C'è solo l'A.S.Roma!

Sta per uscire un altro libro esplosivo di Carlo Petrini


«I giornalisti ancora riveriscono Moggi e i dirigenti sono gli stessi di prima»«Perrotta ha fatto bene a scusarsi con i tifosi per il gol sbagliato, come feci ioE che bravi voi romanisti a mobilitarvi per la malattia di Garritano! Il resto del pallone lo seguo poco e tifo contro Juve e Milan »Seduto sulla poltrona del soggiorno della casa di Lucca in cui vive dal 2003 con la sua Adriana, la donna che gli ha restituto il sorriso e che ha sposato l'8 agosto del 2005, Carlo Petrini sente il telegiornale senza capire a quale testata appartenga. Ormai vede pochissimo, ma non vuole tenere acceso sui canali di Mediaset. «Preferisco l'informazione della Rai, per mille motivi». Ha lo sguardo fiero e sveglio di un tempo e in testa un ricamino di diversi centimetri, figlio dell'operazione alla testa che ha subito due anni fa. I capelli glielo coprono in parte. La voce è la stessa che faceva impazzire le donne, col fisico e col resto. E' appena appannato dai malanni che l'hanno un po' fiaccato. Ma è rimasto lo stesso marcantonio di quando portava la carica al centro dell'attacco con la maglia giallorossa. E quando sbagliava un gol alzava le mani e chiedeva scusa alla Sud. Come ha fatto domenica Perrotta.Te l'hanno detto, no?«Mi hanno chiamato in diversi, devo dire. Quell'episodio a Roma è ricordato da molti. Mi ha fatto piacere sapere che anche oggi ci sono giocatori che hanno questo tipo di rispetto nei confronti della gente. Ed è anche una bella dimostrazione di umiltà. Un uomo non ha mai paura di chiedere scusa. E mi hanno anche intervistato sul tema».Una bella intervista sul Corriere della Sera uscita ieri.«Ma quando mi ha telefonato il giornalista pensavo che si fossero sbagliati. Perché da quando sono rientrato in Italia, sul Corriere dei miei libri non è mai uscita una riga».Non solo sul Corriere, a dir la verità.«E' vero. Forse non sono simpatico».Anche perché nei tuoi libri dei giornalisti non parli benissimo.«Scrivo solo quello che penso. Ne ho avuta conferma negli ultimi tempi. Quando vedo Luciano Moggi ancora riverito come ai bei tempi, che vuoi che io pensi di questa gente? Si dovrebbero offendere i veri giornalisti di avere colleghi così».Sembra di sentire Beppe Grillo.«Io sono molto più piccolo di lui. Ma sono un suo estimatore. E spero che lui abbia la forza necessaria per cambiare questo paese almeno in parte. Io ho scritto sette libri sul calcio, ma mi pare che sia cambiato poco».Il settimo è in uscita. Con un titolo per niente allegorico: "Calcio nei coglioni".«E' un titolo appropriato a quel che ci sarà dentro».Perché "Calcio nei coglioni"?«Perché è quello che vorremo fare con i vari personaggi che troverete nel libro e che purtroppo stanno ancora lì. Almeno un calcio nei coglioni virtuale gli fa bene».Sembra proprio il liberatorio Vaffa di Grillo.«Hanno una loro somiglianza le due cose, ma l'ho scritto da mesi. Non ho copiato».Con chi te la prendi stavolta?«Ci sono una serie di intercettazioni che non devono essere dimenticate. Ricordare oggi certe cose che si dicevano Collina e Galliani fa bene. Collina non è quel santo che si vuol far credere».Tra i non santi almeno lui avversava il potere della Juventus.«Non ne sono convinto. Quando l'addetto agli arbitri Meani racconta a Collina quel che Ancelotti gli riportava di quello che avveniva ai tempi della Juve, un arbitro serio avrebbe dovuto denunciare tutto all'Ufficio Inchieste. Mi chiedo perché non lo fece».Poi?