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Liar (Why, Liar?)

Post n°55 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da retiarius72
 
Tag: Musica
Foto di retiarius72

Henry Rollins è un autore strano e particolare, contraddittorio fin dall’aspetto.

Particolare e, per quanto mi riguarda, folle e geniale allo stesso tempo (so che sembra un’espressione trita e ritrita, però, credeteci: Rollins è un genio pazzo, o semplicemente un pazzo geniale, se lo conoscete e pensate che esageri).

Cominciò coi “Black Flag”, in un modo quantomeno anomalo: ne era un fan accanito, e, una sera, in occasione di un concerto, convinse il frontman Dez Cadena ad esibirsi. I componenti dei Black Flag rimasero fulminati dalle attitudini artistiche di Rollins e dalla facilità con cui questi si muoveva sul palco, e, così, il giorno dopo, in un audizione semi-formale, gli chiesero di diventare il cantante definitivo del gruppo.

Fu così che Rollins lavorò coi Flag dal 1981 fino alla loro rottura, nel 1986.

Terminata l’avventura con essi, si impose come performer di “spoken-songs” (canzoni parlate, per dirla in italiano), anche se, in verità, i suoi componimenti non sono né furono mai soltanto quello: le sue opere sono più degli psicodrammi, in cui una voce narrante interpreta o personaggi distinti o, nel caso di Rollins, distinti (e psicotici) aspetti della sua stessa personalità.

Conclusa l’esperienza coi Black Flag, in cerca di nuove esperienze sonore, comunicò all’amico Chris Haskett di essersene separato. Questi lo convinse a creare una nuova band: chiamati a sé il bassista Bernie Wandell e il batterista Mick Green, il gioco fu fatto.

Inizialmente la band si presentò sul mercato col nome di “Henry Rollins”; successivamente divennero la “Henry Rollins Band”.

Ma andiamo con ordine.

“Hot Animal Machine”, il disco d’esordio degli Henry Rollins, presenta già quelle componenti di teatralità che poi sarebbero diventate il tratto distintivo del gruppo.

L'opera in questione è una sorta di spartiacque tra i Flag e la Henry Rollins Band, e in essa sono già chiarissimi i temi dominanti della personalità di Rollins.

In effetti, dire che questi ebbe un’esperienza di vita anomala è dire poco: visse un’infanzia assai problematica, a causa della separazione dei genitori (tanto problematica che arrivarono a somministrargli del Ritalin), poi divenne vittima delle regole ferree in una scuola militare in cui la madre dovette iscriverlo per evitare che si perdesse, e, infine, crescendo, come in una sorta di rifiuto verso ciò che era stato, si fece pervadere dall’etica e dallo spirito punk.

Ma Rollins fu, da sempre, un punker anomalo…

Basta guardarne una qualunque sua recente foto per capire cosa intendo, anche quando parlo di contraddittorietà: ha l’esteriorità di un fanatico del body building militarista (e un poco fascio, in verità) da un lato, e, dall’altro, il corpo coperto di tatuaggi e canta canzoni che sembrano vomito infernale. Inoltre, fatto non da poco, è una bestia da palcoscenico di quelle da spavento, alla Anthony Kiedis dei Red Hot (per come salta, pompa e si contorce, intendo). Congiuntamente a tutto questo, traspare in lui l’etica tutta americano-capitalistico-calvinista del duro lavoro, la quale l’ha da sempre condizionato, facendone uno sgobbone.

Tanto per dire, è cantante, poeta, scrittore, e, occasionalmente, pure attore (anche se le sue parti sono più cameo: in “Johnny Mnemonic” fa la parte di Spider, un membro della resistenza, ma appare per pochissimo).

Se non credete a quanto dico, comprate “Hot Animal Machine”: la tensione che gli si deve essere accumulata per anni nella mente e nel corpo viene scaricata in un miscuglio rabbioso, sconvolto, pieno di richiami allucinanti (diciamo più allucinatori, anzi, no, diciamo più da trip lisergico).

