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Da qui a lì


Si scrivono lettere con la penna, ma si scrivono anche emails. Si chiacchera e si chatta. Si dipinge e si disegna con una tavoletta grafica e un photoshop qualunque. Si fotografa su una pellicola, ma basta anche un CCD o una webcam. Si salva la memoria in archivi cartacei, ma anche in HD rigidi o virtuali (una doppia astrazione tecnologica: il dato pur smaterializzandosi passa dapprima ad essere contenuto in un elemento ancora fisico, l’HD rigido, poi giunge all’astrazione totale, l’HD virtuale). Si fa arte concreta e si fa arte immateriale (più propriamente virtuale, per non permettere l’introduzione, inopportuna in questo contesto, del ramo concettuale). Si  è dovuto fare un passo logico molto più complesso per rendere possibile il guizzo primordiale della “smaterializzazione del materiale”: virtualizzare il cervello. Si è creato un cervello elettronico. Un alter ego elettronico. Qualcosa che fosse bene o male capace di riprodurre alcune capacità del nostro infinitamente  più complesso cervello. Oggi si sta correndo il rischio di digitalizzare il proprio cervello e la propria mente; si stanno percorrendo a folle velocità dei binari che conducono alla fusione dell’io e dell’alter ego elettronico. Film di macchine che prendono il sopravvento sull’uomo, sembrano ormai fini profezie non troppo errate. L’uomo si sta digitalizzando; non reificando, proprio digitalizzando (reificare in questo contesto assumerebbe il significato di  “privazione della facoltà di pensare”; si vuole piuttosto sottolineare il passaggio da un pensiero a logica naturale, ad uno a logica informatico - digitale). In questo panorama di digitalizzazione del naturale, sembra ormai ovvio poter parlare di sentimenti via cavo. L’esempio più comune e più “vecchio” è quello della chat. Moltissimi sono i casi di persone che hanno trovato la propria anima gemella in questo canale informatico. Sembra di poter affermare con certezza che è possibile innamorarsi chattando: altro che occhi come fessure per il cuore! Diverso caso è quello dell’ormai celeberrima realtà virtuale Second Life. Gli occhi sembrano riacquisire importanza. L’avatar può catturare l’attenzione con le sue forme, e frasi come “ è stato un colpo di fulmine” oppure “mi sono innamorata\o non appena l’ho visto\a”, sono di ordinaria amministrazione. Ci si innamora di un avatar.Migliaia di sentimenti via cavo attraversano migliaia di chilometri alla velocità della luce. Si dedicano poesie ad un avatar. Si dedicano poesie a una persona totalmente sconosciuta e al di là del pianeta. Si fa del sesso virtuale con un pupazzo bit; anzi è il maggior  divertimento su SL. Si comprano organi sessuali bit e si hanno problemi di bit-erezione. Perversione informatica?E’ possibile una gelosia per un partner avatar. Si prova fastidio per essere stati “toccati” da un altro avatar. Si reputa disdicevole che “qualcuno” esca un pistola in “pubblico”. E’ cambiata la percezione di cosa sia naturale e di cosa sia virtuale?  Da qui a lì non sembra esserci che un’astrazione puramente formale.