Sarcophaga Carnaria

Tre punti e una ferita


 Trattenete il respiro tanto questo dura poco. Trattenete il respiro, io ci penso un po’ mentre lui dall’altra parte continua a tossire radendosi la barba. Mi sveglio alle dieci e per le undici e mezza ho un appuntamento importante, uno di quelli importanti che segni sul calendario perché ci devi essere per forza. Sono in ritardo, esco e corro, faccio il solito tragitto, prendo gli stessi mezzi ma, mi ritrovo in un altro posto. Un posto affollatissimo dove gli sguardi non ti danno il tempo di respirare. Mi siedo e mentre aspetto di sentire l’eco del mio cognome, apro i racconti di Kafka che mi porto appresso e inizio a leggere, ma senza riuscire ad afferrare la logica che sta dietro alle parole: sembro una vecchia che recita il rosario. Alzo gli occhi per un attimo dalla pagina e intreccio gli sguardi e le preghiere dei condannati a morte che avevo visto sei mesi fa. Arriva il mio turno. Esco dopo mezz’ora. E nell’angolo della sala attrezzato con giochi per bambini c’è un uomo, non ha ancora la mia età e gioca distrattamente con la sua bambina. Ha uno sguardo perso nel vuoto alla ricerca forse di un tempo e di emozioni che non ha più. La madre della bambina si asciuga le lacrime, sorride andandole incontro e si chiude dietro la porta dell’ambulatorio di oncologia. Sono le quattro, infilo la chiave nella serratura e mi accorgo che anche oggi non ho mangiato. Davanti allo specchio guardo il segno che rimane della mia ferita da tre punti, lo accarezzo con un dito, sorrido e penso che non ho più scuse per non vivere per quello che sono, e che, dopotutto, la morte non è davvero la fine. Ora, voi potete anche fare un bel respiro profondo. Io non l’ho ancora fatto.The death is not the end