Come prima dicevo, il carattere dello psicodramma teatrale è presente fin da questo disco; però, a differenza ad esempio di “Liar”, cui ho dedicato il post precedente, qui l’unico attore è il suo ego martoriato, che si sfoga in una baraonda spaventosa di urla e strida e distorsioni musicali.

Il bello di Rollins sta proprio in questo, a mio parere: nell’avere e nell’avere avuto, fin dagli esordi, il coraggio di mettere in piazza i propri tormenti, senza cazzeggi compiaciuti di sorta.

Il nome Rollins Band appare ufficialmente per la prima volta con “Life Time”, uscito nel 1988.

Lo stile cattivo, feroce e da granbastardo che aveva contraddistinto il precedente disco è più che mai presente anche in quest'opera. I suoi tormenti interiori sono peggiorati, tant’è che, in sostanza, con quest’album, Rollins sembra prendere cupamente coscienza che l’unica forma di difesa nei confronti degli abominii imposti dalla vita sociale e dalle brutture del mondo sia la solitudine. Lo stile psicanalitico è evidentissimo in “Gun in Mouth Blues”, che sembra essere una sorta di discesa nell’inferno del suo inconscio martoriato. Tutto è sorretto da una voce potente, maniacale, scostumata e lasciva allo stesso tempo.

Nel 1989 esce “Hard Volume”: la coscienza di Rollins pare essersi introiata ulteriormente; ciò non ostante, da un punto di vista tecnico-stilistico, l’album è così ineccepibile da potersi dire granitico. La Rollins Band è ormai l’equivalente di un gruppo di terminators che fanno rock assassino.

Nel 1992 arriva nei negozi di dischi “The End Of Silence”.

Mr. Henry è, se possibile, ancora più inferocito e attoriale che nelle opere precedenti.

Di nuovo, come già con “Life Time”, Rollins dimostra non solo di essere un solitario, ma di volerlo rimanere.

Le sue urla sono lancinanti e devastate, ma, come negli altri suoi dischi, non è pura posa: basta ascoltarlo per capire che sono sfoghi sinceri.

A onor del vero, gli eccessi hard-core di questo disco, specie se ascoltati e ri-ascoltati, possono sfiancare, però “The End Of Silence” è giudicato non soltanto una pietra angolare dell’alternative rock degli anni novanta, ma la loro migliore opera.

E, adesso, veniamo a “Liar”, horse of battle di “Weight”, uscito nel 1994, canzone da me inviata e tradotta nel precedente post, che, malgrado sia da me amata da quando fu pubblicata, non è giudicata appartenere alle loro migliori opere.

Weiss, che fu membro importante del gruppo, lasciò la band prima di questo disco, e la sua mancanza si sente.

Nel complesso, Weight fu giudicata un’opera deludente: in effetti, la capacità di Rollins di dare sfogo ai suoi tormenti con potenza iconoclasta sembra essersi smorzata.

Tuttavia, a mio parere, quanto di meglio Henry Rollins abbia mai prodotto, sia a livello musicale che di testi, è presente, in essenza, in Liar.

Perché quella canzone mi piace così tanto?

Non saprei bene dirlo nemmeno io: forse è il suo alternarsi di momenti di quiete a momenti di ruggita follia, forse è la voce di Rollins, da un lato caldo e languido, dall’altro mantice polmonare che ti farebbe rizzare i capelli se mai ti piantasse un urlo in faccia…

Forse, soprattutto, è la sua struttura (quella della canzone, intendo), e quello che significa (anche se, devo dire, sono io che mi sono preso la libertà di immaginare che il suo interlocutore fosse una donna).

