asmodai

Spiacevolezze


- 10/04/07, ore 08,30Devo dire che non sto scrivendo quanto segue a cuor leggero.Anzitutto, perché se c'è una cosa che mi piace poco fare è mettere becco in questioni che conosco poco; in secondo luogo perché mi dispiace che si sia venuto a creare, sulla piattaforma messaci a disposizione da La Stampa, un clima così avvelenato.Però...Però, in certe situazioni, specie se si ha un problema congenito come me nei confronti di ciò che appare palesemente ingiusto, esimersi dall'intervenire è davvero dura...Allora, per quelli che ancora non sanno (e qui su Libero saranno la maggioranza): tempo addietro (quando esattamente lo potete verificare), nell'ambito de La Stampa, si è tenuta una competizione, intitolata "Bravo Bravissimo", in cui, da un lato, c'era la sezione premi materiali, tra cui c'erano in palio delle auto, e, dall'altro, c'era in palio uno stage giornalistico a New York per cinque persone, della durata di un mese.Non allarmatevi - almeno, non troppo - le macchine sono andate a chi le ha meritate.Anche perché, a decidere, sotto il vaglio della Camera di Commercio, è stato il pubblico...Il problema pare sia sorto con lo stage. Qui non decideva il pubblico, ma La Stampa stessa.E che è successo?Beh, Marco Giacosa, un bloggher de La Stampa che non ha vinto, ha fatto rilevare, come potete diffusamente e dettagliatamente leggere quihttp://esulipensieri.blog.kataweb.it/che, in questo contesto, qualche anomalia circa i vincitori, pare esserci stata (Ah! E' inutile che pensiate "Beh, magari al ragazzo è bruciato di perdere, per quello ha agito così!", perché, molto onestamente e senza cincischiare, lo ammette già da sé).Brevemente, 2 dei vincitori parrebbero - personalmente, nn so se lo siano o meno - imparentati con dipendenti del giornale; altri 2 lavorano per la medesima azienda (stavo per scrivere "lavorerebbero", ma no, proprio lavorano per la medesima azienda).Risultato, Marco Giacosa viene censurato, e, con lui, altre 2 blogghers che lo appoggiano (Agnes - perdonami per l'accento mancato, ma mai che mi ricordi come va - e Betta).Il ragazzo si trasferisce su un'altra piattaforma (quella di Kataweb, come avrete notato dal link lassu'), e, da lì, continua a lanciare le sue - non del tutto infondate - accuse.Venerdì La Stampa è arrivato a minacciarlo di querela.Importante: faccio presente che 1) il regolamento proibiva la partecipazione a parenti dei dipendenti del giornale e, 2), come Marco notava nel suo blog venerdì, le possibilità che, tra 2500 persone partecipanti, a vincere siano 2 colleghi (nonche' unici proprietari) di una medesima azienda paia, al di là del merito della questione, effettivamente anomalo.D'altronde, vien da pensare, si giudicano capacità intellettuali, quindi, in definitiva, a stabilire chi sia più meritevole è solo il giudicante e, dunque, come dimostrare la parzialità del suo agire?Risposta: forse non si può, però il fatto, in sé per sé, suona male (per non usare espressioni più volgari).Quindi, intervenire sul merito di quei 2 vincitori, per quanto sia triste sorvolare sulla questione, non si poteva, però…Però una cosa si poteva fare: dare a Marco le risposte che chiedeva e evitare di censurare chi, come Agnes e Betta, ha solo fatto, in definitiva, da cassa da risonanza.Per concludere, quanto al resto della questione: se è vero che due dei vincitori sono imparentati con dipendenti de La Stampa, non c’era semplicemente per loro, l’impossibilità, come da regolamento, a partecipare al concorso?Quindi Marco Giacosa non ha assolutamente ragione nel notare quanto nota?Se queste persone non hanno alcun legame di parentela con dipendenti de La Stampa forse è diffamazione, ma, se no...In fondo, cos'è la diffamazione?La diffusione di notizie false che mirino a ingiustamente compromettere l'onore di una persona.Ma se queste notizie false non sono?Confidando in una soluzione equa che rispetti se non i diritti quantomeno la dignità di tutti i soggetti coinvolti diversi dai vincitori, vi auguro una serena giornata.Ciao,Davide.--- Asmodavehttp://asmodeo.blog.lastampa.it/Correnti Alternative