LA COLPA DI SCRIVERE

Sale scaduto di Sabato (e conseguenze della stesura e della lettura) di Salvatore Genovese


Penso e rifletto sempresu vite che non ho vissuto.Gioco sempre a immaginarmi qualcunoche non posso essere, che anzi non sono.Oramai sono uno scrittore scrivente che scrivedi niente.Il nulla è il tema ormai deimiei versi (sconquassati).Il motivo di ciò è nascosto tra rami di rovere euova di cioccolato.Il mare mi separa dalla marea chemi aspetta per mangiare un panino insieme.In quel panino ci sono vite spezzate da parole impronunciabili che sanno d’erba blu.Il pianoforte corre, scorre escappa via dal violino che inme, corde spezzate, chiama il tromboneper andare insieme a raccogliere gli asparagi.Il trattore sta saltando mentreil pupazzo con le molle ara unaterra disseminata da pennarelliarancioni.Tutto ciò che sto scrivendo, èl’alba che tramonta in una zuccherieracon dentro sale scaduto di Sabato.Mi direte che questa non è una poesia;e io vi risponderò che dal vostro punto di vista,non avete affatto torto.                                                                      ---- Credo d’averla finita.Dal mio stereoescono note di Beethoven .Mia nonna sta finendo didi preparare la frittata con gli asparagi;eppure il violino non si è mosso dal cd.Gli asparagi li ha portati mia zia.Credo.Come credo di credermi pazzo.Più che pazzo sono sfigato.Uno sfigato che non sa cosa fare peraspettare qualcosa che avverrà, ma non subito.Aspettando quel qualcosa, ho il tempodi scrivere dell’altro qualcosa per me interessante:quei quattro scarabocchi di primaseguiti da questo punto.                                                                        ----  E dalla finestra di quel manicomio, c’è chi ancora giura di aver visto un trombone aggirarsi in quei campi d’asparagi, là, alla periferiadi questo paese, contrada di marzapanedella vostra onesta cittadina tuttacarta e sapone.                                                                         ---- Rido come un bambinofelice, che per la prima volta vede la sua pista di macchinine montata.Sono felice come un bambino felice.Rido felice finalmente. E l’unicomotivo di questa piacevole sensazione, èl’aver scritto una ventina di versiche mi piaccionoE di averli  riletti con la Sinfonia numero9da sottofondo musicale.Vi sembrerà una scemenza, maa me piace più di una valigia con tanti soldi.E’ un po’ come mangiare il pane con le mele.Vi chiederete: -a noi cosa ce ne importa?-Anche questa volta vi risponderò dicendovi chenuovamente avete ragione voi. Come sempre.Ciò che scrivo io è spazzatura. A voile vostre belle riviste tutte fotografie e pettegolezzo.A voi la gloria. Il potere. Il nome. I soldi. A voi la sanità mentale. E la felicità ( comel’intendete voi).Io porto con orgoglio, a testa alta, la mia reputazione di pazzo e fessacchiotto.Io mi tengo stretto stretto queste pagine di scarabocchi,ela mia felicità invisibile ( a voi eroi ), che ora più che mai profuma come un piatto verdedi nuvole e gelato.