Mi fa impazzire il modo in cui Mr. Henry ha fotografato alla perfezione una situazione tipo che potrebbe benissimo essere reale: da un lato, una persona spersa ed ingenua, di quelle che pensano di meritarsi più di quello che hanno, così disperatamente bisognosa di avere una guida spirituale da non capire di avere, di fronte, non un benefattore, ma un mostro cinico ed opportunista, che, non solo la inganna fingendo di darle ciò che essa angosciosamente vuole una, due, tre volte, ma dichiara, con lucidità perfetta e maniacale, che altro non farà, per sempre, che ingannare e mentire.

Ma non in modo comune o ordinario, facendone una sorta di dichiarazione di principio.

E, in me, tutto ciò, in un mondo dove il buonismo ha fatto, fa e farà non pochi danni, trovare qualcuno che ha il coraggio morale di fare una dichiarazione del genere, non può che suscitare simpatia...

...No, non basta: diciamo più ammirazione.

Over,

Dav

 
 
 

Liar

Post n°54 pubblicato il 14 Ottobre 2007 da retiarius72
 
Tag: Musica
Foto di retiarius72

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HENRY ROLLINS

LIAR

BUGIARDO

you think you're gonna to live your life alone
in darkness
and seclusion
yeah I know
you've been out there
tried to mix with those animals
and it just left you full of humiliated confusion
so you stagger back home
and wait for nothing
but the solitary refinement of your room spits you back out onto the street
and now you're desperate
and in need of human contact
and then
you meet me
and you whole world changes
because everything I say is everything you've ever wanted to hear
so you drop all your defenses and you drop all your fears
and you trust me completely
I'm perfect
in every way
cause I make you feel so strong and so powerful inside
you feel so lucky
but your ego obscures reality
and you never bother to wonder why
things are going so well
you wanna know why?
cause I'm a liar
yeah I'm a liar
I'll tear your mind out
I'll burn your soul
I'll turn you into me
I'll turn you into me
cause I'm a liar, a liar
a liar, a liar

pensi che vivrai la tua vita da sola

nell’oscurità

e nell’isolamento

oh, lo so

sei stata fuori da qui

hai provato a mescolarti con quegli animali

e questo ti ha lasciato piena di umiliata confusione

così, barcollando, te ne sei tornata a casa

ad aspettare il nulla

ma il solitario miglioramento della tua stanza, alla fine, ti ha risputato in strada

e, adesso, sei disperata

e bisognosa di contatto umano

e, poi,

hai incontrato me

e il tuo intero mondo è cambiato

perché tutto quello che io dico è tutto quello che avresti volto sentirti dire

così hai buttato giù le tue difese e hai superato tutte le tue paure

e ti sei fidata di me, completamente

io sono perfetto

in ogni cosa

perché io ti ho fatta sentire così forte, e così piena di potere

ti sei sentita così fortunata

ma il tuo ego oscurava la realtà

e non ti sei preoccupata di pensare perché

le cose andassero così bene

vuoi sapere perché?

perché io sono un bugiardo

sì, un mentitore

ti strapperò via la mente

brucerò la tua anima

ti trasformerò in me

ti farò diventare come me

perché io sono un bugiardo, un maledetto bugiardo

un mentitore, un maledetto bugiardo

I'll hide behind a smile
and understanding eyes
and I'll tell you things that you already know
so you can say
I really identify with you, so much
and all the time that you're needing me
is just the time that I'm bleeding you
don't you get it yet?
I'll come to you like an affliction
and I'll leave you like an addiction
you'll never forget me
you wanna know why?
cause I'm a liar
yeah I'm a liar
I'll rip your mind out
I'll burn your soul
I'll turn you into me
I'll turn you into me
cause I'm a liar, a liar
liar, liar, liar, liar

mi nasconderò dietro ad un sorriso

e ad occhi comprensivi

e ti dirò cose che in realtà già sai

così potrai dire

davvero, mi sento come te, oh, mi sento così tanto come te

e tutto il tempo che avrai bisogno di me

sarà il tempo in cui io ti farò sanguinare

non hai ancora ottenuto quello che volevi?

verrò a te, come un afflizione

e ti lascerò, come una forma di dipendenza

certo, non ti dimenticherai di me

e vuoi sapere perché?

