Messaggi di Aprile 2014
Post n°1138 pubblicato il 15 Aprile 2014 da linaladu
Lode a te mio eccelso DIO trionfo di giustizia e fedelta' eternamente degno d'ogni cosa in te c'e' solo pace e vivo amor. Ti lodo ogni istante mio Signore per ogni cosa che sempre mi dai ti lodo per la vita che m'hai dato saro' sempre e solo unita a te. Ti lodo per lo Spiriro di pace che guida ogni giorno il mio cammino m'illumina perche' ho te vicino che mi dai tanta forza e vivo amor. Ti lodo per l'amore che mi dai e' puro ed e vivo nel mio cuore solo da te questo l'ho avuto per eterno mai ti lascero'. ti amo tua gerusalemme ladu. |
Post n°1136 pubblicato il 11 Aprile 2014 da linaladu
IN QUEL GRANDE GIORNO COL PANE E' CON IL VINO UNITI ERAVATE PER LA CENA DEL DIO AMOR ASSIEME AI TUOI FRATELLI CENASTI TU SIGNORE IO LO RICORDO IMPLORANDO VITA E AMOR. FATE QUESTO TU HAI DETTO IN MEMORIA DEL MIO AMORE PRESTO DONO LA MIA VITA PER PORTARVI VITA ANCOR. TU SEI IL PANE CRISTO IL VINO SANGUE TUO IO MI ACCOSTO ALLA MENSA TUA SIGNOR. CRISTO REDENTORE RISORTO NELLA LUCE IO TI ACCLAMO ETERNO RE D'AMOR. NON APPENA AVER CENATO ED ISTITUITO L'EUCARESTIA GLI APOSTOLI SI DISPOSERO FORMANDO UN CERCHIO ,GESU' IN MEZZOA LORO COMINCIO' A CANTARE,RIVOLTO CON GLI OCCHI VERSO IL PADRE SUO NEI CIELI,DICENDO COSI' GLORIA A TE PADRE GLORIA A TE LOGOS GLORIA A TE SANTO. GLI APOSTOLI RISPONDEVANO AMEN. GLORIA A TE SPIRITO GLORIA A TE SANTO. AMEN. TI LODIAMO PADRE TI RINGRAZIAMO LUCE NELLA QUALE NON ABITA NESSUNA TENEBRA AMEN LAMPADA SONO IO PER TE CHE MI VEDI SPECCHIO SONO IO PER TE CHE MI COMPRENDI AMEN PORTA SONO IO PER TE CHE A ME BUSSI VIA SONO IO DA TE CHE SONO VIANDANTE AMEN. POI RIVOLTO VERSO GLI APOSTOLI DISSE LORO. VEDETE VOI STESSI IN ME CHE PARLO VEDENDO TUTTO CIO' CHE FACIO AMEN PER VOI NON HO MISTERI POICHE' CON ME DANZATE E COMPRENDETE CIO' CHE IO FACIO. AMEN GIACCHE'E' VOSTRA QUESTA SOFFERENZA CHE IO DOVRO' SOPPORTARE AMEN. ALLELUJA ALLELUJA ALLELUJA.
