.Le trecentomila lunedel casello di Puccettodi Giuliana Coppola.Per una volta, una volta soltanto e forse ora, per sempre, chissà, t’è venuta voglia di percorrere la strada che ti conduce ad un luogo, specchio di un’anima; se tu lo desideri, li trovi nella tua terra luoghi che lo diventano per le storie in loro racchiuse; te le raccontano, in silenzio, una quercia, una pineta, una torre, un angolo di mare, una grotta, oggi un casello di ferrovia immerso nella campagna... L’hai cercato perché ne avevi sentito parlare, perché t’è giunta l’eco di Puccetto, perché hai ricordato fischio di treno e brivido tra rami al passaggio di littorina.Ti è stato benevolo anche il cielo; si è mantenuto limpido, quando ti sei mosso da Tutino, dal suo castello e la sua chiesa, le sue viuzze e il suo calvario; Antonio ti attendeva ai piedi del castello; t’ha fatto da guida sulla strada che hai percorso nel verde; ti ha sorriso una chiesetta sulla destra; ti ha sorriso il casello; hai trovato la nicchia di cespugli, quando Puccetto t’è venuto incontro.“Con le parole mi costruisco una nicchia di cespugli, ma una nicchia così trasparente...”, ti suggerisce Puccetto... Ecco, il casello è oggi nicchia di cespugli di una trasparenza infinita, surreale; libro aperto il casello, perché pagine piene di scrittura sono le pareti...senza più valore il tempo.“L’età, il tempo, che importa ci sono i fiori, c’è la pioggia per la terra e poi ci sono i momenti per il silenzio. Io non sapevo contare. Diciamo che avevo superato le trecentomila lune e una stella”, ti racconta Puccetto e intorno le pezze, a te che sei venuto a cercarle nella loro casa, trasmettono la forza del tempo, la leggerezza dei fiori, il fresco della pioggia, la luminosità di trecentomila lune e una stella, per non perdersi mai; trasmettono i brandelli di verità che loro conoscono, che soltanto loro possono narrare e comunicare.Il fischio del treno lacera il silenzio; Puccetto abbassa le sbarre; passerà la littorina - la vedi ad un passo da te - ritornerà silenzio della terra, di un albero che il vento ha fatto sfiorire, della strada, via Madonna della Pietà che unisce chiesa e casello, che tu hai percorso per arrivare a sentire silenzi e voci e non sai quanto di tempo sia passato...Puccetto, Antonio D’Aversa, scrittore e pittore della sua anima, ha colmato di sé gli spazi, scrivendo e dipingendo soffio di vento, immagini del creato, gli occhi buoni del suo cane, il perdersi lieve delle scintille nel camino, acceso di tanto in tanto ad allontanare freddo ed ombre.Prima, seconda, terza, quarta stanza al primo piano del casello, più vicino al cielo... ti vengono incontro mondi primordiali di colori... pensi che così si sarà offerto al creatore l’universo prima che decidesse di dargli un ordine; un magma di luce, un oceano di riflessi... “un solo nome, Puccetto”... ti assalgono il bleu profondo di un mare senza orizzonte, il rosso dell’argilla, il bianco, il giallo, il verde, il bleu ancora che i colori d’ossido di piombo conficcano nell’ordito d’una pezza e ancora il bianco candore d’una luna replicata trecentomila volte.“Dipingo di notte, sul sagrato della chiesa...”; passata l’ultima littorina e ritornato silenzio, la pezza obbliga Puccetto a portarla dove lei vuole, a lavorare su lei, a trasmetterle e ad affidarle pensieri... e Puccetto sa quando inizia la sua opera ma non sa quando potrà terminarla... non è lui a deciderlo.
[Struggle for Pleasure ] . . . or for Dolour
.Le trecentomila lunedel casello di Puccettodi Giuliana Coppola.Per una volta, una volta soltanto e forse ora, per sempre, chissà, t’è venuta voglia di percorrere la strada che ti conduce ad un luogo, specchio di un’anima; se tu lo desideri, li trovi nella tua terra luoghi che lo diventano per le storie in loro racchiuse; te le raccontano, in silenzio, una quercia, una pineta, una torre, un angolo di mare, una grotta, oggi un casello di ferrovia immerso nella campagna... L’hai cercato perché ne avevi sentito parlare, perché t’è giunta l’eco di Puccetto, perché hai ricordato fischio di treno e brivido tra rami al passaggio di littorina.Ti è stato benevolo anche il cielo; si è mantenuto limpido, quando ti sei mosso da Tutino, dal suo castello e la sua chiesa, le sue viuzze e il suo calvario; Antonio ti attendeva ai piedi del castello; t’ha fatto da guida sulla strada che hai percorso nel verde; ti ha sorriso una chiesetta sulla destra; ti ha sorriso il casello; hai trovato la nicchia di cespugli, quando Puccetto t’è venuto incontro.“Con le parole mi costruisco una nicchia di cespugli, ma una nicchia così trasparente...”, ti suggerisce Puccetto... Ecco, il casello è oggi nicchia di cespugli di una trasparenza infinita, surreale; libro aperto il casello, perché pagine piene di scrittura sono le pareti...senza più valore il tempo.“L’età, il tempo, che importa ci sono i fiori, c’è la pioggia per la terra e poi ci sono i momenti per il silenzio. Io non sapevo contare. Diciamo che avevo superato le trecentomila lune e una stella”, ti racconta Puccetto e intorno le pezze, a te che sei venuto a cercarle nella loro casa, trasmettono la forza del tempo, la leggerezza dei fiori, il fresco della pioggia, la luminosità di trecentomila lune e una stella, per non perdersi mai; trasmettono i brandelli di verità che loro conoscono, che soltanto loro possono narrare e comunicare.Il fischio del treno lacera il silenzio; Puccetto abbassa le sbarre; passerà la littorina - la vedi ad un passo da te - ritornerà silenzio della terra, di un albero che il vento ha fatto sfiorire, della strada, via Madonna della Pietà che unisce chiesa e casello, che tu hai percorso per arrivare a sentire silenzi e voci e non sai quanto di tempo sia passato...Puccetto, Antonio D’Aversa, scrittore e pittore della sua anima, ha colmato di sé gli spazi, scrivendo e dipingendo soffio di vento, immagini del creato, gli occhi buoni del suo cane, il perdersi lieve delle scintille nel camino, acceso di tanto in tanto ad allontanare freddo ed ombre.Prima, seconda, terza, quarta stanza al primo piano del casello, più vicino al cielo... ti vengono incontro mondi primordiali di colori... pensi che così si sarà offerto al creatore l’universo prima che decidesse di dargli un ordine; un magma di luce, un oceano di riflessi... “un solo nome, Puccetto”... ti assalgono il bleu profondo di un mare senza orizzonte, il rosso dell’argilla, il bianco, il giallo, il verde, il bleu ancora che i colori d’ossido di piombo conficcano nell’ordito d’una pezza e ancora il bianco candore d’una luna replicata trecentomila volte.“Dipingo di notte, sul sagrato della chiesa...”; passata l’ultima littorina e ritornato silenzio, la pezza obbliga Puccetto a portarla dove lei vuole, a lavorare su lei, a trasmetterle e ad affidarle pensieri... e Puccetto sa quando inizia la sua opera ma non sa quando potrà terminarla... non è lui a deciderlo.