perché io sono un maledetto bugiardo

sì, un fottuto bugiardo

ti strapperò via la mente

brucerò la tua anima

e ti trasformerò in me

ti trasformerò in me

perché io sono un bugiardo, un maledetto bugiardo

un mentitore, un maledetto bugiardo

I don't know why I feel the need to lie
and cause you so much pain
maybe it's something inside
maybe it's something I can't explain
cause all I do
is mess you up and lie to you
I'm a liar
oh, I am a liar

non so perché sento il bisogno di mentire

e provocare tutto questo dolore

probabilmente è per qualcosa che ho dentro

probabilmente è qualcosa che non sono in grado di spiegare

perché tutto quello che faccio

è incasinarti e mentirti

io sono un bugiardo

oh, sì, un maledetto bugiardo

if you'll give me one more chance
I swear that I will never lie to you again
because now I see the destructive power of a lie
they're stronger than truth
I can't believe I ever hurt you
I swear
I will never to you lie again, please
just give me one more chance
I will never lie to you again
I swear
that I will never tell a lie
I will never tell a lie
no, no
ha ha ha ha ha hah haa haa haa haaa
sucker
sucker!
oh, sucker
I am a liar
yeah, I am a liar
yeah I like it
I feel good
ohh I am a liar
yeah
I lie
I lie
I lie
oh, I lie
oh I lie
I lie
yeah
ohhh I'm a liar
I lie
yeah
I like it
I feel good
I'll lie again
and again
I'll lie again and again
and I'll keep lying
I promise

se mi darai un’altra opportunità

giuro che non ti mentirò mai più

perché adesso vedo il potere distruttivo della menzogne

loro sono più forti della verità

dio, non posso credere di averti fatto del male

lo giuro

non ti mentirò mai più

così, dammi ancora un’opportunità

non ti mentirò mai più

lo giuro

così, non dirò mai più nemmeno una menzogna

io non dirò più una menzogna

no, no

ha ha ha ha ha hah haa haa haa haaa

boccalona!

idiota!

oh, boccalona!

io sono un bugiardo

sì, io sono un bugiardo

e quanto mi piace!

mentire mi fa sentire bene

oooh, io sono un bugiardo!

io mento!

sì!

mi piace!

mi fa sentire bene

e così, mentirò ancora

e ancora

mentirò di nuovo

e di nuovo

e continuerò a mentire

lo prometto!

p.s.: see here (!!!): video liar

 
 
 

Spazio, Ultima Frontiera!

Post n°53 pubblicato il 11 Ottobre 2007 da retiarius72
 

Era tanto che non scrivevo un post ad argomento cosmologico, e, così, eccomi qua…

Devo ammetterlo, un ruolo importante in questo l'ha avuto l'ultimo numero di Newton, con l'articolo "Cosa c'era prima del Big Bang?", relativo all'origine delle cose, e, di fatto, questo post sarà un'elaborazione incentrata su di esso.

In realtà, come chi conosce la Cosmologia sa, la domanda in questione è ciò che in logica verrebbe definito una "formula mal formata" e, nel linguaggio comune, potrebbe dirsi una "questione priva di fondamento". Einstein, con la Relatività, ha dimostrato - e ciò ha avuto conferma sperimentale - che, di fatto, la realtà non esiste solo in tre dimensioni (banalmente, le tre coordinate degli assi cartesiani): la realtà ha quattro dimensioni, e la quarta dimensione in parola è il tempo.

Cercherò di spiegarmi con termini propri del linguaggio comune: nell'Universo, ciò che ha massa "piega" e "deforma" lo spazio e il tempo (se non si vedesse, la seconda "e" è inclinata).

