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Totti: "Devo fermarmi. Ne ho bisogno"


Il giorno dopo si parla sempre di Totti. Si valuta il suo contributo, si rivive mentalmente o televisivamente la partita, si discute la sua prestazione. Per giudicarla ottima, non bastano evidentemente i cinque tiri in porta, gli assist di tacco per Perrotta e per Vucinic (con l'assist a Esposito) né la carezza sul secondo palo che ha permesso a De Rossi di servire Perrotta dalla parte opposta. Per qualche commentatore è stato appena sufficiente, evidentemente ci si aspetta sempre l'impronta indelebile. E' questo, del resto, l'universo di Totti: critica insolitamente severa e popolarità sempre più vasta. E ogni partita in cui non trascina la squadra alla vittoria, riparte il disco sulle sue condizioni e su un declino che arriverà anche per lui ma che in tanti vorrebbero anticipare, impazienti di dire che l'avevano detto. Anche all'aeroporto di Manchester è lui il più richiesto tra i giocatori della Roma, firma la solita inesauribile sfilza di fogli e fotografie senza farsi mai mancare la battuta di spirito, ma stavolta la faccia non ha la consueta smorfia di allegria: «Me rode, certo. Questa sconfitta è un vero peccato. In campo eravamo messi bene, nessun complesso rispetto all'anno scorso, anzi, stavolta anche il pareggio mi sarebbe andato stretto. Figuratevi la sconfitta».C'è grande rammarico anche per il mancato fischio dell'arbitro sull'intervento di Carrick su Mancini: «M'hanno detto che in televisione s'è visto bene che era fallo, ma anche sul campo si vedeva chiaramente. Quello era rigore e stavamo sullo 0-0. La partita sarebbe potuta cambiare». Quell'occasione ad inizio secondo tempo gli gira ancora in testa come un disco rotto che s'impunta sempre lì: «Avevo saltato bene il difensore, ma il portiere è stato bravissimo a buttarsi sui miei piedi. Io ho provato a "scavare" la palla rapidamente anche per evitare l'intervento di uno di loro che si stava mettendo sulla linea e invece come l'ho toccata è schizzata in alto». C'è la consolazione che rispetto al 7-1 di sei mesi fa i rapporti di forza siano cambiati: «E io vi assicuro che non sono più deboli loro. Siamo noi ad essere migliori. E s'è visto anche in campo, stavolta non abbiamo mai sofferto e abbiamo creato un gran numero di palle-gol». Manca sempre la freddezza sotto porta: «Ultimamente è sempre così. Noi costruiamo tanto, gli avversari hanno un'occasione e la sfruttano. Però che gol che ha fatto Rooney».In campo c'è stata sostanziale correttezza, come testimoniato anche dall'unico cartellino giallo (a Mexes), però lo stato d'animo dei giocatori della Roma nei riguardi di Cristiano Ronaldo dopo le dichiarazioni sulla presunta tregua che gli avrebbero richiesto l'anno scorso sul 6-0. Possibile, gli viene chiesto, che poi in campo non gli avete detto niente? «Però qualcosa gli abbiamo dato. E non faccio riferimento all'incidente nel finale: quello scontro con Vucinic è stato fortuito. In ogni caso poi a Roma deve venirci a giocare». Lo Sporting ha vinto a Kiev, ora diventa fondamentale batterli nella prossima sfida, il 23 ottobre all'Olimpico: «Ci giochiamo la qualificazione con loro anche se siamo ancora alla seconda giornata ed è presto per fare queste valutazioni». All'aeroporto di Manchester non ci sono le file mostruose sopportate dalla squadra lo scorso anno, stavolta le operazioni d'imbarco si svolgono in maniera sollecita. Francesco porta la sua borsa senza sforzo apparente, la schiena non gli fa male: «Durante la partita non ho sentito dolore, la schiena mi ha lasciato tranquillo, ormai ho imparato a conviverci. Ogni tanto sentivo qualche doloretto al flessore, ma anche a quello sono abituato». All'orizzonte ci sono ora un paio di impegni non irresistibili e in mezzo la sosta per la Nazionale: «Non vedo l'ora di potermi fermare un po'. Ne ho bisogno». I tempi più lunghi di recupero potrebbero indurre Spalletti a metterlo ancora in campo. Poi, a stretto giro, c'è lo Sporting, poi si torna a San Siro per affrontare il Milan, poi subito dopo la Lazio e infine il ritorno a Lisbona. I palcoscenici imperiali gli fanno comunque sempre un grande effetto. Giocare all'Old Trafford è una soddisfazione che vorrà togliersi ancora: «Un giorno qui verremo a vincere. Questo stadio è magnifico, magari ce l'avessimo noi uno stadio così». S'avvicina il gate, Francesco pensa a casa: «Non vedo l'ora di riabbracciare i bambini. Quando sto fuori mi mancano tanto». L'ultimo pensiero è per Aquilani: «Mi dispiace molto per Alberto, stava facendo una gran partita. Con lui mi trovo bene nei duetti stretti, è vero, come con tutti i giocatori molto tecnici. Spero che si riprenda presto».