|
Post n°1135 pubblicato il 08 Aprile 2014 da linaladu
Per l'amore sono state spese infinite parole, da Catullo a Dante, da Petrarca a Leopardi, ma non conosceremo mai cosa abbiano provato realmente finché esso non si rivela a noi stessi. Si rivela, poiché, penso che l'amore si trovi già dentro di noi e attende il momento in cui entriamo in relazione con qualcosa o qualcuno che alimenta questo sentimento. Parlare dell'amore e difficilissimo perché di esso possiamo dire tantissime cose, ma, a volte, si rischia di non soddisfare completamente la domanda "che cos'è l'amore", andando ad incappare in tutte quelle partizioni in cui è diviso. Io penso che l'amore sia desiderio, una forza che tenta di cercare ciò che ci appaga, ci soddisfa e ci completa. L'amore (vero) è così forte che ci porta in uno stato di estasi in cui la nostra mente si distacca da tutti gli ostacoli che ci pone davanti nel nostro percorrere la strada della vita, rendendoci estremamente felici ma che, allo stesso, tempo può darci delle delusioni, le quali comportano uno stato di sofferenza. Non possiamo pensare un mondo senza amore, qualunque esso sia, perché il nostro ricercare qualcosa di complementare ci offre la sola ragione di vita, nonostante risulti evidentemente vuota e superficiale, priva di ideali da seguire. In questo mondo in cui tutto appare e nulla si mostra realmente così com'è, l'unico elemento che può guidare una nostra scelta, seguendo una certa condotta di vita è l'amore perché se uno lo desidera realmente, di conseguenza aspirerà al bene supremo.Quando l'amore lo porta il Signore e' terribile ed e molto diverso da quell'amore terreno che in generale viviamo..io vi parlo dell'amore che ora ho conosciuto !!! non e' fatto di appettiti sessuali,ma di mente e di cuore,non c'e' distanza,non c'e' superbia, non c'e' sopravento sulla persona che ,piano piano scopre la tua anima,c'e' solo amore,desiderio di respirarle accanto, accogliendo ogni sussurro del suo cuore,egli lo immagino come un'angelo che mi copre con le sue ali.Questo e' il vero amore gradito da Dio per ogni anima vivente.In verita,desidererei che tutti provassero questo amore che solo da Dio viene donato..quello che io sento ora dentro il mio cuore. |
Post n°1134 pubblicato il 07 Aprile 2014 da linaladu
Gerusalemme, circa duemila anni fa: la città è invasa dai pellegrini accorsi da tutte le regioni d'Israele per celebrare la Pasqua, la grande festa dell'uscita del popolo dalla terra d'Egitto, la ricorrenza più temuta dagli occupanti romani, proprio perché legata ad un evento in cui si faceva memoria della liberazione degli ebrei dalla schiavitù. E gli israeliti di quel tempo si trovavano ancora schiavi, questa volta, però, nella loro terra, in mano allo straniero. Circolavano voci, in città, la folla era in fremente attesa: “Dicono che ci sia qualcuno, in giro: forse il messia promesso dalle Scritture, un uomo mandato da Dio per liberarci dal giogo dell'oppressione!”. C'è tumulto intorno a questa speranza. C'è il desiderio vivo di Dio che torni a liberare il Suo popolo. Ecco allora che si presenta alle porte di Gerusalemme un uomo: se ne è sentito parlare a lungo, molti lo hanno ascoltato predicare e ora si radunano lungo la via che conduce al tempio per accoglierlo. È una cavalcatura strana, la sua, a dorso di un'asina e del suo piccolo: immagine decisamente poco appariscente, del tutto inadeguata ad un sovrano. Eppure la folla che si è radunata intorno a lui non sembra stupirsene più di tanto: anzi, lo acclama quale “re d'Israele”. Un re piuttosto inconsueto, senza scettro e senza corona. Un re disarmato e senza soldati al suo seguito. Eppure la gente sembra riconoscerlo e non sembra nutrire dubbi circa la sua identità. Come mai? in proposito,accenno una risposta: le Scritture ebraiche, in particolare i profeti, e più specificamente Zaccaria, avevano parlato di un re che si sarebbe presentato in Gerusalemme proprio in questo modo, diciamo così, “originale”. Di questo strano sovrano, Zaccaria mette in evidenza un attributo su tutti: egli sarà un re mite.Sì, mite: ovverosia pacifico, senz'armi, “principe della pace”, come ebbe a dire il sommo dei profeti, Isaia. Un messia che veniva a liberare il suo popolo, ma non nel senso in cui il pensiero politico avrebbe desiderato. Sì, Gesù è il messia che Dio ha mandato per liberare il suo popolo: per liberarlo, anzitutto, dalla violenza e dalla sua logica imprigionante, che mantiene in schiavitù chiunque cerchi di liberarsi dall'oppressione ricorrendo alle armi. Gesù viene, dunque, e