Il paragone visivo che viene spesso utilizzato per dare l'idea di quanto ho detto è quello di rappresentare l'Universo in tre dimensioni coma una sorta di "telo gommoso" a due dimensioni, in cui ciò che ha un peso (meglio: una massa) e, nella fattispecie, i Pianeti, le Stelle, i Buchi Neri e chi più ne ha più ne metta, viene rappresentato come una sfera, che, per effetto della gravità, "deforma" lo Spazio col suo peso. Questa "deformazione" (ma è un'astrazione, meglio, una semplificazione impropria: in verità, il Cosmo è intrinsecamente quadri-dimensionale) "si porta appresso" il Tempo.

E, se non ci credete, vi faccio presente che ciò ha avuto conferma nei fatti, e, per la precisione già nel 1919, ad opera di Sir Arthur Eddington (e trova una conferma continua nell’osservazione delle cosiddette “lenti gravitazionali”). Questi, con un semplice espediente basato su una eclisse totale di Sole, potè rilevare come le stelle osservate si disponevano in posizioni leggermente esterne rispetto a dove sarebbero dovute essere in assenza di questo effetto.

Questa "deformazione" dello Spazio comporta altresì che il tempo - relativo - ad un dato corpo celeste sia tanto più "lento" quanto più questo corpo ha una massa rilevante. Anche questa è una realtà verificata sperimentalmente: basta collocare un orologio atomico a terra ed uno su un aereo che viaggi nella stratosfera e si potrà verificare come il tempo relativo dell'aereo sia più veloce di quello sulla superficie terrestre (gli orologi atomici sono quanto di più preciso esista nell'ambito della misurazione del tempo).

Per estremizzare: sulla superficie dei Buchi Neri, che sono quanto di più massivo esista in Natura, il tempo è pressoché fermo (ad essere precisi, il rallentamento del tempo è funzione diretta dell'aumento di massa e, in linea teorica, nei pressi dei Buchi Neri di massa galattica, può darsi che sia, in effetti, quasi fermo). Badate, però, che il fenomeno è relativo, e dipende dalla posizione dell'osservatore: al contrario (escludendo - in modo del tutto ipotetico, si intende - la tremenda forza gravitazionale che caratterizzerebbe la superficie di un Buco Nero, al di là dell'Orizzonte degli Eventi), questi vedrebbe la vita dell'Universo circostante svolgersi a velocità quasi infinita.

E, se vi stupite, fate bene: considerate che lo stesso Einstein, a fronte delle implicazioni logico-matematiche determinate dalla Relatività (la quale portava all'estremo che una Stella di grande massa che collassi su sé stessa dopo la fase di Super Nova sia destinata a trasformarsi in un mostro che tutto fagocita, e da cui nulla può allontanarsi, compresa la luce, e su cui il tempo per un osservatore esterno è pressoché immoto), inorridì, e pensò di stare sbagliandosi.

In ogni modo, sto divagando (tanto per ca-a-a-a-mbiar!)… L'essenza è questa (e il punto è un altro): pensare, quando si parla della nascita del Cosmo, ad un ipotetico “Punto Zero” da cui tutto ebbe inizio, collocato nello Spazio e nel Tempo, non ha senso, perché Spazio e Tempo sono tutt'uno (inoltre, ciò implica che un "tempo universale", nel senso newtoniano del termine, non esista).

Curiosamente, oltre 1600 anni fa, Sant'Agostino giunse a quelle stesse conclusioni cui è giunta la Scienza moderna, arrivando a capire che l'Universo non era stato creato nel tempo, ma assieme ad esso. Detto questo, partendo cioè dall'assunto che la Scienza possa ricostruire la storia dell'Universo a partire da 1 milionesimo di miliardesimo di secondo dopo il Big Bang, si identifica quindi un intervallo temporale collocabile tra il “Punto Zero” e questo istante di cui la Scienza stessa, fino a poco tempo fa, nulla sapeva - o voleva - dire (per inciso, prima di questo istante, detto tempo di Planck [tp= 10^{-43} s], non ha neppure senso applicare le equazioni della fisica, così come oggi noi le conosciamo).

