C'è solo l'A.S.Roma!

Brutto ko con la Rubentus


Contro la Rubentus la Roma brilla nella prima mezz'ora, segna due gol con Vucinic e Mexes, ma poi smette di giocare e rimedia una brutta sconfitta. Il precampionato si chiude con un pesante ko e una sola vittoria all'attivo, contro il Frosinone. Niente di grave, ma dalla settimana prossima, contro l'Inter, si fa sul serio. In palio c'è la Supercoppa. I nerazzurri non stanno meglio di noi, in Olanda ne hanno presi quattro, due dopo l'ingresso in campo di Chivu, schierato da Mancini sulla fascia destra.A sette giorni dalla Supercoppa contro un'Inter che ha tutta l'aria di essere più forte della Juve vista ieri, la Roma chiude il disastroso ciclo di amichevoli (una vittoria col Frosinone, un pareggio e tre sconfitte) con un risultato indecoroso nelle proporzioni (5-2) e destinato a far discutere per le problematiche tecniche che ha evidenziato. Ci penserà Spalletti, cercando innanzitutto di recuperare quei giocatori (Perrotta, De Rossi, Pizarro, Mancini, Ferrari e Juan, fermato da un risentimento muscolare durante il riscaldamento) che potrebbero restituire dignità per i ruoli chiave della difesa e del centrocampo.
Una partita così richiama sempre massimo interesse e in tribuna accorrono ct di ieri e di oggi (Vicini, Sacchi, Donadoni), altri allenatori (Zaccheroni), ex giocatori (Rizzitelli) mentre le curve si riempiono la Sud di juventini e la Nord di romanisti e anche di cori a volte suggestivi, altre goliardici e qualcuno pure fuori luogo, come quelli dedicati dai romanisti a Pessotto. Per venticinque minuti sul campo giallorosso è il colore del paradiso. Tutto funziona bene, anche l'accostamento cromatico del nuovo sponsor Wind (scritta arancione della stessa tonalità dei risvolti della maglia, baffo azzurro). La Roma ha sempre i tempi giusti sul campo, nella fase di non possesso e per come fraseggia e si dispone come riconquista la palla, sia sul corto, con gli scambi sempre di prima tra difensori, centrocampisti ed esterni, sia sul lungo, con i lanci (a volte abusati) che però nascono spontanei a vedere i tagli efficaci di Vucinic e Giuly dietro i difensori. In mezzo al campo Aquilani è maestoso e Brighi lo asseconda, gli esterni Taddei e Vucinic volano, Totti è ispirato, solo Giuly sembra in ritardo. E quando Taddei all'11' morde alle caviglie di Almiron si ritrova fatalmente il pallone tra i piedi, lo appoggia sulla corsa a Vucinic che appena dentro l'area stanga Buffon sul suo palo. Per un momento la Roma si smarrisce e allenta la pressione soprattutto difensiva dove Panucci va in difficoltà su Iaquinta, terminale offensivo destro di Ranieri, e la Juve costruisce due occasioni (svirgolata di Nedved fuori, uscita tempestiva di Doni su Iaquinta). Ma la Roma palla a terra è incontenibile e la Juve arranca ed è spesso costretta al fallo. Su una punizione dalla trequarti Totti vede partire con i tempi giusti Mexes e lo serve dove pensa che arriverà: ovviamente è un invito a nozze e l'incornata del francese sancisce una superiorità che appare imbarazzante. Invece succede l'incredibile. Il primo gol juventino nasce addirittura in contropiede ed è tutto dire: poi sul lancio di Zanetti per Nedved, Panucci commette l'errore di non fare quel passo che metterebbe il ceco in fuorigioco preferendo abbassarsi per coprire, ma lo prendono in due contro uno e quando Nedved scarica su Trezeguet il destino è scritto in partenza. Cinque minuti e il copione si ripete, stavolta su difesa schierata eppure ancora disattenta, con il suggerimento centrale di Nocerino ancora a Trezeguet, ancora fatale. La partita s'incattivisce, Nedved prova a vincerla con la solita simulazione, ma l'arbitro non ci casca. Poi il ceco calpesta Mexes che lo va a cercare per farsi giustizia sommaria e l'arbitro lo ammonisce. Quel che succede nella ripresa è invece inqualificabile. Perché va bene il calcio d'agosto e va bene l'attenuante delle assenze, ma in campo c'è una squadra, la Juve, rinfrancata dalla rimonta persino troppo facile e comunque sufficientemente quadrata, ispirata, tonica, e ce n'è un'altra che non ha né capo né coda, con la difesa larga e disattenta, un centrocampo inguardabile nelle diverse formule proposte da Spalletti (Barusso al fianco di Brighi, poi di Aquilani che per un po' va a fare anche il trequartista senza alcuna fortuna) e un attacco svogliato e mai incisivo, con Esposito sulla destra e Giuly a sinistra e Totti alla ricerca della forma migliore. Così è solo Juventus, con i cambi (prima Del Piero, poi Zalayeta) che la rinvigoriscono nella stessa misura con cui (Esposito, Barusso, Alvarez, Curci, Nonda, Rosi) sgonfiano la Roma. Al 21' è Iaquinta a siglare il sorpasso, riprendendo fortunosamente un tiro sbagliato di Del Piero (su azione partita da un errato disimpegno romanista che molto ha fatto arrabbiare Spalletti). Al 26' Nedved va a cercare Mexes come il francese aveva fatto con lui nel primo tempo (stavolta il ceco voleva vendicare Del Piero) e l'arbitro lo ammonisce applicando lo stesso metro di giudizio. La Juve, invece, come attacca fa male: al 33' Almiron finta il tiro dal limite e serve di velluto Del Piero, solo in area e abile a deviare di testa alle spalle di Curci. Al 35' un pacifico invasore abbraccia Totti prima di essere portato fuori dal campo. Al 44' lo stesso capitano su punizione costringe Buffon al doppio miracolo (su lui e sulla respinta di Rosi) e dal possibile 4-3 si passa al 5-2, per il sigillo di Zalayeta.