

la pace sociale ti garantirò.

Tu mi garbi ‘che sei produttivo

mi rendi giulivo non dirmi di no.

Non si posson più far scontri con ‘sti padroni qui

un tempo v’avrei preso a bulloni.

Oggi il ruolo che vesto più pacato mi fa già

ci vediamo al Lingotto prima o poi

con il Prodi bis, forse il Prodi tris…»

Bertinotti ha una nuova fiamma

è tutto un programma ma donna non è.

È la fiaccola di quei ragazzi

alcuni un po’ pazzi e pieni di sé.

Da ragazzo osteggiava Tambroni

e a quei fascistoni più volte gli urlò.

Oggi come già fece Violante

è più conciliante con quei di Salò.

«Non saremo più in cagnesco con ‘sti fascisti qui

da noi il buon Gianfranco potrà venir

ma raddoppi la scorta se la pelle vuol salvar

che qualcuno gli sclera prima o poi

con il Prodi bis, forse il Prodi tris…»

Bertinotti è un po’ preoccupato

l’Unione al Senato si deve allargar.

Il regista di tutto è D’Alema

conosce il sistema lui sa intrallazzar.

«Per i voti di quei dissidenti

in certi momenti potremmo saltar

se acquistassimo Marco Follini

e poi quel Casini potremmo svoltar.

Non si può restare soli con questi matti qui

con tutti questi rischi dobbiam finir.

Quei trotskisti furiosi alla porta ho messo già

sta’ a veder che usciranno prima o poi

basta Prodi bis, voglio il Prodi tris…»

 
 
 

LA DISASTROSA EREDITA'

Post n°119 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da arielasterisco
 

A dicembre Kofi Annan andrà in pensione. Ormai è certo che a immaginesostituirlo nei prossimi cinque anni sarà Ban Ki-Moon: un diplomatico sudcoreano di cui si sa soltanto che è un burocrate senza carisma e che gode del Washington consensus, come è naturale. E questo è già sufficiente per farci temere che nel prossimo futuro il Segretariato generale delle Nazioni Unite non svolgerà funzioni minimamente più incisive rispetto al passato.
Il lascito dei dieci lunghi anni di Kofi Annan è pesante. Il dignitoso, elegante, bonario maggiordomo imposto dagli Stati uniti alla comunità internazionale con un ricatto finanziario - per eliminare Boutros Ghali - lascia una situazione disastrosa. Ovviamente la responsabilità è solo in parte sua. Ma non sono poche le colpe che gli possono essere attribuite, sia per quanto riguarda la gestione interna delle Nazioni Unite, sia per quanto attiene ai grandi temi della politica internazionale.
Nei dieci anni del suo segretariato Kofi Annan ha lasciato intatta la struttura organizzativa delle Nazioni Unite, senza scalfirne la pesantezza burocratica, la scarsa funzionalità e la debole rappresentatività.
Le Nazioni Unite dispongono di un apparato mastodontico: oltre 9 mila funzionari con stipendi elevati. La spesa complessiva è spropositata: oltre cinque miliardi di dollari all'anno. I funzionari sono molto spesso selezionati non in base alla competenza, ma secondo criteri politico-geografici e sono quindi di dubbia professionalità e, talora, anche di dubbia onestà. Le Nazioni unite sfornano ogni anno un'imponente quantità di documenti cartacei - l'Assemblea generale in media trecento risoluzioni, il Consiglio di sicurezza circa sessanta - che normalmente restano lettera morta.
Da questo punto di vista, come ha scritto Antonio Cassese, «l'Onu pesta acqua nel mortaio».
Sul piano internazionale il decennio di Kofi Annan è stato particolarmente tumultuoso: dalle guerre in Bosnia e per il Kosovo all'incandescente questione palestinese, dall'attentato dell'11 settembre e dal diffondersi del «terrorismo globale» alle guerre di aggressione in Afghanistan, in Iraq, in Libano, senza dimenticare l'etnocidio in Cecenia. In tutti questi casi le Nazioni Unite sono apparse come un organismo pletorico, delegittimato, emarginato dalle strategie egemoniche delle grandi potenze - in primis degli Stati Uniti -, impotente di fronte all'esplodere della violenza e alle stragi di innocenti, come è accaduto spietatamente in Palestina e in Libano.
In questo contesto Kofi Annan ha accettato per sé e per le Nazioni unite un ruolo sempre più marginale e subordinato, di carattere adattivo e legittimante, anziché normativo e regolativo. Egli si è assunto la responsabilità di fare della Nato il braccio armato delle Nazioni unite, ne ha esaltato il ruolo nei Balcani e ha esplicitamente legalizzato come «interventi umanitari» le guerre di aggressione delle potenze occidentali in Bosnia, nel Kosovo, in Afghanistan. Ha toccato l'acme della sua supina disponibilità ad assecondare la volontà delle grandi potenze inviando una rappresentanza ufficiale delle Nazioni unite nell'Iraq ancora sotto la sanguinosa occupazione delle armate anglo-americane. Tragica conseguenza di questo irresponsabile servilismo è stato nell'agosto 2003 l'attentato subito a Baghdad dalla sede delle Nazioni unite che fa falciato la vita di Sergio Vieira de Mello.
Il solo tentativo di Kofi Annan di emergere dalla mediocrità è stato nel 2005 il suo progetto di riforma delle Nazioni unite, lanciato con la nomina di un High Level Panel e la convocazione a New York di un summit dei capi di stato e di governo. Ma nel corso del summit l'intero complesso delle analisi e delle diagnosi elaborate o sollecitate da Kofi Annan è stato sbrigativamente accantonato e rinviato a scadenze future. Quasi nulla del progetto di riforma del Segretario generale - che pure non modificava la natura centralista, gerarchica e illiberale delle Nazioni unite - è sopravissuto alle 700 richieste di emendamento dell'ambasciatore statunitense, John Bolton, e nessuna delle prudentissime proposte di Kofi Annan ha trovato eco sia nel discorso di apertura, tenuto dal presidente degli Stati uniti, George Bush, sia nelle molte pagine del documento finale, infarcito delle solite trivialità umanitarie.