Per lungo tempo, infatti, l'ipotesi stessa di ciò che c'era "prima" la nascita del Cosmo è stato una sorta di tabù concettuale: di recente invece, e, nella fattispecie, negli ultimi anni, sono fiorite diverse concezioni alternative.

Si va dalle costruzioni matematico-fisiche più astratte alle estremizzazioni della fisica quantistica, "fino ad arrivare là, dove nessuno era mai giunto prima" (sì, mi avete beccato, titolo compreso, questo post è un omaggio al mondo di Star Trek), ovvero ad ipotetizzazioni in cui la nascita dell'Universo potrebbe essere il risultato di un esperimento di scienziati  di un altro Universo.

Una teoria di origine matematica, basata sui presupposti della meccanica quantistica, la cosiddetta "Teoria delle Stringhe", ipotizza che il nostro Universo sarebbe (o esisterebbe) in una Brana (termine che deriva dalla contrazione del termine "MemBrane"), ovvero sarebbe l'equivalente di un foglio a 4 dimensioni che fluttua in un Iperspazio a 5 dimensioni. In tale costruzione teorica, l'Universo attuale non sarebbe altro che la risultante dello scontrarsi (pensate che "cozzone" cosmico!) di 2 Brane distinte, e il tempo potrebbe essere ciclico. Questa teoria è forse la più spaventosa di tutte, perché, se è vero che il Cosmo attuale altro non è che la risultante di uno scontro tra entità Iperspaziali che esisterebbero in più esemplari e rischiano continuamente di urtarsi, allora esisterebbe la possibilità che un nuovo scontro disintegri l'attuale Universo, magari creandone uno nuovo (forse, oltretutto, non solo con costanti fisiche totalmente diverse da quello che caratterizzano il nostro Universo, ma magari aliene al formarsi della vita). Questa concezione deriva da un semplice presupposto: l'unica forza in grado di trasmettersi da una Brana all'altra - attraendola, appunto - sarebbe la gravità. Questa concezione prevede dunque l'esistenza di Universi Paralleli non interagenti né comunicanti tra loro (salvo quanto appena detto). Tale concezione, elaborata da Neil Turok e Paul Steinhardt, prende il nome di "Universo Ekpirotico", antico termine a preso a prestito dallo Stoicismo, che significa "nato dal fuoco" (ed ha un forte debito, imho, con Edward Witten, colui cui si attribuisce la cosiddetta " Teoria 'M' ", unificazione delle varie "Teorie delle Stringhe").

Secondo molti, la comprensione della natura fondamentale del nostro Universo ci permetterebbe di potere prevedere eventi come questo (anche se, vien da chiedersi, non sarebbe meglio ignorare gli antefatti ed i prodromi di un tale manifestarsi dell'origine delle cose? D'altra parte, anche capissimo di stare per finire disintegrati, non è che potremmo farci molto!).

Altri, partendo da una delle concezioni della fisica quantistica, secondo cui la realtà viene definita dall'osservatore (e, se non ci credete, leggete qui:

http://asmodeo.blog.lastampa.it/correnti_alternative/fisica_quantistica/index.html

tenendo conto che il par. 1 è sotto il 2),

pensano che la realtà derivi da un'accumulazione di miliardi e miliardi di interazioni quantistiche. Tale concezione si potrebbe chiamare, infatti, "Genesi Quantistica", o "Genesi da Osservatore". E' una delle teorie più ardite, dal punto di vista concettuale: il passato non esiste come entità reale, sarebbe pura teoria, o, meglio, esso non esisterebbe se non nelle registrazione effettuate da una mente cosciente esistente nel presente (noi, gli osservatori).

