C'è solo l'A.S.Roma!

L'editoriale di Cagnucci su Il Romanista di oggi


Guardate bene la classifica: la Roma è sempre prima. Dopoil Milan, anche l'Inter s'è piantata e la Lazio è in zona retrocessione. Guardate bene questa foto: è Cicinho che dà la mano all'arbitro a fine gara mentre i nostri in mezzo al campo abbracciano gli juventini che ci hanno appena rubacchiato un pareggio con un controfallo mai visto prima ma pazienza... Totti si cuce la bocca dopo una doppietta da urlo, De Rossi è furioso ma consola Morganti («eppure è bravo»), Spalletti elogia la squadra che s'è mangiata un mare di gol. Ma siamo sempre primi. Anche come classe.
Nemmeno l'ultimo minuto di Zampagna basta per levarsi l'amarezza. Perché se Morganti di Ascoli Piceno faceva come Stafoggia di Pesaro (che nel '95 convalidò il gol di testone-Manfredini alla Roma) adesso il campionato era morto ammazzato, con la squadra di Spalletti che aveva doppiato Milan-Juventus, staccato l'ipercorazzata Inter sortita da Calciopoli, ipotecato un'altra Supercoppa, organizzato il Circo Massimo e l'Intercontinentale. Probabilmente se finiva 2-1, finiva così. Pochi dubbi a proposito. Ma se le fughe per la vittoria non riescono, necessari diventano i ritorni alla realtà. Senza stare a sentire i se e i ma, e, soprattutto, i saggi per forza (quelli che direbbero "meglio così", e ovviamente non è meglio così manco per niente) a guardarlo in fondo questo 2-2 arrivato alla fine, se non ti dà quel tantissimo che avresti meritato, non ti toglie niente. La Roma era prima da sola e ci resta bella così com'è. Tutti a Firenze.Ieri a un certo punto la Roma è stata bella e possibile, come i traguardi che insegue, prima di sprecarsi non tanto in quel colpo di testa (fra l'altro simile a uno abbastanza famoso di Pruzzo nella stessa porta) ma in tanti altri da ko mancati, sfiorati, dovuti, sognati. Il ragazzo di Calabria buono ieri, soltanto ieri per carità, c'aveva la maglia del Verona, quello della Roma s'è divorato il 3-1 tricolore sotto la Sud: duelli rusticani (d'altronde, probabilmente, Cicinho ha gli stessi antenati del marchigiano Morganti). Ieri a un certo punto c'era solo la Roma perché la Juventus era esattamente la stessa che aveva ingaggiato e sofferto duelli con Frosinone e Albinoleffe, poi è tornata la Juve, quella che non molla e che, insomma, trova risorse non si sa dove, ma anche sulla linea laterale. A un certo punto tutto era davvero cambiato.Doni superato e non aveva mai preso gol; Cassetti fuori dopo aver giocato sempre, lui che non avrebbe dovuto farlo mai; la Juve bianconera aveva gli stessi colori della più onorevole Juve Stabia; la Juve-Juventus che era quei "tre là davanti" come la Roma di Delneri (che è secondo!); il rigore dato a favore di Nedved era quasi ciusto veramente; Mexes umano mentre l'Andrade della Juventus era lo stesso che giocava con Renato, soltanto un po' più lento... Ecco perché la Roma non ha vinto, ma pareggiato: perché può succedere di non giocare benissimo sempre, di pareggiare dopo aver vinto sempre. Fa parte dell'imprevisto, della zolla, della rimessa, del gol subito-gol mangiato: un controfallo. I dati che contano, però, sono dati e basta: come la classifica, come il fatto stesso che in questa squadra gioca e insegna Francesco Totti (155 gol in campionato, 192 da romanista, 6 alla Juve, 10 alla carriera). I dati: la Roma è prima da sola e se pure dovesse soltanto pareggiare le prossime due gare, contro la Fiorentina e l'Inter, si ritroverebbe aritmeticamente prima (fra le squadre che contano per lo scudetto). Se all'inizio del campionato qualcuno avesse detto che la squadra di Spalletti sarebbe stata capolista dopo 6 partite (e tra queste Palermo, Firenze, Juventus e Inter) tutti i romanisti avrebbero firmato. Più semplicemente: se qualcuno avesse detto che dopo 4 partite la Roma avrebbe avuto 2 punti in più dell'Inter (che fa pari contro l'insuperabile Livorno e a San Siro con l'Udinese che ne prende 5 dal Napoli) 3 sulla Juve, 4 sul Milan, tipo il quadruplo sulla Lazio, chi non avrebbe firmato? Questa è la realtà, non un rimpianto, e soltanto un po' un modo per accontentarsi. Bisogna farlo perché bisogna andare avanti. Perché così ha sempre fatto questa squadra che non sta lasciando niente al caso. Soprattutto questo è un dato.L'ultima volta che la Roma ha battuto la Juventus in campionato era l'8 febbraio del 2004, quella conclamata del 4 zitti e a casa . In quella partita con la Juventus giocavano Buffon, Legrottaglie, Camoranesi, Nedved, Trezeguet, cinque giocatori che ci stanno anche adesso, quattro ce n'erano ieri e l'altro, il patriota , no solo perché infortunato. Significa che la metà di questa nuova Juventus è vecchia almeno tre anni e quattro stagioni (la spina dorsale di una squadra che, Calciopoli a parte, avrebbe dominato). In quella partita con la Roma, invece, giocavano Pelizzoli, Zebina, Samuel, Chivu, Emerson, Dacourt, Lima, Cassano, otto giocatori che non solo non c'erano ieri, ma che proprio non ci sono più. Gli altri tre erano/sono Panucci (che ieri stava in tribuna) Mancini (che ieri quasi non c'era) e Francesco Totti (che c'è e basta com'è scritto pure sull'autostrada). Significa che se c'è una squadra in costruzione, nel senso più vero del termine, cioè in crescita, progresso e programmazione, con delle prospettive aperte su un futuro eco di questo presente da capolista, è la Roma. Roma che pure, rispetto alla Juve, appare oggi, adesso, anche dopo questo 2-2, come la realtà più seria del calcio italiano e non solo. Prima, da solo.L'anno scorso, a questo punto, non era così; rispetto all'anno scorso questa squadra ha un punto in più. Nemmeno nel 2001 era così: alla quarta giornata la Roma di Capello perdeva a San Siro da Hakan Sukur (che è un po' peggio che prendere gol da Iaquinta); rispetto alla Roma campione d'Italia questa qui ha un punto in più (la similitudine prossima è l'Atalanta quasi in testa...). C'è poi un'altra cosa che ha odor di rosa... In quel campionato la Roma non riuscì mai a battere la Juventus, e nemmeno quella che iniziava con Tancredi-Nela-Vierchowod-Ancelotti-Falçao... Allora uno può pure dire che l'ha fatto apposta, perché tanto si sa che la verità è un'altra. Che per esempio quel controfallo fischiato è un po' troppo fiscale, ché lo vedi fischiare di rado (un precedente qual è?) ma che nessuno già ci pensa più. Daniele De Rossi ha detto: «Mi sembra strano, ma lo facciamo passare. Potevamo essere grandissimi, siamo solo grandi». Che c'è di meglio di questa sintesi? Il gol di Zampagna.