LA COLPA DI SCRIVERE

Otto brevi prose liriche di Paolo Pellicano


Uno Come posso descrivere la tua bella voce, so che mi penetra dentro e mi fa tremare, cosa so della tua pelle delicata, mi scuote soltanto sapere che è tua. Non c’è sonno né riposo per me finché tu non sarai mia. Due Botticelli ti avrebbe dipinta di azzurro come la sua Venere che sorge dalle acque. Alfredo ti avrebbe dipinta nuda e lasciata rinchiusa in un quadro per sempre. Invece ti tengo stretta a me poggiata sul mio petto, ignara di tutto. Tre Tu, luce dei miei occhi, mia dea, mia musa ispiratrice, mia unica ragione di vita, tu che mi hai rubato il cuore, e mi hai stregato la mente, tu che mi hai fatto capire cosa vuol dire amare ed essere amati. Quattro Il mio vestito per terra, la frutta sul letto e un raggio di sole penetra nella mia stanza come un ospite indesiderato, e come la lancia di Loncino trafisse il costato di Cristo, allo stesso modo il sole trafigge me. Cinque Il fuoco brucia, il vento soffia, la pioggia cade e la terra da vita, ma essi non possono nulla senza il quinto elemento che è l’amore. Sei Mi corre incontro, io ti guardo ma tu mi sfuggi, come posso prenderti se tu non mi vuoi. Faccio di tutto, ma tu non mi ami. Sette O morte tu che decidi chi deve vivere e chi deve morire, tutti ti temono e molti ti desiderano. Liberazione per chi muore, tormento per chi resta. Otto Ci siamo incontrati su di una scalinata, i nostri sguardi si sono incrociati e prima di rendercene conto facevamo l’amore, i nostri corpi sudati si contorcevano in qualcosa di unico, per te fu la prima volta e tra l’ardore mi dissi ti amo.