BlogArlo

8 marzo 2010


Oggi 8 marzo, festa della donna. E festa dei fiorai, e di quanti vendendo mimose di recupero sperano di poter mangiare una volta in più. Festa dei ristoranti, anche, e dei locali in cui, per l’ occasione, ci saranno giovani uomini anzichè giovani donne a spogliarsi. Commemorazione del sig. Craxi, per me. Ricordo l’anno della trasformazione. Ad Alessandria, in piazzetta della Lega (un presagio?), la sig.ra Bonniver Margherita distribuiva mimose. Alla sera grande cena delle donne, donne stile Milano da bere.  Ma un pensiero all’ 8 marzo, quello antico, se qualcuno lo ricorda, voglio farlo lo stesso.E’ l’occasione per omaggiare una grande donna. Si chiamava Teresa. Era piccola e secca, coi capelli grigi corti e lo sguardo un po’ stravolto. Viveva in un ex convento fatiscente, in un piccolo alloggio. Era nata a Boves, Cuneo. Scampata per avventura allo sterminio del paese, sopravvisuta ai propri genitori. Poi staffetta partigiana. Catturata, portata a Genova (la stessa Genova di Bolzaneto), alla famigerata Casa dello Studente, violentata ancora ragazzina e torturata.  L’avevamo incontrata in quello che allora si chiamava intervento sul sociale, sul problema della casa. Era nervosa quando parlava, non aveva dismesso l’ essere comunista, comunista alla vecchia maniera. Chissà se oggi ci sono ancora femministe alla vecchia maniera. Era diventata di Lotta Continua, sempre presente in sede. Eravamo la sua famiglia, i figli che non aveva mai potuto avere, da difendere, nel caso, con le unghie ed i denti, con la ferinità che le era ormai propria.  E’ morta anche lei, col tempo, e al suo funerale non c’era una gran folla. Pochi compagni con le bandiere rosse, una bandiera e una piccola rappresentanza dell’ ANPI. Le piccole donne non richiamano grandi folle  Ciao Teresa, buona festa della donna.