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Tifosi del Parma, venite a Roma!


Tifosi del Parma, venite a Roma! Voi e noi possiamo fare qualcosa di importante, dare un segnale a tutti che cambiare il modo di stare in uno stadio si può. Che non servono diffide, arresti, divieti, se non ci mettiamo buona volontà e coraggio tutti noi. Che la repressione da sola è un danno, un danno serio, se non sappiamo immaginare anche un mondo diverso. Fare qualcosa per un mondo migliore. E dare l'esempio agli altri, ai giovani, ma anche a qualche adulto. Ce ne sono in giro di cattivi maestri esaltati che avrebbero bisogno di una lezione di vita.Per questo, colleghi di tifo parmensi, domenica venite a Roma: in un momento in cui sembra che le trasferte siano il male assoluto, diamo un segnale di pace, di gioia, di allegria. Se acceterete l'invito, sarete nostri graditi ospiti, andremo allo stadio insieme a voi. E ci metteremo sugli spalti fianco a fianco. Con le bandiere mescolate, le giallorosse e le gialloblu. Tiferemo assieme, ci sfotteremo come si faceva un tempo e come ancora si fa tra amici, in famiglia e nei bar, solo negli stadi non si fa più, non è un peccato? E sarebbe bello se alla fine applaudissimo insieme la squadra che ha vinto. Pensate che spettacolo sarebbe una domenica così. Sarebbe una cosa mai vista, anzi è una cosa di tanto tempo fa. Fino all'inizio degli anni 70 in curva e in tribuna capitava di vedere le partite con i tifosi della squadra avversaria. Io ero troppo piccolo per ricordare, ma scene simili le ho riviste l'estate scorsa ai Mondiali di Germania: stadi belli e pieni, bandiere di tutti i paesi, tifosi di tutti i tipi, nell'aria un amore per il calcio che si poteva respirare.Proviamoci davvero. Vogliamo mettere da parte per un po' tutte le nostre riserve sul decreto che il governo varerà, la confusione insopportabile che regna su norme che cambieranno la vita dei tifosi danneggiando anche chi non ha colpe, la diffidenza per i disvalori di chi guida il nostro calcio e i nostri club, il fastidio per un nuovo calendario di partite che sembra danneggiarci. Tutte cose vere, ma che non devono diventare alibi. Nei prossimi giorni, nei prossimi mesi abbiamo l'occasione per trasformare una tragedia nella rinascita del nostro calcio. Abbiamo l'occasione per far sì che presto gli stadi siano di nuovo un luogo di aggregazione sociale di cui andare fieri e dove non avere paura. Proviamoci. Sennò ce ne pentiremo.