gran parte della folla accorsa a Gerusalemme lo riconosce e lo acclama re: un re di pace e di giustizia, il re annunciato dai profeti. Avvicinarsi alla Pasqua significa, anche, riconoscere le responsabilità di cui, come chiese cristiane, ci siamo macchiati nel corso della nostra storia, farne memoria per evitare di tornare a cadervi. Per lungo tempo le chiese, anche quelle protestanti, hanno affermato che Gesù è stato condannato a morte “dagli ebrei”: affermazione gravissima e, soprattutto, profondamente falsa. Ebrei, infatti, erano tutti i primi discepoli di Gesù, nonché, non dimentichiamolo, lo stesso Gesù. Anche la folla che incontriamo oggi nel nostro brano, questa folla che acclama Gesù, è costituita da donne e da uomini di fede e di tradizione ebraica. Il popolo d'Israele, in primo luogo, ha riconosciuto Gesù. Una parte dei sommi sacerdoti legati al tempio, uomini (esclusivamente uomini) collusi con il potere, ne hanno favorito la condanna, eseguita poi dai romani, non da israeliti. Il conflitto con Gesù e la decisione di metterlo a morte ebbero ragioni di natura politica, non etnica e nemmeno (in senso stretto) religiosa: Gesù era un uomo scomodo per i potenti, un uomo che amava suscitare la libertà in chi ne accoglieva l'annuncio, un uomo la cui parola, come quella di Dio, era adatta soltanto a cuori aperti e non induriti, ad orecchie capaci, ancora, di ascoltare. E furono orecchie e cuori d'ebrei a fare spazio al suo messaggio e a diffonderlo: è grazie a costoro che ancora oggi il messaggio dell'ebreo Gesù percorre la terra e scuote le donne e gli uomini dalle loro false sicurezze. “Ma chi è costui?”, si domandano, increduli, alcuni dei presenti alla scena dell'ingresso di Gesù in Gerusalemme. La folla, senza esitazione, risponde: “È il profeta Gesù”. Profeta: questo è il primo termine che lo qualifica e lo identifica. Gesù è profeta e “figlio dei profeti”, debitore di quanti, nella storia d'Israele, l'hanno preceduto nell'annuncio di un regno di pace e di giustizia, un regno da instaurare, da preparare, non soltanto da attendere. Gesù si pone nel solco di questi profeti, si considera loro erede e porta avanti il loro messaggio. “Profeta” è parola che viene dal greco, pro-phemì, e può significare, principalmente, due cose. In primo luogo “profeta” è chi “parla di fronte a”: in particolare, di fronte ai potenti, a coloro che non ammettono replica, che non accettano la critica. Ma anche di fronte alle donne ed agli uomini, nella speranza, che, ascoltando, prendano coscienza ed incomincino, anch'essi, a recare un annuncio scomodo. Infine, ma non certo per importanza, il profeta parla anche, ogni volta che apre bocca, di fronte a Dio, al cui giudizio rimette ogni cosa che pronuncerà in nome Suo: un profeta si trova sempre dinanzi a Dio, tutta la sua vita. Il profeta vive di Dio e per Dio, e a Dio appartiene la sua stessa vita e tutto cio' che il suo cuore brama: è Dio a infondergli il coraggio, a donargli l'audacia. Perché è Dio, e nessun altro, a costituirlo profeta. Ma “profeta”, in un secondo significato, è anche colui, colei, che “parla in favore di”, o “al posto di”: in favore di chi voce non ha, perché il suo diritto venga rivendicato e difeso dalla violenza di chi intende negarlo. E al posto di quel Dio che non ha altra voce per parlare se non quella dalle donne e degli uomini che Egli chiama perché osino recare il Suo annuncio. Un annuncio che sembra condannato a non avere troppe orecchie ad ascoltarlo, perché viene a scuotere, a scomodare l'essere umano. Un annuncio per donne e uomini liberi, uomini e donne capaci di riconoscere che il Dio d'Israele è un Dio degli oppressi, un Dio che ama accompagnarsi agli ultimi e che, quando manda un messia, gli fa cavalcare un'asina e lo fa accogliere da quei diseredati che Egli ha costituito quali eredi del Suo regno. Un Dio che innalza gli umili e che dichiara il suo amore per gli afflitti, la sua predilezione per i poveri. Un Dio che contraddice le evidenze, un Dio al quale siamo chiamati ad educare il nostro sguardo, altrimenti rischiamo di non notarlo, quando ci passa vicino. Un Dio che gli occhi attenti dei semplici ci insegnano a scorgere, come ci ricorda lo stesso Matteo nel suo vangelo: Mi rallegro di Te, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli Amén..In fede lina ladu gerusalemme. |
Post n°1133 pubblicato il 02 Aprile 2014 da linaladu
MIEI RICORDIAMOCI,CHE PER |
CONTATTA L'AUTORE
Nickname: linaladu
|
|
Sesso: F Età: 105 Prov: NU |
CHI PUò SCRIVERE SUL BLOG
CERCA IN QUESTO BLOG