«Cose interessanti su Davide Lippi e anche sul papà, mettendo in risalto quello che Marcello Lippi ha vinto con la Juventus dopo la sentenza della Cassazione sul doping. Se non sono state vittorie di Pirro le sue io allora di storia non capisco niente».I giornalisti li ignori, stavolta?«No. Del resto se Scardina, caporedattore Rai protetto da Moggi, poteva permettersi di vietare a un suo giornalista di intervistare uno come me solo perché Luciano non voleva, questa me la chiami informazione libera?».Come lo sai?«Me l'ha detto il giornalista della Rai Enrico Testa, qui, dentro casa mia, seduto sul divano dove sei seduto te ora».Insomma, l'argomento è sempre Calciopoli.«Non solo. C'è un bel ritratto di Padre Fedele Bisceglie, il frate di Cosenza, davvero una bella persona...».Mica ti farai mancare un po' di sesso?«Veramente no. Dal libro scritto dalla brasiliana Lara, questo è il nome d'arte, sull'arte amatoria di Ronaldo abbiamo preso brani molto divertenti».Di Roma non si parla, vero?«Beh, abbiamo sostenuto le tesi di Totti a proposito di quell'insulto al giornalista della Rai. La sentenza è tutta lì e ovviamente io la condivido al cento per cento».Diciamo che difficilmente dovrai aspettarti una recensione del libro sulla Rai.«Non me le aspetto da nessuno, ormai. Mi aspetto solo che la gente che legge i miei libri legga anche questo. Anche questo libro stupirà molta gente».E sulla Lazio?«Beh, un altro che si vanta di parlare molto bene è Lotito. Per ricordare il suo eloquio forbito abbiamo riportato un po' di suoi brani...»Quando esce?«A metà ottobre».Il calcio riesci ancora a seguirlo?«Con la tv accesa sento la radiocronaca. Ormai non riesco a vedere quasi niente».Per la Roma è cominciata una stagione molto promettente.«Le squadre che seguo con simpatia sono Roma, Genoa e Torino, le squadre a cui mi sento più legato. Tra tutte la Roma ha la parte più grande del mio cuore».Sono tutte squadre di contropotere, non a caso.«Non riuscirei mai ad essere tifoso del Milan o della Juventus».Però nel Milan ci hai giocato.«Ma non è rimasto nel mio cuore. Mica sarà colpa mia».Il decorso della tua malattia come procede.«Sono stato operato per il cancro al cervello il 15 giugno del 2005. Da allora ogni tre mesi faccio la Tac sperando di guadagnare altri tre mesi. Mi sento un miracolato, però. Ogni 42 giorni faccio chemioterapia, per fortuna a dosaggio un po' ridotto. 200 mg al giorno per cinque giorni. Ma da quello che ho sentito dai dottori potrebbe continuare fino al quinto anno».Hai saputo di Garritano?«L'ho sentito due volte al telefono. Mi aveva chiamato la moglie di Beatrice, Gabriella. Aveva saputo che Salvatore avrebbe voluto curarsi in Toscana, lei lo avrebbe ospitato nel suo albergo ad Arezzo senza alcuna spesa per tutto il tempo che voleva. Io ho chiamato Salvatore e gliel'ho detto, ma mi ha risposto che per fortuna non ne aveva bisogno. Lui è un po' preoccupato per la sua malattia e vive alla giornata».Vederci connessioni con le sostanze che avete assunto quando giocavate è sbagliato?«Nessuno può dirlo con certezza. Ma l'abuso di farmaci che è stato fatto in quegli anni è molto probabile che abbiano influito su molti di noi. Mi rifaccio sempre a Zeman: ad atleti sani non si devono dare farmaci. Noi ne abbiamo presi troppi. E' questo che i calciatori della Juve di Lippi implicata nel processo doping non hanno capito».Una mobilitazione per Garritano c'è stata anche a Roma, l'ha promossa Ciccio Graziani.«L'ho saputo. Complimenti ai ragazzi della Roma che hanno messo a disposizione le loro maglie per l'asta e a voi che l'avete promossa. Roma è grande».