Arrakis

Nuotando nell' aria (I parte)


Mi capita a volte di uscire presto la mattina, quando i suoni sono ancora sommessi, la brina della notte è ancora tenacemente ancorata ai parabrezza delle auto e gli odori sono ancora freschi e pungenti. Raramente è una scelta, quando sei iperattivo non cedi facilmente all’idea di perdere quelle poche ore preziose di sonno per perderti nell'aria, anche se per uno scopo nobile per la tua anima. Si tratta spesso di necessità: piccole faccende da fare prima di andare al lavoro oppure, come è successo le ultime due volte, un viaggio di lavoro a Milano che ti costringe a prendere un treno il cui orario non ha flessibilità.A meno di 50 metri da casa mia c’è la fermata dell’ autobus linea 11, che porta direttamente alla stazione, tuttavia quando devo andare a prendere il treno mi piace scendere prima, al Ponte Santa Trinita, e sedermi 10-15 minuti sul muretto del lungarno. Ed osservare.Non mi focalizzo su qualcosa in particolare; permetto allo sguardo di lasciarsi trasportare. Come una busta di plastica mossa dal vento, i miei occhi si lasciano trascinare da eventi banali, eppure che a quell’ora appaiono straordinariamente vivi e inconsueti. Un piccione che rigonfia petto e piumaggio per corteggiare una picciona che sembra interessata più alle briciole lasciate dai turisti il giorno prima che alla prospettiva di un amore mattutino, un ragazzo che mi sfreccia accanto, con canotta e ipod, e lo sguardo di chi percorre, di corsa, quella strada tutte le mattine, cercando di sfidare se stesso e la sua resistenza alla fatica. Per un attimo mi scopro ad invidiarlo. Ma è solo un attimo. Non posso sfidarmi. Sono troppo pigro per farlo, mi lascio vincere, quindi, siccome ho già vinto a che serve competere?Siamo intorno alle 7 del mattino. I turisti sono ancora a dormire oppure si sono appena svegliati, ma resteranno a letto ancora qualche oretta. In fondo sono in vacanza no? Ci vorranno almeno un paio di ore prima che comincino ad attraversare questo ponte con la furia di un esercito pronto ad assalire a colpi di reflex i baluardi difensivi di una gloriosa città che ha resistito a orde di uomini armati di cannoni, di spade, di fucili. Ma che ora si arrende, stanca, alle luci dei flash. Una città che, come i suoi abitanti, riesce a mantenere però una forte dignità ed uno sguardo fiero ed intelligente. Ed è curioso pensare a come uno dei suoi abitanti, forse la migliore espressione di questa città, arrossisca al pensiero dell'estrema vitalità della sua intelligenza. Proprio come questa città, che ogni sera si infiamma di una luce divina, di una luce che la irradia dal di dentro facendo apparire straordinario quello che è pura normalità..e assolitamente straordinario ciò che è banale e insulso altrove..o in altri.Ma questa è un'altra storia che forse racconterò.Mi perdo ora nel racconto come mi perdo su quel muretto. Non esistono parametri interni o esterni di riferimento, come quando, seduto nel treno, non riesci a capire se a muoversi è il tuo vagone o quello di fronte che stavi osservando; allo stesso modo il mio sguardo, perso ogni contatto con la razionalità, si ritrova a nuotare in quest'aria mattutina e nei suoi odoriIl campo di battaglia è ancora sgombro. E gli odori sono ancora intensi.