C'è solo l'A.S.Roma!

«Non esiste un caso Mancini!»


Si è arrabbiato Spalletti ieri pomeriggio. Non per la prestazione della Roma contro il Siena, ma perché davanti alle telecamere ed in sala stampa è stato costretto a smentire quello che è stato in fretta classificato, dai soliti giornalai e pennivendoli del Nord che altro non aspettano che gettare fango sulla Roma, come "il caso Mancini". In realtà non si è trattato di un caso, ma di una gigantesca arrabbiatura, quella di Amantino che al 13° del secondo tempo è stato sostituito da Spalletti. Quando ha visto il cartellone luminoso con il numero 30, il brasiliano non ha gradito ed ha abbandonato il campo non dal centro del campo ma direttamente dalla Tribuna Tevere rivolgendo dei gesti verso la panchina ma tornando ad assistere al resto della gara insieme ai suoi compagni, come vuole il regolamento interno dello spogliatoio. Il suo volto rabbuiato si scioglie in un sorriso solo quando arriva in panchina Vucinic, che vive uno stato d'animo diametralmente opposto al suo e con la sua gioia per il suo primo gol in maglia giallorossa contagia tutta la panchina romanista. Mancini gli dà il cinque, ma poi il suo volto ritorna ad essere una maschera e tale rimane fino alla fine. Spalletti a fine partita smonta il "caso", che poi caso non è. « Per me non c'è nessun caso Mancini. Andando a dire che c'è un caso si agevola sempre il calciatore che esce ad avere una reazione. Quando è rientrato negli spogliatoi a me ha detto che ha fatto una strada più breve. I calciatori si devono comportare come vogliono, a me è dispiaciuto che non ha salutato il compagno che entrava, ma è venuto dopo e ha fatto così per fare più in fretta. È chiaro che Mancini ci ha dato una grossa mano nelle partite precedenti, ma ci sta che possa essere stanco». Spalletti rivendica la sua autonomia nel fare le sostituzioni. «Un allenatore può sostituire, bisognerebbe essere tutti obiettivi quando succedono queste cose, bisognerebbe sempre valutare come è la situazione. Si possono fare 3 sostituzioni e io le faccio, anzi, per impostazione personale io preferisco cercare di entrare in campo e di far durare tutta la partita ai quattro difensori e ai centrocampisti, piuttosto che andare a ricercare delle sostituzioni. Perché i calciatori dei reparti offensivi danno sempre molto di più in fatto di cambiamento alla partita». Una spiegazione esauriente, che però non ha soddisfatto gli interlocutori del tecnico. Spalletti però non ci sta. «A me faceva piacere evidenziare che De Rossi ha fatto una buona gara, pur giocando in difficoltà. Che lo stesso Chivu ha fatto un'altra partita ad alto livello, a distanza di tre giorni e sta mettendo apposto quello che gli mancava negli anni precedenti. Io preferivo continuare a parlare della partita ma a voi probabilmente interessano più questi particolari». Storia finita? Nemmeno per sogno.Altra tv, altro siparietto. Prima domanda. «C'è un caso Mancini?». La risposta di Spalletti è tutta un programma. «C'è stato un lancio lungo di Tavano, Vucinic ha controllato con il destro ed ha calciato con il sinistro». Capito l'antifona? Neanche un po' perché dallo studio gli chiedono se il nervosismo di Mancini dipende dal fatto che deve rinnovare il contratto. Risposta di Spalletti. «Le domande bisogna saperle porre, non mi si può venire a dire che Mancini era nervoso per il contratto. Non si possono montare casi dove non ci sono casi». Fine dell'intervista. Fine del caso che non è mai stato un caso.