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"Napoleone" Giuly: "A Roma mi sento a casa"


«Vincere la Champions con la Roma sarebbe proprio un bel regalo per me». Se il suo desiderio si avverasse Ludovic Giuly non sarebbe il solo ad essere contento, di questo si può esserne certi. Il francese ha rilasciato due interviste, la prima alla rivista mensile "La Roma" e la seconda a Sky in cui ripercorre i suoi primi mesi romani e racconta il suo rapporto con la città, con i tifosi, con Spalletti, Totti e Mexes, ma non solo. Parla anche del suo passato a Barcellona e della sua decisione di andare via, e del suo sogno di vincere la seconda Champions della sua carriera, con la Roma.LA CHAMPIONS «Quest'anno possiamo andare fino in fondo, su questo non ci sono dubbi. Certo che ci vuole anche un po' di fortuna, ma la squadra deve dare il massimo nei momenti cruciali. Io con la Champions ho un bel rapporto, per me sostituisce i Mondiali e gli Europei. Ne ho vinta una con il Barcellona e ho disputato una finale con il Monaco. Sarebbe un bel regalo per me diventare campione d'Europa con la Roma...».IO E LA ROMA «Quando la Roma mi ha contattato non ho avuto nessun dubbio. Non ho rimpianti, qui sto bene e sono contento di poter fare un'esperienza nuova in una squadra di primordine, in un grande club che ha creduto in me. Dal presidente all'allenatore e così via. Sono contento e sto bene a Roma. Mi hanno accolto a braccia aperte e sta andando tutto per il meglio, mi trovo benissimo con i compagni. Per come stanno andando le cose credo proprio di aver preso la decisione giusta».IO E TOTTI «E' il simbolo del club. E' un giocatore importantissimo per la squadra e lo ha dimostrato segnando tanti gol. Fuori dal campo è una persona molto piacevole. Non lo conoscevo prima di venire a Roma, mi ha dato subito una mano, mi ha accolto a braccia aperte. Finora è andata più che bene tra di noi. Rispetto a Ronaldinho, Francesco vede di più la porta, lo dimostrano i numeri. Il brasiliano è tecnicamente uno dei migliori talenti del calcio». IO E SPALLETTI «Con il tecnico mi trovo bene. E' un allenatore preparato e si capisce subito che ama la squadra, che tiene molto al gruppo. E poi, gli piace vincere. si vede da come parla, da come ci trasmette le sue idee nello spogliatoio. Rispetto alla Spagna ho trovato molte differenze. Qui la preparazione fisica è molto più dura, lo stesso discorso vale per la tattica: qui ho trovato schemi nuovi ma pian piano, allenamento dopo allenamento, ora mi ritrovo sempre di più nei meccanismi di questa squadra».  IO E MEXES «Philippe è stato veramente importante per me in questi mesi. Innanzitutto per la lingua perché fin dal primo giorno mi ha fatto da interprete. Poi mi ha dato una mano anche nella vita quotidiana: mi ha accompagnato a Trigoria in macchina, mi ha fatto scoprire qualche posto dove andare a mangiare....e poi mi ha dato un sacco di consigli».IO E I TIFOSI «Philippe mi sta aiutando a capire Roma, mi ha detto che siamo più importanti del Papa, questo significa che abbiamo una responsabilità enorme. Siamo importanti per la gente e se vinciamo Roma è contenta. Quando vado in giro per la città incontro sempre i nostri tifosi, li ringrazio per come mi hanno accolto e cercherò di ripagarli al meglio».IO E IL BARCELLONA «A Barcellona ho imparato a vincere. Abbiamo conquistato due campionati nazionali, e la Champions League. Per me gli anni al Nou Camp hanno rappresentato un salto di qualità, soprattutto a livello mentale. Dal Barcellona sono andato via a testa alta. Anche se avevo ancora un anno di contratto ho preferito fare questa scelta. Davanti a me poi c'era Messi, un fenomeno, un giocatore destinato a diventare il più forte giocatore di sempre».NAPOLEONE «Un mio fan club mi ha accostato a Napoleone, forse a causa delle comuni origini corse. E' una cosa simpatica. Mio padre è nato in Corsica, terra a cui devo il lato mediterraneo del mio carattere. I miei soprannomi "ufficiali" però sono Super Souris e Asterix: il primo in italiano significa Supertopo mi è stato dato da Pascal Olmeta, il portiere del Lione quando giocavo lì. Il secondo mi fu dato dal presidente del Barcellona per sottolineare le mie origini francesi».IO E MICHAEL JORDAN «E' il mio idolo, per quello che ha fatto vedere in tutta la sua carriera. Quando giocavo nel Principato di Monaco, una sera a cena ero seduto proprio vicino a lui ma non me la sono sentita di salutarlo. Sono troppo un suo ammiratore...»