Arrakis

Nuotando nell' aria (II parte)


http://blog.libero.it/arrakis/6747726.html?ssonc=372678057Ero rimasto lì, seduto su quel ponte sospeso come l'aria di quella mattina, come l'aria di tante mattine quando la battaglia non è ancora iniziata. Tutto è stranamente elettrico, come l'inizio di una gara olimpica, quando lo starter alza la pistola al cielo e il respiro dei corridori si ferma.Ogni mattina, in ogni città, esiste un attimo in cui il tempo si congela, consapevole che la sua durata non potrà andare oltre le 24 ore e che dovra accelerare vertiginiosamente quando la guerra infurierà. Il tempo rallenta per potersi concentrare, per essere pronto allo scatto che dovrà compiere di lì a poco. Come un giaguaro, come un predatore. Il tempo è il carnefice dei nostri tempi che cerca di vendicarsi dei momenti in cui cerchiamo di ammazzarlo.La vita in una metropoli è una guerra. Contro il tempo, contro altri esseri umani, contro l'ambiguita del rapporto con noi stessi, continuamente altalenanti tra l'ambizione suprema dell'armonia, che ci rende divini, e la consapevolezza dell'impossibilità di fuggire il caos interiore, che ci rende meravigliosamente umani. Velocità, urla, clacson, rumore di metallo contro metallo delle fabbriche, il frenetico ticchettare di dita su milioni di tastiere in una intera città sono i rumori di una guerra che continua giorno dopo giorno, per la sopravvivenza della nostra autostima.Ma ora è presto. Molto presto. Non c'è battaglia, non c'è guerra, c'è solo l'atmosfera elettrica che prepara il campo di battaglia.Mentre i generali in cravatta e armature luccicanti di nomi celebri dormono ancora, i soldati semplici preparano il campo. Lancieri dalla pelle d'ebano che con lunghe lance ricoperte di setole ripuliscono il campo dai resti della battaglia del giorno precedente, affinchè altri soldati, lussuosi opliti dei tempi antichi, possano trovare decoro nella loro guerra, il tutto mentre mostri meccanici, come futuristiche evoluzioni di antichi elefanti, si muovono su e giù per le strade immobili.Da tutto questo, in quei momenti, io mi sento distante e, seduto sul ponte, mi lascio sedurre dal suono dell' Arno, serpente placido dalle squame lucenti, la cui voce, tra poco, sarà impossibile da percepireCoperta dai suoni meccanici, dai rumori della battaglia, dal fragore delle nostre vite.