Arrakis

Ipercubo


A volte resto immobile e mi sento respirare. Gli occhi si chiudono e strappano al cervello scintille sinaptiche perchè illuminino la strade verso i ricordi. Il cuore recita in un teatro fatto da muri di buio e il ticchettare dell'orologio, unico spettatore, applaude monotamente. Da sempre. E' questo il momento in cui milioni di fantasmi appaiono ed intonano un' allegra giga e ad ogni passo, uno dei tanti me, recita un istante della mia vita, ed ogni istante si scompone in ogni sentimento provato in quel frammento di tempo. L'altezza dei miei desideri e la base della mia realtà compongono figure piane, che ad ogni sensazione di ogni istante di ogni passo di giga di ogni fantasma diventano quadrati, poi solidi, poi ipercubi, fino a comporre figure in cui ogni dimensione è data da ogni istante passato della mia vita. E' questo il momento in cui riapro gli occhi e scopro, come acqua gettata sul viso accaldato, la potenza dirompente del pensiero. E della vita da esso rappresentata. E mi scopro a non essere mai solo. Perchè la solitudine è l'unicità all'interno di uno spazio definito. Io sono unico, all'interno dell'infinito dei miei pensieri. E mi scopro ad essere capace ancora di sognare, e di danzare con i miei fantasmi a cui sorrido. Come un'amante al momento del risveglio nello scoprire che la vita è reale.