Se avete pensato che Matrix fosse pura fantascienza, allora non andrete mai d'accordo con Nick Bostrom: secondo lui, il valore delle costanti fisiche universali, così incredibilmente affine al crearsi della vita da parere una serie folle di coincidenze, non sarebbe affatto una coincidenza. Ponendo di ammettere l'esistenza di una razza così evoluta da potere creare simulazioni computerizzate in cui gli attori della simulazione stessa prendono coscienza, potrebbe darsi benissimo che noi, come entità reali, non esistiamo, ma siamo soltanto convinti di esistere. In tale ottica "aberrazioni naturali" quali gli Ufo, i fantasmi o i miracoli divini, altro non sarebbero che "bug" nel software che fa funzionare la simulazione stessa. Qui, un piccolo inciso, che, secondo me, fa notare come, alle volte, gli scienziati, nell'inseguire le loro concezioni, spesso si lascino un po' troppo prendere la mano: se Bostrom rileva che il nostro Universo pare essere la risultante di una serie di concatenazioni assolutamente improbabili, mi fa specie come non si renda conto del fatto che la sua teoria altro non faccia che "traslare" all'Universo dei nostri "creatori" cio' che riguarderebbe il nostro... Banalmente (e altrettanto brutalmente): se il nostro Universo è l'equivalente probabilistico di fare 12 con due 6 ai dadi un miliardo di volte di fila, l'Universo in cui la nostra realtà informatica "gira", cosa avrebbe di diverso da questo?

(Per non parlare del fatto che la lezione Cartesiana del "Cogito, ergo sum", pare venga presa a calci da Bostrom, ma questo è un altro discorso.)

Un'altra teoria che emana dalla fisica quantistica è quella del Multiverso. Partendo dal presupposto che la fisica quantistica prevede "oscillazioni nel vuoto" che determinano il nascere continuo di particelle ed anti-particelle che si annichilano a vicenda (ad un ritmo tale da non potere essere nemmeno osservato), potrebbe darsi che si venga a creare un'oscillazione particolarmente potente, così forte che l'energia derivata dalla connessa annichilazione particella anti-particella non possa essere assorbita dal vuoto. Questo fenomeno indurrebbe un cambiamento della natura del vuoto, assimilabile al cambio di stato che attraversa l’acqua quando, dallo stato solido (ordinato), passa a quello liquido (disordinato). Ciò scatena un’espansione dello spazio ad una velocità ultraluminale, creando una “bolla” che molto presto diviene completamente indipendente dall’Universo e dalla Realtà da cui ha avuto origine. Si è appena formato un nuovo elemento del Multiverso. Come in altre concezioni cosmologiche cicliche, l’inizio del tempo sarebbe un fenomeno relativo: per gli ipotetici futuri abitanti della “bolla” appena nata, l’inizio del tempo corrisponderebbe alla fluttuazione energetica succitata. Questo fenomeno sarebbe, peraltro, un fenomeno continuo, una sorta di “ribollìo” (macro)cosmico, in cui nuovi Universi promanerebbero continuamente l’uno dall’altro.

Per finire: Nobuyuki Sakai, dell’Università di Yamagata, ha elaborato l’ipotesi che, bombardando un “monopolo” magnetico (che sarebbe un’ipotetica particella molto pesante con un solo polo magnetico, non entrambi – Nord e Sud – come è per le altre particelle in Natura) con fasci di particelle ad altissima energia, in virtù di quelle che sono le sue stesse proprietà, nascerebbe una nuova “bolla” di universo in espansione, completa del suo proprio spazio-tempo quadri-dimensionale. Il nuovo universo creato però non sarebbe parte del nostro: attraverso un tunnel spazio-tempo questa Realtà scomparirebbe in un tempo brevissimo, andando ad aggiungersi alla collezione naturale degli "universi-bolla". Sfortunatamente però non solo tali tecnologie sono di là da venire, il problema più grosso è che nessuno mai ha osservato un monopolo magnetico…

Insomma, come potete notare c'è chi, almeno nella fantasia di concepire l'"Universo Mondo", ha davvero la capacità di spingersi là, dove nessuno è mai giunto prima...

Over,

Dave.

