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"Quessta frase contiene tre errorri"


 - 24/04/2007, ore 13,50E' strano come mi sono avvicinato al libro che sto per recensire.Ero in biblioteca, una nuova biblioteca torinese così perfetta e ricca da incutere soggezione (80 pc a disposizione del pubblico, un reparto multimediale degno di una video-musicoteca privata e ambienti vastissimi), quando, per sbaglio, mi sono ritrovato in mano un libro dal titolo quanto mai seducente.Questo libro era "Il cono di luce del futuro dell'evento".In prima istanza ho pensato fosse fantascienza (che era quello che stavo cercando), poi ho guardato il retro di copertina e sono rimasto interdetto; in ogni caso, ancor prima di leggerne i risvolti, avevo deciso di prenderlo in prestito.E questo per due motivi: uno era dato dal titolo (o, meglio, dal suo significato), il secondo dalla bellissima donna sul retro di copertina in perfetto stile eighties, fotografata mentre si sta portando un dito alla bocca.Per chi a differenza di me non fosse fanatico di astronomia, e certe cose le ignorasse, "Il cono di luce del futuro dell'evento" è un fenomeno fisico legato al Sole e alla finitezza della velocità della luce: se il Sole morisse, esplodendo, o se una divinità dal macabro e terribile senso dell'umorismo decidesse di oscurarlo, ce ne potremmo rendere unicamente conto dopo (circa) otto minuti, ossia dopo il tempo che occorre alla luce del Sole per giungere sulla Terra.Come fare a resitere ad un titolo tale?L'autore deve essere un genio, ho pensato.Poi ho guardato nuovamente la foto sul retro, e mi sono detto: "No, non è fantascienza: questa foto non ha niente di attinente alla fantascienza".Avevo ragione, è un giallo, genere che io di regola, salvo Greg Iles, ignoro, ma, in ogni caso, come il protagonista lo sarà a suo modo, ormai ero stato adescato.Il titolo è, come potete facilmente dedurre, un'allusione a qualcosa di assolutamente inevitabile, qualcosa che, per quanto vi affanniate, succederà in ogni caso, ed è esattamente quanto accade alla voce narrante.Sul retro di copertina, non per niente, campeggia la presente frase: "Ero già nel cono di luce di un evento mortale, ma no l'ho capito".L'autore, Giambattisa Avellino (proprio "Giam", e non "Gian"), ho scoperto vagando on line, non è quello che si dice uno scrittore di primo pelo, anzi è una persona dalla grossa esperienza: ha scritto per "Le Iene", "Ficarra e Picone" ed è autore di diverse sceneggiature televise.Da una persona che scrive per "Le iene" e "Ficarra e Picone" ti aspetteresti qualcosa di divertente, e, invece, "Il cono di luce del futuro dell'evento", è tutt'altro che un libro da ridere. Malgrado questo però, è un libro d'esordio, perché Avellino è alla sua prima esperienza di questo tipo.Il libro è incentrato su un individuo affetto da acromatopsia, che ha finito, con gli anni, in parte a causa della sua malattia, in parte a causa del suo carattere solitario, con l'estraniarsi quasi completamente dal consorzio sociale.Il lavoro che fa è una perfetta esemplificazione del suo modo d'essere: è guardiano notturno per una fabbrica super moderna, e il suo compito è stare chiuso in una garitta-bozzolo ad osservare quello che gli rimandano le telecamere di sicurezza.Il lavoro perfetto, per lui: solitudine, buio (soprattuto questo, visto che non distingue i colori ed è infastidito dalla luce), tranquillità, distacco dal mondo.Ma una novità bizzarra viene ad alterare la routine della sua vita notturna: una misteriosa figura di donna appare ogni tanto nei monitor del sistema di sicurezza a circuito chiuso.Fino a che, un giorno, con un gesto - assai conturbante - che qui non vi descrivo, lo induce ad uscire dal suo guscio...E' la donna del retro di copertina, capiamo, e, da quel momento, a seguito di una concatenazione di eventi che non vi riporto, lo intrappola nella sua ragnatela (anche se, a fine libro, farà un paio di asserzioni schoccanti, che lasceranno intuire che - forse - s'era innamorata di lui).Lo userà per i suoi scopi, manipolandolo e sconvolgendogli la sua esistenza di vouyer distaccato, bisognoso nel contempo di avere cio' che osserva ed aborre.Il che, tra l'altro, ci riporta al perché del titolo del presente post..."Quessta frrase contiene tre errorri" è un paradosso auto-referenziale (che qui non vi spiego), emblema della "doppia catena" che vincola il protagonista agli altri e, contemporaneamente, gli nega questo legame. In effetti, egli disprezza quanto ha attorno, ma non puo' fare a meno di osservarlo...Conoscendo la mia tendenza alla logorrea non aggiungo altro, perché, nel caso in cui decideste di comprare tale libro (o, come me, prenderlo in prestito in biblioteca), non vorrei rovinarvi il gusto della lettura.Questo però posso dirvi: è un libro, stilisticamente parlando, perfetto nella sua circolarità, elegante ed adamantino (il che conferma una mia teoria, en passant: se si sa fare ridere, si deve avere una grande intelligenza), mentre, per quanto riguarda il contenuto, è terribile entrare a contatto con la solitudine del personaggio principale, così - a mio parere - simile alla solitudine e al distacco che tanti oggi decidono di esperire deliberatamente, per proteggersi da quanto li circonda.Bye,Davide.