Arrakis

Riflessioni


E' appena terminato un week end di riflessione, di concentrazione e di pace. Nel silenzio della notte i suoni si succedono caotici come la prove di un'orchestra in attesa della grande armonia che seguirà. Per la prima volta sento di fare parte di quest'armonia. Sento di essere consapevolmente parte di un tutto che contribuisco a determinare. Una folata di vento mi colpisce il viso, e d'istinto stringo i pugni, come tante altre volte. Ma questa volte non è per rabbia, non è per dolore, non è per rimorso o recriminazione. Stavolta il pugno che stringo non è vuoto ma cinge le redini della mia vita.Ascolto ancora con ardore il caos dentro di me, ma ora lo proietto in una dimensione più vasta. Non esiste l'ordine, ma solo la prospettiva da cui guardiamo il nostro caos, come l'illusione della naturalezza di un paesaggio umano, come l'occhio che si pone meravigliato su una cascata maestosa vedendovi un progetto che in realtà non esiste.Forse ho trovato il mio angolo di cielo, forse la gioia che provo nell'accarezzare un corpo al mio fianco non è più dettata dall'ansia di pace, ma dalla consapevolezza dell'attimo. Sono maledettamente e meravigliosamente vivo e consapevole. Ed in questa giostra della vita, alzo le mani al cielo e lascio che l'aria scorra lungo le braccia, dietro la schiena, sul mio petto, inebriandosi sulle montagne russe del mio corpo, come io sorrido delle salite e delle discese della mia vita.