P.s.: quanto alla “spaventosità” intrinseca si queste concezioni, mi è appena venuta in mente una cosa... Forse, la più terribile di tutte è la concezione di Bostrom: pensate se, in qualsiasi momento, i nostri creatori decidessero di "formattare" l’hardware su cui il nostro "Universo" sta “girando”!

 
 
 

Narcosale a Torino?

Post n°50 pubblicato il 28 Settembre 2007 da retiarius72
 
Foto di retiarius72

In questi giorni, telegiornali e quotidiani

nazionali hanno dato notizia

della probabile apertura, in Torino,

di una "narcosala" sperimentale.

Prima di approfondire la questione,

ovvero fino ad oggi,

ero favorevole alla questione, e i motivi li potete trovare qui:

http://asmodeo.blog.lastampa.it/correnti_alternative/2006/09/fallimento_coll.html#comments

Ma poi...

Poi, che viene fuori?

Che pare vogliano allestire delle sale in cui i tossicomani

potranno sì assumere cocaina, eroina o altro

in presenza di operatori sanitari, ma la sostanza

NON verrà fornita dagli stessi.

Inoltre la frequentazione di questi ambienti

sarebbe possibile solo a patto che gli "utenti"

si impegnino a seguire un percorso di disintossicazione.

Ora, non per fare l'esperto o lo sputasentenze,

ma che utilità dovrebbero avere delle strutture siffatte?

E perché AN (vabbe', hanno già il problema

di essere di estrema destra,

quindi qualcosa di vagamente prevenuto nei

confronti delle droghe in loro c'è già),

e, nella fattispecie Maurizio Gasparri, si mette a

farneticare facendo asserzioni come

"Chiamparino: sindaco spacciatore"?

Ma de che?

Non è forse loro chiaro che qui non verrà

somministrata sostanza alcuna?

Che si spaccia?

Spazi in cui farsi?

Ah, bella cosa...

Utile, sopratutto!

E poi, possibile davvero che ancora non si sia

capito che obbligare un tossicodipendente

(o, magari, un poli-tossicodipendente)

a disintossicarsi è quanto di piu' inutile

possa proporsi?

A mio parere, quando si prenderà atto

del fatto che la tossicodipendenza è una malattia

e va trattata come tale (senza pregiudizi politici

o prese di posizione), come peraltro già si è fatto in

paesi piu' evoluti del nostro, quali la Spagna,

L'Inghilterra e la Svizzera, allora, finalmente,

in materia, si potranno prendere

provvedimenti sensati.

Bye,

Davide. 

 

 
 
 

A clockwork orange

Post n°49 pubblicato il 25 Settembre 2007 da retiarius72
 
Foto di retiarius72

Questa sera, a distanza di 36 anni dalla sua uscita cinematografica, viene dato in televisione, su LA7, alle 22,30 (non se in versione integrale o meno(*)), "Arancia Meccanica".

Per chi non lo avesse visto, è, come se dice, un'occasione da non perdere.

Questo era il sottotitolo che campeggiava nella locandina originale: "Being the adventure of a young man whose principal interests are rape, ultra-violence and Beethoven", che, all'incirca, potrebbe tradursi in "Attraverso le avventure di un giovane uomo i cui principali interessi sono lo stupro, l'ultra-violenza e Beethoven".

Guardatelo, davvero: la faccia da pervertito bastardo del giovane Malcolm Mc Dowell, assieme ad un paio di sequenze ultra-violente che non cito per non rovinarvi il gusto della sorpresa, da sole valgono il film.

Ah!

Dimenticavo un particolaruzzo da ridere: la regia è di Stanley Kubrick, "The Director".

Ciao,

Davide.

(*); naturalmente, se LA7 lo manderà in onda censurato, mi rimangerò - senza condimento - quanto ho appena detto. Ma credo che il delirio censorio, al buon vecchio Stanley, che, non dimentichiamolo, era un artista- e l'arte si giustifica da sé, no? - si possa risparmiare, no? 

 
 
 
 
 

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Un blog di: retiarius72
Data di creazione: 17/12/2006
 

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