C'è solo l'A.S.Roma!

Tutta Italia ora ha scoperto il nostro Albertone


L'editoriale di Mino Fuccillo su IL ROMANISTA di oggiLa micro classifica dopo la prima giornata dice che a tre punti ci sono sei squadre. Ma, con tutto il rispetto per la forza del Milan e per la consolidata abitudine della Juventus a vincere, i primi tre punti della Roma valgono di più. Poca cosa è stato in campo il Livorno, pochissima cosa il Genoa. Invece il Palermo ha incassato due gol in mezz'ora ma non si è mai fermato: per novanta minuti ha provato a restituirne almeno uno. E se la difesa rosanero sbandava, il centro campo mordeva e l'attacco lavorava di quantità e qualità. Il Palermo nella partita ci ha messo voglia, buona tecnica, gioco di squadra. E' stato avversario ben più duro dell'approssimativo Livorno e del traballante Genoa. E la Roma ha fatto vedere di più e meglio di quanto non abbiano mostrato Milan e Juventus. Nel primo tempo, quando ha triturato il Palermo minore, e nel secondo, quando ha resistito senza farsi scalfire da un Palermo cresciuto e diventato adulto. Per superare questo ostacolo la Roma è riuscita ad essere insieme, in una sola partita, agile e rocciosa, calma e determinata, superiore e umile. Ha giocato, come le capita da tempo, il calcio più bello che sia dato vedere e poi ha saputo anche non innamorarsi di se stessa e difendere il risultato, spesso con l'intelligenza, talvolta anche coi denti. Quindi i primi tre punti della Roma sono d'oro, al primo gradino sul podio, quelli di Milan e Juve sono d'argento, così come quelli della Fiorentina contro l'Empoli. Forse solo i tre punti della Sampdoria contro il Siena (ciao, Montella) e del Cagliari contro un Napoli ancora in costruzione valgono come quelli della Roma, ma negli altri campionati dove appunto blucerchiati e cagliaritani giocano, rispettivamente quello dove lo scudetto è alla fine un piazzamento in zona Uefa e quello dove il tricolore è la permanenza in serie A.Vuol dire che siamo i più forti? E chi lo sa? Certamente, qui e adesso, i più belli. Quanto alla "forza" in un campionato, non si misura certo alla prima giornata, il cammino futuro è lunghissimo e ignoto. Anzi, forse la prima vera "notizia" del campionato è che il suo corso promette di essere più "ignoto" di quanto si potesse supporre. Nessuno oggi può dire se l'Inter si incarterà su se stessa, slitterà sulla sua stessa potenza, oppure se imparerà a filar via come una freccia. Nessuno può sapere se quel poderoso diesel che è il Milan prenderà velocità, se la Juve, potente in attacco e fragile in difesa, si spezzerà in due tronconi o troverà qualcuno o qualcosa che la incolla. Ma quella che per me è la vera "buona notizia" è che non credo si possa dire oggi quanto è forte la Roma.Forse perfino di più di quanto ci aspettassimo. Se Juan vale Giuly, se il centrale di difesa accanto a Mexes si fonde nel gioco della Roma come ha subito fatto il francese, allora aumentiamola di un po', di quanto non so, questa forza stimabile della Roma. Se Vucinic non si spompa, anzi si affina e diverte nel gioco che fa, allora aumentiamola di un altro po' ancora. Se Perrotta ripete il campionato dell'anno scorso, bisogna aggiungere, aggiungere ancora. Se Doni resta quel che è diventato, se Mancini e Pizarro guariscono ed entrano freschi e riposati per far riposare e tornare freschi quelli cui danno il cambio… La smetto con i "se" perché De Rossi e Aquilani sono certezza, a proposito: quante altre società come questa trasformano ragazzi del vivaio in campioni? Ricordarsene quando con un microfono in mano si impartiscono lezioni "manageriali". E mi sono dimenticato Ferrari perché mi "cresce". E non ho calcolato Cicinho perché non so quanto vale. E non ho calcolato Totti perché non si può calcolare. Dunque, quanto è forte la Roma è oggi una cifra certa e alta, sottoposta a moltiplicatori numerosi la cui entità è felicemente ignota. Tre anni fa eravamo a pezzi o quasi, ora siamo una delle più belle squadre d'Europa. Quanto forte non si sa, e il dubbio è dolcissimo perché la risposta potrebbe essere strepitosa, questo non lo so, ma di sicuro non sarà deludente, su questo ci giuro. Perché? Perchè ultimamente la Roma gode, come si dice, di buona stampa. Non che abbia smesso di essere antipatica e comunque non di famiglia a Mediaset le cui trasmissioni sono inguaribilmente "milanesi" non fosse altro che per condizionamento ambientale. Non che abbia la Roma superato la barriera di una "juventinità" della Rai che perdura quasi per inerzia, diciamo per il carattere "governativo" a prescindere della tv pubblica. Non che la Roma sia la beniamina di Sky e neanche dei grandi giornali sportivi e non. Gode di buona stampa perché oltre che una squadra è soprattutto un modo di giocare. Originale, efficace, elegante, redditizio, piacevole a vedersi e anche a realizzarlo in campo. Insomma, Spalletti, il moltiplicatore dei moltiplicatori. Tutta la stampa, anche quella che non ci ama, ha dovuto prenderne atto e ci fa piacere che sia stato così. Anche pezzi consistenti delle altre tifoserie cominciano a riconoscerlo, sia pure con comprensibile rammarico. Questa squadra, per il gioco che ha, si trova nella felice condizione che va bene così e può andar meglio, quanto meglio non si sa. E', insieme, una realtà così piacevole e una promessa così ricca che consente di invitare tutti alla festa, anche quelli che si ostinano a volere "una punta di peso", non capendo che sarebbe zavorra per l'aereo che sta decollando, quanto alto non si sa. Capiranno, stanno già capendo.