Post n°20 pubblicato il 14 Luglio 2010 da ralph.malph
L'arte di perdere s'impara presto; tante le cose col segreto intento di andare perse che non è un disastro.
Perdi una cosa al giorno. Con malestro accetta chiavi perse, un'ora al vento. L'arte di perdere s'impara presto.
Perdi di più, più in fretta; al peggio apprestati: luoghi e nomi e dov'è che avevi in mente di recarti. Non sarà mai un disastro.
(Morcheeba - The Sea, Big Calm - 1998)
L'orologio di mamma ho perso; e questa! Che è l'ultima di tre case nel niente. L'arte di perdere s'impara presto.
Ho perso due città, belle. E, più vasti, altri regni, due fiumi, un continente. Mi mancano, ma non è poi un disastro.
Anche perdere te (la voce, il gesto amato) non mi smentirà. È evidente: l'arte di perdere fin troppo presto s'impara e sembra (scrivilo! ) un disastro.
toh, che combinazione! [giuro che non l'avevo vista :)))] il bello dell'arte sta, molto, nel suo potere evocativo (ce lo siamo detti spesso). l'interpretazione, intesa come traduzione (nella fattispecie), ne è un esempio eclatante. ognuno si senta libero di vederci ciò che vuole. non c'è meglio e non c'è peggio.. forse perché non è "perdere" (anzi!) e non è l' "arte" :*
tesoro caro (e sai con che accezione uso queste due paroline :D)
sai bene che non è a quello che mi riferisco, ma...
nun pozz parlà, nun pozz parlà, nun pozzo parlare! :D