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Pizarro: "Abbiamo buttato altri due punti"


Esterni in copertina nella Roma di Firenze, quella che per la prima volta ha ballato in difesa e centrocampo, cosa che non le era mai capitato in maniera così marcata in questo avvio di campionato. Ma anche forse nella partita peggiore il gioco funziona, lo dimostra la facilità con cui la squadra di Spalletti si è presentata davanti a un Frey che come al solito quando gioca contro la Roma fà il fenomeno, pur dovendo rinunciare al finalizzatore per eccellenza, il miglior cannoniere d'Europa, uno che tre giorni prima della gara di Firenze aveva dimostrato la sua forma con due gol alla Juventus. Senza Totti è salito in cattedra Alessandro Mancini, con un gol di quelli che forse solo lui e il capitano possono fare in questa squadra, un pallonetto che ha lasciato di stucco il portiere francese. Un gol importante per ricominciare, in una stagione per lui particolarissima, iniziata con la fascite plantare che gli ha fatto saltare la Supercoppa e le prime tre giornate di campionato, e soprattutto senza la certezza di un posto da titolare, che solo nei primi sei mesi in Italia, quelli in B con il Venezia, aveva dovuto conquistarsi sul campo. Tra quelli che sono venuti a contenderglielo, proprio quello che, con un velo da campione, aveva tratto in inganno la difesa viola, aiutandolo a segnare il primo gol stagionale, Ludovic Giuly. Il suo arrivo, in estate, aveva suscitato parecchio entusiasmo, in parte raffreddato dall'esordio ufficiale, la Supercoppa di San Siro, in cui aveva mancato tre facili occasioni per portare in vantaggio la Roma. Poco più di un mese dopo, il francese è già a quota due, prima di ieri aveva già segnato contro il Siena, in una partita in cui i toscani sembravano sul punto di trovare il pareggio da un momento all'altro. «Quest'anno posso arrivare a dieci», ha dichiarato ieri sera il francese fuori dagli spogliatoi. Sarebbe un grande traguardo, visto che in tre anni a Barcellona ne ha fatti solamente diciotto, dieci il primo anno, cinque il secondo e tre il terzo. Peccato che ci sia poco da festeggiare, e che il secondo centro stagionale del piccolo attaccante ignorato da Domenech non abbia portato i tre punti, sfuggiti per la seconda volta in tre giorni proprio quando la vittoria sembrava vicina, per quel rigore a cucchiaio trasformato da Mutu. Un penalty che non ha convinto per niente il giocatore che lo ha procurato, Matteo Ferrari, entrato in scivolata sul neo entrato Vieri: «L'arbitro non mi è piaciuto, il rigore era dubbio», ha dichiarato il difensore, all'esordio stagionale dal primo minuto dopo gli otto giocati la settimana scorsa in Champions contro la Dinamo Kiev. In realtà il calcio di rigore era sacrosanto, semmai è stato Matteo a commettere una sciocchezza colossale, perchè mai avrebbe dovuto entrare in scivolata su un campo reso scivoloso dalla pioggia. L'arbitro piuttosto, è stato scandaloso quando non ha espulso Donadel per un fallo da codice penale su Aquilani al 43°, quando non ha espulso Mutu per una gomitata a Cinicho sul 2-1 e quando ha fermato in fuorigioco Mancini solo a 2 metri dalla porta, vuota, quando invece il pallone gliel'aveva passato un difensore viola.Di parere opposto l'altro giocatore al rientro nella formazione titolare, David Pizarro. «Inutile lamentarsi, siamo noi che abbiamo buttato dei punti, sia contro la Juventus che contro la Fiorentina».