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La Sensi: "Mancini non si muove"


«Mancini è incedibile». E' intervenuta direttamente Rosella Sensi, su Teleradiostereo e su Radio Radio tv, a dire come stanno e come devono rimanere le cose: alternative non ce ne sono, in tutti i sensi. E' intervenuto l'amministratore delegato dell'AS Roma per dire direttamente a chi di dovere quale è la situazione: a questo punto del mercato (domani sera si chiude) Mancini al Lione non ci va, pure se ci volesse andare, pure se il Lione ha offerto 15 milioni ed è disposto, magari, ad alzare la posta, pure se Veloz l'altro ieri a Trigoria è venuto a sapere quello che c'è da fare e ieri è ripartito per Milano intuendo che ormai c'è poco o niente altro da fare, a parte firmare il rinnovo del contratto.Quello che è in gioco è il peso specifico della Roma, di una società rinata e risanata in due anni («siamo andati avanti con il lavoro quotidiano, confidando di fare bene») e che oggi scopre con chi misurarsi tra i pesi massimi di questo continente: felicemente nel gotha e felice di esserci. Cedere Mancini oggi avrebbe senso solo se poi la società si presentasse con un giocatore all'altezza: l'Udinese per Di Natale ha chiesto 10 milioni, l'Inter Adriano alla Roma non lo dà. Così Faiolhe Amantino Alessandro detto Mancini resta qua.Ieri è stata un'altra giornata di quelle col tam-tam continuo, tra un Mancini avvistato a Lione e un Amantino pronto ad annunciare il prolungamento in giallorosso in conferenza stampa notturna al Bernardini. Attorno a pranzo ha parlato il diesse lionese, Bernard Lacombe al canale tv del club francese: «Il giocatore è d'accordo ed è molto interessato a venire a Lione. Abbiamo da una parte la certezza che Mancini, "non è in odore di santità" con il suo allenatore Spalletti, ma soprattutto con il suo compagno di squadra Totti. Ma noi siamo anche molto fiduciosi della volontà del giocatore e del suo agente di far muovere le cose. Lui ha le sue carte da giocare, mentre noi abbiamo sul tavolo la cifra fissata per realizzare l'acquisto. Per ora, però, tutto è bloccato a livello della dirigenza giallorossa e di Rosella Sensi». E lì resta bloccata, anche se oggi arrivasse un emissario direttamente da Lione.
Per quanto riguarda la santità e tutte le altre cazate dette da Lacombe (come quelle dei pessimi rapporti con Spalletti e con Totti), la volontà del suo agente, in tarda serata ha parlato al Romanista Gilmar Veloz. «Io del Lione non parlo, chiedete alla Roma. Oggi (ieri) sono a Milano, con la società e con Pradè mi incontrerò a inizio settembre per discutere del rinnovo: non c'è ancora nessun accordo firmato. Quello che c'è è un contratto fino al 2009 che noi rispettiamo». Quello che c'è è anche un accordo sostanzialmente trovato a fine luglio e poi lievemente modificato, pare, al ribasso. La base di 2,5 milioni è quella massima per il tetto salariale della società, la durata fino al 2012, più i premi: proprio questi saranno decisivi. Se, come pare, la Roma arrivasse anche al milione di bonus a stagione (da raggiungere e maturare, ovviamente) allora la firma di Mancini verrebbe da sé. E verrà, anche se il brasiliano è stato, e forse lo è tuttora, tentato seriamente dal Lione che gli ha offerto 4,3 milioni all'anno. Anche per lui, come si dice in questi casi, il prossimo potrebbe essere il contratto della vita (ha 27 anni dal primo agosto), ma questi potrebbero essere gli anni più belli della Roma. La Roma non cede di un millimetro: ieri è diventato ufficiale l'acquisto di un terzino sinistro portoghese che non è per niente male, Antunes (anche se non continua con Coimbra...), uno che segna pure su punizione, che è nel giro della nazionale vice campione d'Europa. Tra oggi e domani la Roma proverà a prendere anche Szetela, l'americano più o meno coetaneo di Antunes, e dalle prospettive anche più reclamizzate. «Stiamo lavorando cercando di tenere i piedi per terra. Insieme. L'allenatore ha un peso importantissimo, poi la società fa la valutazione economica. Questa Roma è una squadra con giocatori identificati con i colori e l'ambiente e che riesce a coinvolgere tutti i tifosi. Perché la forza della Roma è in un gruppo di ragazzi romani e non, convinti di aver sposato un progetto importante, e vogliono tutti portarlo a termine. Tutti consapevoli di potercela giocare su ogni campo e in ogni competizione, sia in Italia che in Europa». E magari Amantino risegna al Gerland. Al Lione. Un'altra volta...