L'Arlecchino

I genitori della bimba di 20 mesi morta nel giugno 2010 al Gaslini, a causa di una emorragia dopo aver ingerito una mini-pila, hanno fatto opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dal pm Stefano Puppo che aveva aperto un fascicolo contro ignoti.

Gli avvocati Alessandro Sola e Fabio Fleres, che assistono i genitori di Alice, durante la discussione davanti al gip Nadia Magrini, hanno chiesto l’imputazione coatta, previa l’identificazione, del personale medico e infermieristico che, secondo loro, sarebbe responsabile dei ritardi nel prestare le cure alla piccola. In subordine hanno domandato di disporre una nuova perizia. Il gip si è riservato di decidere.

Il medico legale Luca Tajana, incaricato dal pm, aveva riferito che «una tac toracica per la quale non era prevista alcuna tassativa indicazione, avrebbe probabilmente fatto emergere la presenza del tramite fistoloso ma ciò avrebbe consentito un non semplice approccio chirurgico sul cui esito, stante la particolarità del substrato anatomo patologico, non ci si può esprimere».

Marco Salvi, consulente di parte per i genitori, aveva concluso che, se Alice fosse stata operata d’urgenza, dopo gli accertamenti diagnostici e se non ci fossero stati ritardi, la bambina avrebbe avuto il 60% di chances di sopravvivenza.

La bimba era stata portata dai genitori al pronto soccorso del Gaslini per vomito e sanguinamento dalla bocca. In ospedale le sue condizioni erano state giudicate in codice giallo, ovvero non preoccupanti. Nel pomeriggio però si era aggravata e i medici avevano deciso di operarla d’urgenza. Ma la piccola era entrata in coma prima di arrivare in sala operatoria e poco dopo era morta.