Danilo Zolo

 
 
 

Post N° 118

Post n°118 pubblicato il 01 Ottobre 2006 da arielasterisco

ORDINE DEL GIORNO

OGGETTO: QUESTIONE LUZZI – BANTI

Considerato che le due strutture Banti e Luzzi, che tutt’ora hanno rilevante valore economico e storico – architettonico, hanno svolto nel passato un ruolo sociale e sanitario importante sul territorio non solo dei comuni di competenza ma anche dei comuni limitrofi;

Che sulle suddette strutture, di proprietà pubblica, gravano fin dalle origini vincoli di uso pubblico e sociale e sono ubicate all’interno di parchi di notevole pregio e appetibili da un punto di vista immobiliare e speculativo;

Che per responsabilità delle amministrazioni queste versano ormai da anni in stato di abbandono con conseguente e progressivo degrado;

Visto l’esito negativo dell’ultima asta pubblica della ASL (19 luglio 2005);

Visto il piano strutturale ed il regolmento urbanistico comunale;

Visto il piano sanitario regionale;

Considerato, inoltre, il programma dell’Unione (pagg. 178 – 179) che pone come prioritario il recupero della città esistente

 

IL CONSIGLIO COMUNALE RITIENE CHE

Sia potenziale il rischio di una eccessiva svalutazione del patrimonio immobiliare;

l’eventualità dell’acquisizione da parte di soggetti privati degli immobili vanificherebbe le finalità pubbliche privando i cittadini di un bene che potrebbe essere valorizzato e fruito da tutta la comunità;

Non si possa ignorare l’occupazione in atto che esprime direttamente il disagio abitativo dell’intera area metropolitana fiorentina e indirettamente le problematiche connesse (immigrazione, sfruttamento del lavoro nero);

 

IL CONSIGLIO COMUNALE

IMPEGNA IL SINDACO E LA GIUNTA

Ad avviare, nelle aree di competenza, uno studio che consenta di definire l’ottimale riutilizzo delle strutture in relazione ai bisogni presenti sul territorio  coinvolgendo nelle scelte la popolazione;

A mantenere l’uso pubblico e sociale di quelle aree;

A procedere di concerto con le amministrazioni limitrofe e tutti gli altri enti locali e le organizzazioni interessate al fine di ridare vita alle strutture;

 
 
 

Post N° 117

Post n°117 pubblicato il 28 Settembre 2006 da arielasterisco

 
 
 

Post N° 116

Post n°116 pubblicato il 28 Settembre 2006 da arielasterisco

 
 
 
 
 

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Un blog di: arielasterisco
Data di creazione: 14/11/2005
 

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Per seguire le leggi di natura che prevedono
l'unione tra un uomo e una donna.

Per garantire la continuità della specie...

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THEODOR ADORNO

Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze. 
 

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